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Ma chi ti ha dato la patente ? un ingegnere

Il futuro della guida autonoma è già iniziato. SIAMO PRONTI ?

Le Tesla sarebbero già in grado di “guidare” completamente da sole. La società di Elon Musk installa su tutte le Model S e Model X, già da ottobre 2016, un sistema composto di otto telecamere in grado di fornire una visuale a 360 gradi intorno alla vettura e di coprire una distanza fino a 250 metri. Queste informazioni integrate con i dati raccolti dai 12 sonar presenti sull'auto e dal radar frontale, che è stato potenziato ed è ora in grado di riconoscere gli oggetti anche in caso di pioggia, nebbia o ostacoli che coprono la visuale, onfluiscono nel computer centrale che guiderà la vettura.

Poco più di un anno fa, Uber ha messo su strada ed a disposizione dei passeggeri le proprie auto a guida autonoma, con il progetto pilota di Pittsburgh: ma come vengono istruiti i driver di supporto e, soprattutto, le auto? L’azienda americana ha creato una falsa città, chiamata Almono, sul terreno di un vecchio stabilimento di Hazelwood, in Pennsylvania.

Nei giorni scorsi Google ha dato il via alla nascita della città del futuro:l’ha battezzata Quayside, a Toronto, dove al posto delle auto ci saranno “taxibots” e “vanbots” elettrici condivisi, che si sposteranno senza guidatore su corsie designate. Il resto dello spazio stradale sarà riservato a bici e pedoni, più che macchine.

Sono solo tre delle informazioni che evidenziano come il grande balzo della guida autonoma sia già più che iniziato.

Ma non si tratta solo di evoluzione tecnologica.

Il 7 maggio Joshua Brown ha perso la vita a causa di un incidente con la sua Tesla Model S. L’auto si è schiantata sotto il rimorchio di un Tir in autostrada vicino a Williston, Florida, mentre stava viaggiando in modalità Autopilot: secondo quanto riportato da Tesla Motors sul suo blog, il sistema di guida autonoma non avrebbe individuato il fianco bianco del rimorchio, indistinguibile dal cielo luminoso in quella situazione. La vittima era un ex militare dei corpi speciali Navy SEAL. I dati a disposizione hanno dimostrato che Joshua Brown, durante i 37 minuti precedenti l’incidente, ha interagito con il volante solo per pochi secondi ( IL VIDEO ).

Ma in questi casi di chi è la colpa ? della macchina ? del pilota ?

Il primo rapporto preliminare del National Transport Safety Board (Ntsb), pubblicato a 15 mesi dalla disgrazia, e mette fine a ogni polemica: i sistemi di bordo hanno fatto ciò che potevano ed è mancato l’intervento umano.

Ed è questo uno dei problemi principali dei sistemi di guida autonoma: le regole di ingaggio e di coesistenza con le auto guidate da umani.

Con le auto governate dai software, come stabilire le priorità di comportamento in caso di emergenza? come dovrà comportarsi un’auto a guida autonoma quando si troverà ad affrontare l’inevitabile? Quando i suoi sensori e il suo software avranno capito che non è possibile uscire da una situazione di pericolo, che scelte dovrà fare? e come sarà in questo caso regolamentato il crash con individui e mezzi ?

Per non parlare delle differenti caratteristiche di guida. Un’auto a guida autonoma può viaggiare a riflessi zero, ovvero reagire a uno stimolo in pochi millesimi di secondo. Un uomo no.  Proviamo a pensare che cosa potrà succedere se su una strada cittadina a veloce percorrenza, un pedone sul lato della strada allunga un piede per attraversare, ma poi si ferma: se l’auto a guida autonoma inchioda, il pilota che la segue con che tempi e spazi riuscirà a frenare ? E nei casi di incidente di chi sarà la colpa ? come si comporteranno le assicurazioni ? che clausole inseriranno nel contratto ?

