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PTZ: prestito a tasso zero per risollevare l'edilizia

PTZ: prestito a tasso zero per risollevare l'edilizia

[Fonte: CENTRO STUDI AITEC]

Il perdurare della crisi del mercato delle costruzioni ha espulso, considerando anche l’indotto dei materiali, quasi 550 mila addetti in 5 anni di contrazione del mercato.
L’imposizione fiscale sulle costruzioni è inoltre in continuo aumento: l’IMU, rincarata e reintrodotta sulle prime case, ha portato la pressione fiscale relativa alle rendite da locazione intorno a valori “normali”, vicine al 40%. Si è così vanificato l’effetto incentivante, finalizzato all’emersione, perseguito con la cedolare secca introdotta solo qualche anno fa.
La proposta di AITEC è che queste risorse, drenate dal settore immobiliare, debbano in qualche modo essere destinate al sostegno del mondo delle costruzioni!
AITEC ha stimato l’ipotetico impatto derivante dall’introduzione di uno strumento, il prestito a tasso zero, che in Francia ha avuto un notevole successo con una produzione di PIL incrementale molto elevata. Nella analisi di AITEC il moltiplicatore di espansione di questo strumento è molto elevato, superiore a 10 e il costo, nell’ipotesi più prudenziale, per le casse dello Stato si aggira intorno ai 3 mld di Euro.

In questi giorni il Ministero dell’Economia ha comunicato un extra-gettito proprio dall’introduzione di questa nuova ICI, per un importo di circa 3 mld. AITEC si auspicabi che questo tema di equità fiscale trovasse spazio nel dibattito politico che animerà la prossima campagna elettorale.

IL PATRIMONIO IMMOBILIARE ITALIANO
Secondo i dati del 20° Rapporto Cresme sul mercato delle costruzioni, a novembre 2012 il valore del patrimonio immobiliare italiano era pari a circa 5.947 miliardi di euro, in netta diminuzione dal 2007 ad oggi.
Ciò nonostante rispetto al 1997 il valore degli immobili sul territorio italiano è quasi raddoppiato (+95%).
Quello che il CENSIS ha definito processo di patrimonializzazione familiare ha determinato un’espansione senza precedenti del mercato residenziale consentendo l’accesso all’abitazione ad una platea di soggetti fortemente motivata all’acquisto.

Esiste ancora una domanda di abitazioni?
Nonostante la crescita del mercato immobiliare degli ultimi anni, non è azzardato sostenere l’esistenza di una forte domanda abitativa potenziale. Annualmente in Italia si formano (senza considerare le unioni libere e i singles che vanno a vivere da soli) circa 300 mila nuovi nuclei familiari. Anche se l’andamento è decrescente, negli ultimi cinque anni in Italia sono nate 1,5 milioni di nuove famiglie (portando il totale nazionale a 24,8 milioni). A tutto ciò va aggiunto il contributo dato dall’evoluzione quantitativa e qualitativa fornito dall’immigrazione. Secondo dati Istat, da qui al 2020 l’Italia crescerà ancora come numero di residenti, passando dagli attuali 60 milioni di abitanti a circa 63 milioni. Nonostante quindi l’economia italiana attraversi una fase fortemente recessiva tale da intaccare la condizione reddituale delle famiglie, le dinamiche sociali e demografiche indicano che è ancora attuale la necessità di accedere a nuovi alloggi.
Sebbene i prezzi delle abitazioni stiano scendendo, la capacità di acquisto sta rallentando fortemente negli ultimi anni.
La crescita dei redditi ha cominciato a rallentare già a partire dal 2006, stabilizzandosi poi su trend decrescenti.Anche l’accesso al credito è notevolmente peggiorato, in seguito all’intensificarsi della crisi finanziaria internazionale che ha imposto agli istituti di credito l’adozione di criteri maggiormente restrittivi nelle erogazioni di mutui.

Nuove politiche per il rilancio della casa
È evidente che occorrono nuove politiche di rilancio per il comparto residenziale che da un lato siano in grado di integrare e garantire il credito a quelle famiglie oggi bloccate dalla diminuzione dei redditi e dalle strette creditizie e dall’altro di perseguire un miglioramento anche della struttura urbana delle città perseguendo criteri di efficienza energetica.
A tal proposito abbiamo pensato ad uno strumento (il PTZ) già adottato con successo fuori dall’Italia che ha permesso un notevole ampliamento della platea di soggetti acquirenti un’abitazione consentendo allo stesso tempo un notevole rilancio del settore delle costruzioni.

