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Il FUTURO in cui CREDIAMO: IDEE e SPUNTI PROGRAMATICI x L’AZIONE del PROSSIMO CNI

A firma di:

Ing. Piergiorgio Borgonovo
Ing. Simone Bistolfi
Ing. Luca Radice
Ing. Daniela Gulfrè
Ing. Elena Meinero

IL FUTURO IN CUI CREDIAMO
IDEE e SPUNTI PROGRAMATICI PER L’AZIONE DEL PROSSIMO CNI


Premessa
Sono trascorsi più di novant’anni da quando in Italia sono stati istituiti e regolamentati gli “Ordini” degli Ingegneri e degli Architetti. In questo periodo storico sono avvenute e stanno avvenendo mutazioni, innovazioni, migrazioni bibliche, trasformazioni socio-economiche e culturali, sconvolgimenti politici e sociali, progressi della scienza e della tecnica, inimmaginabili e impensabili solo un secolo fà. In questi ultimi 90 anni il mondo ha subito una tale accelerazione nella sua modernizzazione che ha determinato uno straordinario cambiamento epocale, aperto verso il futuro ad orizzonti ancor più frenetici e imprevedibili.

E’ con questa attualità che, oggi, noi Ingegneri Italiani dobbiamo confrontarci e dobbiamo riflettere sul nostro ruolo e sulle motivazioni della nostra presenza nel contesto socio-economico-culturale che ci è dato da vivere. Non possiamo più sfuggire dall’affrontare le questioni che ci interrogano ormai da tempo e che rappresentano l’insieme dei problemi la cui risoluzione condiziona e determina le conseguenti scelte di prospettiva e di azione della nostra Categoria. Tra tutte diventa fondamentale la questione relativa alle modalità con le quali potremo esercitare il nostro lavoro. E la questione è: “ha ancora senso oggi l’esercizio della attività professionale dell’Ingegnere intesa come erogazione di una prestazione intellettuale, individuale, personale, qualificata, libera e indipendente? Può avere ancora futuro, nell’attuale contesto socio-economico e culturale, la figura dell’Ingegnere libero professionista, singolo e/o associato? Perché è dalla risposta che intendiamo dare a questo quesito che potremo individuare le conseguenti iniziative da attuare adeguando e rinnovando la nostra Organizzazione Ordinistica (CNI in primis).

E’ da come pensiamo di rispondere a questo interrogativo “esistenziale” che capiremo se dovremo combattere una battaglia,
difficile e per niente scontata, contro tutti quei poteri forti (economici, politici, imprenditoriali, ecc.) che, da tempo, stanno cercando di appropriarsi della nostra attività asservendola ai propri interessi. Fortissimi gruppi di interesse economico che, premendo sulle autorità politiche, vogliono trasformare “il lavoro professionale in lavoro di impresa”. Da qui derivano i diversi provvedimenti particolarmente vessativi e punitivi verso il mondo professionale (eliminazione dei minimi tariffari, diseguale concorrenza con le Società di Ingegneria, obbligo del POS, applicazione dalla normativa ANAC agli Ordini, ecc.). Ci hanno
provato con la recente “Riforma delle Professioni” (Decreto Legge 138/2011, DPR 137/2012, ecc.) che, pur con qualche necessario sacrificio (obbligo della formazione continua, dell’assicurazione, ecc.), abbiamo saputo gestire in termini onorevoli e accettabili. Ci stanno riprovando ancora (vedi art. 31 del Decreto sulla Concorrenza, vedi nuovo Codice degli Appalti, ecc.).

Dobbiamo decidere se credere ancora nel valore culturale e nella utilità della attività professionale dell’Ingegnere nel contesto della nostra realtà sociale (così variegata, multiforme e composita), oppure se riteniamo che tale ruolo non abbia più senso e
lasciamo che le cose vadano per il loro verso apprestandoci ad accettare una realtà futura in cui i nostri giovani ingegneri diventeranno impiegati e dipendenti delle Imprese e delle Società di Servizi. Se, come speriamo, daremo una risposta positiva alla prima ipotesi, allora dobbiamo davvero cambiare il modo di confrontarci con il Potere Politico, con il Potere Economico e con l’Opinione Pubblica.

Dobbiamo cambiare strategia: va bene il dialogo ed il confronto ma a condizione che sia alla pari. Se occorre, dobbiamo alzare la nostra voce. E’ ora di dire e di far capire, con ogni mezzo utile e legittimo, che noi al gioco non ci stiamo più!

