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CIPU: on line il documento strategico sugli indirizzi per le poliche urbane

Pubblicato sul sito del Ministero della Coesione Territoriale il documento “Metodi e Contenuti sulle Priorità in tema di Agenda Urbana"

È stato messo on line, sul sito del Ministero della Coesione Territoriale il documento “Metodi e Contenuti sulle Priorità in tema di Agenda Urbana” sugli indirizzi per una politica nazionale per le città.

Predisposto nell’ambito del Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane (CIPU – previsto dall’articolo 12 bis della Legge 134/2012), il documento è stato promosso dal Ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca e si avvale dei contributi del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca Francesco Profumo, del vice-Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Mario Ciaccia, dei Sottosegretari Giovanni Ferrara (Ministero dell’Interno) e Vieri Ceriani (Ministero dell’Economia e Finanze), dei rappresentanti dei Ministeri dell’Ambiente, del Lavoro e degli Affari Regionali, del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, delle Regioni, delle Province e dell’ANCI.

Il testo è stato elaborato partendo dalle azioni delle Amministrazioni interessate e tenendo conto delle diverse dimensioni urbane (aree metropolitane, grandi e medie città, sistemi di comuni) e delle specificità del Mezzogiorno e delle Aree interne. Sono evidenziati i punti di forza, criticità e priorità operative, descrivendo una traccia di metodo e di contenuto sulle priorità per una possibile Agenda Urbana che possa integrare i diversi livelli di governo, le politiche settoriali, le risorse finanziarie ordinarie e comunitarie.

In particolare, il documento articola possibili soluzioni per superare la sovrapposizione/contrapposizione tra politiche ordinarie e politiche aggiuntive, anche sulla base del documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014-20”, presentato in Consiglio dei Ministri lo scorso dicembre, con particolare riferimento all’Opzione strategica “Città”.

«Con due brevi e intense riunioni – spiega Fabrizio Barca - il Cipu, voluto dal Parlamento, ha predisposto un documento che può aiutare il prossimo Governo a impostare quell’agenda urbana indispensabile perché il Paese ritorni allo sviluppo. Grazie ai contributi di tutti i Ministeri e di Comuni, Provincie e Regioni, sono stati messi a fuoco i limiti dell’ “urbanistica negoziata” che ha visto per anni i Comuni in posizione contrattuale svantaggiosa; si è evidenziata la necessità di interventi per incentivare l’edilizia di sostituzione, migliorarne la qualità e adattarla alle mutate dimensioni ed esigenze delle famiglie, assicurando condizioni minime di sicurezza».

 

Sintesi del documento “Metodi e Contenuti sulle Priorità in tema di Agenda Urbana”.

Il documento del Cipu dedica ampio spazio ali aspetti legati alla riqualificazione urbana e allo sviluppo delle città nella premessa che “la sfida principale che si presenta per la politica delle città è determinata dalla necessità di promuovere una inversione di tendenza del rapporto espansione/riqualificazione.
Necessità molto spesso denunciata, ma che ha stentato ad affermarsi nei fatti concreti. Perché questo possa avvenire, è necessario rendere vantaggioso, per gli addetti ai lavori e per i cittadini investire, anche con vantaggi finanziari, sulle politiche di mantenimento e miglioramento della città costruita, piuttosto che sulla realizzazione di nuove edificazioni


Tra le azioni da porre in essere come prioritarie il documento indica, in via esemplificativa:
· la gestione del patrimonio edilizio pubblico e privato attraverso politiche tendenti all’ottimizzazione del suo uso;
· l’incentivazione dell’edilizia di sostituzione;
· politiche di miglioramento della qualità edilizia, tenuto conto dell’epoca di costruzione e dei materiali impiegati, soprattutto con riferimento all’immediato periodo post bellico.


