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Dopo-Expo, il nodo dei trasporti e dell'accessibilità dell'area, a Urbanpromo emergono le criticità

Per il post - Expo interventi sono ancora necessari, e nonostante l'impegno del governo rimangono da sciogliere nodi importanti legati all'accessibilità interna ed esterna dell'area. E' quanto emerso nell'incontro organizzato dalla sezione Lombardia dell'Istituto Nazionale di Urbanistica nell'ambito della prima giornata dell'evento sulla rigenerazione urbana "Urbanpromo" alla Triennale di Milano, per analizzare le criticità da correggere e le opportunità da cogliere nel processo di riconversione dell'area dove si è svolto l'evento.

Per il post - Expo interventi sono ancora necessari, e nonostante l'impegno del governo rimangono da sciogliere nodi importanti legati all'accessibilità interna ed esterna dell'area.

E' quanto emerso nell'incontro organizzato dalla sezione Lombardia dell'Istituto Nazionale di Urbanistica nell'ambito della prima giornata dell'evento sulla rigenerazione urbana "Urbanpromo" alla Triennale di Milano, per analizzare le criticità da correggere e le opportunità da cogliere nel processo di riconversione dell'area dove si è svolto l'evento.  I problemi sono legati ai trasporti.
Li ha evidenziati Giorgio Goggi, urbanista specializzato nel settore. A cominciare dai parcheggi. Per Goggi quelli di Expo sono "remoti, quello che va bene per un'Esposizione in cui il tempo si passa camminando non può andare bene per un'area in cui  è previsto ci siano studenti e lavoratori. 
Occorreranno altri investimenti: mezzi pubblici, una stazione". Questo perché, ha spiegato Goggi, "una città senza auto è un'utopia, in ogni città almeno il 35 per cento degli spostamenti avviene in automobile".
 
Un altro problema evidenziato dall'urbanista è dato dalla configurazione stessa dello spazio pedonale: "Il decumano è  lungo un chilometro e mezzo, dalla fermata della metropolitana  all'attacco ovest del decumano c' è un chilometro,  per arrivare dall'altra parte si va ben oltre i due. Dalla fermata del tram ci sono più di novecento metri". Facile intuire, quindi, che la struttura del trasporto pubblico pensata per Expo non è compatibile per un'area in cui dovrebbero avere sede, secondo i progetti, università, laboratori, in generali centri direzionali che dovrebbero accogliere migliaia di lavoratori. Il tragitto a piedi sarebbe troppo lungo. Andrà quindi messo a punto un sistema di trasporti pubblico ulteriore e adhoc perché, ha detto Goggi, "se quest'area diventa un pezzo di città va trattata in modo diverso rispetto a quando era sito di un'Esposizione". Il problema ulteriore sta nella domanda di trasporto pubblico che si genererà non appena i progetti andranno a regime: 
Goggi la stima in oltre ventimila passeggeri, e non potrebbero essere assorbiti dalla semplice predisposizione di navette e tram. La realizzazione di una stazione intermedia ridurrebbe le distanze alla metà anche se non li risolverebbe, e comunque la messa a punto di questa è ancora oggetto di uno studio di fattibilità.
 
In generale, per Goggi, anche l'accessibilità e l'accesso con mezzi pubblici dai comuni limitrofi è praticamente inesistente, e anche qui saranno necessari investimenti. I problemi posti dall'urbanista sono anche generali: "E' giusto svuotare città studi per riempire città Expo? Non è necessario pianificare contemporaneamente entrambe le aree per evitare situazioni di squilibrio urbanistico?". 
 

Tra gli interventi anche quello di Marco Engel, di Inu Lombardia, che ha ripercorso la storia dell'area anche nella considerazione data ad essa nei vari strumenti urbanistici. E' emerso che già nel piano regolatore presentato in Consiglio comunale nel 1975 si puntava a concentrarvi attività terziarie, che i confini erano analoghi  e che anche allora se ne previde una metà destinata a verde.