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Una giungla di norme e 749 opere bloccate per 62 miliardi: l’allarme dell’ANCE

Dal palco dell'Assemblea annuale dell'Associazione dei costruttori edili, il presidente Buia ha lanciato l'allarme per il futuro del comparto invocando una task force interministeriale per l'edilizia

Buia: «I buoni propositi non bastano, servono azioni concrete» 

La crisi economica, l’eccessiva burocrazia, i debiti dello Stato nei confronti delle imprese edili, la lunga lista di opere pubbliche al palo, la crescita che non c’è. Tanti i temi toccati dalla relazione del presidente di Ance, Gabriele Buia, che ha aperto l’assemblea annuale dell’Associazione nazionale dei costruttori edili alla presenza del premier Giuseppe Conte, del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e della ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli. 

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Un anno difficile 

«È stato un anno difficile perché di lavoro ce n’è ancora troppo poco - ha iniziato il presidente Buia - e perché nonostante gli sforzi fatti alcune delle riforme che come Ance abbiamo proposto e contribuito a far approvare rimangono ancora tutte da attuare o completare. Intanto le condizioni macroeconomiche generali non stanno migliorando, anzi. Stiamo ancora scontando gli anni in cui gli investimenti sono stati dimezzati e il settore completamente abbandonato. Questa “dimenticanza” della politica nazionale l’abbiamo pagata cara. E a farne le spese sono state soprattutto le nostre imprese: credit crunch quattro volte superiore alla media nazionale, investimenti in costruzioni ridotti della metà, troppi balzelli sulla casa e sull’attività di impresa, margini di redditività inesistenti: di questo passo rischiamo di non avere più imprese».

Tavolo di crisi per il settore e le aperture del Governo

Il numero uno dell’Associazione dei costruttori ha invocato una «task force interministeriale per l’edilizia» una richiesta che sia il Ministro Patuanelli che il premier Conte hanno accolto, confermando che il tavolo straordinario per affrontare la crisi del settore edile si farà.

Il vostro è un «settore cruciale della nostra economia che purtroppo da troppi anni è in crisi» ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Stiamo cercando di lavorare insieme da un po’ di tempo e possiamo fare ancora meglio» ha continuato il premier, aprendo poi sul tema del “Reverse Charge” che prevede che sia il commettente in luogo dell’appaltatore e subappaltatore ad effettuare le ritenute per il versamento dei contributi dei lavoratori impiegati nell’esecuzione dell’opera. «È chiaro che è una norma la cui ratio è stata pensata per assicurare maggiore trasparenza nell’ambito dei rapporti di lavoro - ha spiegato Conte - ma se pone delle criticità, ragioniamoci». Dopo l’applauso della platea, il premier ha aggiunto che ci sarà un confronto «con i tecnici del Mef oltre che con il ministro Gualtieri» e che si troverà «una soluzione», così come la si troverà «per i crediti, gli 8 miliardi che lo Stato vi deve e che sono sacrosanti».

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Le opere bloccate e la lotta alla "burokràzia”

«La lista delle opere bloccate è ancora lunghissima: in totale 749 per 62 mld secondo il nostro monitoraggio di sbloccacantieri - ha detto il presidente Buia - nell’elenco c’è di tutto: scuole, ospedali, strade e anche fondamentali opere di messa in sicurezza come quelle che riguardano il letto del fiume Sarno, noto per la tragica frana di oltre 20 anni fa che causò 160 morti! 220 milioni non utilizzati per un’opera che può salvare vite umane!». Il presidente Buia ha poi toccato il tema della burocrazia «la via crucis delle imprese». 

«Cominciamo ad affrontare le priorità: la lotta alla burocrazia anzi alla burokràzia in stile Soviet» ha detto Buia. «Come Ance abbiamo verificato che sono 308 le norme in materia di appalti pubblici, entrate in vigore negli ultimi 25 anni - ha precisato - più di 12 norme all’anno! Leggi, Dlgs, dpcm, circolari, dl, dpr chi più ne ha più ne metta, con un ritmo che è persino aumentato negli ultimi anni (2 volte al mese), proprio nel periodo di crisi!»

Secondo il presidente Buia, anche nel campo dell’edilizia privata la situazione non migliora. 

«Negli ultimi 10 anni solo il Testo Unico dell’edilizia ha subito oltre 70 modifiche - ha proseguito -mentre sul fronte fiscale si registrano almeno 100 tra adempimenti e scadenze a cui le imprese edili devono far fronte ogni anno. Il Governo attuale parte già con una zavorra di 352 provvedimenti attuativi ereditati dal precedente esecutivo e il rischio è che si produca un vuoto normativo. Il troppo sta generando il nulla. Dopo le correzioni al Codice Appalti introdotte con lo sbloccacantieri è indispensabile approvare quanto prima un regolamento attuativo chiaro e dedicato ai lavori pubblici altrimenti si rischia il caos.
 Il Codice, già sanzionato più volte dalla Ue, va rivisto e semplificato». 

