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COSTRUZIONI: presentati i dati ANCE, nubi su 2016 e 2017, serve un impegno del Governo

Il settore dell’edilizia rappresenta un quarto della forza lavoro in Italia, ed è un moltiplicatore per l’economia e il lavoro. Un miliardo investito in costruzioni crea 15.000 nuovi posti di lavoro e ha una ricaduta complessiva sull’intera economia per 3,5 miliardi.

E’ il settore più collegato con gli altri sistemi industriali: su 36 settori economici che compongono l’economia, 31 sono fornitori delle costruzioni.
Gli investimenti in costruzioni rappresentano solo il 2% delle importazioni ogni anno acquistate dall’economia italiana: ecco perchè le costruzioni sono una risorsa autogena per l’economia.

Non solo, le imprese italiane nel 2015 hanno acquisito commesse all’estero x 10 miliardi, con una crescita di fatturare nel decennio 2004-2014 del 14,5%.

Malgrado tutti questi effetti positivi che le costruzioni sono in grado di generare, dobbiamo registrare che le costruzioni sono all’ottavo anno di crisi.

Perso dal 2008 il 34,9% degli investimenti in costruzioni. Nel nuovo residenziale si è registrata una perdita del 61% degli investimenti. L’unico comparto che ha avuto una crescita è quella della riqualificazione, che è cresciuta dal 2008 del 20%.

Gli effetti di questa situazione li vediamo riflessi nell’occupazione: persi 850.000 posti di lavoro, 100.000 imprese. Le imprese piccole con un numero di addetti compreso tra il 10 e i 49 addetti sono diminuite del 40,1%.

Occorre una politica industriale quindi che sappia accompagnare una ristrutturazione e riorganizzazione del settore.
Per quanto riguarda il mercato nel 2007 i 4 comparti - non residenziale privato, non residenziale pubblico, altro nuovo e manutenzione straordinaria pesavano tutte per circa il 25%. Ora la manutenzione straordinaria pesa per il 37%.

Ci sono segnali positivi sulle compravendite: dai 403.ooo del 2013 si arriverà a circa il i 500.000 del 2015, anche se riguardano soprattutto l’usato. In ogni caso è un segnale positivo perchè testimonia un ritorno di interesse per le banche a finanziare questo tipo di attività. Peraltro è uno dei settori a minore rischio finanziario.

Purtroppo ancora poca attenzione delle banche a finanziare le attività delle imprese.
Anche per quanto riguarda i bandi purtroppo gli indicatori sono negativi. Dopo il crollo dal 2005 (42 miliardi di investimenti) al 2013 (17 miliardi), e la leggera crescita del 2014 e 2015, i primi sei mesi del 2016 registrano un nuovo calo. Sicuramente ha inciso in questo senso l’introduzione del nuovo Codice degli Appalti, come lo testimonia il crollo dell’80% di bandi nel mese di maggio. Rimbalzo di giugno, ma solo grazie agli investimenti sulla banda ultralarga, altrimenti anche giugno sarebbe in negativo, in particolare nei bandi dei comuni.

Eppure le condizioni per una crescita c’erano tutte: grazie alla clausola europea per gli investimenti pubblici e il superamento del Patto di stabilità interna (che da sola aveva generato una crescita al nord del 16%).

Quali previsioni quindi sulle potenzialità del sistema delle costruzioni di reagire alla crisi: per il 2016, con la nuova situazione si dovrebbe arrivare a una crescita dello 0,3% appena, e una nuova perdita dell’1,2% per il 2017.

Quali proposte quindi: ANCE chiede di creare un transitorio all’applicazione del nuovo Codice degli Appalti, stabilizzazione degli incentivi sulle riqualificazioni e, in particolare, per gli edifici di grande dimensione, eliminazione delle norme che rendono impossibili gli interventi di riqualificazione urbana e l’agevolazione per la permuta di edifici a favore di immobili con migliori qualità energetiche, proroga per altri 3 anni della detrazione IRPEF per l’IVA.

Se queste proposte venissero recepite, si potrebbe avere un 2017 con una crescita dell’1,1%, con riflessi soprattutto per il comparto abitativo.