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Re-Active Camerino. Architettura Co-Dividuale con tecnologie a secco e struttura sismo resistente in acciaio

Tesi di laurea "Re-Active Camerino" ha ricevuto una menzione speciale alla V edizione del Premio Ilaria Rambaldi, il riconoscimento per le tesi di laurea più innovative nei settori della prevenzione e della mitigazione dei rischi e della ricostruzione di città e territori colpiti da calamità.

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Il progetto di un nuovo studentato per recuperare i rapporti sociali dei vicoli di Camerino prima del sisma

La fragilità del territorio italiano è un argomento che ritorna periodicamente sulla prima pagina dei quotidiani quando si verificano eventi calamitosi più o meno importanti, dovuti alla sua conformazione geomorfologica e in parte anche all’imprevidenza di persone ed istituzioni.

In pochi secondi un evento sismico di forte intensità non distrugge solo affetti e legami ma può azzerare secoli di storia, stravolgere culture, tradizioni ed attività produttive.

Il fatto tragico di una calamità come può essere un terremoto porta a ragionare e porsi domande anche su altri aspetti, non solo di tipo strettamente compositivo.

Come immaginare la ricostruzione delle condizioni di abitare e vivere, sulle fondamenta del dolore del territorio e degli uomini?

Come restituire intimità e differenze, in un unico atto progettuale?

Il progetto Re-Active Camerino intende riscoprire ciò che il terremoto ha tolto alla città, introducendo nuove funzioni compatibili con la cultura locale e le necessità del sito.

In passato nelle città, in particolare nei centri storici, le persone vivevano in simbiosi l’una con le altre. È il caso anche di Camerino, città contraddistinta da vicoli e vie strette, dove le singole abitazioni sembrano addossarsi l’una sull’altra e dove le relazioni tra gli abitanti risultano facilitate dal contesto. L’intento del processo di ricostruzione è quello di fare leva sulla Co-Dividualità insita nella città ma ormai persa a causa degli eventi recenti che si sono abbattuti e per l’avvento dell’era del post-individualismo.

Tema, quello della Co-Dividualità, approfondito e appreso a Favara durante l’esperienza del Premio Compasso Volante 2017 e culminato con la realizzazione di una Shared House a Milano. L’abitare Co-Dividuale garantisce un recupero dei rapporti che si vivevano tra i vicoli delle città storiche, ristabilendo un dialogo diretto tra gli abitanti e non. 

Si ritiene che il progetto di tesi possa rappresentare un esempio valido di ricostruzione post sisma in un luogo complicato come un centro storico.


Re-Active Camerino: l'inserimento urbanistico ed il progetto architettonico di una residenza per studenti

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Entrando a Camerino si rimane turbati in mezzo a un silenzio opprimente e irreale. Le botteghe sprangate, gli scuri dei palazzi spalancati o chiusi come per un insensato volere autonomo, i panettieri con la serranda abbassata, la sede storica dell’università deserta e con danni visibili, l’orologio della cattedrale rotto, i tetti crollati e le crepe più o meno vistose ovunque. A due anni dal sisma si fatica a riconoscere la città vivace e chiassosa delle serate universitarie e la zona rossa indietreggia ancora a piccoli passi: a Camerino, dal terremoto del 26 ottobre 2016, è tutto sospeso. L’unica certezza è l’Università, motore di un territorio che sta cercando di rialzarsi e riprendersi i suoi spazi.

Elemento caratteristico di Camerino, come di tutti i centri storici italiani, è il un succedersi di piazze, slarghi e invasi urbani, collegate tra loro da vicoli stretti. Il progetto si è mosso nella direzione di stabilire e facilitare nuovi tipi di relazioni tra questi spazi, esistenti sin dalla formazione antica della città, e di mantenere riconoscibile, agli occhi degli abitanti rientranti in città dopo il sisma, i luoghi a loro familiari. La concezione architettonica è quindi fortemente connessa alla natura urbana e topografica del sito non solo per fine meramente compositivo ma anche per restituire intimità e differenze, in un unico atto progettuale.

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L’area di progetto è occupata da un edificio fuori scala degli anni ‘60, senza alcun rapporto con il contesto circostante, molto danneggiato dall’evento sismico. Secondo il principio del “dov’era ma non com’era”, viene innalzato un nuovo volume, a funzione principale di residenza per studenti, sul sedime del precedente, frammentato come l’intorno e regolarizzato per migliorare il comportamento antisismico. Le unità architettoniche, formatesi dall’erosione dai principali flussi di movimento delle persone, si avvicinano, si sfiorano, qui e là si fondono a generare una piccola famiglia di presenze silenziose eppur comunicanti. 

I nuovi volumi si inseriscono nel tessuto urbano esistente creando una nuova quinta scenografica nel paesaggio camerinense attualmente formato dal sovrapporsi di prospetti affacciati sulla campagna.

