Dissesto Idrogeologico
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Fuori dal fango! Gli stati generali contro il dissesto idrogeologico

La Struttura di Missione #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche ha convocato “Fuori dal fango! Gli stati generali contro il dissesto idrogeologico”.

La Struttura di Missione #italiasicura contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, voluta dal Governo e guidata da Erasmo D’Angelis, ha convocato l’11 novembre a Roma nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati: “Fuori dal fango! Gli stati generali contro il dissesto idrogeologico”.

L’iniziativa che ha riunito nella stessa sala tutti gli enti, le amministrazioni e le associazioni impegnate nella mitigazione del rischio rappresentato da frane e alluvioni, è stata l'occasione per fare il punto sul piano straordinario pensato per il nostro paese tra il 2015 e il 2020. Protezione Civile, Ministeri, Regioni, Comuni, associazioni e volontariato di protezione civile riuniti per lavorare su progetti concreti e per presentare il nuovo modello di lavoro, le nuove normative e gli strumenti per eliminare ritardi, inerzie e incuria e far partire finalmente la più urgente delle opere pubbliche: la prevenzione e la riduzione del rischio idrogeologico.

Delrio, Obiettivi di sistema la prevenzione e la cura del territorio raggiungibile solo attraverso capacità di programmazione di coordinamento degli interventi e disciplina cooperativa tra i vari livelli dei poteri istituzionali.
A dirlo in apertura dei lavori, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che ha sottolineato come "la lotta al dissesto sia la priorità assoluta del Governo insieme al tema della scuola". Una priorità talmente significativa, da affermare che: "Oggi non abbiamo un problema di disponibilità finanziarie su una prospettiva di medio lungo periodo".

Gabrielli, Far crescere cultura Protezione Civile
In un Paese che deve fare i conti con il dissesto idrogeologico e le continue alluvioni il tema del dissesto va affrontato in maniera complessiva. Lo ha detto il capo del dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli, a margine degli stati generali contro il dissesto idrogeologico: “L’emergenza non è finita ed è una condizione che caratterizzerà il nostro paese nei prossimi anni anche quando le opere saranno realizzate per la messa in sicurezza del territorio. La previsione di protezione civile, ovvero la capacità di immaginare scenari di rischio sulla base dei quali si costruisce una pianificazione di protezione civile, è fondamentale. Occorre investire in pianificazione di protezione civile e dobbiamo far sì che tutti i Comuni siano dotati di piani di protezione civile conosciuti dalla gente e che possano salvare le vite umane".

I recenti eventi drammatici della Liguria e quelli passati, che hanno colpito in più zone il territorio italiano, mostrano quanto esso sia fragile. Le aree ad elevata criticità per alluvioni e frane rappresentano il 9,8% della superficie nazionale e riguardano 6633 comuni (81,9%) secondo i dati elaborati nel 2008 dal Ministero dell’Ambiente su cui sorgono 6.250 scuole e 550 ospedali. Nel 2009 è stato stimato un fabbisogno complessivo di 40 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio nazionale sulla base dei dati contenuti nei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) redatti dalle Autorità di bacino e dalle Regioni e Province Autonome.

Non si può pensare di gestire solo l’emergenza, bisogna passare alla prevenzione con un piano nazionale sul dissesto idrogeologico.

Galletti, Il governo è pronto a mettere a disposizione 7 miliardi in sette anni per un piano di prevenzione per la tutela del territorio.
Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, nel suo intervento, sottolineando che 5 miliardi arriveranno dai fondi strutturali europei, sia attraverso il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) che attraverso il Fondo di sviluppo regionale (Fesr), e 2 miliardi dal cofinanziamento delle Regioni. A questi si aggiungono i 2,3 miliardi fermi nelle contabilità speciali degli ex commissari che non sono stati spesi e che dovranno essere investiti nei prossimi mesi. È il denaro che sarà mobilitato tramite lo Sblocca Italia e la legge di stabilità: al momento sono stati impiegati circa 300 milioni. I restanti due miliardi andranno investiti nel corso del 2015.
Con questi ultimi verranno aperti 654 cantieri entro la fine dell'anno, per un totale di 807 milioni, e altri 659 nei primi mesi del 2015, per un valore di un miliardo e 96 milioni ieri che apriranno entro il 2014 e il miliardo e 96 milioni dei 659 cantieri che apriranno nei primi mesi del 2015. Sono invece 1.732 cantieri già aperti, per un valore di 1,6 miliardi.
È questo il dato più interessante emerso nel corso dell’iniziativa.

Queste risorse rappresentano anche un volano per la ripresa economica del paese e per l’occupazione. Ogni miliardo sviluppa occupazione per 23.000 persone.

Ma Galletti sottolinea soprattutto l’importanza del tema culturale della tutela del territorio: “È un errore non considerarlo. Fino a che in questo paese non ci sarà una cultura vera della tutela dell’ambiente non potremo risolvere il problema. Dobbiamo affrontare una battaglia culturale. Per troppo tempo non si sono fatte opere adeguate per il dissesto idrogeologico, bisogna spendere bene e subito le risorse disponibili e individuarne di nuove. Ma occorre fermare il consumo di suolo, non si deve più costruire negli alvei dei fiumi. In questo Paese non ci saranno mai più condoni edilizi, perché sono dei tentati omicidi alla tutela del territorio”.

