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EDILIZIA: - 1,9% ..... la crisi continua e non facciamo nulla per cambiare direzione

Noi non abbiamo fatto le pulizie interne, bisogna fare le riforme, solo in questo modo possiamo far ripartire il Paese Nel nostro Paese continuiamo a ragionare in termini di commissari straordinari, di regole e certificazioni. Negli altri Paesi si punta sulla digitalizzazione dei processi e sulla centralità della progettazione

Mauro Salerno sul Sole 24 Ore ci evidenzia in un articolo che l’edilizia, purtroppo, continua a perdere investimenti.

L’ISTAT ha infatti segnalato una flessione delle costruzioni (-0,7%) rispetto al primo trimestre dell’anno e, in termini tendenziali, la flessione risulta ancora più marcata: - 1,5%. Senza contare che in base alle elaborazioni effettuate dal «Sole 24 Ore» sui dati Istat (vedi articolo di Salerno), gli investimenti nelle costruzioni effettuati nel secondo trimestre del 2015 si sono fermati a quota 32,2 miliardi, facendo segnare un calo ancora superiore (-1,9%) rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso.

Quindi il sistema Paese torna virtualmente a crescere (0,3%, l’ultimo dato sul PIL) e ce lo dice anche
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, in un’intervista :"Sono dati positivi che vanno nella direzione giusta'' ma "la crescita del Pil dello 0,3% non basta, anche perchè non è merito nostro ma è dovuto solo al dimezzamento del prezzo del petrolio, al rafforzamento del dollaro e al Qe". "Noi non abbiamo fatto le pulizie interne, bisogna fare le riforme, solo in questo modo possiamo far ripartire il Paese" il monito del leader degli industriali. "L'unica speranza è che ci sia una conferma nei mesi successivi perchè abbiamo visto in passato che un mese era positivo e l'altro negativo’'

D’altronde come si può pensare che l’edilizia torni a cresce se non succede nulla perchè questo accada? Certo fioccano le promesse di investimenti, basta vedere cosa si è dichiarato sul dissesto in questi mesi:

• 7 agosto 2015 - Galletti: «Contro dissesto idrogeologico pronti 1,2 miliardi
»
• 20 marzo - Renzi: «L'unità di missione contro il dissesto idrogeologico è uno dei veri successi del Governo Renzi fino ad ora? Qualche risposta: 783 cantieri»
• 18 marzo 2015: D'Angelis:
«80 miliardi anti-frane e alluvioni? Ne servono solo 21. Ecco perche»
• 17 nov 2014 - Renzi: «Nove miliardi di 'soldi veri', di cui 2 già 'in cassa' contro il dissesto idrogeologico»
• 13 ott 2014 - Renzi:
«Due miliardi contro il dissesto»
• 09 ott 2014 - Renzi:
«Con lo 'Sblocca Italia' sbloccati 4 miliardi per prevenzione»

Ma con i comunicati non si cambia rotta. Ce l’ha detto Squinzi, occorrono delle pulizie interne e occorrono delle riforme. Anche perchè il dato dell’ISTAT ci evidenzia che abbiamo perso l’opportunità di EXPO e questo ci fa pensare che perderemo anche quella del Giubileo del 2016.

E non è che non esistano le esigenze che possano portare questo Paese a dover tornare a investire in costruzioni.
In Italia abbiamo un enorme problema di dissesto idrogeologico. E non solo. Abbiamo un enorme problema di edifici poco sicuri. Basta un terremoto che in Giappone non citerebbero neanche sulla cronaca locale per distruggere un intero territorio. Abbiamo un enorme problema di edifici colabrodo che consumano energia preziosa. Abbiamo un enorme problema di quartieri dormitori in cui non diventare un delinquente è un evento. Ieri un architetto di fama scriveva su un quotidiano che alcune discoteche sono progettate in funziona della droga che vi si deve consumare. Possiamo dire la stessa cosa dei quartieri. Abbiamo un problema ricorrente di corruzione negli appalti pubblici. Non vi è ormai opera che non sia stata commissariata. Abbiamo un sacco di enormi problemi.