Un progetto aperto a tutti

In passato nelle città, in particolare nei centri storici, le persone vivevano in simbiosi l’una con le altre. È il caso anche di Camerino dove le singole abitazioni sembrano addossarsi l’una sull’altra e dove le relazioni tra gli abitanti risultano facilitate dal contesto. Nel corso del tempo l’idea di comunità si è persa andando a sottrarre spazi per la socializzazione e per il ritrovo. L’intento è quello di fare leva sulla Co-Dividualità insita nella città ma ormai persa causa gli eventi recenti che si sono abbattuti e per l’avvento dell’era del post-individualismo. Tenendo conto della forte presenza in città dell’università, nasce l’idea di fare dialogare tra loro i cittadini camerti, le associazioni del territorio e gli studenti, usando questi ultimi come motore rigenerante per la ripresa dopo il recente sisma.

La scelta di frammentare le volumetrie del complesso architettonico diventa occasione di razionalizzare la collocazione delle differenti funzioni proponendo una soluzione ibrida, caratterizzata da spazi pubblici e semi-pubblici aperti verso la città (al piano terra) e spazi privati di competenza esclusiva degli studenti che vi risiedono (ai piani superiori). Luoghi ibridi, mutevoli, Co-Dividuali che si adattano al cambiamento della società e ai loro relativi bisogni, incubatori di idee e di socialità, favoriscono l’innescarsi nuovi tipi di legami e relazioni tra le diverse persone che frequentano l’edificio creano una micro comunità all’interno della città.

L’intento è quello di portare la socialità che si aveva nelle vie cittadine all’interno di ogni singolo blocco, passando da un edificio chiuso tutto il tempo e ad uso esclusivo dei residenti ad uno aperto ed accogliente. Un edificio per essere sociale deve essere percorribile totalmente da parte di tutte le persone, residenti e non. Il percorso non prevede solo il raggiungimento del piano basamentale pubblico ma bensì la permeabilità completa di tutto l’edificio. Quest’ultimo si presenta invitante nei confronti degli ospiti e consentendo a questi ultimi di invadere le residenze, non consentendo però l’ingresso nei moduli letto, unico spazio privato per lo studente.

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Questi percorsi corrono tra i moduli adibiti a stanze letto, dotati tutti di una duplice apertura sia verso l’esterno che verso i percorsi interni, in modo da richiamare e ricreare le vicende che si svolgono tra i vicoli della città e la formazione di nuovi modi di interagire tra pubblico e privato.

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L’area di progetto si colloca all’interno della zona rossa, in una area densamente edificata a destinazione prevalentemente residenziale e commerciale.

Le strade di accesso al lotto sono a senso unico e di piccole dimensioni con ai lati edifici perlopiù lievemente danneggiati, con l’eccezione di alcuni a rischio di crollo. Non si può quindi parlare di un intervento limitato al singolo edificio ma bisogna anteporre ad esso uno studio planimetrico degli accessi, della viabilità, delle unità urbane contigue e di minimo intervento dell’intero centro storico.

La ricostruzione dev’essere portata avanti con strategie antisismiche riguardanti il recupero e la nuova costruzione in modo tale da prevenire il riverificarsi di una nuova situazione sospesa.

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Nell’area di intervento si è pensato, dopo la demolizione dell’edificio esistente, di utilizzare il vuoto urbano così formato come cantiere di tutta l’unità urbana di Piazza Mazzini.

Una volta messi in sicurezza gli altri edifici limitrofi, si procederà alla costruzione dello studentato.

Il nuovo edificio sarà in grado di resistere ad un eventuale nuovo sisma grazie alla sua struttura in acciaio laminato a freddo accoppiata a profili a caldo, assemblata a secco, leggera e sottile è in grado di resistere al sisma. I sistemi di involucro sono completamente a secco, con connessioni in grado di supportare spostamenti durante un terremoto, offrendo considerevoli vantaggi limitando il possibile danneggiamento delle componenti non strutturali.

La leggerezza degli elementi agevola inoltre notevolmente la logistica operativa di cantiere.

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Politecnico di Milano - Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni - Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura
Titolo Tesi: RE-ACTIVE CAMERINO. Architettura Co-Dividuale con tecnologie a secco e struttura sismo resistente in acciaio in luoghi colpiti dal terremoto
Autori: Fabio Angeloni, Claudio Avila, Andrea Sala.
Relatore: Prof. Marco Imperadori
Co-relatori: Ing. Giulio Zani, Ing. Annachiara Castagna, Prof. Graziano Salvalai
Anno Accademico: 2016-2017


ndr. La tesi "RE-ACTIVE CAMERINO. Architettura Co-Dividuale con tecnologie a secco e struttura sismo resistente in acciaio in luoghi colpiti dal terremoto" ha ricevuto una menzione speciale in occasione della V edizione del Premio Ilaria Rambaldi