Cos’è il PTZ
Il PTZ, (Prestito a Tasso Zero) adottato in Francia nella seconda metà degli anni novanta e più volte rivisitato, mirava principalmente ad aumentare il numero di proprietari in un paese dove il tasso di proprietà era ancora
basso rispetto al resto dell’Europa.
In sostanza si tratta di uno strumento che permette ai cittadini francesi, indipendentemente dal reddito disponibile, di acquistare la casa accendendo un mutuo ad un tasso zero, con gli interessi che vengono pagati anticipatamente dallo Stato sottoforma di crediti di imposta alle banche erogatrici.
Ovviamente sono presenti delle condizioni (indispensabili) per accedere al PTZ. Innanzitutto deve trattarsi di prima e non di seconda casa. L’incentivo poi è diverso a seconda della classe energetica con cui l’abitazione è stata registrata (premiando quindi la maggiore efficienza). La composizione del nucleo familiare dell’acquirente pesa notevolmente, favorendo quelli più numerosi. Infine, le agevolazioni possono variare sensibilmente anche su base territoriale, penalizzando le zone rurali, laddove il tasso di proprietà risulta già più elevato.

Ipotesi di lavoro
Sulla base dell’esperienza francese si è voluta ipotizzare l’adozione di questo strumento nel nostro paese misurandone i costi e le opportunità per le finanze pubbliche.
Ovviamente trattasi di un’ipotesi di lavoro che per avere i crismi della scientificità, necessiterebbe di ulteriori approfondimenti. L’obiettivo è però quello di mostrare come un provvedimento di questo tipo potrebbe permettere a tante giovani coppie l’accesso alla casa, primo e indispensabile tassello per una serena convivenza, e contemporaneamente rilanciare un settore, quello delle costruzioni, da anni in crisi profonda.

I dati e le variabili presi in considerazione sono i seguenti:
• il numero di matrimoni (indicativo delle nuove famiglie)
• l’importo medio dei mutui erogati (ipotizzando l’80% del valore immobiliare)
• il tasso di interesse medio applicato ai mutui
• gli oneri per interessi anticipati per un mutuo di 30 anni (ammortamento tedesco)
• gli investimenti aggiuntivi in edilizia e per ogni nuova abitazione (sulla base di precisi indicatori Istat)
• la variazione degli altri settori attivati dal moltiplicatore della spesa delle famiglie
• la pressione fiscale
• l’imposta di registro sulle prime case
• l’IVA sui materiali e sui trasporti
• il montante aggregato dei contributi sociali aggiuntivi
• l’irpef dei lavoratori del comparto edile

La netta ripresa del settore residenziale francese registrata negli ultimi anni, attuata attraverso strumenti efficaci come il PTZ, rappresenta un esempio di efficace utilizzo della leva finanziaria come strumento di
sostegno all’attività del settore delle costruzioni, per favorire l’accesso alla proprietà immobiliare. Grazie a questo (e ad altri provvedimenti simili) in Francia, nel periodo marzo 2010-febbraio 2011, il numero delle
abitazioni cantierate ha infatti registrato un aumento del 16% rispetto all’anno precedente.
Non sarebbe certo controproducente l’adozione di uno strumento simile anche in Italia, in cui tutta la filiera dell’edilizia sta attraversando una fase di forte contrazione da ormai 5 anni e che registra in termini
occupazionali una perdita di circa il 15% degli addetti. Non dimentichiamo che il settore delle costruzioni è di vitale importanza per l’economia del nostro paese ed è stato protagonista assoluto della (seppur poca)
crescita della nostra economia nell’ultimo decennio.

Infine: I dati del mercato del Cemento - III trimestre 2012
Prosegue anche nel III trimestre del 2012 la forte contrazione dei consumi di cemento con una flessione pari al 19,9%.
Per il IV trimestre 2012 le aspettative sui consumi di cemento sono di un ulteriore calo pari al 19,2%. Il dato conferma il trend negativo che ha caratterizzato tutto il corso del 2012 come diretta conseguenza delle
persistenti difficoltà del mercato delle costruzioni.
La performance complessiva attesa per il 2012 è di un consumo di cemento pari a 25,7 mt (-22% sul 2011 e - 45% rispetto all’apice del 2006).