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Ribadita la non obbligatorietà del POS per la fornitura di calcestruzzo

L’obbligatorietà o meno della redazione del POS per le forniture di calcestruzzo preconfezionato era un tema che sembrava oramai superato, ma che, purtroppo, è tornato di attualità negli ultimi tempi. La ragione sta nell’interpretazione di una sentenza del marzo scorso che, pur essendo solo giurisprudenza e non legge, sta influenzando i comportamenti di chi è coinvolto nella vigilanza del cantiere, rinnovando la richiesta del POS per le forniture di calcestruzzo mediante pompa.

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Il Ministero del Lavoro ha riaffermato che la fornitura di calcestruzzo, sia con autobetoniera, che con pompa, non è soggetta all’obbligo di redazione del Piano Operativo di Sicurezza, bensì agli oneri di reciproca informazione e coordinamento previsti dalla legge. L’occasione è stata un convegno organizzato venerdì 24 novembre dall’Ance, l’Associazione dei costruttori e dall’Atecap, l’Associazione dei produttori di calcestruzzo preconfezionato. Il Ministero del Lavoro ha di fatto confermato quanto contenuto nella lettera circolare del 2011 e nella nota del 2016 del Ministero stesso, ovvero che la fornitura si ha fintanto che l’operatore non manovri il terminale in gomma della pompa o la benna o il secchione nel caso di scarico dalla betoniera.

L’obbligatorietà o meno della redazione del POS per le forniture di calcestruzzo preconfezionato era un tema che sembrava oramai superato, ma che, purtroppo, è tornato di attualità negli ultimi tempi. La ragione sta nell’interpretazione di una sentenza del marzo scorso che, pur essendo solo giurisprudenza e non legge, sta influenzando i comportamenti di chi è coinvolto nella vigilanza del cantiere, rinnovando la richiesta del POS per le forniture di calcestruzzo mediante pompa.

A chiarire la corretta luce nella quale leggere la sentenza della Corte di Cassazione penale (11739/2017) è intervenuto Giuseppe Piegari dell’Ispettorato Nazionale del Ministero del Lavoro, illustrando le circostanze che differenziano la mera fornitura di calcestruzzo dalla posa in opera. In particolare se il lavoratore non manovra il terminale in gomma della pompa o la benna o il secchione durante lo scarico dall’autobetoniera, ovvero non partecipa attivamente alle operazioni di getto, non può che trattarsi di mera fornitura e dunque non sussiste alcun obbligo di redazione del POS.

Commentando la circostanza specifica della sentenza, emessa a termine di un iter giudiziario per il folgoramento di un operatore addetto al pompaggio, Piegari ha messo in evidenza come l’incidente non sia stato causato tanto dalla mancanza del POS del fornitore di calcestruzzo, quanto dalla mancata valutazione dei rischi presenti in cantiere e del coordinamento fra le imprese che sono invece previsti dall’articolo 26 del d.lgs. 81/08. Coordinamento e informazione reciproca di cui è bene, ha sottolineato Piegari, mantenere evidenza documentale, per tenerne traccia sia nei confronti del coordinamento di cantiere che in caso di un eventuale infortunio.

In questo la procedura per la fornitura di calcestruzzo, trasmessa dal Ministero con la lettera circolare del 10 febbraio 2011, è un valido supporto, poiché contiene due modelli che i fornitori di calcestruzzo e le imprese esecutrici possono utilizzare per lo scambio di informazioni. La procedura è anche uno strumento per effettuare proprio quella valutazione dei rischi che è mancata nell’infortunio oggetto della sentenza, in quanto per ogni fase della consegna del calcestruzzo in cantiere indica nel dettaglio rischi e misure preventive e protettive a carico del lavoratore dell’impresa fornitrice e del responsabile dell’impresa esecutrice.

«Un POS redatto dai fornitori di calcestruzzo non aggiunge nulla ai livelli di sicurezza dei lavoratori in cantiere. Con ciò non vogliamo assolutamente declinare le nostre responsabilità in materia di sicurezza. È esattamente il contrario. Vogliamo piuttosto fare chiarezza sui doveri e suoi ruoli previsti dalla legge. Le parole chiave restano collaborazione, coordinamento, reciproca informazione, scambio di notizie. Solo così si può concorrere insieme alla sicurezza delle persone che lavorano in cantiere e a quella delle opere costruite. Concetti di difficile attuazione attraverso documenti che redatti da chi non è tenuto a farlo rischiano di diventare fotocopie di modelli scaricati dal web.» Questo il commento del Presidente dell’Atecap Andrea Bolondi.

Della stessa opinione anche Stefano Bergagnin del Consiglio Nazionale degli Ingegneri che si è rivolto ai colleghi coordinatori in sala per esortarli a ridurre la mole della documentazione cartacea richiesta alle imprese in cantiere, poiché si corre il rischio di privilegiare la burocrazia perdendo di vista la realtà.

 

ATECAP, Associazione Tecnico Economica del Calcestruzzo Preconfezionato, riunisce le principali imprese del settore e si distingue per la sua attività in prima linea a favore della promozione e della diffusione della cultura del costruire in calcestruzzo, sensibilizzando i committenti e tutelando gli imprenditori che operano correttamente. Fa parte di Federbeton, la Federazione di settore di Confindustria per le Associazioni della Filiera del cemento, del calcestruzzo e dei materiali di base per le costruzioni nonché delle applicazioni e delle tecnologie ad esse connesse. È inoltre componente di Ermco, l’Associazione europea dei produttori di calcestruzzo preconfezionato. Riunisce da oltre venticinque anni i produttori italiani di calcestruzzo preconfezionato corretti e qualificati.