E qual'è la soluzione riccorrente che cerchiamo di adottare? Quella della burocrazia documentale: certificazione energetica, certificazione antimafia, certificazione delle competenze, certificazione DURC, certificazione di legalità, ... e dei superpoteri. Quando abbiamo un problema nominiamo un supercommissario. Invece di fare pulizia continuiamo ad aggiungere mondezza e burocrazia.

Pozzati ci ricordava che non bisogna confondere la tecnica con i tecnicismi, che troppe regole finiscono per soffocare il senso di responsabilità di chi deve fare, insomma troppe regole sono nocive.

Il risultato? Un esempio vero: sto cercando casa. Nella mia città se si va su immobiliare.it ci sono solo tre appartamenti nuovi in vendita con le  caratteristiche che cerco. Chiamo il titolare di un annuncio. Mi riceve, stanno costruendo la palazzina e chi vende è l'impresa stessa che  costruisce. Primi 10 minuti dell'incontro dedicati per farmi capire che solo un'impresa vera può garantirmi la qualità di ciò che compro. Entriamo nei dettagli. Classe energetica ? ma è una bufala, chi la chiede non ha capito nulla. L'antibagno ? è obbligatorio, ma presa l'abitabilità buttiamo giù il muro in cartongesso, ed è tutto spazio guadagnato. Le camere da letto ? nel sottotetto. Ma attenzione, sono accatastate come ripostigli ...! E l'altezza dei sottotetti ? non c'è problema, il tetto è autoportante, le travi sono finte, ottenuta l'abitabilità queste vengono eliminate. Veniamo alla posizione. Il rendering dell'annuncio fa vedere un grande spazio verde intorno. Guardiamo googlemap ... il verde non c'è più, ci sono solo degli altri edifici.

Ora chiediamoci perchè l'edilizia va male e diamoci una risposta. Non voglio colpevolizzare l'impresa, è l'ultima sopravissuta della mia città, ma evidenziare l'enorme quantità di regole che caratterizzano un mondo che ha reagito ignorandole, anzi, fregandole.

Quale allora la soluzione per risolvere questo insieme di grandi problemi? La parola chiave è semplificazione ?
No, la parola chiave non è "semplificazione", ma "serietà".

Basta con i coorporativismi, basta con la logica del salvare tutti per amazzare il Paese. Basta con la logica del non scontentare nessuno, perchè ogni categoria rappresenta un bacino di voti. Basta.

Si vuole istituire un sistema di certificazione della prestazione energetica degli edifici ? essere seri vuol dire riconoscere che questa attività può essere fatta solo da chi ha studiato e ha l'asperienza per farla, non da chi facendo un corso di poche ore e ha acquisito un certificato semiprofessionale si inventa un mestiere. Allora istituire pagine e pagine di regolamenti per poi consentire a un grafico o a un agronomo di di poter rilasciare una certificazione APE è una vera propria cazzata. E riconoscere che il titolo di studio sia uno degli elementi essenziali per poter svolgere questa attività significa anche dare valore allo stesso, perchè lamentarsi che abbiamo un esercito di giovani laureati disoccupati e poi non dare valore a quel cazzo di titolo vuol dire fare demagogia e non risolvere i problemi.
DOBBIAMO ESSERE COERENTI: SE VOGLIAMO CHE I NOSTRI FIGLI DOPO CHE HANNO STUDIATO ABBIANO UN LAVORO DIAMO VALORE AL TITOLO DI STUDIO CHE CON GRANDE FATICA HANNO CONQUISTATO

Si tratta di principi base, semplici da applicare, sicuramente non sufficienti, ma riteniamo necessari, per una trasformazione del Paese. Minori regole e far fare le cose solo a chi ha i titoli e le competenze per farlo.

