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Il valore di una firma

Anche perchè la “nostra firma” non è un valore solo per noi stessi, ma soprattutto per il Paese. Onoriamola, difendiamola, e centelliniamola.

Quanto vale la mia firma ? dietro questa domanda, apparentemente banale, si cela la madre di tutte le battaglie per le professioni.

Perché, in fondo, è questo segno grafico che distingue la nostra professione.

Agli occhi di un esterno potrebbe sembrare che chi ci governa abbia cercato di rafforzarne il significato, il valore, ne abbia difeso la radice assoluta: per poter apporre questa firma, un tempo, era “sufficiente" conseguire un titolo di studio e superare un esame di stato, quindi comportarsi nel rispetto di alcuni principi etici, sottoporsi ai controlli di propri pari.
Oggi l’hanno voluto “rafforzare”: per poter “firmare” occorre avere un POS, dei crediti formativi, un’assicurazione … sottoporsi ai controlli di terzi. E in cambio di questo apparente “rafforzamento” cosa ci hanno dato ? ci hanno paragonato alle lavatrici (che non hanno un prezzo minimo, vedi ultimo discorso di Marcegaglia all’assemblea generale di Confindustria) e ci hanno tolto il tariffario minimo.
 
Perché questo ? perchè non comprendono il valore della nostra firma, e noi li abbiamo aiutati in questo.
 
La nostra firma non è un semplice graffio con cui completiamo un progetto.
 
La nostra firma è una soglia. Varcata questa soglia un disegno diventa un progetto, un insieme di materiali diventa un pilastro, una trave, una fondazione, una insieme di ingranaggi diventa una macchina, uno strumento, un robot, una insieme di bit diventa una banca dati sicura, … La nostra non è una semplice firma, è un’attestazione, che consente a un edificio di diventare una scuola, e a me padre di poter mettere in tale guscio i miei figli.
La nostra firma non solo attesta che quel progetto l’abbiamo fatto noi, ma che quel progetto è sicuro, affidabile, comporta delle prestazioni, ha con sé delle garanzie.
 
Ma siamo spesso noi stessi i primi a non riconoscere questo valore: ogni volta che firmiamo un certificato energetico per 39 euro, ogni volta che accettiamo che un professionista senza titoli - ma solo un riconoscimento lobbistico di legge - possa prendere il nostro posto, ogni volta che firmiamo con una sigla, facilmente imitabile, invece di riempire con il nostro orgoglio quel tratto composto dal nome e cognome, ogni volta che accettiamo un contratto sottoprezzo (e poi con la scusa che è mal pagato gli dedichiamo poca attenzione), ogni volta che "accettiamo dei cubetti falsi", ogni volta che ci disinteressiamo della nostra rappresentanza di categoria, ogni volta che arricchiamo il nostro curriculum con crediti inutili, e accettiamo che questo possa accadere.
 
Io nel 2015 ho deciso di non maturare crediti. Ho partecipato a molte iniziative, tutte di mio interesse, ma non ho richiesto i crediti. Non ho compilato il form per i 15 crediti "esperenziali". E' uno sciopero, contro un sistema che vuole stabilire se sono un ingegnere o no sulla base di un metodo non affidabile, che non da alcun valore. Ho superato un esame di stato, eccolo qual'è il mio titolo. Ora attendo l'azione disciplinare, che attesti la mia scelta.
 
Se vogliamo che gli altri tornino a rispettare la “Nostra Firma” dobbiamo per primi rispettarla noi, senza compromessi.
E’ questo che dobbiamo chiedere ai nostri rappresentanti. Di difendere il valore di questa firma, con una serie di "fatti":  tornare alle tariffe minime, eliminare l'obbligo dei crediti, eliminare l'obbligo del POS ...
 
Perché il nostro è un lavoro diverso. Ci hanno tolto le tariffe e ci hanno imposto di fare il preventivo. Come cazzo si fa a fare il preventivo per la progettazione e la direzione lavori di un piccolo cantiere di ristrutturazione edile quando neanche il committente sa all’inizio cosa vuole, quando non conosco spesso lo stato degli impianti e quanto tempo dovrò dedicarci, quando ancora non sono state scelte le squadre (e il tempo di controllo dipende dalla scelta delle squadre!!!), non c'è un capitolato, ci sono solo io con la mia faccia a garantire che tutto sia fatto a regola d'arte.
Ma lo abbiamo accettato, molti di noi hanno detto che fosse giusto. 
 
E l’ammettere che la “nostra firma” possa continuare ad avere un valore solo se si “maturano” (come le pere e le mele …) un certo numero di crediti che possiamo raggiungere partecipando a una fiera, o a un evento che non centra nulla con la nostra formazione è una forte mancanza di rispetto per essa, per la firma del professionista.
Dobbiamo contrastare ogni iniziativa che possa in qualche modo portare la collettività a pensare che basta un corso di poche ore per progettare un struttura in zona sismica. E se qualche riforma indecente è suggerita, o addirittura imposta, da un idiota burocrate europeo dobbiamo avere il coraggio di contrastarla, perchè ne va del valore della nostra firma.
 
Anche perchè la “nostra firma” non è un valore solo per noi stessi, ma soprattutto per il Paese. 
Onoriamola, difendiamola, e centelliniamola.
 
Andrea Dari

(Il valore di una firma - riflessioni sul valore della firma dei professionisti)