Ma per poter fare questo è indispensabile riformare radicalmente e profondamente la nostra organizzazione ordinistica.
Dobbiamo elaborare, proporre e far deliberare dal Parlamento una vera e propria “RIFORMA DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI e DEL CNI”.

A nessuno può sfuggire la profonda e irreversibile modificazione genetica subita dagli Ordini Provinciali (Legge 24.07.1923 n. 1395) e dal CNI (Regio Decreto 23.10.1925, n. 2537) avvenuta nello spazio temporale intercorso dalla data della loro istituzione fino ai tempi attuali.

E’ del tutto evidente che sia gli Ordini Provinciali che il CNI “oggi” sono investiti da una molteplicità di compiti, funzioni e competenze certamente non prevedibili novant’anni fà e conseguenti agli accresciuti bisogni degli iscritti nel tenere il passo con l’inarrestabile progresso della Scienza e della Tecnica e con la sempre maggiore complessità della società moderna.

Oggi gli Ordini e il CNI, oltre a far adempiere i propri iscritti agli obblighi imposti dalle più recenti normative (Formazione Obbligatoria, Anagrafe CFP, Assicurazione, Trasparenza, Protocollo Informatico, Tirocinio, Consigli di Disciplina, Albo Unico Nazionale, Pec, Firma Digitale, Pos, disciplinari preventivi, ecc., ecc.), sono costretti a rispondere in modo efficace ed intelligente alle loro necessità, attrezzandosi per svolgere un ruolo di “servizio”, “consulenza”, “assistenza” e “supporto” dell’intera Categoria degli Ingegneri (liberi professionisti e non). Oggi i nostri Ingegneri, con giusta esigenza, pretendono che i loro Ordini (e il loro CNI) diventino enti erogatori di servizi, facilitatori di opportunità di aggiornamento e di lavoro, garanti della
tutela dei loro diritti e delle loro aspettative.

Dobbiamo interrogarci se queste attività sono indispensabili ed essenziali per lo svolgimento della attività dell’ingegnere. Dalla risposta a questa domanda deriva il grado di urgenza di riforma del sistema ordinistico. Tanto più che nonostante i più recenti interventi legislativi avvenuti, sia per quanta riguarda le modalità di elezione dei Consigli (DPR 169/2005), sia per quanto attiene alla “Riforma delle Professioni” (Decreto Legge 138/2011; Legge 183/2011; Decreto Legge n.1/2012; Legge 134/2012 e DPR137/2012), nessuna norma è intervenuta per adeguare gli Ordini e il CNI alle nuove necessità.

Così come hanno fatto altre categorie di professionisti (vedi Commercialisti e Ragionieri) è ora che anche gli Ingegneri propongano una riforma del proprio Ordine e del CNI.

Non dobbiamo aspettare che lo faccia il potere politico che, non conoscendo le nostre problematiche, rischia di emanare norme che poi non ci soddisfano e che non corrispondono alle nostre aspettative.

Deve essere uno dei compiti fondamentali del futuro CNI, al termine di un percorso severo di approfondimento e di ricerca sull’argomento, mettere mano alla predisposizione di una proposta legislativa valida e convincente da sottoporre alla approvazione del Governo e del Parlamento.

Indicazioni Programmatiche
Per poter dare attuazione alle prospettive delineate nella premessa, molti sono gli impegni e le iniziative che il prossimo CNI dovrà programmare ed attuare e tra queste, qui di seguito e in modo sintetico, ne indichiamo alcune particolarmente importanti:

#riforma degli Ordini e del CNI: e’ indispensabile predisporre una proposta di riforma efficace ed intelligente degli Ordini Provinciali e del CNI che, alla luce delle moderne esigenze, consenta loro quel salto di qualità e di efficienza necessario per poter svolgere quel ruolo di “servizio”, “assistenza”, “supporto”, consulenza e “rappresentanza” che l’intera categoria degli Ingegneri (liberi professionisti e non) e la società civile reclama e si aspetta. In questa proposta di riforma va aggiornato anche il sistema elettorale rendendo più facile la modalità di voto avendo come fine l’aumento della consapevolezza anche sperimentando un sistema elettorale elettronico per le votazioni del CNI.

