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Convegno Annuale CISTeA: in cammino verso la Svolta nelle Costruzioni

Il Convegno Annuale di ISTeA, che si tiene a Napoli il 30 Giugno e il 1 Luglio 2016 (http://www.isteaweb.it), segna l'inizio dell'ultimo anno del mandato dell'attuale Consiglio Direttivo.
In primo luogo, l'appuntamento partenopeo intende costituire un primo segnale forte della collaborazione, sempre più stretta, con ArTec e SIdTA: ciò è importante in virtù del ruolo assunto dalle Società Scientifiche nei confronti del CUN e dell'ANVUR in merito a VQR e ad ASN.
In secondo luogo, in questi mesi, ISTeA ha svolto un ruolo propositivo nei confronti del Parlamento (si veda il Convegno tenutosi alla Camera dei Deputati, avviato in collaborazione con il Gruppo Interparlamentare per l'Innovazione e con buildingSmart Italia) e dell'ANAC (tramite la partecipazione alle osservazioni derivate dalla consultazione pubblica delle bozze di Linee Guida).
La motivazione che ha guidato ISTeA, in qualità di Società Scientifica, è stata quella di ammettere che un semplice ruolo di osservazione di fenomeni preoccupanti e drammatici di crisi strutturale del Settore delle Costruzioni non fosse più adeguato, che ci si dovesse obbligare, quindi, a un coinvolgimento attivo, diretto, proattivo.
Questa è la ragione per cui, più recentemente, si sono proposti, con determinazione, per i prossimi mesi, gli Stati Generali del Settore dell'Ambiente Costruito.
L'evento napoletano si propone di perseguire due scopi:
1) definire, in apertura, i contorni di una straordinaria prospettiva evolutiva del Comparto;
2) dimostrare, in conclusione, che lo stato di avanzamento delle ricerche nel SSD ICAR 11 sia confortevole nella direzione della tematica epocale che investe il Settore.
Quel che sarebbe necessario, infine, sarebbe, perciò, di accettare l'esigenza di proporsi, sistemicamente, come Settore tutto, ai Decisori Politici ed Economici, sotto una veste profondamente rinnovata e attrattiva.
Prima di tutto, sarebbe opportuno accantonare richieste di agevolazione o di dilazione, prima di avere prospettato una Visione a medio termine che parli di categorie del Circolare/Digitale/Sociale, senza ricorrere ai luoghi comuni della Centralità del Progetto e della Rigenerazione Urbana, non fosse altro che per il fatto che la Progettualità dovrebbe essere non solo legata al Tangibile e alla Microscala e che la Sostituzione del Patrimonio Immobiliare non pare potersi attuare sic et simpliciter.
Ciò che si propone, al lato dell'Offerta, lasciando ovviamente al Governo il compito di agire sul versante della Domanda (Pubblica), su cui, peraltro, esso sta agendo in termini riformisti e aggregativi, è di ripensare la propria identità, traslando la posta in gioco, la profittabilità, dal Tangibile all'Immateriale, dal Prodotto al Servizio.
Quello che si immagina è, in effetti, che il Settore ottimizzi le propria capacità progettuali e realizzative sui Servizi alla Persona, Personalizzati, appunto.
Il che non significa certo trascurare gli ambiti storici, costitutivi del Settore, bensì finalizzarli a un orizzonte in cui Professionisti e Imprenditori, ovverossia Progettisti, Produttori, Distributori, Costruttori, Gestori, ricavino profitto dai Servizi che sia possibile, nel Ciclo di Vita, erogare attraverso Beni Immobiliari e Infrastrutturali Connessi e Cognitivi. Magari anche oltre la detenzione oppure la Alienazione del Bene.
Si tratta, prima di tutto, di cambiare Identità e Immaginari del Settore, accettando un coinvolgimento paritario di ICT Company e di Public Utility.
Si tratta, in altre parole, di accrescere l'importanza del Settore, dilatandone la sfera di influenza ai temi salienti del nostro tempo: clusterizzazioni dei saperi, agglomerazioni urbane, invecchiamento demografico, flussi migratori, ecc.
Il punto, però, è che questi fenomeni devono essere, da un lato, ricondotti alla prevalenza del Costruito sul Costruibile e sul Costruendo (anche come Edilizia di Sostituzione) e alla volontà di evitare quegli squilibri culturali e territoriali che, in ultima analisi, determinano eventi dalle conseguenze imprevedibili.
Non si tratta, invece, di proclamare acriticamente l'armamentario della Smart City, dell'IoT, del 4.0, bensì di domandarsi, piuttosto, lungo un tragitto decennale, a che condizioni si possa intraprendere questo viaggio dalla natura in parte ignota, con la sola certezza che i ruoli, le responsabilità, i confini attuali siano sconvolti.
