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Finiture superficiali del calcestruzzo per PAVIMENTAZIONI ACCESSIBILI

Data di pubblicazione originale dell'articolo: 5/6/2015


Differenti modelli di mobilità per differenti prestazioni d'uso del piano di calpestio

Studi recenti sulla propriocezione e sulla postura nel camminare hanno ribadito, qualora ce ne fosse bisogno, quanto le caratteristiche superficiali e geometriche del piano di calpestio possano contribuire ad una sensibile alterazione della dinamica del passo, con conseguenze negative sulla deambulazione degli utenti: troppo spesso infatti, nella scelta della finitura estradossale, si tiene poco in considerazione lo stress a cui sono sottoposte le articolazioni subtalare, propria del piede, e tibio-tarsica, propria del piede-gamba, sollecitate diversamente a seconda del tipo di pavimentazione .
Prescindendo da considerazioni inerenti il supporto, le cui caratteristiche contribuiscono senz'altro alla determinazione di una pavimentazione posata a "regola d'arte", si vuole porre l'attenzione sui rivestimenti che concorrono a determinare una buona percorribilità, condizione che definisce la qualità del camminare in rapporto alle sensazioni di sicurezza e comfort, limitando al contempo disagi o incidenti .
E' necessario, al fine di un'adeguata scelta del rivestimento, considerare fattori di natura strettamente tecnico-progettuale, se legati alle caratteristiche geometriche, fisico-meccaniche e prestazionali del pavimento (dimensioni, resistenze, durabilità...), e di natura socio-progettuale, se legati all’eterogeneità dei fruitori, diversi per abilità fisiche e cognitive (persone con limitazioni motorie o sensoriali, bambini, anziani, ...), per caratteristiche comportamentali, per abitudini e per stili di vita (persone iperdinamiche o distratte, pendolari e utenti che camminano per svago).
Il tentativo di combinare i fattori tecnico-progettuali con quelli socio-progettuali, al fine di definire una "pavimentazione accessibile", è risultato negli anni vano, come dimostra il panorama normativo tecnico, italiano ed internazionale, nel quale l'aggettivo accessibile non compare mai accanto al sostantivo pavimentazione; l'apparato legislativo mette in evidenza quanto la buona qualità del camminare dipenda, quasi esclusivamente, dalla sicurezza delle pavimentazioni, trascurando gli aspetti relativi alla variabilità dell'utenza e alla comodità d'uso.
E' utile infatti notare come il D.M. 236/89, nel fornire le prescrizioni tecniche ai fini del superamento e alla eliminazione delle barriere architettoniche, si limiti a raccomandare pavimentazioni antisdrucciolevoli realizzate con materiali il cui coefficiente d'attrito radente superi il valore 0,40 per elemento scivolante cuoio/gomma su pavimentazione asciutta/ bagnata. Le ulteriori precisazioni offerte dal Decreto, inerenti dislivelli massimi consentiti o risalti e giunti ammissibili, certamente non forniscono altri parametri in grado di indirizzare il progettista nella scelta del materiale che assicuri all'utenza una comoda e sicura fruizione, alla committenza vantaggi in termini di economicità e di durabilità.
La norma che definisce le prestazioni di una pavimentazione, a prescindere dal materiale con cui il rivestimento è realizzato, è la UNI 7999 del 1979 in cui i requisiti sono espressi attraverso l’azione esercitata sulla pavimentazione e l’effetto riscontrato da tale azione sulla pavimentazione e in taluni casi sull’ambiente o sull’utente. Nelle altre norme prestazionali, presenti nel panorama europeo con la sola eccezione del D.M. 236/89, le caratteristiche di una pavimentazione per esterno vengono riferite al materiale impiegato : ciò induce i committenti e i progettisti a scegliere prima il materiale costituente la pavimentazione, in funzione di decisioni legate alla destinazione d'uso, all'aspetto estetico e/o economico, e a verificare, in un secondo momento, quali sono i requisiti posseduti.
Il Decreto risulta inoltre poco incisivo sulle caratteristiche tecniche dei sistemi tattilo-plantari di utilizzo nei percorsi per non vedenti ed ipovedenti; ciò ha creato negli ultimi anni l'adozione contemporanea di due sistemi di orientamento: il collaudato, e oggi criticato, Loges, e il nuovo, non immune da critiche, Vettore. Non entrando in merito né sulle critiche rivolte al primo - ridondanza del numero e della tipologia di codici utilizzati, scarsa idoneità della percepibilità tattilo-plantare - né sulle polemiche rivolte al secondo - risalti superiori ai 2 mm ammessi per legge, rischio di distorsioni o sensazioni di instabilità nella percorrenza - si vuole porre l'attenzione su come, durante la deambulazione, il peso del corpo, indirettamente tramite le superfici di bastoni, tacchi o ruote, o direttamente attraverso la pianta dei piedi, venga scaricato sulla pavimentazione, la quale deve essere in grado di restituire all'utente sensazioni di stabilità, di equilibrio, di sicurezza, di comodità e di comfort. Tali riposte dovranno essere fornite, in egual misura e con la stessa risolutezza, ai molteplici modelli di mobilità di utenza così da percorrere pavimentazioni con prestazioni d'uso congrue alle loro esigenze.

All'interno dell'articolo anche la valutazione (in riferimento all'accessibilità) delle diverse pavimentazioni in calcestruzzo. Continua a leggere scaricando il pdf.