Si deve valorizzare il Congresso Nazionale degli Ingegneri che, per poter essere meglio organizzato, partecipato e pubblicizzato dovrebbe tenersi con cadenza biennale in alternanza con l’Assemblea Nazionale degli Ingegneri, anch’essa con cadenza biennale. Si dovrà potenziare l’uso delle nuove tecnologie informatiche per migliorare la comunicazione tra gli Ordini
Territoriali e il CNI, puntando a videoconferenze delle AP (dando possibilità di ridurre i costi di trasferta degli Ordini). Usare meno risorse economiche ma curare eventi di più alta qualità. Nella riforma si dovrà prevedere la “istituzionalizzazione” dell’Assemblea Nazionale dei Presidenti (equivalente ad un Parlamento) quale organo di indirizzo e di controllo del CNI (equivalente ad un Governo). Necessario, inoltre, favorire la costituzione delle Federazioni/Consulte Regionali, quali associazioni volontarie, delineandone i compiti e le funzioni così da renderle organi credibili e rappresentativi degli ingegneri nei confronti delle rispettive Regioni di appartenenza.

#spending review: il prossimo CNI dovrà porre mano ad una ulteriore politica di controllo e di contenimento di tutte le spese (forte riduzione dei costi riviste/giornali, forte riduzione spese telefoniche, forte riduzione delle consulenze e prestazioni , ecc.) compresa una auspicabile riduzione delle indennità consiglieri (in relazione alle presenze effettive nei consigli) e conseguente
limitazione dei rimborsi spese. Le spese sostenute e le delibere devono essere rese pubbliche singolarmente. Vanno regolamentati i cosi detti “Gruppi di Lavoro” (GdL), limitandone la partecipazione a non più di 5 componenti effettivi + 5 componenti supplenti (che possono garantire appoggio “in rete” o sostituire fisicamente gli effettivi) e che dovranno essere,
obbligatoriamente, coordinati da un Consigliere Nazionale. I GdL che opereranno per il CNI avranno il rimborso delle spese (minime indispensabili: viaggio e pasto) assicurato dal CNI.

Tutti gli Enti e alle Associazioni che il CNI ha costituito in questi anni (Scuola di Alta Formazione, Centro Studi, CERT’Ing, CENSU, IPE, QUACING, ecc., ecc.) devono essere elemento di servizio e di aiuto agli Ordini Territoriali e non puro centro di costi e dovranno fornire annualmente alla Assemblea dei Presidenti rendicontazione del proprio operato con una specifica Relazione sull’attività svolta comprensiva anche delle maggiori fonti di spesa.

Convenzioni come ad esempio quella stipulata con l'UNI devono essere finanziate il più possibile dal CNI: non è ammissibile che su 400.000 € di Convenzione, il CNI investe meno di 20.000 € e il resto è a carico degli Ordini e degli iscritti. Inoltre la Convenzione stipulata il 15 giugno 2016 non prevede più (purtroppo) la consultazione gratuita delle norme UNI, strumento/servizio molto gradito dagli iscritti, che molti Ordini hanno perfezionato tramite l'implementazione di software gestionali delle prenotazioni.

#rapporti esterni: oltre a ripensare gli obiettivi e le finalità della nostra partecipazione alla Rete delle Professioni Tecniche (RPT), che non deve diventare motivo di limitazione o di disagio per le nostre iniziative, è necessario riprendere la collaborazione con il CUP in quanto espressione di tutto il mondo professionale e non solo di quello delle categorie tecniche. Molte problematiche di carattere generale sono comuni alle varie professioni (es.: Statuto, Partite IVA, ecc.) e certamente
avrebbe molto più peso presentarsi verso la Pubblica Amministrazione in modo unitario piuttosto che in ordine sparso.

#comunicazione@marketing: è indispensabile una maggiore azione di pubblicizzazione, a livello nazionale, provinciale e locale, necessaria per promuovere il valore sociale dell’ingegnere. E’ indispensabile attuare una penetrante campagna di comunicazione che ci consenta di recuperare la stima ed il consenso della pubblica opinione; il nostro interlocutore più importante è la società civile. E’ urgente riaffermare con forza che il lavoro professionale non è prettamente lavoro di
impresa ma è soprattutto lavoro intellettuale e di ingegno.

#sito_internet più trasparente e interattivo: attualmente la sezione “temi” è quasi una scatola vuota, è necessario arricchirla di contenuti al servizio degli iscritti e della società.

