Italian Concrete Conference
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Il restauro strutturale dell’ex raffineria Sairo (Imperia, 1913)

La trattazione descrive un progetto di rigenerazione di una struttura in calcestruzzo armato del 1913 (una ex raffineria) basato su analisi storiche, diagnostica e BIM, finanziato dal PNRR. Il progetto affronta sfide legate alla tutela, alle prestazioni sismiche e alla durabilità del materiale in un ambiente aggressivo.

Le ragioni della tutela e quelle delle prestazioni strutturali legate all’uso della costruzione (ex-ante ed ex-post) ed alla sismicità del sito, si confrontano in uno scenario particolare: una costruzione in calcestruzzo armato progettata secondo il brevetto Hennebique e realizzata nel 1913 dall’impresa Porcheddu concessionaria del brevetto in Italia. La possibilità di avere accesso ai disegni ed alle minute di calcolo storiche, una fase diagnostica estesa e l’uso di un approccio BIM, sono il corollario di un progetto di rigenerazione (finanziato da fondi PNRR in ambito PINQUA) che si confronta anche con la realtà della durabilità del materiale, facendo i conti con il passare del tempo e la presenza di un ambiente aggressivo.


Chiusa nel 1999 e abbandonata per 20 anni, la struttura è inserita nel piano PINQUA

Il Comune di Imperia nasce da un decreto reale del 1923 che prevedeva l’accorpamento di undici piccoli comuni, tra cui Oneglia e Porto Maurizio.
L’area fu interessata da molti terremoti anche importanti tra il 1818 ed il 1887 con magnitudo (Mw) compresa tra 4,4 e 6,3 e gradi di intensità compresi tra V-VIII nella scala MCS.
Il terremoto recente più importante risale al 19 luglio 1963, con epicentro in mare, magnitudo (Mw) compresa tra 5 e 6 ed intensità pari circa al VI grado MCS. È interessante leggere questa breve cronistoria degli eventi sismici nel ciclo di vita della costruzione di nostro interesse che nasce nel 1912 dalla demolizione di un prestigioso stabilimento balneare che prende il nome dal luogo, San Lazzaro, nell’area di Porto Maurizio.
Un processo di reindustrializzazione che trasforma un’area turistica, dedicata peraltro al turismo di lusso, nel primo polo nazionale dedicato alla raffinazione dell’olio d’oliva. Nasce così la S.A.I.R.O caratterizzata da una forte innovazione del processo industriale e nasce una storia che, causa il dissesto finanziario, si chiude definitivamente nel 1999.

 

Raffineria S.A.I.R.O (inizi del ‘900) (Crediti: G. Cardinale - F. Laudicina - S. Tognaccini)

 

Dopo oltre venti anni caratterizzati da un abbandono totale della costruzione, al netto di alcune attività di bonifica ambientale legate al ciclo produttivo, la storia riprende grazie al finanziamento PINQUA, in ambito PNRR, che il Comune ottiene per un progetto di rigenerazione urbana che, nel nome della sostenibilità, riguarda tutta l’area ormai ex S.A.I.R.O.
Nel frattempo, nel 2006, interviene il decreto di vincolo (art. 10 comma 1 del D.Lgs 42/2004,) che riguarda solo alcune porzioni (torre di raffinazione, ciminiera ed un altro corpo di fabbrica adiacente), ammettendo così la demolizione selettiva di tutte le parti che negli anni, caoticamente, erano cresciute intorno alla torre di raffinazione

 

Il progetto di conoscenza

Il vincolo diretto che il Ministero della Cultura ha posto sull’edificio impone un approccio metodologico che parte essenzialmente dalla conoscenza del fabbricato. Conoscenza che è stata basata su due input distinti: da una parte l’analisi diagnostica diretta del fabbricato con indagini dello stato di degrado degli elementi strutturali e non, ed il rilevo con laser scanner e drone dell’edificio e dell’intera area di intervento; dall’altra la ricerca documentale degli elaborati del progetto originale e dei vari interventi di riqualificazione che sono stati realizzati nel corso de- gli anni all’interno dell’area di interesse.

 

Ricerca archivistica

In questo contesto, la ricerca archivistica condotta presso l’archivio storico del Politecnico di Torino è stata la base per la conoscenza del concept strutturale originario. La costruzione in oggetto risale, infatti, al 1913 e rappresenta una delle prime realizzazioni in Italia con la tecnica costruttiva del calcestruzzo armato.
L’opera fu realizzata dall’impresa Porcheddu che, avendo legato il proprio nome ad un numero molto importante di costruzioni pubbliche e private edificate utilizzando il brevetto di Francoise Hennebique, ha lasciato al Politecnico di Torino la conservazione dell’archivio storico di tutte queste opere.

 

Estratto disegni storici – Archivio Porcheddu Torino, sezione longitudinale edificio (Crediti: G. Cardinale - F. Laudicina - S. Tognaccini)

 

Tra la documentazione analizzata è presente anche una campagna di indagini sui materiali strutturali e sui dettagli costruttivi redatta dal laboratorio “C.N.D. controlli non distruttivi SRL” effettuata nel 2009.
Le indagini sui materiali danno conto di uno stato di degrado, almeno superficiale, abbastanza avanzato per moltissimi degli elementi strutturali in calce- struzzo. Fenomeni di invecchiamento, carbonatazione, fessurazione, sono diffusi in tutto l’organismo strutturale.

Dalla campagna di indagini suddetta si rileva che sono stati indagati 71 elementi (21 pilastri e 50 travi) e sono state prelevate 7 carote di calcestruzzo e 6 spezzoni di barre in acciaio per la realizzazione di altrettante prove in laboratorio. Per questo motivo, per la determinazione degli enti resistenti di progetto, è possibile assumere un livello di conoscenza LC2. Per confermare le indagini suddette, il progetto esecutivo contiene anche una campagna indagini integrative che devono essere fatte nell’ambito dello strip-out del fabbricato. Tali indagini sono atte a validare la precedente campagna di indagini effettuata sul fabbricato.

 

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