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Jobs Act Autonomi: RPT e Fondazione Inarcassa chiedono sussidiarietà ed equo compenso

Jobs Act Autonomi: delusione della Fondazione Inarcassa per la mancata predisposizione di un tariffario minimo delle prestazioni, mentre la Rete delle Professioni Tecniche chiede il ripristino del riconoscimento del ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche

Non ci siamo. Il coro di commento, unanime, al Jobs Act Autonomi arriva da Fondazione Inarcassa e Rete delle Professioni Tecniche, che lamentano una serie di mancanze gravi all'interno del DDL Jobs Act Autonomi (Atto 4135) licenziato recentemente dalla Camera e attualmente in Senato per l'approvazione definitiva.

Fasciolo del fabbricato e sussidiarietà dei professionisti
Prima di tutto, la RPT rileva con rammarico il ridimensionamento della delega al Governo in materia di atti pubblici rimessi alle professioni organizzate in ordini e collegi, soprattutto dove si prevedevano funzioni finalizzate alla deflazione del contenzioso giudiziario e alla semplificazione in materia di certificazione dell’adeguatezza dei fabbricati alle norme di sicurezza ed energetiche, anche attraverso l’istituzione del fascicolo del fabbricato che, invece, è stato accantonato.

In una nota, inviata al presidente della Commissione Lavoro della Camera Damiano, RPT chiede quindi ufficialmente di ripristinare la formulazione ordinaria della disposizione, ovverosia il ruolo sussidiario delle professioni ordinistiche.

Equo compenso
Con molta delusione apprendiamo che il testo del Jobs Act autonomi non ha recepito le osservazioni di Fondazione Inarcassa sul tema dell’equo compenso. E’ stata persa l’occasione di predisporre un sistema di tutela per i lavoratori autonomi che si avvicini a quello del lavoro dipendente”. Con queste parole, il presidente della Fondazione Inarcassa Andrea Tomasi ha commentato l'approvazione al DDL Jobs Act Autonomi. "Vedremo approvare un provvedimento che, in questa formulazione, manca clamorosamente uno degli obiettivi principali che si proponeva: la riaffermazione della dignità dei liberi professionisti che necessariamente passa anche per la definizione di un tariffario minimo delle loro prestazioni”, ha concluso Tomasi.