Evoluzione della professione di ingegnere e degli organi di rappresentanza
Una riflessione sull'esigenza di una rappresentanza di tutti gli Ingegneri Italiani, liberi professionisti e dipendenti
L’ingegnere italiano riveste un ruolo sempre più importante nella nostra società sempre più tecnologica: da questo, però, non ne consegue il riconoscimento che gli spetterebbe. Tale insoddisfacente risultato si riscontra, sia nella sua attività svolta come Libero Professionista che come Dipendente. Nel prenderne atto, è facile attribuirne le cause alla sua scarsa capacità di auto promozione, ma anche alla inadeguata rappresentanza istituzionale e politica della categoria.
L'Ordine degli Ingegneri: compiti e finalità
L’unico soggetto che rappresenta gli Ingegneri in Italia attualmente è l’Ordine, un ente pubblico istituito nel 1923 (Legge n. 1395/1923) che opera sotto la vigilanza del Ministero di Grazia e Giustizia e riguarda, però, solo gli ingegneri che esercitano la libera professione.
Sono evidenti ed in parte ancora attuali, le ragioni che portarono ad istituire questo ente: garantire il cittadino sulle competenze degli ingegneri e sulla correttezza del loro comportamento professionale, considerata la asimmetria culturale/conoscitiva fra loro e il cliente.
L’ ingegnere professionista è soggetto, quindi, ad una sorveglianza sulla sua condotta, nell’interesse della collettività, da parte di un ente pubblico, l’Ordine appunto, ed è passibile di sanzioni nel caso siano riscontrati comportamenti non corretti: sia riguardo alla competenza e correttezza professionale nello svolgimento della sua attività, che ai rapporti tenuti con l’Ordine, con i clienti, con i colleghi e con le istituzioni.
Tutto questo è andato avanti dalla introduzione dell’Ordine fino ai giorni nostri, senza cambiamenti significativi e secondo la sua mission e cioè tenere aggiornato l’albo degli iscritti e quello appunto di monitorare la correttezza dei comportamenti dei professionisti secondo quanto previsto dal codice deontologico che detta le regole da rispettare.
Il mondo, quasi in un secolo dalla istituzione dell’Ordine, è cambiato profondamente, si è verificata, infatti, soprattutto negli ultimi decenni, una costante innovazione tecnologica che ha determinato una grandissima crescita economica con conseguente sviluppo della società.
Un ente, fondato all’inizio del secolo scorso, non può continuare o iniziare, con tutta la buona volontà, a rappresentare gli Ingegneri Italiani che sono stati fra i principali artefici di questo profondo cambiameno della economia e quindi della nostra società.
Gli iscritti agli Ordini Ingegneri
Dai dati che rappresentano gli iscritti all’Ordine degli Ingegneri, emerge che oltre la metà di essi svolge la propria attività con un rapporto di lavoro subordinato e quindi senza avere l’obbligo della iscrizione all’albo, non dovendo effettuare prestazioni professionali.
La ragione di un numero così elevato di iscritti, con un rapporto di lavoro pubblico o privato, si può ritenere sia dovuta sia al fatto che non ci sono altri organi rappresentativi della categoria e/o che si possano comunque trovare nell’Ordine opportunità che giustificano la loro iscrizione come per esempio: confronto con i colleghi nelle varie commissioni tematiche, nella formazione, nella consulenza legale/assicurativa che l’Ordine può offrire.
Rimane comunque ineludibile e inderogabile l'esigenza della rappresentanza di tutti gli Ingegneri Italiani che potrebbe trovare nell’Ordine, dopo una sua profonda riforma, il riferimento anche di quelli dipendenti e quindi di tutta la ingegneria Italiana.
Una alternativa potrebbe essere la individuazione di un nuovo soggetto rappresentativo degli Ingegneri dipendenti che potrebbe perfino essere meglio modellato sulle esigenze di questa parte dell’ingegneria; questa scelta porterebbe, però, ad una drastica riduzione del potenziale che l’intera categoria può esprimere se unita.