D'Angelis, Lo Stato c'è, il clima è cambiato
"Lo Stato c'è, il clima è cambiato - assicura D'Angelis – Il governo è intenzionato a spalare il fango della cattiva gestione dei territori e delle cose non fatte. Oggi ci sono le condizioni per aprire i cantieri in totale trasparenza e lavorare nei tempi previsti, con regole certe".

Occorre semplificare i meccanismi, ridurre le norme e renderle più chiare non significa tutelare meno l’ambiente ma consente di accelerare la spesa dei soldi già disponibili.

Concretamente, questo vuol dire che il progetto è di aprire migliaia di cantieri per la difesa del suolo: "Per adesso ne abbiamo attivati 300, ma programmiamo nei prossimi 6-7 anni di arrivare a quota 7mila", spiega il capo dell'unità di missione Erasmo D'Angelis, che fa anche il punto sugli interventi più importanti in arrivo: "Stiamo sbloccando il Seveso, il Sarno, il Bisagno, il Tagliamento, Pompei, l'Arno". Una corsia preferenziale sarà dedicata agli investimenti nelle grandi aree metropolitane. "Per le città metropolitane partirà un piano che ci consentirà di ridurre il rischio investendo circa 800-900 milioni di euro. Avrà una corsia preferenziale, perché in queste città viva la maggior parte degli italiani".

D'Angelis torna poi sulla questione dei condoni aperta dal ministro dell'Ambiente. "Ad ogni annuncio di condono - dice - è stata una corsa contro il tempo per edificare laddove non era possibile: basta guardare alle aree golenali di un tempo diventate oggi aree urbanizzate. E basta vedere una delle ultime alluvioni, quella del Gargano: i carabinieri e la forestale hanno censito 50 edifici illegali, costruiti nell'alveo di corsi d'acqua e canali di scolo, quasi tutti condonati. Ma l'acqua e il fiume si riprendono i loro spazi".

Ad aggravare ulteriormente il quadro è infatti il consumo del suolo, passato dal 2,9% di suolo consumato rispetto alla superficie nazionale negli anni ‘50 al 7,3% nel 2012, con una superficie consumata pro-capite aumentata da 178 m2 a 369 m2, secondo il rapporto ISPRA sul consumo di suolo (2014).

Ridurre fortemente il rischio si può. L’Olanda, la Francia, l’Inghilterra – ha detto D’Angelis - sono riuscite a ridurre il rischio da alluvioni, spesso con tecnologia italiana. In Italia invece finora abbiamo solo contato i danni…e siamo bravissimi a farlo!
Chi è responsabile di questa situazione? D’Angelis: “La Politica ha sue responsabilità, il dominio della burocrazia con regole che hanno impedito la realizzazione delle opere unito a una sciatteria generale e a mancati controlli ha generato questa situazione”.
Obiettivo aprire 7mila cantieri. Il piano nazionale contro il dissesto idrogeologico "è il nostro new deal", perchè non è più possibile continuare a contare le vittime ogni volta che piove. E perchè la politica "ha le sue responsabilità: ha spesso eluso il problema, illuso, promesso, condannato, sottovalutato e pianto lacrime di coccodrillo". Il capo della struttura di missione di palazzo Chigi Erasmo D'Angelis illustra così il piano del governo.

La Struttura di Missione #italiasicura ha messo a punto e reso disponibile un unico sistema di monitoraggio delle opere e degli interventi (Ispra), un unico database dello Stato che è anche uno strumento formidabile di partecipazione e controllo dei cittadini. Ognuno di noi può infatti cliccare sul sito italiasicura.governo.it e attraverso il sito geo-referenziato di Ispra controllare i lavori di un qualsiasi cantiere e il loro stato d’avanzamento.

L’ampia e corretta fruizione delle informazioni e delle conoscenze e, soprattutto, la loro organizzazione, integrazione e valutazione congiunta, sono elementi fondamentali per l’analisi, la rappresentazione e il governo delle trasformazioni territoriali, oltre che per costruire una comune visione delle questioni ambientali, attraverso un approccio che consenta a tutti di valutare la qualità delle scelte politiche proposte o già fatte, sulla base di elementi chiari e trasparenti.

La struttura ha inoltre avviato, di concerto con le autorità di bacino, il CNR e Ispra, l’aggiornamento delle mappe di rischio e dei modelli idraulici. Un gruppo di lavoro guidato da Gian Vito Graziano, presidente CNG e Massimo Sessa, presidente consiglio superiore dei lavori pubblici, ha il compito di aggiornare le linee guida degli interventi, dalle opere strutturali alle delocalizzazioni e alla gestione delle acque meteoriche nelle città, dove manca la manutenzione ordinaria per evitare gli allagamenti.

Tutti questi elementi informativi sono necessari alla tutela di un bene comune e si configurano come strumenti che rendono il patrimonio di conoscenze e di dati raccolti sull’argomento, non appannaggio dei soli addetti ai lavori, bensì un servizio pubblico per il sistema Paese.

Dissesto Idrogeologico

Degrado ambientale dovuto principalmente all'attività erosiva delle acque superficiali, in contesti geologici naturalmente predisposti o per cause antropiche.

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