#azione di tutela: occorre mettere in campo azioni di sensibilizzazione più adeguate ed aggressive per ottenere il giusto riconoscimento delle nostre aspettative e per contrastare efficacemente i provvedimenti emanati dalla autorità pubblica che si riterranno negativi non solo per l’esercizio dell’attività professionale dell’ingegnere ma anche per la comunità nazionale. Occore valutare anche forme di protesta attiva nei casi necessari sulla falsariga di quanto fatto da altre professioni (avvocati, etc). E’ necessario rafforzare i rapporti con il Parlamento ed il Governo organizzando meeting con i parlamentari ingegneri.

#formazione: è doveroso mettere in risalto il progressivo depauperamento degli insegnamenti nelle scuole di ingegneria prodotto dalle varie riforme universitarie, a cominciare da quella che ha instaurato le lauree triennali e che ha prodotto guasti notevoli negli insegnamenti relativi alle lauree magistrali. Per garantire la preparazione e la qualità degli ingegneri, sarà quindi opportuno proporre la abolizione del percorso triennale di laurea ed insistere sull’obbligo di quello quinquennale, con addirittura la possibilità di un successivo biennio (master) per chi vuole raggiungere un grado ancora maggiore di specializzazione. All’interno del percorso universitario sono necessari corsi per diventare startupper.

#formazione permanente e aggiornamento: per quanto riguarda invece la formazione continua obbligatoria, oltre alle tradizionali forme di aggiornamento messe in campo dagli Ordini, occorre formalizzare più accordi quadro con le aziende per riconoscere la formazione (CFP) dei corsi sostenuti dagli ingegneri dipendenti all’interno delle loro aziende. E’ necessaria la detrazione del 100% delle spese sostenute. Occorre il riconoscimento di maggiori CFP alle attività di innovazione (es. brevetti, progetti open source, disegni,…). La Scuola di Alta Formazione del CNI dovrà farsi carico di organizzare una piattaforma nazionale di formazione on-line con la quale, a costi contenuti, consentire a tutti gli iscritti degli Ordini Provinciali la possibilità di frequentare “24/7” corsi qualificati e altamente formativi.

#internazionalizzazione: bisogna rafforzare i rapporti con le professioni similari svolte in ambito europeo cercando di far realizzare una politica europea della professione dell’ingegnere unitaria così da raggiungere anche il mutuo riconoscimento della professione di ingegnere all’interno della UE. Il CNI deve garantire la presenza degli Ingegneri Italiani nelle Commissioni Europee che si occupano delle attività che hanno a che fare con l’Ingegneria e con la Architettura. 2017: World Federation Engineering Associations (WFEO) e World Engineering Forum (WEF) assegnati al CNI: una designazione che per gli ingegneri italiani ha la stessa valenza che può avere per un paese l’organizzazione delle Olimpiadi, motivo per cui il nuovo CNI dovrà dedicare tutte le forze nell’organizzazione di questo evento mettendo in risalto le peculiarità dell’ingegneria italiana.

#politiche giovanili e sostegno per l’accesso alla professione: occorre svolgere una attività di presenza continuativa nelle università tramite eventi specifici per avvicinare i laureandi all’Ordine degli ingegneri. Per loro, a riduzione della quota di iscrizione, si può prevedere la abrogazione del versamento del contributo al CNI pari a 25 € per il primo anno. Il CNI dovrebbe stanziare maggiori fondi per Scintille e soprattutto per gli under 35 a sostegno della professione del giovane
ingegnere (sia liberi professionisti che dipendenti). Fondi che possano coprire la quota d’iscrizione all’Ordine e che possono essere recuperati con maggiori risparmi sulle attuali indennità dei consiglieri e nel contenimento dei rimborsi per le spese. Nell’affidamento degli incarichi pubblici, bisogna promuovere anche l’obbligatorietà di incarichi congiunti “anziano-giovane”, affinché anche giovani ingegneri possano costruirsi un curriculum che consenta loro di poter partecipare alle gare future.

#certificazione delle competenze: va ben ponderata e valutata la attuazione del CERTIng. Attualmente, in assenza del CERTIng, la qualificazione di un ingegnere viene riconosciuta sulla base della documentazione delle esperienze, basata principalmente sulla valutazione di un CV. Ad oggi l’unico documento che attesta la competenza è la laurea. Occorre garantire un principio di terzietà, è indispensabile affinché non ci sia autoreferenzialità. La certificazione delle competenze
non deve essere un “ostacolo economico” per nessun iscritto, il CNI deve riservare dei fondi affinché tutti possano accedere a tale servizio.

