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Pietro Baratono: «Il BIM nel nuovo Regolamento del Codice degli Appalti»

L'intervista all'Ing. Pietro Baratono che anticipa le novità in materia di digitalizzazione delle costruzioni e appalti BIM contenute nella bozza del nuovo Regolamento del Codice degli Appalti.

In attesa che il nuovo Regolamento del Codice degli Appalti completi il lungo iter di approvazione, abbiamo chiesto all’Ing.Pietro Baratono le novità in materia di digitalizzazione e appalti BIM contenute nella bozza del documento.



Pietro Baratono, dopo otto anni alla Guida del Provveditorato Interregionale alle OO.PP Lombardia ed Emilia Romagna, dallo scorso luglio è a capo del Dipartimento per le infrastrutture, i sistemi informativi e statistici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).

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I contenuti regolamentari del DM 560 nel Regolamento del Codice degli Appalti



Ing. Baratono, lo scorso 16 luglio è stata trasmessa al MIT l’ultima bozza del nuovo Regolamento del Codice Appalti. Quali sono le novità sul fronte della della digitalizzazione e degli appalti in BIM?



«Il Regolamento includerà i contenuti regolamentari del Decreto ministeriale 560/2017, per cui tutte quelle parti che riguardano le definizioni e gli adempimenti preliminari in capo alle Stazioni Appaltanti, come il fatto che debbano prevedere un Piano di formazione, l’acquisizione di strumenti e la redazione di un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e di gestione di tutte le procedure. Inoltre tratterà il tema dell’interoperabilità fino al capitolato informativo e le disposizioni con cui entrano in vigore. Ovviamente il Regolamento non riprenderà le parti riguardanti i tempi di introduzione obbligatoria dei metodi e strumenti, anche se, a seguito dell’emergenza sanitaria Covid, non escludo possa esserci una qualche rimodulazione».



La progressiva obbligatorietà dell’uso del BIM per le opere pubbliche resterà invariata?



«Sarà importante confrontarsi sulla digitalizzazione obbligatoria delle opere sotto il milione di euro, una riflessione che nasce anche in virtù delle esperienze fatte. A esempio, nel caso di interventi su costruzioni esistenti, il fatto di dover digitalizzare l’opera solamente per fare una piccola parte corrispondente appunto sotto al milione di euro di lavori e invece digitalizzare tutto l’edificio o buona parte di esso con un costo paragonabile a quello dell’intervento, sembrerebbe un controsenso. Un'ulteriore riflessione potrebbe essere fatta anche in merito agli interventi di ordinaria manutenzione, per escluderli dall’obbligatorietà». 



Si farà riferimento sia alla progettazione sia alla costruzione?



«La digitalizzazione non fa distinzioni, in quanto si occupa di tutto il processo, dalla progettazione, alla costruzione e gestione dell’opera. Quando il modello informativo viene consegnato al proprietario dell’edificio o dell’infrastruttura al termine dei lavori, quest’ultimo dovrà dotarsi di professionisti interni o esterni in grado di gestire il bene con metodi e strumenti informativi, soprattutto nell’ottica di una corretta manutenzione dell’opera nel tempo, ottenendo certamente risparmi significativi».

Recovery Fund: investimenti in risorse per la digitalizzazione delle costruzioni



La Pubblica Amministrazione sarà supportata da un gruppo di esperti affinché ci sia un’evoluzione omogenea sul territorio o tale crescita si lascerà in mano a ogni singolo ente?



«Le Regioni, le Province, i Comuni che hanno in carico le opere, ovviamente sono entità separate dal MIT. Tuttavia il tema del Digital Upskilling, cioè della formazione digitale nella PA, è centrale. Ad esempio abbiamo previsto che una parte di risorse del Recovery Fund sia riservata allo sviluppo delle competenze digitali dei professionisti che operano all’interno del MIT e nei Provveditorati tramite l’assunzione, anche a tempo determinato, di tecnici che dovranno seguire la digitalizzazione delle opere. Non dimentichiamo che la Commissione europea ha previsto che con questi fondi siano privilegiati non solo i progetti che puntano alla sostenibilità ambientale, ma anche le iniziative volte a favorire la transizione digitale, che è un elemento cardine per la Commissione UE».



A quanto ammontano?



«Al momento si tratta di una proposta fatta dal Ministero nell’ambito delle proprie competenze, quindi è relativamente un piccolo investimento che potrebbe portare grandi frutti, attraverso la disseminazione delle competenze digitali».



Pensate di coinvolgere ingegneri che vengono dal mondo delle costruzioni con una specializzazione informatica o informatici che dovranno occuparsi di costruzioni?



«Parliamo di professionisti che non sono necessariamente tutti ingegneri o architetti ma in generale tecnici, ad esempio, anche un geometra capace di utilizzare metodi e strumenti digitali potrebbe rivelarsi assolutamente idoneo ed anzi, spesso, sono proprio loro il cardine dei cantieri». 



