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LEGAMBIENTE: bruciare Css in un cementificio è meglio che in un inceneritore!

Utilizzo di combustibili solidi secondari (Css) in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione integrata ambientale: LEGAMBIENTE OK! Il progetto di sostituire (in parte) i combustibili fossili utilizzati nei cementifici con il Css, ricavato dalla frazione secca dei rifiuti, sta scatenando parecchie polemiche.

LEGAMBIENTE si SCHIERA a fianco dei Cementieri. Per Stefano Ciafani vice presidente di Legambiente «Bruciare Css nei cementifici li rende più controllati, Li obbliga a monitorare alcuni inquinanti – come le diossine – che la legge non impone di controllare quando bruciano altre schifezze come il petcoke (carbone derivato dalla distillazione del petrolio, ndr) o il polverino di carbone, ben peggiori del Css».

Secondo l'ambientalista, quindi, «a parità di risultati, bruciare Css in un cementificio è meglio che in un inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2», e si affianca la parere dei cementieri dell’Aitec (Associazione italiana tecnico economica cemento) per i quali si tratta di recupero energetico.

Il ministro dell’Ambiente ha accolto le istanze dei cementieri, che da anni cercano di ottenere il via libera sulla «sostituzione» di combustibili tradizionali con combustibili «alternativi». «In Italia è possibile raggiungere solo l'8% di sostituzione calorica dei combustibili fossili con quelli alternativi come i Css», commenta Daniele Gizzi, environmental manager di Aitec. «In Olanda, Germania, Francia e Austria, invece, i Css costituiscono rispettivamente il 98%, il 61%, il 45% e il 30% del combustibile utilizzato nei forni da cemento. In Germania, Olanda e Austria bruciano i rifiuti di Napoli trasformati in Css. Da noi la domanda di Css è bloccata per la complessità degli iter burocratici e a causa del mancato consenso sociale: quando si parla di bruciare, scatta immediata la rivolta. Si tratta di 6 milioni di tonnellate di rifiuti che potrebbero essere assorbite dall’industria: oggi, invece, siamo fermi a 600 mila tonnellate».

Come riportato dal Corriere della Sera - www.corriere.it/ambiente/13_marzo_11/cementifici-utilizzo-rifiuti-organici-combustibili-fossili_bc4d3d56-8805-11e2-ab53-591d55218f48.shtml - a non essere felice di questa iniziativa potrebbe essere la lobby degli inceneritori, che forse sta per veder andare letteralmente in fumo alcune commesse per la costruzione di nuovi impianti. Oltretutto la crisi ha ridotto la raccolta differenziata: si consuma meno e si producono meno rifiuti. «Stiamo cercando di far comprendere alla lobby degli inceneritori che non saremo mai concorrenti. La produzione di combustibili solidi secondari è sinergica alla raccolta differenziata, in quanto le caratteristiche stesse del Css necessitano a monte di una selezione dei rifiuti tramite differenziata. Nei cementifici non arriveranno mai rifiuti tali e quali», spiega Gizzi. «Non possiamo correre il rischio di inquinare un prodotto che è la nostra ragione di vita, e sono proprio le multiutility che dispongono di impianti di trattamento attrezzati a poter produrre il Css con le caratteristiche indicate dal decreto».

I Medici per l’ambiente, invece, dicono no ai rifiuti, anche se trattati, usati come combustibile nei cementifici. Di tutt’altro avviso gli industriali del cemento. «La formazione delle diossine dipende dalla presenza di cloro e dalle temperature di combustione. Ma la presenza di cloro nei forni è minima, sia per questioni di processo sia per rispetto della qualità del prodotto finale», ribatte Gizzi. «Dunque non solo nessun danno per la salute, ma la produzione e l’utilizzo dei Css contribuisce a minimizzare il ricorso alle discariche e ridurrebbe la tassa sullo smaltimento dei rifiuti di circa il 14%. Secondo uno studio di Nomisma, il risparmio per le amministrazioni locali sarebbe di circa 210 euro per ogni tonnellata di rifiuti».