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La qualifica degli spritzbeton: dai capitolati delle infrastrutture alle norme europee

La qualifica degli spritzbeton descritta attraverso i capitolati dell'anas, dell'italferr

La varietà dei prodotti da costruzione, il relativo contenuto tecnologico e la tipizzazione dei prodotti in funzione delle destinazioni d’uso fa si che se, da un lato, è vero che il mondo dell’industria dei materiali, in particolare della filiera del cemento, è in grado di soddisfare le diverse esigenze provenienti dalle grandi società di ingegneria e architettura e dalle prescrizioni delle committenze più attente al profilo della qualità, dall’altro, si rende necessaria un’attenta conoscenza dei prodotti stessi, delle prestazioni che possono offrire e, soprattutto, delle modalità di qualifica e di verifica .

Anche all’interno di una stessa famiglia di prodotti, come quella dei calcestruzzi, esistono differenze nelle procedure di qualifica come nel caso dei calcestruzzi proiettati CP (spritz beton o shotcrete) che presentano sostanziali differenze rispetto alle qualifiche dei calcestruzzi ordinari OC (ordinary concrete) o degli autocompattanti SCC (Self Compacting Concrete).

Lo spritz beton, infatti, è un particolare prodotto a base cementizia che per le sue peculiarità è solitamente impiegato in sotterraneo per la messa in sicurezza delle pareti durante le operazioni di scavo o per la realizzazione di calotte nella realizzazione di gallerie, oppure, a cielo aperto per la messa in sicurezza di pendii e scarpate o per il ripristino di strutture ammalorate.

La peculiarità di questi calcestruzzi, è quella di poter realizzare degli strati, seppur di ridotto spessore, di calcestruzzo strutturale caratterizzato da un’elevata rapidità di presa e da un rapido sviluppo delle resistenze che garantiscono la messa in sicurezza del sito.
Una prima classificazione dei CP è effettuata in base all’ impiego, come ad esempio riportato dal capitolato Italferr:
 

Classificazione in funzione del campo d’impiego
 
Sigla
 
Fck minimo 
N/mm2
Temporaneo non strutturale
TN
16
 Permanente non strutturale
PN
16
20
 Permanente strutturale
TS
30

Le modalità di messa in opera possono essere di due tipologie: per via secca e per via umida a seconda del processo di proiezione impiegato. Nel primo caso, la fase solida (cemento, aggregati e aggiunte), e quella liquida (acqua e additivi acceleranti) viaggiano in due tubazioni separate e si miscelano poco prima dell’immissione nel terminale della lancia. Nel secondo caso invece, in una tubazione viene pompato il calcestruzzo già miscelato e, solo nel terminale della lancia sono aggiunti gli additivi acceleranti di presa pompati attraverso una seconda tubazione.

Ciò che quindi differenzia il calcestruzzo spruzzato da un calcestruzzo ordinario sono: l’assenza di compattazione (che avviene direttamente grazie alla pressione e all’impatto sulla parete), la presa istantanea che ha la funzione di ridurre lo “sfrido” e lo sviluppo di resistenze meccaniche alle brevissime stagionature (almeno 4 N/mm2 dopo 6 ore).

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