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Da Smart a Safe City: una task force di architetti ridisegna le città del post Covid. Ecco come vivremo

Architetti, designer ed esperti raccontano in un White Paper come potrebbero cambiare spazi pubblici, abitazioni, uffici e ospedali in seguito all'emergenza coronavirus.

 

 

Architetti, designer ed esperti, insieme per immaginare il futuro della metropoli dopo il coronavirus.

Real estate, case, spazi pubblici, uffici, ospedali, ristoranti, negozi e mobilità: come cambieranno?

Lo spiega un documento programmatico contenente soluzioni che integrano design e tecnologia per trasformare i diversi spazi in cui riprenderemo la vita quotidiana.

L'attenzione degli esperti della Design Force costituita dal DesignTech Hub di MIND si concentra su 13 aspetti.

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DesignTech for Future per progettare il mondo dopo il Covid-19

L'emergenza globale causata dal coronavirus ha acceso i fari sulla necessità di ripensare gli spazi in cui viviamo e lavoriamo.

Due mesi di lockdown hanno messo in discussione modelli consolidati di habitat. L’opportunità di trasformare il futuro del design e rilanciare l’economia, parte da Milano con il progetto DesignTech, il primo Hub per l’innovazione tecnologica nel settore del design che sorgerà nell’ambito di MIND, Milano Innovation District (ex area Expo).

Ideato da Hi-Interiors, il DesignTech ha mobilitato una task force composta da importanti studi di architettura e design del mondo, al fianco di professionisti e aziende di riferimento, con l’obiettivo di consegnare alla società e alle istituzioni un documento programmatico per la ripartenza del Paese.

L'inedito “White Paper”, chiamato “DesignTech for Future”, sul ruolo del design post Covid-19, si sviluppa attraverso 13 tavoli di lavoro tematici. L'obiettivo è quello di tracciare le linee guida e fornire spunti concreti per lo sviluppo di soluzioni che integrino design e tecnologia per trasformare gli spazi in cui torneremo a vivere

La Smart City diventa Safe City? Il cambiamento in 13 punti

Il concetto di “smart-city” non sarà più sufficiente, il passo ulteriore da compiere è verso la "safe city"

Come evidenziato nelle pagine del dossier, la grande sfida delle rigenerazioni urbane sarà coniugare il bisogno di densità e di efficienza, con la necessità di creare spazi e ambienti sicuri dal punto di vista sanitario.

Secondo Hi Interiors, la crisi ha fatto emergere, talvolta in modo drammatico, i limiti di architetture, ambienti e oggetti. E ora si ha l’opportunità di ripensare gli insediamenti umani rendendoli più funzionali, contemporanei, innovativi, umani e sicuri. Ecco come.

Real Estate: edifici resilienti, a emissioni zero e da "assemblare"

Il primo punto affrontato nel documento è il Real Estate, a cura di Lendlease in collaborazione con Giuseppe Tortato Architetti.

Il cambiamento passa in primis dal modo di pensare gli edifici e gli spazi urbani che «non sono per sempre». Sarà quindi fondamentale progettare a priori il cliclo di vita degli edifici e la loro versatilità prevedendo che possano essere smontati invece che demoliti.

Così, proprio come vuole l'approccio progettuale definito DfMA (design for manufacturing and assembly), gli edifici del futuro verranno sempre meno costruiti e più assemblati, come avviene nel mondo automobilistico e aeronautico.

Nelle linee guida tracciate, le nuove costruzioni dovranno seguire i principi dell'architettura bioclimatica, permeati dalla natura e dalla luce naturale, privilegiando una progettazione sostenibile e biofilica e puntando non solo a decarbonizzare il portfolio immobiliare esistente, ma anche a progettare edifici che abbiano un impatto emissivo nullo da subito. 

In alcuni casi le novità all'interno degli spazi saranno tangibili fin da subito:

  • sistemi di scanning all’entrata degli edifici;
  • tecnologie contactless e wireless, voice control e riconoscimento facciale, per ridurre il contatto con superfici potenzialmente contaminate;
  • sistemi di ventilazione naturale, ricambi d’aria frequenti, utilizzo di sistemi di disinfestazione con raggi UV;
  • l'uso di materiali germorepellenti, come il bronzo, il rame, l’ottone o materiali sintetici;
  • fitout flessibili, mobili su rotaie o su ruote, per adattare gli ambienti al cambio continuo di utilizzo, sia in ufficio che a casa;
  • meno densità, le persone vorranno più spazio personale.