Nell’ottica del conseguimento di tali azioni nel documento si ipotizza di incentivare gli interventi di ristrutturazione “con le stesse modalità previste dal Dl 22 giugno 2012 n. 83, che prevede che fino al 30 giugno 2013, la percentuale del 36% per le ristrutturazioni aumenta al 50% e l’importo massimo di spesa per ogni unità abitativa sale da 48.000 a 96.000 euro. Un’attenta riflessione potrebbe essere sviluppata, inoltre, con riferimento al rapporto tra miglioramento della qualità del patrimonio edilizio e conseguente riduzione dell’ammontare dei premi assicurativi in essere, che potrebbe essere destinato ad abbattere in parte il costo degli interventi”.

Il documento, partendo dalla constatazione dell’attuale crisi dell’urbanistica e della sua incapacità di dare risposte convincenti alla necessità di modernizzazione della città, concentra poi le sue riflessioni sull’opportunità di elaborare una legge nazionale di governo del territorio. “La legge è importante non solo per l’espansione (oramai recessiva), ma soprattutto per il riuso e il recupero del costruito all’interno dell’abitato. In questa stessa logica, un’altra evidente necessità da affrontare è la disciplina dei rapporti tra i piani settoriali, deputati a interessi differenziati (soprattutto piano paesaggistico e piano di bacino), ed i piani propriamente urbanistici, di carattere generale, che si sovrappongono senza una chiara gerarchia e senza una precisa distinzione dell’oggetto (es.: il piano paesaggistico disciplina anche le zone degradate e il piano regolatore può tutelare anche il paesaggio).

La riqualificazione urbana va affrontata con un approccio attento anche alla gestione sociale delle politiche abitative, attraverso l’incentivazione dell’edilizia sociale che dovrà essere articolata in relazione ai diversificati fabbisogni espressi dalla popolazione”.
In questa direzione si ipotizza “un programma di ristrutturazione e riconversione del patrimonio pubblico obsoleto e non utilizzato, realizzato in chiave di miglioramento delle complessive prestazioni (funzionali, energetiche, statiche) dell’edificio, che consentirebbe di immettere sul mercato un’offerta alloggiativa, adeguata agli standard attuali, sotto il profilo tipologico-edilizio,energetico e a basso costo di gestione, funzionale ai bisogni della domanda sociale. Le suddette necessità impongono di verificare la fattibilità di rapportarsi con il settore privato e con le banche per implementare diverse e nuove modalità di finanziamento (formule di microcredito, garanzie per la morosità, accompagnamento finanziario per interventi di rigenerazione urbana).”

Nelle proposte conclusive si afferma come sia necessario, per rendere le città italiane più vivibili e competitive, “dare sistematicità agli interventi di manutenzione e riqualificazione urbana. A questo fine devono essere individuate non soltanto partite finanziare da investire ma anche procedure più tempestive ed efficaci rispetto a quelle attualmente definite per gli investimenti infrastrutturali in sede CIPE, senza, però, cadere nell’eccezionalità e nella elusione delle garanzie, attraverso procedure derogatorie che non hanno mai dato buona prova di sé in un Paese che ha un significativo deficit di etica pubblica”.

La qualità urbana rappresenta un campo di intervento vasto, che necessita di un approccio integrato che tenga conto dei molteplici aspetti che la caratterizzano quali l’ambiente, la società, l’economia”.

E’ quanto mai necessario, prosegue infine il documento, che venga impostata, a livello centrale, una “politica ordinaria delle città a cui debbono partecipare e contribuire, sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio, le Amministrazioni centrali dello Stato impostando, ognuna per quanto di competenza, una propria capacità di intervento nei comparti che producono servizi essenziali, quali salute e scuola, ma anche servizi sociali, di trasporto, ricreativi, di innovazione e ricerca, di sviluppo di impresa, di manutenzione del territorio, ecc., che si affianchino alle possibili azioni pubbliche aggiuntive da finanziare con i fondi comunitari 2014-2020.”

Fonte: Ministero della Coesione Territoriale

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