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Le Industrie delle Costruzioni Europee a Passo di BIM

Significativa la correlazione del BIM con la riduzione del contenzioso, ma anche colla riduzione delle aggiudicazioni al maggior ribasso.

In attesa dell'Handbook dello EU BIM TG, delle norme ISO EN 19650, dei position paper di ACE e di EFCA, il panorama dei manifesti comunitari sul BIM si arricchisce di quelli pubblicati da EBC e da FIEC.
In merito a quest'ultimo, occorre dire che esso riporta correttamente tutti i capisaldi della dottrina più consolidata, cercando, inoltre, di collocare il BIM, definito nella sfera del Modeling e del Management, entro le politiche comunitarie di digitalizzazione (e di sostenibilità) e, in particolare, all'interno del paradigma della Smart City e in quello dell'Industria 4.0: oltre che della infrastrutturazione digitale generale del Continente.
Nel documento, che assimila il BIM a una piattaforma pragmatica (operativa: chissà perché porre l'accento su tale attributo) integrata per la gestione di grandi moli di dati, si parla ripetutamente di BIM come driver, changer, e così via, in cui, tuttavia, i quadri contrattuali siano dirimenti in termini di coinvolgimento precoce degli esecutori, ma, contraddittoriamente, in cui le fasi di aggiudicazione siano distinte.
Significativa la correlazione del BIM con la riduzione del contenzioso, ma anche colla riduzione delle aggiudicazioni al maggior ribasso.
Nel testo è molto presente il riferimento, più datato, a Construction 2020 e quello, più aggiornato, al Clean Energy Package, ma, ad esempio, non si cita il TEN-T, ma ci si domanda chi debba sopportare gli oneri e i benefici di una svolta che legislativamente è ancora raccomandativa nella UE-28, ma che FIEC, più di EBC, considera destinata alla cogenza prospettica.
Riassumere i termini del manifesto, di per se stessi sintesi del pensiero unico sul BIM, sarebbe un esercizio ozioso, anche se, ad esempio, si intravede una sorta di diffidenza nei confronti degli ICT Player, come sono denominati.
Esistono, tuttavia, due passaggi, tra i tanti, su cui merita soffermarsi, oltre ad alcuni accenni fondamentali relativi alla riqualificazione digitale delle maestranze in attività.
Il primo allude a una condizione di collaborazione e di integrazione tra gli attori della catena di fornitura che appartiene tuttora alle categorie del wishful thinking.
Sarà utile, al proposito, dare sostanza culturale e contrattuale a questo buon proposito che, tuttavia, è spesso contraddetto dalla storia plurisecolare del Settore.
Altro aspetto non banale è quello che traspare dal carattere che si vorrebbe evolutivo, anziché rivoluzionario, del fenomeno che attiene palesemente alla istanza di rappresentatività nei confronti della micro e della piccola (media per modo di dire) impresa.
L'impressione, però, è che si stia creando un digital divide tra alcuni soggetti principali dei mercati che praticano innovazione più radicale che incrementale e gli altri, polverizzati, che al massimo potranno essere «ospitati» dalle piattaforme digitali oggetto delle preoccupazioni della FFB in Francia.
La sensazione, dunque, è che, al di là del riconoscimento ufficiale del rilievo del BIM (una vera e propria consacrazione della sua «inevitabilità») e di un richiamo a una pervasiva, ma evanescente, Industria 4.0 (in Italia spesso sinonimo di iper e di super ammortamenti sugli investimenti strumentali), il cammino sia solo iniziato e che alla stagione delle promesse, dall'alto e dal basso, come riporta FIEC, dovrà seguire quella dei riscontri.
In quest'ottica, il documento di EBC appare assai realista nel sottolineare le caratteristiche strutturali del Comparto e nell'enfatizzare la gradualità propria di una Lenta Transizione, preoccupato della possibilità che si creino divari significativi.
D'altra parte, se si guarda, tra gli altri, a Bouygues, Laing O'Rourke, ViCon Hochtief, Skanska UK e USA, Strabag e Zueblin, Vinci, si comprende bene come i processi di digitalizzazione del cantiere siano avanzati, anche se rimane sempre l'incognita sul reale coinvolgimento dei fornitori e dei subappaltatori.
EBC, tra l'altro, sottolinea la necessità di semplificazione delle tecnologie e invoca l'assenza della specifica figura del BIM Manager, denotando come nella supply chain i punti di vista divergano sovente.
Insomma, per capire davvero il sentiment delle base diffusa delle micro e delle piccole imprese, come detto, soccorre il documento di FFB, che, pur citando esplicitamente il BIM, si concentra sul fenomeno della digitalizzazione à la Uber, che colpisce assai più immediatamente e nel vivo la polverizzazione strutturale del Settore.
Come la Transizione si manifesterà deciderà delle sorti della rivisitazione dell'Industria dell'Ambiente Costruito: certo è che gli ICT Player, nelle loro diverse manifestazioni, inquietano non poco gli operatori tradizionali del Comparto.
FFB cita esplicitamente Darty, Leroy-Merlin, Saint-Gobain, così come Amazon e Google (ma anche andrebbero annoverate Apple e Microsoft, tra le Over-The-Top): verrebbe da dire, altro che BIM, tanto più che Deep Learning e Artificial Intelligence sono la scommessa principale dei mercati digitalizzati.
Si apre definitivamente il mercato delle Costruzioni Digitalizzate anche in Italia: CRESME e Fondazione Symbola ne hanno ben stimato la parte imputabile a recupero, riqualificazione energetica, miglioramento sismico: col Building Information Modeling e con la Uberification?
Il Sistema delle Costruzioni Bresciano pare, francamente (di là della partigianeria), averlo compreso prima di altri, ma è una scommessa impegnativa che dovrebbe ricondurre a Sistema Territoriale le componenti professionali e imprenditoriali del mercato tradizionale, i produttori maggiormente digitalizzati, gli ICT Player, gli OTT, le Utility: una intesa velleitaria, una sintesi impossibile?
A complemento, forse, degli Smart Construction Object (SCO): la vera frontiera del cambiamento strutturale del mercato?

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