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Tagli shock al cemento green: cancellati 1,3 miliardi di dollari dagli USA

Con una mossa che ha sorpreso l’industria, il Dipartimento dell’Energia USA ha annullato oltre 1,3 miliardi di dollari destinati al cemento pulito. Secondo l’articolo “Over $1 billion in federal funding got slashed for this polluting industry” di Casey Crownhart, pubblicato su MIT Technology Review il 7 giugno 2025, la decisione rischia di frenare innovazioni cruciali per la decarbonizzazione.

Tagli USA al cemento pulito: una frenata per la decarbonizzazione industriale?

Il cemento rappresenta uno dei nodi più difficili nella lotta contro il cambiamento climatico: circa il 7% delle emissioni globali di gas serra proviene da questo materiale onnipresente nelle costruzioni. La sua produzione richiede temperature elevate, di norma ottenute bruciando combustibili fossili, e l’infrastruttura industriale è tra le più rigide da riconvertire. Per questo, il recente annuncio del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha sollevato preoccupazione a livello internazionale.

Secondo l’articolo “Over $1 billion in federal funding got slashed for this polluting industry” di Casey Crownhart, pubblicato su MIT Technology Review il 7 giugno 2025, il DOE ha deciso di cancellare 3,7 miliardi di dollari in finanziamenti federali destinati a 24 progetti legati all’energia e all’industria, di cui quasi 1,3 miliardi destinati a impianti per la produzione di cemento a basse emissioni. Una decisione che rischia di paralizzare la corsa alla decarbonizzazione del comparto.

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I progetti colpiti: nomi e cifre

Fra i principali danneggiati troviamo Sublime Systems, startup che propone una produzione di cemento via processo elettrico. Nel 2024 aveva ricevuto 87 milioni di dollari per costruire uno stabilimento dimostrativo a Holyoke (Massachusetts), pensato per produrre 30.000 tonnellate/anno. Secondo Joe Hicken, vicepresidente per lo sviluppo e le politiche pubbliche: “We were certainly surprised and disappointed about the development”.

Sublime aveva da poco firmato un accordo con Microsoft, che prevede l’acquisto di 622.500 tonnellate del loro cemento.

Colpita anche Brimstone, con un taglio da 189 milioni di dollari. Il progetto avrebbe dovuto produrre cemento e allumina, contribuendo alla filiera americana dell’alluminio. “The cancellation was a ‘misunderstanding’,” ha dichiarato un portavoce, sottolineando come l’allumina rientri tra i minerali critici individuati dall’US Geological Survey.

Il colosso Heidelberg Materials ha perso un finanziamento fino a 500 milioni di dollari destinati a un impianto in Indiana con sistemi di cattura e stoccaggio della CO₂, che sarebbe stato il primo negli USA a integrare queste tecnologie in un cementificio.

Infine, il Lebec Net-Zero Project di National Cement, anch’esso da 500 milioni, è stato stoppato nonostante prevedesse l’utilizzo di combustibili alternativi e sistemi di cattura delle emissioni.

Perché è una notizia importante

I tagli colpiscono un’industria che fatica a decarbonizzarsi e che, senza un supporto pubblico iniziale, difficilmente potrà scalare soluzioni alternative. Progetti come quelli di Sublime o Brimstone si trovavano alle soglie della commercializzazione, e questi finanziamenti rappresentavano spesso oltre il 40% dei costi di costruzione degli impianti.

Le aziende hanno cercato di rilanciare, sottolineando la coerenza con le priorità dell’attuale amministrazione: meno dipendenza dalle importazioni, aumento della produzione interna, valorizzazione dei minerali critici. “At the end of the day, what we deliver is what the policymakers in DC are looking for,” ha aggiunto Hicken.

Eppure, la coerenza tra retorica industriale e atti concreti sembra mancare, come dimostra anche un ulteriore articolo pubblicato da James Temple su MIT Technology Review, che denuncia tagli anche alla ricerca climatica della National Science Foundation, con impatti pesanti su università come Harvard.

 

Un segnale per il futuro?

Il timore è che l’industria del cemento pulito – già fragile, con tempi di ritorno lunghi – venga frenata proprio quando cominciava a muoversi. L’integrazione tra investimenti pubblici e privati è fondamentale in questa fase, e ogni taglio rischia di azzerare anni di lavoro e sviluppo.

Nel quadro di una transizione energetica globale, la mossa americana è più che un semplice cambio di priorità: è un avviso a tutte le tecnologie emergenti. Senza politiche di sostegno coerenti e durature, anche le migliori innovazioni rischiano di rimanere sulla carta.

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