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Digitalizzazione, BIM e progettazione algoritmica al centro della conferenza annuale Graphisoft KCC2019

Andrea Solazzi (D.Vision Architecture) racconta la tre giorni della conferenza annuale Graphisoft KCC2019 tenutasi a Las Vegas dal 3-5 giugno 2019.

Quattrocento partecipanti selezionati, 20 relatori, due giorni di confronto nella cornice della città di Las Vegas. Questi alcuni dei numeri principali del Graphisoft KCC2019, la conferenza annuale cui sono chiamati a partecipare i migliori clienti a livello internazionale dell’azienda del gruppo Nemetscheck che da oltre 30 anni sviluppa Archicad®.

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Un incontro-confronto tra le maggiori realtà internazionali legate alla progettazione, alla costruzione ed alla gestione del patrimonio edilizio e delle infrastrutture al quale è stata invitata anche D.Vision Architecture (D_VA). Durante le due giornate di lavori, infatti, si sono alternati sullo stesso palcoscenico diversi protagonisti, spaziando dalle grandi società di ingegneria internazionali come Aidea (Filippine – BCI Asia top 10 Award) e Takenaka Corporation (Giappone - 7.473 dipendenti), passando per contractor come Yates Construction (USA – ENR Top 50 USA) o società di diritto pubblico come Suburbana Jurong (Singapore - 13.000 dipendenti), la Municipalità di Mosca e la società di gestione dell’Aeroporto di Aukland. Tra gli altri anche i tedeschi di ASTOC, gli Inglesi di UHA, i danesi di JUUL/Frost Architects e gli spagnoli di Morph Estudio, solo per fare alcuni esempi.

Digitalizzazione e BIM al centro della conferenza annuale Graphisoft KCC2019

I temi cardine dell’evento, accanto ovviamente alle novità della nuova versione 23 di Archicad®, sono stati la digitalizzazione e il BIM, secondo le declinazioni pratiche che ciascuna realtà ha sviluppato e personalizzato. La conferenza, con relazioni brevi e focalizzate sull’approccio professionale è stata intervallata da momenti più informali, con lavori traslati nella sala espositiva e durante i brunch collettivi. C’è stato inoltre spazio per la costruzione e il consolidamento delle relazioni personali e di team, anche attraverso le serate organizzate tra svago e spettacoli.

La "personalizzazione" su uso e implementazione del processo BIM

L’elemento più ricorrente emerso dal confronto del Graphisoft KCC 2019 è la “personalizzazione”, ovvero la declinazione in ambito regionale o addirittura del singolo studio delle modalità con cui utilizza e implementa il processo BIM e, più in generale, l’utilizzo di strumenti digitali funzionali alla progettazione, alla costruzione, alla gestione dell’immobile o dell’infrastruttura. Il tutto motivato dalla necessità specifica, dalla normativa o dallo standard aziendale interno, a volte anche da una pura ricerca verso la sperimentazione ottenuta attraverso l’elaborazione dei dati.

Il BIM nel nuovo piano di sviluppo urbano per la città di Mosca

Numeri da capogiro per la Città di Mosca che sta dando seguito al grande piano di sviluppo urbano iniziato nel 2011, i cui effetti sono già tangibili attraverso la realizzazione di 21,2 milioni di mq di superficie edificata, 34 parchi tecnologici, 93 impianti sportivi, 42 nuovi centri culturali, 71 nuove stazioni della metropolitana, l’apertura di 550 parchi pubblici e la piantumazione di oltre 90.000 alberi. Un giusto mix di archistar, almeno venti, e progettisti “minori” che però, come ha sottolineato Sergey Kuznetsov, Chief Architect della città, hanno avuto un ruolo determinante nel contribuire a strutturare il tessuto urbano di Mosca, pur proponendo architetture meno iconiche e spettacolari. La città non si costruisce quindi attraverso meteore cadute sul territorio, opere che rimangono determinanti nelle logiche dell’attrazione turistica, ma con interventi non autoreferenziali che, proprio per essere più ordinari e contetualizzati, danno corpo alla città.

Sulla diatriba dell'effettiva convenienza dell'uso del BIM

Per chi non avesse ancora preso posizione rispetto alla diatriba sull’effettiva convenienza dell’uso del BIM nel settore delle costruzioni, uno spunto interessante è giunto da Benjamin Crosby, Direttore del dipartimento BIM e digitalizzazione di Yates Construction: il processo e gli strumenti funzionano, il problema (e gli sprechi) stanno nel loro utilizzo scorretto.