#innovazione: dobbiamo essere promotori della quarta rivoluzione industriale tramite il terzo settore (ingegneria della informazione), purtroppo oggi poco riconosciuto all’esterno, promuovendo una più assidua partecipazione ai tavoli istituzionali e tecnici del territorio così da favorire una maggiore collaborazione con la pubblica amministrazione e la attuazione di politiche più stabili nel campo dell’incentivazione R&D (credito imposta, ecc.) e della innovazione. Bisogna sensibilizzare la politica per istituire fondi/incentivi per la diffusione delle nuove tecnologie (es. deduzioni per acquisto di moderni software di progettazione, ecc.). E’ utile creare presso il CNI uno “Sportello bandi UE” al servizio degli iscritti per supportarli nell’iter di accesso ai fondi UE.

#brevetti: è necessaria una azione di pubblicità penetrante per sensibilizzare le aziende sul Codice della Proprietà Intellettuale per la quale gli ingegneri dipendenti, in molti casi, hanno diritto ad un “equo premio” per le invenzioni. Si dovrebbe dare assistenza, tramite la creazione di uno “sportello brevetti” ai liberi professionisti, che ne avessero necessità, nell’espletamento delle procedure da seguire nel campo della brevettazione.

#industria: bisogna riqualificare e rinvigorire i rapporti con Confindustria, valorizzare le competenze degli ingegneri dipendenti nelle aziende private (collaborando insieme su temi comuni come, per es.: la formazione, fabbrica 4.0, ecc.) così da creare uno scambio utile di informazioni e di iniziative favorevoli alla crescita della conoscenza del mondo produttivo e delle opportunità di lavoro.

#lavoro professionale e normativa: è indispensabile avviare dei tavoli per la creazione di un Ente che possa formalizzare un Contratto Collettivo Nazionale degli ingegneri o dei livelli minimi negli attuali Contratti Collettivi. Recenti studi del Centro Studi CNI mettono in risalto la necessità di istituire un CCNL specifico per gli ingegneri (quaderni n. 144/2014 e 145/2014): 86% sono gli ingegneri dipendenti favorevoli all’inquadramento contrattuale in un ruolo specifico, come avviene per altri professionisti (medici, avvocati, ecc.) e inoltre si può osservare come il guadagno mensile netto degli ingegneri italiani è nettamente inferiore rispetto all’estero, poco più di 1.200 € a un anno dalla laurea rispetto ai 2.000 € della media estera.

Per i liberi professionisti è assolutamente indispensabile pervenire alla definizione degli standard prestazionali che devono essere erogati nell’espletamento del loro lavoro a cui, però, deve corrispondere la certezza di un adeguato compenso garantito da parametri economici minimi obbligatori stabiliti per legge. Queste le proposte sono necessarie per riaffermare la dignità professionale dell’ingegnere e per rimettere al centro della attività di un ingegnere la qualità a tutela del Committente, spesso scomparsa a causa di una sconsiderata concorrenza. Mettiamo in atto forti azioni di lobby per la revisione e la semplificazione del Codice degli Appalti. Dobbiamo riuscire ad imporre l’obbligo, per ciascuna gara pubblica, di adottare quale riferimento economico la media delle offerte per eliminare i massimi ribassi. Occorre rivedere i criteri per la assegnazione degli incarichi di ingegneria nei lavori pubblici, privilegiando la centralità del progetto, ampliando la soglia minima per l’affidamento diretto con selezione dei partecipanti.

#emergenze_protezione civile: il CNI si impegni a riservare annualmente dei fondi per gli Ordini Territoriali che organizzano corsi di “educazione dell’emergenza e protezione civile” presso le scuole del territorio. Bisogna penetrare nella società partendo dalle scuole. Inoltre è necessario avviare una campagna con il Governo e il Dipartimento di Protezione Civile per sottolineare che durante le emergenze i professionisti intervengono gratuitamente e che pertanto anche la loro “formazione specifica” dovrebbe essere altrettanto gratuita.

#ingegneri_biomedici: è indispensabile pubblicizzare a livello nazionale la figura dell’ingegnere Biomedico e Clinico per promuovere il valore sociale di questi professionisti competenti in tutto il ciclo di ideazione, sviluppo, valutazione e gestione della tecnologia applicata alla medicina a tutela della salute dei cittadini per un servizio sanitario sostenibile. È necessario vigilare sulla formazione e sulle competenze di chiunque svolga attività professionali che formano oggetto della professione
di ingegnere relativamente ad apparati e strumentazioni per la diagnostica e per la terapia medico-chirurgica. Considerato l’impatto e l’interesse nazionale ed internazionale verso questa professione, formalizzato anche dal CNI nella mozione finale del 60° Congresso Nazionale degli ingegneri, occorre promuovere uno scambio proattivo con le organizzazioni attive nel settore e con le competenti autorità nazionali, europee e internazionali per partecipare attivamente ai tavoli decisionali.