I medici rappresentano un esempio di come si possa raggiungere tale risultato, con evidente successo di tutta la loro categoria; un medico ovunque opera ha uno status che prescinde dalla modalità con cui esercita la professione: libera o come dipendente.
Il problema della rappresentanza che affligge la nostra categoria si va invece aggravando, se consideriamo che fra i neolaureati il numero di coloro che si iscrivono all’Ordine si va continuamente assotigliando, siamo infatti a percentuali anche inferiori al 10% e questo è una evidenza di come l’Ordine non rappresenti per i giovani Ingegneri una attrattiva e/o una opportunità.
Gli ingegneri iscritti agli Ordini sono comunque ancora tanti, si calcola infatti che ad oggi siano sui 220.000, di cui circa un terzo sono iscritti ad INARCASSA e che quindi esercitano la Libera Professione. Gli altri hanno una diversa copertura previdenziale, presumibilmente riconducibile all’INPS. La maggioranza degli iscritti all’albo, quindi, esercita la propria attività con un rapporto di lavoro dipendente.
Si stima, inoltre, che almeno altri 300.000 laureati in ingegneria non siano iscritti all’Ordine e che quasi certamente abbiano un rapporto di lavoro subordinato. La situazione in cui si trovano gli Ingegneri è ben rappresentata da questi dati, il loro destino dipenderà quindi dalla capacità che avranno di prendere in mano il loro futuro.
L’Ordine non è un sindacato e non lo può diventare. Però non può continuare a non sentire la esigenza di rappresentare tutta l’ingegneria italiana almeno da un punto di vista organizzativo e politico.
Ingegneri liberi professionisti e ingeneri dipendenti: pari opportunità?
Il Decreto Legislativo del 6 Novembre 2007 N° 206 che ha recepito la Direttiva Comunitaria 2005/36/CE, potrebbe consentire di avviare a soluzione i principali problemi che riguardano gli Ingegneri, non iscritti all’Ordine, e buona parte di quelli già iscritti con un rapporto di lavoro dipendente.
Questo decreto ha definito, infatti, come “professione regolamentata” quella il cui esercizio è consentito solo a seguito di iscrizione in Ordini e Collegi riconosciuti in uno dei Paesi dell’Unione Europea.
Se l'iscrizione agli Ordini è subordinata, come del resto è, al possesso di qualifiche professionali o all’accertamento di specifiche esperienze e conoscenze, il rapporto di lavoro dovrebbe essere regolato in conseguenza di tali competenze trovando per l’interessato una collocazione ed un riconoscimento anche economico adeguato, ovunque svolga la sua attività lavorativa.
E’ quindi necessario riconoscere delle riserve nell’esercizio della attività dell’Ingegnere, riconoscendole come attività regolamentate, che prevedano l’iscrizione obbligatoria dell’Ingegnere all’Ordine e questo comporti che ne siano tutelate le sue prerogative anche con un adeguato riscontro contrattuale ed economico.
E’ evidente che assume un'importanza fondamentale il rispetto del codice deontologico. Esso dovrà sempre più diventare un riferimento unificante degli Ingegneri Liberi Professionisti e Dipendenti, quale riferimento dei loro comportamenti ancora prima dei loro doveri verso le amministrazioni pubbliche o private di appartenenza.
Chi sono gli ingegneri iscritti all’Ordine come dipendenti
Il gran numero di dipendenti iscritti all’Albo, appartiene a due grandi famiglie, quella dei dipendenti pubblici e quelli dell’industria.
GLI INGEGNERI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Nelle pubbliche amministrazioni gli ingegneri esercitano, quasi sempre, attività regolamentate per le quali è spesso obbligatoria l’iscrizione all’Ordine.
La disciplina del lavoro in Italia, per quanto attiene le “professioni regolamentate” non si è allineata alla direttiva comunitaria 2005/36/CE.