Le case del futuro? Ecosistemi aperti, digitali e connessi all'assistenza sanitaria 

Secondo Pininfarina Architecture, curatore del secondo punto del dossier dedicato al Living, la casa del domani sarà un ecosistema aperto, un ambiente proteso verso l'esterno, quello spazio libero che temporaneamente potrebbe esserci negato. 

I dati dimostrano questa esigenza: solo in Italia, nelle ultime quattro settimane, il valore degli immobili con terrazzo o giardino è aumentato dell’8% ed è specularmente crollato in quegli spazi di vita che ne sono privi.

Nel prossimo futuro le coperture piane degli edifici potrebbero essere fondamentali per migliorare la qualità dell’abitato, ma anche i pilotis, i vani scala, i cortili, i parcheggi potranno diventare spazi di vita comune, accelerando la diffusione di orti urbani e verde pensile. 

Gli edifici saranno in continua trasformazione attraverso l’integrazione di strutture modulari, realizzate off-site, montabili, smontabili o aggregabili. 

Non parleremo più di domotica, ma di ambienti in grado di massimizzare il nostro benessere fisico e psicologico, la casa non dovrà annoiarci ma soprenderci e divertirci, giocando anche con pareti mobili e arredi. Gli spazi poi dovranno essere funzionali: luoghi di lavoro prima, poi di svago, destinati all'attività fisica o alle conference call.

Questo impatterà anche sulla conformazione spaziale: non più loft minimalisti, ma spazi complessi, in pianta e in alzato. 

Dal punto di vista del benessere poi, assisteremo a un'accelerazione dei processi di telemedicina, intesi come collegamenti a centri sanitari e ospedalieri in una logica di assistenza domiciliare a rete, il modello cosiddetto hub & spoke. 

Gli uffici? Smart e con tecnologie touchless. E il co-working?

DEGW/Lombardini 22, in collaborazione con Workitect, ha immaginato gli spazi di lavoro. 

Gli edifici dovranno garantire flussi differenziati, compartimentazioni, bassi livelli di densità e attivare frequenti programmi di sanificazione (aria e superfici): la ventilazione meccanica, in rapporto alle performance energetiche attese dai sistemi edificio-impianto e al benessere ambientale, sarà un tema sensibile.

In prospettiva, si dovranno implementare le tecnologie touchless: sensoristica, automazione, comandi vocali. Sensori di prossimità wearable potrebbero svilupparsi come accessori individuali di controllo della distanza tra persone. Paradossalmente, se la protezione si potesse spostare sulla persona, potrebbe non essere necessario cambiare gli spazi.

E il Co-working che fine farà?

La leva dei servizi condivisi e delle aree comuni è destinata a cambiare: si dovranno prevedere più divisori e uffici privati, meno incontri casuali tra diversi team e aziende, limitazioni nelle sale riunioni e rarefazioni degli hotdesk.

Lo spazio in condivisione potrà aspettarsi nuovi flussi di clienti e potrà fornire spazi di prossimità per la nuova ondata di remote-worker.

Anche per gli ambienti di lavoro entra in gioco l'uso dei materiali: potremmo avere un ritorno a quelli “antichi” come il rame e le sue leghe, ottone, bronzo (almeno negli spazi comuni), oltre a superfici solide di nuova generazione, dalle proprietà antibatteriche, fotocatalitiche e riciclabili. 

Healthcare: la prossima generazione di ospedali flessibili e più servizi sul territorio

Il punto 4 del White Paper, curato da Binini Partners in collaborazione con il Centro Medico Santagostino, analizza il settore ospedaliero. 

L’ospedale moderno sarà altamente tecnologico e digitalizzato, integrando l’assistenza ai pazienti con la ricerca scientifica e la formazione universitaria.

Secondo progettisti ed esperti, per i nuovi ospedali occorrono maglie costruttive ampie e aperte, con altezze di interpiano adeguate, senza vincoli, setti o nuclei che blocchino la distribuzione e le funzioni possibili. Così ogni piano può ospitare le più diverse funzioni e adattarsi nel tempo ai bisogni e alle tecnologie che cambiano con grande velocità. 

Così come è necessario rivalutare l’adozione estesa di camere singole, facilmente trasformabili in isolate o intensive, pareti mobili attrezzate, la disposizione di spazi flessibili per il controllo degli accessi, la sicurezza del personale e l’allestimento di eventuali ospedali “dormienti”, attivabili in poche ore/ giorni in funzione dell’emergenza.