#energia: dobbiamo lavorare con il Ministero competente per promuovere il testo unico dell’energia come modello ed esempio di semplificazione normativa.

#ingegneri_docenti: è fondamentale che le competenze degli ingegneri in ambito scolastico vengano valorizzate e difese. Purtroppo negli ultimi anni le competenze e le classi di concorso a cui un ingegnere può accedere sono diminuite a favore di figure laureate ma non in possesso delle medesime competenze che solo la laurea in ingegneria offe. Con l’ultima riforma delle classi di concorso (anno 2016), alcune discipline, tipiche dell’ambito ingegneristico sono state affidate ai fisici e precluse agli ingegneri. Un caso ad esempio molto grave è quello della nuova classe di concorso A040 che fonde insieme le classi di elettronica ed elettrotecnica. Gli ingegneri del settore C (es ingegneri informatici, elettrici..) che fino a oggi hanno insegnato queste discipline, se la riforma entra a regime, si troveranno esclusi dall’insegnamento di tale classe di concorso, in favore
dei laureati in fisica. Inoltre altre classi di concorso come topografia e disegno tecnico, alcune delle quali erano di competenza esclusiva degli ingegneri ,sono state accorpate e sono state aperte a molte altre categorie professionali. E’ importante evidenziare che già passate riforme (DM 22/05) hanno danneggiato la figura dell’ingegnere precludendo ad esempio ai laureati dopo il 2001 la possibilità di insegnare matematica e fisica se non dando numerosi esami aggiuntivi. In passato gli
ingegneri potevano invece accedere a tali discipline senza sostenere ulteriori esami.

E’ importante quindi che il CNI possa tutelare gli ingegneri, visto che in questi mesi si stanno discutendo i decreti attuativi dell’ultima riforma scolastica (legge 107/2015) e che la nostra categoria non esca nuovamente danneggiata vista la professionalità e le competenze che gli ingegneri offrono al paese quotidianamente.

#ingegneri_informatici: è indispensabile una migliore tutela della figura degli ingegneri informatici in quanto attualmente le loro competenze non sono tutelate e spesso molte altre figure svolgono attività professionali che formano oggetto della professione di ingegnere informatico. Considerato l’impatto e l’interesse nazionale ed internazionale verso le professioni digitali occorre promuovere uno scambio proattivo con le organizzazioni attive nel settore e con le competenti autorità
nazionali, europee e internazionali per partecipare attivamente ai tavoli decisionali. Ad esempio vista la dematerializzazione dei servizi sarebbe importante garantire la sicurezza e la privacy dei dati che ci scambiamo quotidianamente tramite le applicazioni web e mobile. Attualmente, specialmente per le applicazioni mobile, è necessario concedere l’autorizzazione all’utilizzo dei dati personali senza sapere come essi sono trattati. Si potrebbero proporre, anche all’interno dell’agenda digitale italiana certificazioni relative alla sicurezza che permetterebbero non solo di tutelare le competenze degli ingegneri ma anche la sicurezza dei cittadini.

#etica_giurisdizione: il nuovo CNI dovrà farsi parte sollecitante della riforma dei Consigli di Disciplina che dovranno essere rivisti in modo da creare una uniformità di giudizio all’interno della categoria; si dovrà infatti rivedere il Codice Deontologico prevedendo anche le sanzioni (minime e massime per ogni articolo, come accade per i codici civili e penali) lasciando al Consiglio di Disciplina stesso la valutazione della colpevolezza e del grado di sanzione da applicare. Si dovrebbe
inoltre valutare la possibilità di scelta, all’interno dei componenti del Consiglio così come nominati dal Presidente del Tribunale, del Presidente da parte dei membri stessi eliminando l’attuale vincolo di età che prevede che il Presidente sia il componente più anziano.

I primi proponenti del programma:
Ing. Piergiorgio Borgonovo
Ing. Simone Bistolfi
Ing. Luca Radice
Ing. Daniela Gulfrè
Ing. Elena Meinero

Italia, 25 luglio 2016