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La Prima Rivoluzione Digitale e gli Immaginari Spenti nel Settore delle Costruzioni

VERSO IL MILAN ISTeA WORKSHOP AL MADE EXPO / 5
 
These technologies are, with good reason, thought to have the potential to completely transform productive labor as we know it. Intelligent algorithms and Big Data could replace qualified knowledge workers, at least partially, and inexpensive light robots are likely to be used in production environments that have so far resisted automation. And incidentally, if the driverless car ever becomes a practical reality, it will dramatically change all economic activities dependent on package delivery and small-scale transportation.

Sabine Pfeiffer
 
Nel 2011 Paul Morrell, allora Chief Adviser per il Settore delle Costruzioni del Governo Britannico, inaugurava una saga, quella degli UK BIM Level, che identificava con essa la Digitalizzazione, che ha avuto una straordinaria, quanto meritata, fortuna a livello internazionale.
Nello stesso anno, Henning Kagermann, Wolfgang Wahlster e Wolf-Dieter Lukas presentavano ad Hannover la Industrie 4.0, un'altra nozione di eccezionale successo a livello globale, questa volta inerente al Settore delle Manifatture.
A prescindere dal fatto che una sociologa di Stoccarda, Sabine Pfeiffer, ha bene messo in evidenza sia le retoriche sia le ragioni che hanno condotto a riportare la Manifattura al centro di una Grande Narrazione.
Tutto ciò per dire che, nel Nostro Paese, al di là di qualche esempio di eccellenza, quale quello offerto dalla Struttura tecnica di Missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’Alta Sorveglianza presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a fronte della Grande Trasformazione, le Rappresentanze, per prime, ma non sole, hanno preferito, nell'ultimo decennio, proporre un Racconto tendenzialmente «depressivo», improntato sostanzialmente alle categorie della Crisi, della Nostalgia, del Sostegno.
Sul versante delle Istituzioni e, di conseguenza, della Domanda Pubblica, per la verità, alcune altre grandi iniziative sono in corso, come quella legata all'Edilizia Scolastica e quella concernente la Prevenzione del Dissesto Territoriale.
In altre parole, l'enfasi riposta sui numeri drammatici della Grande Recessione ha evocato immediatamente il periodo immediatamente precedente del Sesto Ciclo Edilizio del CRESME, divenuto, perciò, riferimento da inseguire.
Al contempo, la progettualità prevalente sul lato dell'Offerta, in particolare, appariva tesa a richiedere, grazie a un supporto esterno, il ripristino delle condizioni del recente passato.
Il fatto, tuttavia, è che, in primo luogo, sarebbe stato utile analizzare rigorosamente alcuni fattori strutturali propri dell'Offerta (come l'eccessiva frammentazione, la concorrenza sleale, l'attitudine scarsamente sistemica delle catene di fornitura, e così via), oltre che, naturalmente, affrontare con categorie inedite il Settimo Ciclo Edilizio, caratterizzato dalla Economia Circolare e Digitale all'interno della Crescita delle Agglomerazioni Urbane.
La Narrazione della Crisi, dunque, per quanto motivata, ha finito per diventare un (dis)valore in se medesima, comunicando sistematicamente una Immagine Negativa, vale a dire, un Immaginario Povero.
Sarebbe, pertanto, urgente e consigliabile dismettere al più presto questo percorso di marginalizzazione: la strategia denominata Digital Built Britain, tra le altre, permette di invertire i termini del contendere, proponendo una nuova centralità, persino espansiva, del Settore delle Costruzioni, ridenominato dell'Ambiente Costruito.
In sintesi, la Grande Trasformazione (Urbana e Territoriale) propone al Settore delle Costruzioni una concezione della Cultura Neo-Industriale piuttosto sofisticata (si pensi al ruolo delle Cognitive Analytics nell'Industria 4.0 e nel relativo Piano Nazionale) che, d'altra parte, implica prospettive interessanti sulla Internazionalizzazione delle Piccole e Medie Organizzazioni Italiane.
La questione, però, è che una tale impostazione, che comporta alcuni portati irrisolti (come il rapporto che si rileva tra autonomizzazione e lavoro), non può lasciare sostanzialmente inalterato il quadro complessivo del Comparto, che rimanda alla desertificazione dei tessuti professionali e imprenditoriali, ma anche alla volontà degli operatori di conservare le strutture organizzative e gli apparati mentali esistenti.
La Riconfigurazione del Settore, a prescindere dalla Retorica dell'Innovazione, si scontra, dunque, con una riluttanza profonda del Settore a cambiare (ad esempio, in termini di Aggregazione e di Selezione) nei confronti di uno Spirito di Sistema contraddetto regolarmente dai conflitti microcorporativi.
Per questo motivo, la Narrazione e l'Immaginario appaiono davvero spenti, privi di attrattività e di fascinazione, sempre tesi a invocare Investimenti Pubblici e Privati, poco capaci di costituire un riferimento nazionale e internazionale, congelati in una sorta di attesa di una Ripresa, di un Rilancio che si vuole «timido», ma che non sempre viene forse ricercato in «luoghi» appropriati.
Ciò che si palesa come interrogativo fondamentale è se sia possibile, eventualmente a partire dalle Società Scientifiche, come ISTeA, e dalle Accademie, immaginare con le Istituzioni e con le Rappresentanze Percorsi di Trasformazione che siano realistici, ma effettivi.