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Internet of Things e controllo delle infrastrutture: il ritardo italiano

Insieme a Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, Ingenio ha fatto il punto sul mondo dell’IoT, un paradigma che, potenzialmente, non conosce confini applicativi.

 

I nuovi ambiti applicativi dell’Internet of Things, l’arrivo del 5G e l’importanza di elaborare le informazioni provenienti dagli «oggetti connessi»: come quelle che potrebbero fornire i sensori installati su ponti e viadotti. 

Insieme a Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, abbiamo fatto il punto sul mondo dell’IoT, un paradigma che, potenzialmente, non conosce confini applicativi. 

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IoT e infrastrutture: i gap da affrontare

Alla base dell’Internet of Things ci sono gli oggetti intelligenti che sono in grado di connettersi a una rete per inviare ed elaborare dati.

Gli oggetti connessi oggi consentono di raccogliere una grande mole di informazioni che permettono di migliorare l’offerta dei servizi, fino ad arrivare, nei casi più evoluti, a soluzioni di manutenzione predittiva per il monitoraggio in tempo reale di grandi impianti e asset infrastrutturali come ponti e viadotti. 

A che punto siamo in Italia?

«Il mercato degli oggetti connessi è in crescita, ma la parte che riguarda la valorizzazione dei dati non si sviluppa di pari passo - ha spiegato il direttore Giulio Salvadori nella video intervista - a esempio, la raccolta e l’analisi delle informazioni ricavate dai sensori installati su ponti e viadotti presenta due problemi...».

Internet delle cose, 5G e sviluppo delle Smart city 

Lo sviluppo della sensoristica oggi consente di avere dispositivi connessi sempre più piccoli, in grado di rilevare diversi parametri e dai bassi consumi energetici. 

L’arrivo del 5G e delle reti full-fiber giocherà un ruolo chiave soprattutto in quegli ambiti che richiedono la trasmissione di dati a velocità elevate.

«Pensiamo alle ambulanze connesse che trasmettono informazioni sullo stato di salute del paziente durante il tragitto verso l’ospedale - ha spiegato Salvadori - oppure alle app per il mondo dell’auto che devono trasmettere dati capillari e immediati per ridurre, a esempio, il tempo necessario per azionare una frenata di emergenza automatica. Sono scenari in cui un secondo in meno o in più può fare la differenza».

Ma i vantaggi derivanti dalle rete di quinta generazione non si fermano qui:

Robot e telecamere intelligenti: le applicazioni innovative e più diffuse nelle Smart City

Telecamere intelligenti, illuminazione telecontrollata, sensori che monitorano lo stato del parcheggio e semafori che "comunicano" con ambulanze e vigili del fuoco: i progetti nelle Smart City sono sempre più innovativi e strutturati. 

Per non parlare dei progressi legati alla logistica dell’ultimo miglio. 

«Alcune startup, tra cui un’italiana, hanno lanciato dei piccoli robot che permettono di trasportare pacchi all’interno della città - ha continuato Salvadori - si muovono nel traffico, salgono su marciapiedi e riconoscono le persone a cui devono fare la consegna».

I progetti più innovativi e le città che li hanno adottati:

Internet of Things: il mercato vale 5 miliardi e cresce fino al 40 per cento

«Dal 2011, anno in cui è nato l’Osservatorio dedicato all’Internet of Things, abbiamo assistito a una costante crescita del mercato dell’IoT - ha commentato Salvadori nella video intervista - a partire dal 2014 c’è stato un cambiamento significativo, sia per le imprese che per i consumatori. Oggi parliamo di un mercato che vale 5 miliardi di euro e che cresce del 30-40 per cento rispetto all’anno precedente».

I settori trainanti? Automotive, smart factory e smart home, grazie anche alla diffusione degli assistenti vocali.