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Crollo del Ponte Polcevera: a rischio la parte di viadotto rimasta in piedi

Il commento del Prof. Mario de Miranda dopo il crollo del ponte Morandi

A seguito del crollo di parte del viadotto Polcevera, chiamato anche ponte Morandi prendendo il nome dal suo progettista Riccardo Morandi, INGENIO ha realizzato un ricco approfondimento che è possibile trovare a questo link.

Tra i vari commenti che ci sono arrivati, abbiamo trovato molto utile - per le valutazioni riportate - quelle del Prof. Mario de Miranda, esperto progettista di ponti, e figlio del compianto prof. Fabrizio de Miranda, altro grandissimo espero in materia.

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Il commento di Mario de Miranda

Innanzitutto il primo pensiero è di cordoglio per le famiglie delle vittime, perché prima di qualsiasi aspetto tecnico siamo di fronte ad una grave tragedia.

Tragedia che testimonia quanto siano importanti, delicati e carichi di responsabilità i compiti degli ingegneri che si dedicano alle costruzioni, alla loro gestione, costruzione e progetto; ed altrettanto carichi di responsabilità i compiti dei soggetti il cui compito e dovere di mettere a disposizione dei tecnici, ai vari livelli decisionali, le risorse per intervenire sulle costruzioni.

mario de miranda

Volendo trasmettere comunque qualche primo elemento, anche in termini di informazioni sia in ambito tecnico che di pubblica opinione, provo a riassumere nel seguito qualche commento, assolutamente preliminare.

Il ponte Moranti: alcune note tecniche sulla struttura

Intanto alcune note sulla struttura del ponte, utili per comprenderne il comportamento.

Il ponte ha oltre 50 anni di età ed è stato il primo ponte strallato al mondo, costruito con stralli in calcestruzzo precompresso. La tecnologia era molto innovativa e coraggiosa, degna certamente di plauso tecnico.

La struttura è costituita da tre macrostrutture indipendenti, Ciascuna delle quali è costituita da un una antenna a cavalletto che sorregge sui due lati un impalcato mediante due coppie sottostanti di puntoni inclinati che partono dalla base dell’antenna e due coppie di tiranti, sovrastanti, che partono dalla sommità dell’antenna. Alle estremità dell’impalcato sospeso sono posate, in semplice appoggio, delle travate di chiusura che collegano le tre macrostrutture tra loro e con le campate di accesso.

Il modello costruttivo del ponte morandi

La presenza di queste travate, sui due lati della macrostruttura Antenna-Stralli-Impalcato, ne equilibra i carichi sulla stessa antenna.

Dopo il crollo una situazione di non equilibrio

Se una travata tampone viene a mancare il carico sul cavalletto risulta squilibrato, e questa è la condizione in cui si trova oggi una delle antenne-cavalletto rimaste intatte, condizione che richiede attenzione; ed è una condizione aggravata da effetti dinamici, in cui si potrebbe essere trovata l’antenna collassata nel caso del precedente cedimento di una travata tampone, o di parte di essa, per esempio una seggiola di appoggio.

Dalle immagini che sono state diffuse in questo ore si vede che ha ceduto uno dei tre “cavalletti”, a seguito del cedimento di una parte d’impalcato.

Si deve però osservare che individuare la causa puntuale del crollo, ossia il punto di innesco del collasso, senza informazioni a così breve distanza dall’evento, è impossibile: potrebbe essere stato una sella d’appoggio di una trave tampone, o la trave stessa, o uno strallo, o un suo ancoraggio, una parte di impalcato, o altro …. e possono esserci state concause dall’innesco principale, ossia punti di debolezza che hanno ceduto solo in presenza di un sovraccarico indotto dal cedimento di un altro  elemento strutturale …

Un’ispezione ed un’analisi accurata delle due strutture rimaste intatte potrà fornire altri elementi molto utili alla ricostruzione delle cause dell’evento. E si ricorda tuttavia che queste strutture sono oggi sollecitate in maniera anomala in quanto manca una travata tampone che assicurava l’equilibrio del cavalletto centrale e quindi richiedono molta cautela.

Crollo Ponte Morandi: Conclusioni

Comunque, come osservazioni generali sull’intera vicenda si può concludere dicendo che:

  • Il ponte aveva una struttura innovativa per l’epoca ed era stata progetta da un ingegnere competente quale Riccardo Morandi
  • I materiali 50 anni fa erano di gran lunga meno resistenti e durevoli di quelli di oggi
  • L’intensità del traffico negli ultimi decenni ha di gran lunga superato le previsioni di progetto
  • Considerando le tre premesse sopracitate risulta chiaro che per questo ponte un continuo controllo ed una scrupolosa manutenzione erano fondamentali, e presumibilmente - non abbiamo alcun elemento per affermare il contrario - sono stati realizzati, compatibilmente con le risorse disponibili
  • I Ponti di oggi, che beneficiano di conoscenze e tecnologie molto avanzate, vengono progettati per una vita utile di circa 100 anni, e sempre nell’ipotesi che ricevano adeguato controlli e manutenzione durante il tempo. Viceversa, i ponti costruiti ieri non erano espressamente progettati per lunghe e definite vite utili, in quanto il concetto di vita utile delle strutture è relativamente recente. E quando raggiungono una certa età, hanno spesso necessità di cure difficili, assidue e costose. Come avviene peraltro - con le debite proporzioni - con le nostre case.

Infine, qualsiasi analisi seria su cause ed eventuali responsabilità dovrebbe essere pacata e basata su dati certi oggi certamente non disponibili, e tentarla oggi sarebbe senz’altro prematuro."

Un delicato sistema di equilibri: ecco una descrizione di Riccardo Morandi

A sostegno di quanto ci afferma il prof. de Miranda abbiamo pubblicato un articolo proprio di Riccardo Morandi dal titolo

"Su alcune recenti realizzazioni di strutture in cemento armato e cemento armato precompresso"

Nell'articolo sono molte le informazioni interessanti che si possono trovare per comprendere meglio le scelte che hanno portato alla progettazione del viadotto polcevera, tra cui una che parla proprio del sistema dei tiranti che è stato adottato, però del simile ponte realizzato sul lago di Maracaibo, e degli equilibri che sono stati messi in atto dal progettista.

Per approfondire ecco il LINK all'articolo.

Studio preliminare del ponte morandi


Sul tema della durabilità del ponte abbiamo trovato anche un "Rapporto" scritto direttamente dall'Ing. Riccardo Morandi. Lo si può trovare a questo LINK.