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Solustri, CNI: per la prevenzione partire dall’ACS e da una maggiore cultura del rischio sismico

PREVENZIONE: Molte le proposte che gli ingegneri, in questi anni, hanno messo sui tavoli tecnici, ma che purtroppo spesso sono rimaste nei cassetti. Occorre tirarle fuori e metterle finalmente all’opera.
 
Sulle attività messe in atto dagli ingegneri, nella Regione Marche e sulle prospettive future in tema di prevenzione del rischio sismico abbiamo intervistato Raffaele Solustri, Consigliere del CNI, rappresentante del territorio marchigiano pesantemente colpito dal sisma.
 
Quali sono le attività in corso nelle aree colpite dal sisma?
La situazione è ancora molto complessa. Nelle Marche abbiamo avviato da subito, tramite la Federazione regionale che riunisce i cinque Ordini provinciali, la mobilitazione dei tecnici agibilitatori, come disposto dalla Protezione Civile nazionale (DPC), dal Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI) e dall’Associazione Ingegneri Prevenzione ed Emergenza (IPE) ed ottenuto già moltissime risposte. Non appena avremo disposizioni in merito, manderemo le prime squadre in campo, probabilmente già nei prossimi giorni.
Parallelamente a questa attività specifica dei Tecnici AEDES, abbiamo subito contattato il DPC regionale e ANCI Marche per dare supporto ai Sindaci dei territori colpiti per fare sopralluoghi speditivi nella aree periferiche del cratere, dove tante sono le richieste, cercando di agevolare il più veloce rientro alla normalità almeno in queste aree.
 
Quindi già operativi, come vi siete organizzati?
Come Consiglio Nazionale Ingegneri siamo in stretto contatto con il DPC nazionale e tramite il nostro braccio operativo IPE e la Presidente Patrizia Angeli, anche lei Collega marchigiana, siamo già in campo nelle aree colpite.
Questo percorso però parte da lontano, fu avviato dalla Federazione degli Ordini degli Ingegneri delle Marche, di cui sono stato Vice Presidente, che fu la prima a dotarsi di tecnici formati in gestione tecnica dell’emergenza, rilievo del danno e valutazione dell’agibilità già dal 2011.
Assieme al Consiglio di Federazione Marche, presieduto da Pasquale Ubaldi, abbiamo stipulato un protocollo di intesa con il DPC regionale già nel 2012 e formato le prime squadre di tecnici agibilitatori già intervenuti nel sisma emiliano a supporto della Protezione Civile.
Se nel 2012 potevamo contare solo su 80 tecnici esperti in gestione dell’emergenza, oggi sono 350 solo nelle Marche e addirittura 1600 in tutta Italia.
Inoltre nelle Marche siamo stati artefici di molte proposte nel corso degli anni in materia di prevenzione che è ciò su cui bisogna puntare.
 
Si sta parlando molto in queste ore di prevenzione, cosa è stato fatto in tal senso nelle Marche?
Come sempre, subito dopo un evento del genere, inizia la conta dei danni, delle vittime, la ricerca disperata delle responsabilità.
La parola che riecheggia “ricostruzione”, il dito puntato sui “tecnici”, “progettisti”, “collaudatori”.
In realtà nel corso degli anni, a partire dagli eventi disastrosi come L’Aquila e l’Emilia Romagna, i concetti che faticosamente i tecnici hanno cercato di far passare sono stati “prevenzione”, “cultura della sicurezza”, “resilienza della società”, “pianificazione degli interventi”, “vulnerabilità dei sistemi urbani”.
Numerose le proposte fatte negli anni dagli Ingegneri, in materia di prevenzione, rimaste nei cassetti perché in “tempo di pace” non è scelta semplice investire in prevenzione.
Si parla in questi giorni di libretto del fabbricato, certo molto utile, ma ancora prima occorre introdurre l’ACS Attestato di Certificazione Sismica.
L’ACS è un attestato analogo a quello energetico, che però ci dà indicazioni sullo stato di salute degli edifici, ad esempio edificio classe A è adeguato, in classe G invece è non sismico, classi intermedie sono invece destinate a situazioni che vanno dalla massima alla minore capacità di resistere al sisma.
Avere queste informazioni sul tessuto edilizio esistente, oltre che utile per i proprietari, è utile per le amministrazioni, per la pianificazione, per la programmazione delle risorse da investite, insomma è un data base utilissimo per la sicurezza della popolazione.
Ecco, su questo ACS abbiamo inviato anni fa alla Regione una proposta di legge, mai giunta alla discussione in Consiglio regionale.
E ancora abbiamo richiesto ed ottenuto l’introduzione nella proposta di legge urbanistica e nella legge edilizia della Regione Marche, di un apposito articolo per considerare la vulnerabilità sismica già a livello di centro urbano e già nella fase di pianificazione degli interventi.
Abbiamo lavorato al tavolo regionale per la diffusione, nel territorio, di strumenti essenziali per la prevenzione sismica come la microzonazione e l’analisi della condizione limite per l’emergenza. In tre anni è stato possibile dotare moltissimi Comuni di questi strumenti in collaborazione con il DPC e ANCI.
Quest’anno abbiamo sollecitato la Regione, durante un incontro apposito, a riprendere i finanziamenti di questi studi, attualmente ancora inspiegabilmente bloccati.
Assieme all’Università Politecnica delle Marche abbiamo presentato alla Commissione europea un progetto NORISK proprio sull’aumento della resilienza delle popolazioni e dei territori.
Quindi proposte concrete sono state fatte, occorre che la politica le accolga.
 
Di queste proposte che sviluppi vede per il futuro?
Oggi, davanti a uno scenario di danno così disastroso, certamente gli Ingegneri si mettono, come sempre, a disposizione, sul campo, per dare supporto alle popolazioni, ai Sindaci, al DPC ma vorremmo farlo con uno sguardo al futuro che deve essere fatto di prevenzione, non solo di ricostruzione, dispendiosa, faticosa, infinita.
Partita la macchina dei soccorsi, gli Ingegneri ci sono, ma è utile proprio ora, che abbiamo tutti negli occhi la tragedia, le immagini strazianti che passano continuamente, insistere sulle ipotesi concrete rimaste per troppo tempo disattese.
Quindi operativi subito in campo, ma con uno sguardo al futuro per una cultura della prevenzione che cresca sempre più, alimentata da una coscienza del rischio sempre più profonda. Un percorso di crescita sociale che può essere affrontato solo insieme alla popolazione, alle amministrazioni, alla politica, che deve avere la forza di investire di più in prevenzione.