Naturalmente, di tutto questo, il tema principale è costituito dall'avvio della Transizione Circolare/Digitale/Sociale, perché essa parla di tendenze aggregative, di forme collaborative, di crescite selettive: insomma, esattamente di tutto quello che, a proposito del mercato domestico, i tessuti professionali e imprenditoriali, pur constatandone l'effettivo collasso, vorrebbero evitare nella speranza di conservare i retaggi di un approccio che si è ormai consunto.
La tanto vantata Resilienza del Settore, che, secondo alcuni avrebbe con successo circoscritto a una parentesi, episodica e circoscritta, l'Industrializzazione Edilizia del secolo scorso, ora vorrebbe fare altrettanto con la Quarta Cultura Industriale.
Ma il rischio concreto è che questa Resilienza non si trasformi in una Resistenza autoreferenziale, che condanni una buona parte degli Operatori sopravvissuti a una enclave, destinando solo i migliori a competere, individualmente, altrove.
ISTeA, nella sua modestia, ritiene, invece, che, proprio partendo da una condizione del Settore di polverizzazione e di diseconomia palese, traguardando con fermezza una prospettiva e un orizzonte destinale ambizioso, contro ogni scetticismo, sia possibile avviare con pazienza, con lentezza, la Transizione.
La pazienza e la lentezza non corrispondono, però, a un approccio indolore e differito: occorre, in effetti, porre subito con chiarezza sul tavolo quanto impegnativo possa essere un passaggio epocale che costringe gli Attori ad andare oltre una constatazione di impotenza, oltre una nostalgia per gli equilibri consolidati, oltre i microconflitti corporativi, per quanto legittimi, oppure oltre le rivendicazioni tariffarie, per quanto sacrosante.
Perché ciò di cui si sta parlando, in questo caso, è di una ostinata speranza di poter rianimare il Comparto alle condizioni note, alle condizioni di una professionalità e di una imprenditorialità, per così dire, ben temperate, mitigate nella loro rischiosità.
L'intenzione diffusa, che si avverte tacitamente, al di là di un certo disorientamento e di una certa retorica è, ovviamente, quella di riprendere le file, le orditure dei tessuti tradizionali, di poter effettuare Rappezzi, anziché Rammendi, utilizzando, però, appunto, tutti i tòpoi della contemporaneità.
La stessa, pur scettica, manifestazione di interesse per il famigerato BIM, per la Modellazione e per la Gestione Informativa, si nutre dell'aspettativa di farne una sorta di arcana imperii capace sia di essere finalmente neutralizzato sia di miracolosamente efficientare un sistema collassante.
La scommessa, di breve periodo, che il Settore sembra sollecitare è, comprensibilmente, quella di riportare la Circolarità, la Digitalizzazione e la Condivisione a instrumentum regni di prassi, tutto sommato, non inedite: la Sostenibilità, l'Informazione, la Partecipazione, ben note storicamente.
Ma, appunto, il Cerchio, il Circolo della triade Circolare/Digitale/Sociale sono icone non lineari, rappresentano una concezione del tempo e dello spazio differenti.
Anziché prendere l'abbrivo da Medie Reti di Professionalità e di Imprenditorialità Digitali, che dissolvono in parte i propri confini disciplinari e giuridici, che riconducono il Prodotto Tangibile a un Servizio Immateriale, si vorrebbero addomesticare nozioni come Collaborazione e Integrazione alla stessa stregua della Progettualità e della Rigenerazione Urbana.
Ciò che preme, infatti, è che sia l'Oggetto, Tangibile, al centro dell'attenzione, che le morfologie e le spazialità del Cespite Immobiliare o Infrastrutturale restino intatte nel loro protagonismo.
È una scommessa, azzardata, che si vuole correre e accettare nella convinzione che non vi siano né possano esservi alternative, cosicché paradossalmente l'Individualismo dei Micro Attori oscura la Personalizzazione delle Macro Tendenze.
In questo contesto, allora, si parla di obbligatorietà del BIM, di certificazione del BIM, di EIR, di BEP e di molte altre locuzioni di natura gergale, come avrebbe osservato Adorno.
Al di fuori dei patrî confini, Brexit o non Brexit, sorge, sia pure contrastato, il desiderio della sfida, il desiderio dell'inedito, che oggi assume la dizione di Digital Built Britain.
Alla luce dei recenti accadimenti ciò può sembrare ironico, come addirittura potrebbe esserlo parlare di Regno Unito: ma quale altra Strategia o Politica Industriale il Nostro Paese è stato in grado di elaborare? Esiste ancora un Sistema delle Costruzioni? Ha esso la forza di ripristinare, con qualche camouflage, il proprio «glorioso» passato?
La Ripresa, la Crescita, sono le parole che si adoperano per raffigurare e per indicare questo auspicio.
Saranno esse fondate? Oppure non sarebbe meglio avere il coraggio di valicare il confine?