Digitalizzazione, automazione, medicina personalizzata e telemedicina supporteranno l’ospedale del futuro e lo collegheranno alle persone al lavoro o in casa.

Nei prossimi mesi sarà importante potenziare anche lo sviluppo dei servizi sul territorio.

La residenza privata, gli allestimenti domiciliari e gli ausili sanitari domestici saranno un tema di fondamentale importanza post Covid-19. Pertanto diventerà strategica la progettazione di ambienti specializzati per il supporto sanitario, integrabili nelle proprie abitazioni tramite moduli prefabbricati.

I ristoranti, tra privacy, design interno e processi di fotocatalisi per le superfici

Lai Studio, in collaborazione con Food Lifestyle, ha guardato al futuro degli spazi di ristorazione.

Le nuove tecnologie di produzione libereranno spazio da destinare al pubblico e la suddivisione ad arte degli spazi interni aumenterà il senso di privacy e di comfort.

C'è poi l'aspetto importante dell'igiene: processi di sanificazione attiva offrono una soluzione innovativa per stabilire un circolo virtuoso dell’aria negli ambienti chiusi. Interventi minimi sugli impianti esistenti, dispositivi a parete o mobili, sono in grado di purificare efficacemente l’aria e le superfici di contatto dagli agenti nocivi, compresi i virus.

Tra le alternative, anche quella che potrebbe favorire i processi di fotocatalisi, sia di superfici sia di rivestimenti, mediante l’impiego di materiali smart, con un’efficiente progettazione della luce per la loro attivazione. Infine, domotica e sensori si muoveranno dall’impiantistica all’arredo, favorendo operazioni touchless.

Negozi e banche: prove dei capi virtuali, touchless, mappatura segnaletica e sensori

Sul fronte dei negozi, di cui si è occupato lo studio Piuarch, il tema del social distancing entra subito in diretta contraddizione con le strategie di affluenza messe in campo negli ultimi anni e che miravano a creare ambienti ibridi: food court, spazio gioco bambini, presentazioni/demo prodotti ed eventi promozionali.

La risposta sarà quella di spostare il focus non più su modelli di attrazione, ma sull’esperienza del prodotto. In questo senso si accelererà la crisi dei centri commerciali, a vantaggio dei negozi stand alone e su strada.

La sostenibilità di molte attività commerciali dipenderà ancor di più dalla capacità di integrare il mobile retail/e-commerce e il negozio fisico, perché se connesse e intersecate, le attività si completano.

Un’altra area dello store che andrà ripensata è quella di prova: shopping su appuntamento, sanificazione dei capi e ampie fitting room per mantenere le distanze di sicurezza, provando anche a sperimentare la creazione di avatar per poter simulare la prova dei capi.

E le banche?

Secondo MBA+D Matteo Belfiore Architecture + Design, il rapporto con la clientela sarà in parte affidato a connessioni a distanza, mentre occorrerà ridurre il numero e la dimensione delle filiali avvalendosi della segnaletica come strumento con cui invitare l’utente ad assumere comportamenti virtuosi.

Non solo segnaletica, anche a pavimento, che potrà guidare i percorsi, la sosta e il distanziamento sociale, ma anche tanta tecnologia touchless:

  • sensori di prossimità per il controllo della distanza tra gli utenti;
  • sensori all’ingresso per valutare entrate e uscite mantenendo costante il numero delle presenze all’interno;
  • riconoscimento facciale che individua chi non indossa la mascherina;
  • automazione e comandi vocali per luci, ascensori o porte.

Hospitality: come cambieranno gli alberghi?

Al settore dell'ospitalità, al punto 8 del documento, ha pensato lo studio Zaha Hadid Architects.

Gli alberghi prenderanno ispirazione dal settore extra lusso, con una particolare attenzione alla privacy e allo spazio dedicato ad ogni ospite.

Le possibilità di servizio in camera e anche di cucinare aumenteranno, avvicinando gli hotel al modello dei serviced apartments, anche perché forse l’investimento residenziale rallenterà a favore di alloggi temporanei.

Materiali caldi e naturali lasceranno lo spazio a quelli facilmente pulibili, mentre i più artificiali verranno meno perchè considerati troppo freddi, e tutti saremo alla ricerca di linee pulite, eleganti ed efficienti. Una nuova estetica a cui probabilmente saremo già pronti.

Gli impianti verranno ripensati per permettere sistemi di filtraggio più efficienti, così come le facciate verranno disegnate non solo a tenuta d'acqua e temperature ma anche d'inquinamento.