Come ricordato all’art. 2 di tale Direttiva, recepita dal 6 Novembre 2007 N° 206, infatti, prevede le norme, finalizzate a garantire e sorvegliare, nell’interesse dei cittadini, lo standard qualitativo dei professionisti intellettuali, come lavoratori dipendenti o indipendenti, nell’esercizio di una professione regolamentata.
Di conseguenza tutte le Amministrazioni pubbliche avrebbero dovuto prevedere uno specifico ruolo professionale con contratti tipici previsti per gli Ingegneri dipendenti.
GLI INGEGNERI DOCENTI
Gli Ingegneri docenti si distinguono tra quelli presenti negli istituti tecnici e professionali e i docenti universitari. Gli Ingegneri docenti negli Istituti tecnici e professionali svolgono un ruolo molto importante per le conoscenze pratiche che possono trasmettere agli studenti, anche in virtù della loro esperienza professionale, ma non hanno alcun riconoscimento nemmeno economico. Gli Ingegneri docenti presso la Università sottostanno a regole specifiche previste dal loro particolare inquadramento previsto dal MIUR.
INGEGNERI DEL COMPARTO PRIVATO
Nel comparto privato gli ingegneri esercitano, prevalentemente, attività non regolamentate per le quali non è obbligatoria l’iscrizione all’ordine. La situazione è comunque molto articolata e complessa ed è necessario un serio quindi approfondimento. Sono sempre di più i neolaureati che iniziano il loro percorso lavorativo in aziende private dove svolgono le mansioni più disparate.
L’ingegnere viene spesso inquadrato come “impiegato” secondo il contratto di lavoro che si applica alla specifica azienda. La posizione del neossunto, così come il suo livello retributivo, viene definito a seguito di trattativa tra l’azienda e l’Ingegnere, che ha purtroppo un modesto potere contrattuale, senza alcuna tutela e senza riferimento al suo curriculum formativo.
La riforma degli Ordini
Il presupposto per l’intervento degli Ordini a tutela degli ingegneri dipendenti nel privato è che essi svolgano attività riservate!
E’ evidente che ogni ipotesi di cambiamento deve essere considerata nell’ambito di una riforma delle professioni verso la quale occorre orientare le attenzioni di tutta la categoria.
La necessità di una riforma pare avvertita, anche da chi è iscritto all’Albo e svolge la libera professione, e spesso non riesce a riconoscersi in un Organo che li dovrebbe rappresentare, ma che fatica sempre più a farlo in un contesto profondamente cambiato negli anni.
Si avverte, infatti tra l’altro, un'insufficiente tutela delle competenze e la mancanza di un incisivo intervento nella definizione dei programmi formativi dei corsi universitari.
Per potere proporre ed ottenere l'approvazione di una riforma occorre sensibilizzare il mondo politico ed istituzionale e fare in modo che disciplini contestualmente sia la professione esercitata liberamente, sia quella esercitata in un rapporto di lavoro subordinato. E’ altresì necessario pensare ad un nuovo modo di essere e di fare percepire la figura dell’Ingegnere anche all’opinione pubblica.
Una futura riforma dovrebbe prevedere per gli Ingegneri dipendenti almeno:
- la definizione del loro stato giuridico;
- i pricipali aspetti contrattuali nei rapporti di lavoro;
- la possibilità dell’Ingegnere di alternare periodi di libera professione e con rapporto di lavoro subordinato senza difficoltà di ricongiunzione di periodi contributivi previdenziali;
- aumentare le attività riservate.
Come modello organizzativo dell’Ordine si potrebbe pensare anche alla previsione di due albi: quello dei Liberi Professionisti e quello dei Dipendenti con la possibilità della doppia iscrizione e quella del passaggio da un albo all’altro, dando vita ad “organismo unitario di rappresentanza dell’Ingegneria italiana”