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Riforma della laurea in ingegneria: ecco la proposta finale per abolire il 3+2

Il Gruppo di lavoro sulla formazione universitaria del Consiglio nazionale degli Ingegneri (CNI) ha redatto il documento finale con le proposte che modificherebbero l’attuale percorso di studi necessario per diventare ingegnere. 

Il documento contiene anche le prime indicazioni su come attuare l’eventuale «upgrade» alla sezione A dell’Albo da parte degli ingegneri attualmente iscritti alla sezione B.

Il nuovo percorso formativo ipotizzato infatti prevede l’impossibilità d'iscrizione alla sezione B, portandola a esaurimento. 

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Cosa prevede la proposta di riforma della formazione universitaria 

La proposta formulata dal gruppo di lavoro coordinato dall’ingegnere Mimmo Perrini, consigliere del CNI, e composto da docenti dei Politecnici e di alcune Università, si arricchisce di alcuni dettagli e ora dovrà essere discussa e verificata all'interno degli organismi rappresentativi delle Università (CUN e CRUI) e dal MIUR. 

Ricapitolando, il gruppo di lavoro ha proposto un corso quadriennale, in cui:

  • i primi due anni sono dedicati a una conoscenza approfondita delle discipline scientifiche di base;
  • i successivi due sono volti ad ampliare la conoscenza delle discipline di settore.

Al termine dei quattro anni seguirà la discussione della tesi di Laurea e il conseguimento del titolo di dottore in Ingegneria Civile Ambientale o Industriale o dell'Informazione.

Il documento precisa che per essere ammessi all’esame di abilitazione si dovrà scegliere una delle seguenti opzioni:

  • svolgere un tirocinio di un anno in strutture produttive e/o professionali qualificate; 
  • svolgere con esito favorevole dei corsi di specializzazione, di uno o più anni, organizzati dalle strutture accademiche insieme a realtà produttive o società di ingegneria che prevedano, oltre alla formazione teorica, una parte pratica. 

Una volta superato l’esame di abilitazione sarà possibile iscriversi all’Albo degli Ingegneri, costituto da un'unica sezione suddivisa nei tre settori di conseguimento della laurea.

Per garantire una formazione culturale quanto più omogenea possibile sull’intero territorio nazionale, nel rispetto dell’autonomia universitaria, da esplicitarsi fondamentalmente nell'ambito della specializzazione, vanno comunque individuate, per ogni settore, le discipline e i relativi contenuti, ritenuti indispensabili all'interno dei corsi di laurea sparsi sul territorio.

angelo-domenico-perrini-cni.jpgLaurea in ingegneria: l'analisi della proposta di riforma con l'intervista all'ingegnere Perrini, coordinatore del gruppo di lavoro che ha redatto il documento finale.

Laurea in Ingegneria e occupazione: cosa dicono i dati 

Una proposta di riforma che, come evidenziato in un precedente articolo pubblicato da Ingenio, parte anche dai dati forniti dal Centro Studi del CNI.

Dalle analisi è emerso che i laureati di primo livello iscritti all’Albo sono poco più del 4 per cento e l’84 per cento degli studenti che conseguono la Laurea triennale in Ingegneria sceglie di proseguire gli studi

Infine, l’attuale struttura della Laurea in Ingegneria, organizzata in tre anni più due con la discussione della tesi a metà percorso, rallenta il percorso accademico sopratutto per gli studenti che intendono continuare gli studi. 

Che fine farà il percorso di laurea «breve»?

Secondo quanto riportato dal documento, il percorso “breve”, costituito da due anni di apprendimento teorico e uno di stage aziendale, non può che essere limitato alle cosiddette lauree professionalizzanti di cui al Decreto Ministeriale 12 Dicembre 2016 n. 987. 

Lo sbocco di tali corsi dovrà essere l’apparato produttivo o, per quelli organizzati sulla base di convenzioni stipulate dagli atenei con gli organismi rappresentativi delle professioni di geometri o periti, l’accesso all’esame di abilitazione per l’iscrizione a tali Collegi.

Questi laureati non potranno comunque mai accedere all'Albo degli Ingegneri né dovrà essere consentito alcun trasferimento dal corso triennale professionalizzante a quello ingegneristico, data la differenza dei percorsi formativi.

Ovviamente sarà possibile valutare le conoscenze acquisite ai fini del riconoscimento di Crediti formativi universitari (CFU), in un successivo nuovo percorso. 