AINOP: sviluppi e prospettive tra infrastrutture critiche ed edilizia scolastica

Uno dei primi progetti digitali portati avanti dal MIT è stato l’Archivio Informatico Nazionale delle Opere Pubbliche (AINOP), con l’obiettivo di raccogliere e conservare le informazioni relative al ciclo di vita delle opere pubbliche nazionali. Come sta crescendo?



«Siamo in una fase di acquisizione dei dati, si è trattato di una scelta giusta che però ovviamente richiede tempo, anche perché coinvolge più realtà, dagli Enti Locali ai Concessionari, ciascuno con la propria sensibilità e capacità tecnica, senza dimenticare ad esempio, il settore delle infrastrutture critiche su cui sta ragionando il Ministero della Difesa».



Le recenti Linee Guida sui ponti, così come quelle per le gallerie, serviranno ad alimentare AINOP. Pensa che si potrà arrivare a includere anche gli edifici scolastici, la cui gestione oggi è in capo al MIUR? 



«L’edilizia scolastica è una materia concorrente, presumo che si potrà avere un quadro complessivo in una fase successiva, anche se in realtà AINOP dovrebbe contenere i dati di tutte le Opere Pubbliche, non solo ponti, viadotti e gallerie».

Le linee guida BIM del Provveditorato di Lombardia ed Emilia Romagna



Lo scorso luglio il Provveditorato alle OO.PP. Lombardia ed Emilia Romagna, che lei ha guidato fino a qualche settimana fa, ha reso operative le Linee Guida BIM, un documento interno per la gestione digitale dei processi di realizzazione delle opere. Quali gli obiettivi?



«Il vero tema della digitalizzazione è creare competenza nella PA, e ciò non può che ottenersi attraverso la redazione di un manuale operativo delle procedure digitali interno a ogni struttura nel quale siano definiti i documenti-tipo prodromici a tutte le procedure di appalto e realizzazione, come capitolati e bandi tipo. Le “Linee guida per la gestione digitale dei processi di realizzazione delle opere”, questo è il titolo del documento, a seguito di una analisi interna dei flussi procedurali e documentali,  definiscono anche compiti, organizzazione, strutture di dati, nomenclature condivise e sistemi di archiviazione digitale per una gestione ottimale del processo. Non solo, il Provveditorato ha tracciato una roadmap che prevede anche l’integrazione della gestione informativa all’interno delle procedure di verifica sia interna sia esterna ed il supporto digitale per il rilascio del parere del Comitato Tecnico Amministrativo (CTA) per i progetti che utilizzano il BIM, come è sto fatto fatto dal Consiglio Superiore dei LL.PP. in occasione di un recente parere relativo alla Cittadella della Polizia a Milano».



In Italia abbiamo sette Provveditorati, secondo lei ognuno dovrebbe dotarsi di un documento di questo genere? È prevista una validazione centrale?



«Di questo non si è ancora discusso in modo approfondito, ma credo occorra ragionare sulla riorganizzazione delle attività. Il Provveditorato alle OO.PP. Lombardia ed Emilia Romagna è stato capofila in tal senso, ma credo che la stesura di Linee Guida sull’uso del BIM per tutte le strutture operative sia una necessità imprescindibile al di là di una certa ritrosia psicologicamente comprensibile ma non più accettabile. Il Dipartimento, che coordina anche i Provveditorati, troverà una sintesi che tenga anche conto della distribuzione delle risorse e delle competenze sul territorio».



In Italia, capita che talvolta la gestione delle opere sia in capo a enti diversi, prendiamo ad esempio le infrastrutture stradali. Il punto non è solo uniformare le procedure, ma anche arrivare a una gestione ragionata e integrata..



«Su questo fronte il Ministero sta facendo un grande sforzo. Stiamo mettendo mano a tutte le concessioni, ai piani economici e finanziari e stiamo cercando di trovare una soluzione sostenibile per tutti. La situazione è estremamente complessa, ma penso che nell’arco di qualche mese si riuscirà a concludere questo processo, in un’ottica di semplificazione e razionalizzazione, tenuto conto anche dei nuovi compiti che potrebbero essere affidati ad Anas. Il MIT ha elaborato le recenti Linee guida per il censimento la gestione del rischio ed il monitoraggio di ponti e viadotti e presto saranno disponibili anche le Linee guida per le gallerie, il tutto in un’ottica di gestione del rischio. Siamo consapevoli che la sicurezza dei cittadini è al primo posto, per cui occorrerà anche ragionare sulla capacità dei vari Enti di prendere in carico i nuovi impegni ovvero pensare a strutture di supporto, tra cui potrebbero annoverarsi anche alcuni Consorzi universitari. Sono valutazioni necessarie perché il tema della manutenzione e della mitigazione del rischio è centrale per il Ministero che sta proseguendo con fermezza verso la strada della razionalizzazione di tutto il comparto».

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