Per funzionare, il modello virtuale deve infatti essere il centro di tutte le attività nonché lo strumento di comunicazione di tutti i soggetti, siano essi committenza, progettisti, imprese, gestori e manutentori.

Un unico centro che raccolga le istanze di tutti e che sia, in assoluta trasparenza, il mezzo di risoluzione di tutte le problematiche. Ne deriva conseguentemente che il modello deve essere verificato nella sua qualità, essere condiviso tra tutti, interoperabile, e deve essere garantita la competenza tecnica e strumentale degli operatori.

E’ possibile, a processo maturo, arrivare ad avere solo due modelli: un primo modello per la costruzione dell’edificio ed un secondo modello da trasmettere per l’uso e la manutenzione. Il resto può essere considerato superfluo.

Affermazioni forti, che riecheggiano quando il CEO di Graphisoft, Huw Roberts, riprende i lavori il giorno seguente proponendo alla platea alcuni numeri sugli investimenti in digitalizzazione nei settori produttivi: l’industria delle costruzioni è quella in assoluto che ha introdotto meno la digitalizzazione nei suoi processi produttivi, nonché quella che ha visto la minore crescita nell’ultimo decennio. Il nesso pare evidente.

BIM e professionisti

Ma lo spunto più interessante credo sia arrivato dai progettisti. Tanti, variegati, con approcci plurimi seppur a volte parziali. Così c’è chi utilizza la realtà aumentata per favorire i processi decisionali per i soggetti non tecnici (committenze e amministratori) e chi per le riunioni tra i team di professionisti. Altri invece hanno un approccio più “canonico” e utilizzano diffusamente gli strumenti di verifica e risoluzione delle interferenze o che sviluppano sistemi di gestione del cantiere durante la costruzione dell’opera e le fasi di direzione lavori. Altri infine consegnano i loro modelli, aggiornati rispetto all’edificio effettivamente costruito, al loro committente per le fasi di gestione.

La progettazione algoritmica, quando la forma viene decisa non dall'architetto ma da un algoritmo di calcolo

Vale infine la pena spendere due parole su un aspetto della progettazione che sempre più sta prendendo piede, specialmente a livello internazionale, come ampiamente documentato tra i relatori del Graphisoft KCC 2019: la progettazione algoritmica. Si tratta di un sistema di lavoro che, sfruttando la capacità di calcolo degli strumenti informatici e dell’intelligenza artificiale nell’elaborare grandi masse di dati in tempi molto brevi, riesce a restituire centinaia di diverse soluzioni progettuali in relazione agli algoritmi di calcolo utilizzati. In altre parole, la forma dell’edificio, e non solamente quella, viene decisa non dall’architetto, ma da un algoritmo di calcolo che è in grado di utilizzare i dati del sito, del clima, delle norme urbanistiche, dei tagli degli alloggi desiderati, e di centinaia di altri dati che possono essere reperiti, calcolati o inseriti direttamente come vincoli del progetto.

Questo metodo apre almeno due interrogativi.

Il problema della responsabilità professionale

Un primo problema è legato alla responsabilità professionale: un progettista che si avvale di uno strumento informatico, magari gestito da una società consulente di servizi informatici, che genera un risultato che in un secondo momento si rivela errato, che tipo di responsabilità si attribuirà nel momento in cui riceverà delle contestazioni?

Identità dell'architetto

Il secondo problema riguarda invece la capacità precipua dell’architetto come essere umano, dotato di sensibilità e cultura personali. Lungi dal voler difendere i progettisti che giustificano tutto con la loro “sensibilità artistica” tanto da aver commesso dei disastri di vario genere (urbanistico, edilizio, sociale, ecc.). Non dobbiamo però dimenticare che esistono fattori non misurabili, quali ad esempio quelli culturali, che l’algoritmo non è in grado di elaborare proprio perché non matematicamente quantificabili. Almeno per ora. 

Quali scenari apre in prospettiva questo nuovo modo di guidare il processo di progettazione?

Vista la rapidità nello sviluppo e diffusione di questi nuovi strumenti, credo che lo scopriremo presto.

www.graphisoft.com

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