Che ne sarà della sezione B dell’Albo degli ingegneri?

A questo punto non sarà più possibile l’iscrizione alla sezione B dell’albo degli ingegneri, portando quindi ad esaurimento gli attuali iscritti.

Tuttavia sarà consentito loro, in sede di revisione del D.P.R. 328/01, una norma transitoria per l’upgrade volontario alla sezione A dell’Albo, con la definizione di appositi percorsi che possano anche attribuire CFU all’esperienza acquisita e documentata.

Il periodo di transizione in attesa della Riforma 

Dal momento che tale riforma prevederà tempi lunghi, è stato ipotizzato uno scenario di transizione.

In poche parole, resterà l’attuale architettura dei corsi di laurea basata sul sistema 3+2, ma non saranno consentite ulteriori iscrizioni alla Sezione B dell’Albo.

Gli studenti che non vorranno conseguire la laurea magistrale, sosteranno la tesi dopo il terzo anno di studi ma, non potendo accedere all’Albo degli ingegneri, sarà possibile accedere al percorso professionalizzante. 

Coloro che, al contrario, vorranno proseguire fino alla laurea magistrale, saranno esentati dal sostenere la tesi di primo livello per non rallentare l'iter accademico.

I corsi di laurea utili per accedere all’Albo in questo modo, pur nella divisione 3+2, si configurano come corsi quinquennali “mascherati” così come nel vecchio ordinamento.

Cosa può fare chi è iscritto alla sezione B? 

Una delle novità contenute nel documento finale, riguarda la definizione della proposta di upgrade volontario per coloro che sono iscritti alla sezione B dell’Albo e intendono passare alla sezione A.

L’obiettivo è quello di supportare gli atenei italiani che erogano corsi di laurea in ingegneria nel gestire il passaggio da laureati di primo livello in laureati magistrali. 

Come funziona l’Upgrade per passare alla sezione A dell'Albo

La procedura prevede che si utilizzi CERT’ing (Agenzia Nazionale Certificazione Competenze Ingegneri) per riconoscere i Crediti formativi universitari mediante la certificazione di livello “CERT'ing Advanced” o un livello appositamente studiato seguendo opportuni schemi di valutazione.

Tale procedura servirebbe a comprovare la competenza professionale acquisita in un’area di specializzazione durante gli anni di lavoro in seguito a incarichi professionali o all’esercizio di mansioni direttive che hanno comportato assunzione personale di responsabilità.

Ovviamente si terrebbe conto anche della formazione successiva all’iscrizione all’Albo, in conformità all’obbligo di aggiornamento della competenza professionale.

Gli step elencati nell’iter descritto dal documento finale prevedono che:

  1. Il Ministero o il singolo Ateneo formalizzi il coinvolgimento di CERT’Ing per la fase di riconoscimento dei crediti formativi.
  2. A valle di un apposito accordo, ogni ateneo comunichi il referente per il progetto CERT’ing e nomini due docenti strutturati di riferimento per ogni Corso di Laurea Magistrale attivo o, eventualmente, per ogni Curriculum in esso presente. Questi docenti andranno, di volta in volta, a integrare il gruppo di valutazione nominato. Tale gruppo è costituito da tre colleghi nominati dagli Ordini territoriali su cui incide l’Ateneo e formati dall'Agenzia Nazionale.
  3. Sia richiesta, mediante piattaforma già operativa, la certificazione delle competenze per l’individuazione dei CFU da riconoscere (con il riconoscimento minimo di 180 CFU per gli iscritti nella Sezione B e il riconoscimento di tutti gli eventuali esami in sovrannumero già sostenuti). 
  4. Il candidato, in fase di richiesta, specifichi a quale ateneo è interessato e per quale corso di laurea magistrale in ingegneria sta chiedendo il riconoscimento delle competenze.
  5. Il gruppo di valutazione valuti il candidato mediante un'analisi documentale e un colloquio

Oltre agli anni trascorsi dal conseguimento della Laurea Triennale, ai fini del riconoscimento dei Crediti formativi universitari contribuiranno altri fattori, come a esempio un eventuale titolo di studi conseguito all’estero, un Master, uno stage e conoscenze e abilità certificate. 

In base al numero di crediti riconosciuti, sarà possibile essere ammesso al corrispondente anno di corso.