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Un costo di 57 miliardi all’anno per le imprese 

Il presidente Buia ha poi citato lo studio Ambrosetti sulla Pa. L’analisi «ha calcolato che ogni anno le imprese sopportano un costo di oltre 57 miliardi (oltre 3 punti di Pil) solo per la gestione dei rapporti con la Pa. Lo spreco di risorse umane e il blocco del turn over (15.000 dipendenti in meno nei Comuni nel Sud) si traduce in tempo sprecato e quindi nel ritardo nel rilasciare qualunque atto amministrativo. Siamo quindi a un punto di non ritorno: è ora di cambiare veramente le cose e per farlo occorre una Commissione costituente che definisca nuove linee d’azione della macchina pubblica».

La responsabilità degli imprenditori 

«Nel dossier Anac sulla corruzione in Italia, negli ultimi tre anni, tra le principali peculiarità riscontrate nelle vicende di corruzione negli appalti pubblici ci sono “affidamenti diretti ove non consentito, abuso della procedura di somma urgenza, gare mandate deserte, ribassi anomali....inerzia prolungata nel bandire le gare.. assenza di controlli” - ha elencato Buia - anche noi imprenditori, certo, abbiamo le nostre responsabilità, ma possiamo scegliere tra malaffare e legalità. La scelta della legalità è obbligata e dobbiamo farla con convinzione e coraggio».

La crescita dello zero virgola 

«Con una crescita dello zero virgola, secondo le previsioni del Governo, ci vorranno ancora 4 anni per tornare ai livelli pre-crisi in Italia - ha aggiunto - per il settore, di questo passo ne serviranno addirittura 22! Peraltro si tratta di uno zero virgola che con molta probabilità è determinato proprio dall’aumento di 3 miliardi della spesa per investimenti per opere pubbliche. E comunque i soldi pubblici da soli non bastano. Un grande piano per infrastrutture sostenibili non può che coinvolgere anche risorse private. Ma per favorire l’ingresso di capitali privati, come quelli degli investitori istituzionali, occorrono garanzie precise che solo lo Stato può fornire per far decollare tanti progetti in Ppp che al momento sono bloccati». 

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Il divario tra Nord e Sud e i tempi per aprire i cantieri

«Il gap tra Nord e Sud è ancora troppo elevato - ha sottolineato Buia - occorre spendere i Fondi strutturali (siamo penultimi in Europa con 39 mld ancora inutilizzati), questa volta rischiamo che l'Ue se li riprenda e occorre avviare un piano di sviluppo infrastrutturale adeguato alle esigenze economiche e sociali del territorio. No a mere valutazioni costi e benefici: l’Av deve arrivare a Reggio Calabria!. Così come vanno affrontate, non solo in occasione delle ricorrenze, le tante emergenze che affiggono i comuni colpiti dal sisma de L’Aquila e del Centro Italia».

Il numero uno dei costruttori edili ha poi ricordato che prima che un investimento si trasformi in cantiere passa ancora troppo tempo. «Se non ci sono intoppi almeno 15 anni per un’opera medio grande e quasi 6 per una di piccole dimensioni. ANAS impiega 5 anni per l’approvazione delle tre fasi progettuali». 

L'edilizia attore del cambiamento: la svolta verso il futuro 

«Noi imprenditori dell’edilizia e della lunga filiera dell’industria delle costruzioni dobbiamo essere gli attori del cambiamento e di una vera svolta verso il futuro - ha esortato - non solo perché ben 15 dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile impattano direttamente con il nostro settore, ma perché siamo convinti che senza sostenibilità non c’è futuro per le nostre città, per i nostri territori, per il Paese». I costruttori hanno poi presentato un piano articolato in sette punti per «una vera sostenibilità».

  • LE INFRASTRUTTURE PER LA SOSTENIBILITÀ: MANUTENZIONE, MESSA IN SICUREZZA, EDILIZIA SCOLASTICA LINEA D’AZIONE 
  • AGENDA URBANA PER LA SOSTENIBILITÀ
  • UN PATTO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE NELL’EDILIZIA
  • UN CONTRATTO IMPRONTATO ALLA SOSTENIBILITÀ E AL BENE SOCIALE 
  • NORMAZIONE SOSTENIBILE
  • UN CREDITO A MISURA DI CITTADINO E IMPRESA
  • UN SETTORE APERTO ALLE INNOVAZIONI E AI GIOVANI 

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