Ma è una trasformazione che non riguarda solo i professionisti, ma dovrebbe riguardare anche le regole generali. Si vuole migliorare la sostenibilità del paese. Bene, allora il governo invece di tanti annunci renda obbligatoria la classe A+: degli edifici, degli elettrodomestici, di tutto. Se quando io vado al supermercato continuo a trovare lavatrici in classe B, C, ... sono portato a pensare che la scelta dell'efficienza energetica sia una mia scelta. Ma non è più così. I cambiamenti climatici non ci lasciano scelta, dobbiamo realizzare il cambiamento. E' come per l'amianto. E' pericoloso, non posso più scegliere se usarlo oppure no. Un elettrodomestico, un edificio, in classe C sono pericolosi, pericolosi per il nostro futuro.

La qualificazione si fa a monte, non a valle. A monte bastano poche regole, a valle non ne bastano una enormità.

Si pensi alle imprese di costruzione. Basta con imprese sotto dimensionate, sottocapitalizzate, sottoorganizzate. La crisi, facciamoci caso, ha fatto chiudere le imprese migliori, non le peggiori.
Chiediamoci il perchè. Forse il sistema di microincentivazione inventato dal governo in questi anni ha favorito solo le piccole imprese artigiane, spesso costituite da ex-muratori, demolendo ogni sano principio di imprenditoria, e non solo edile. Ma la priorità, anche delle Associazioni, è stata di difendere tutti. E questo è il risultato. Non ci sono più (o quasi) imprese edili serie sul mercato, le casse edili sono al limite della chiusura, le scuole edili pure. E ci riempiamo la bocca con parole come qualità e riqualificazione.
Anche in questo caso la selezione andava fatta a monte, definendo in modo più rigoroso quali fossero i principi che un'impresa deve rispettare non solo per partecipare agli appalti pubblici, ma anche per lavorare negli appalti privati.

E veniamo agli appalti pubblici. Nel nostro Paese continuiamo a ragionare in termini di commissari straordinari, di regole e certificazioni.  Negli altri Paesi si punta sulla digitalizzazione dei processi e sulla centralità della progettazione. In Italia sono usciti primi due appalti pubblici in cui si dice che il BIM è un elemento di qualificazione. All’estero si evidenzia quale sia il livello di BIM richiesto perchè altrimenti la prescrizione non serve a nulla. BIM è anche CAD 2D (livello 1 …) ma il BIM minimo che serve è quello livello 3. Ma per poter richieder un BIM livello 3 occorrono stazioni appaltanti in grado di valutarlo, community di professionisti in grado di applicarlo, fornitori con cataloghi BIM dei propri prodotti, imprese che sanno lavorare in BIM … In UK hanno investito 5 milioni di sterline per poter creare la base che consentirà al Paese dal 2016 di rendere il BIM livello 3 obbligatorio negli appalti pubblici. La selezione si fa a monte ...

Vorrei chiudere con una nota positiva. A fronte del dato negativo sugli investimenti, Salerno evidenzia un dato in controtendenza, un aumento dell’occupazione: dopo 19 trimestri di cali consecutivi gli addetti impiegati dai cantieri tornano a crescere, facendo segnare il primo andamento positivo dalla fine del 2010 a oggi: secondo l'ISTAT, nel secondo trimestre del 2015, il numero di occupati nelle costruzioni è cresciuto del 2,3%, pari a 34mila unità in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il settore garantisce oggi 1 milione 530mila posti di lavoro, occupando 900mila dipendenti e 631mila autonomi. Entrambe le tipologie di lavoratori fanno segnare una crescita: del 2,7% i dipendenti (24mila addetti in più), dell’1,6% gli autonomi (diecimila nuove unità di lavoro).

Per maggiori informazioni su questi dati ecco il link all’articolo del Sole 24 ore: www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-09-02/edilizia-ancora-senza-crescita-063516.shtml