Gli spazi pubblici: l'evoluzione delle strutture sportive in città multicentriche

Come sottolineato da Progetto CMR che ha curato il punto 9, negli ultimi anni l'agenda urbana è stata dominata dalle smart city, in una corsa continua verso la connessione e la tecnologia, ma oggi smart non basta più. Lo step successivo è la città safe.

Un nuovo approccio che dovrà orientare la pianificazione urbana.

A livello macro, entrano in gioco le città multicentriche: più aree che possano offrire servizi adeguati ai cittadini evitando loro il concentramento di alcune attività in poche zone urbane (istruzione, commercio, servizi alla salute, welfare territoriale), promuovendo un sistema di trasporto sostenibile.

Ma anche i luoghi di aggregazione vanno ripensati, compresi quelli deputati agli eventi sportivi. A esempio, per evitare che tutti gli spettatori escano nello stesso momento, si può prevedere un’uscita per piccoli gruppi, mettendo a punto delle soluzioni per “intrattenere” gli spettatori al termine dei match.

In quest’ottica, si può pensare a spazi con servizi di supporto e di contenimento: aree di decompressione, dove la gente possa svagarsi senza correre il rischio di essere assembrata.

Per questo, secondo Progetto CMR diventerà importante ampliare le competenze del team di progetto.

Le relazioni architetto-committente e architetto-fornitore dovranno inevitabilmente essere rivalutate affinché le competenze e le conoscenze di tutti siano integrate per arrivare a soluzioni (architettoniche, immobiliari, tecnologiche) che possano realmente tener conto delle esigenze di tutti, in primis degli utenti.

La nuova mobilità: elettrica, pubblica e dolce, con meno Km pro capite

Al punto 10, secondo Mobility in chain (Mic), bisogna approffitare di questo momento per portare avanti delle trasformazioni sistemiche volte ad affrontare la vera sfida a cui le prossime generazioni si troveranno davanti: il cambiamento climatico.

Le città negli anni del dopoguerra sono state progressivamente occupate dalle automobili: i marciapiedi si sono ristretti, gli attraversamenti pedonali si sono ridotti e persino la durata di verde ai semafori è stata impostata per privilegiare i veicoli.

Occorre immaginare una nuova generazione di infrastrutture da realizzare con lo stesso impeto con cui, negli anni ‘60, è stata portata a compimento l’Autostrada del Sole.

Una mobilità più sostenibile può rivelarsi fondamentale per combattere i cambiamenti climatici, soprattutto se punta a:

  • passare dai veicoli a combustione interna a quelli a motore elettrico; 
  • potenziare la micromobilità; 
  • ridurre gli spostamenti grazie alla connettività digitale.

Occorre quindi pensare a un piano straordinario degli investimenti, facilitando il rinnovamento del parco veicolare, a favore di veicoli elettrici.

Poi bisogna ripensare alle città come “reti sottili” che facciano emergere la domanda di mobilità ciclabile e pedonale che al momento non si esprime proprio per l’assenza di infrastrutture adeguate.

La terza sfida è la progressiva riduzione della necessità di spostarsi attraverso lo sviluppo della connettività digitale, garantita dall’arrivo del 5G.

Oltre alla mobilità elettrica e al potenziamento della micromobilità, forse è il momento di ridurre il numero esponenziale di km pro capite percorsi, riducendo la quantità degli spostamenti totali degli ultimi decenni.

Con tecnologie sempre più performanti è possibile immaginare di diminuire una quota parte dei nostri spostamenti, forse non quelli relativi alle interazioni sociali ma quelli legati all’intrattenimento e ai viaggi d’affari, in più, con lo sviluppo di tecniche immersive, sarà possibile immaginare incontri efficienti, superando l’attuale sistema di videoconference, incredibilmente obsoleto, se semplicemente guardiamo il livello di connettività offerto da una normale console di gioco online. 

Supply chain, education e social impact 

Gli ultimi tre punti del White Paper, i cui contenuti sono stati curati dal team di PPAN comunicazione e networking per il costruito di Paola Pierotti e Andrea Nonni, sono stati affrontati da PwC Italy e School For Dreamers.

Prendono in esame il tema della Supply chain e della scuola, che dovrà saper mixare in modo equilibrato gli spazi virtuali e quelli digitali, ipotizzando anche l'uso e la valorizzazione di ogni area della scuola.

>>> La versione integrale del White Paper su Designtech