Su questo tema il Massachusetts Institute of Technology hanno messo a punto una specie di sondaggio chiamato “Moral Machine” dove si chiede di indicare le preferenze di comportamento di un’auto a guida autonoma in una serie di situazioni “aut aut”.

Dobbiamo avere la consapevolezza che per la nostra generazione il problema più importante da affrontare non è quello di Facebook e della Social Reputation, ma quello di coesistere in un mondo in cui le macchine e robot non sono più chiuse negli stabilimenti industriali e ci affiancano nelle strade e nella vita di ogni giorno.

E non c’è solo un problema di leggi e norme stradali. Mi torna in mente una scena di "Fast and Furios 8" in cui la splendida Charlize Theron hackerizza 1000 auto a guida autonoma nel centro di Manhattan per usarle come proiettili.

C’è quindi un problema enorme di cybersecurity, di schermatura e stabilità dei sistemi, perchè non possiamo permetterci che l’interferenza di uno smartphone possa disattivare un sistema di guida autonomo. Ancora oggi devo ogni tanto spegnere il cellulare o il PC per riattivare alcune funzioni bloccate: cosa succederà quando avremo migliaia di auto che viaggiano controllate da una scheda elettronica, sensori e satelliti?

E in questo contesto appare davvero incredibile come a livello europeo non ci si stia ponendo il problema principale che sta dietro a tutta questa materia: chi potrà firmare i software, gli hardware, le reti che stanno dietro a questa evoluzione già in fase attuativa.

Un ragazzo che lavora in un garage e che sviluppa un’APP per gestire anche un solo dettaglio di questo nuovo ecosistema potrà dare le garanzie sufficiente non perchè funzioni tutto quando le cose vanno bene, ma quando c’è un problema ? e con quali capitali potrà rispondere in caso di errore ? il mondo sta cambiando, le aziende stanno evolvendo alla velocità della luce, ma i nostri politici continuano a parlare solo di rosatellum e di coalizioni. Non sono neanche capaci di fare uscire una norma tecnica in 10 anni. E continuano a guardare al problema della professione solo pensando alla concorrenza e alle tariffe, non comprendendo che se non affrontano seriamente il mega problema dei profili di responsabilità e delle competenze oggi, non domani, ci troveremo in balia del caos totale.  Lo stesso CNI punta su un sistema di certificazione delle competenze che personalmente non posso che ritenere già vecchio proprio per lo schema con qui si muove e la scarsa attenzione a quello che avviene invece nel mondo anglosassone, la vera avanguardia, su questo tema.

Siamo ciechi, muti e sordi. Siamo in un Paese in cui abbiamo paura a inserire un riferimento normativo nel decreto che dovrà introdurre il BIM nei nostri codici appalti, in cui ancora molti hanno paura dello stesso BIM e non ci accorgiamo che il BIM è solo un passaggio necessario ed ineludibile in un futuro in cui si stanno già costruendo le smart city. Ripeto, abbiamo paura del BIM e non ci accorgiamo dello TSUNAMI tecnologico che ci sta colpendo.

La sfida è questa: a chi daremo le chiavi del nostro futuro ? chi potrà rilasciare le patenti per la guida della nostra vita ?

Andrea Dari


Un ulteriore aggiornamento su questo argomento sarà possibile averlo durante gli eventi “La rivoluzione digitale del costruire - BIM: Innovazione impiantistica e progettazione” che si terranno a Milano alla Fiera Milano Rho, dal 15-17 novembre 2017.

Si tratta di tre eventi, che si svolgeranno nei pomeriggi del 15, 16 e 17 novembe, e che si occuperanno dell’applicazione del BIM, del BMS e del problema della security collegato alla digitalizzazione dei processi della progettazione e costruzione edile nonché della gestione degli immobili. Parteciperanno importanti esperti da tutta Italia, tra cui lo stesso Ing. Baratono.

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