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Abbassare l'Asticella? Digitalizzazione e Quarta Rivoluzione Industriale: tra Manifattura e Costruzione

ANGELO-LUIGI-CAMILLO-CIRIBINI.jpgUno degli elementi che appaiono maggiormente rilevanti sulla scena internazionale a proposito della Digitalizzazione nel Settore della Costruzione riguarda la opportunità di una definizione condivisa, specie negli ambiti comunitari, della classificazione dei livelli di maturità digitale dei mercati nazionali, oggi dibattuta tanto all'interno dell'ISO che della Commissione Europea.

D'altra parte, il decreto ministeriale italiano, le citazioni del Building Information Modeling (BIM) contenute nella Koalitionsvertrag tra CDU CSU e SPD in Germania, il documento sul programma di dematerializzazione nella committenza pubblica in Francia, le attività della Comisión BIM in Spagna, testimoniano tutte di una svolta avvenuta sul piano dei decisori politici, mentre la stessa Commissione Europea si accinge a dibattere della Piattaforma Europea Digitale per il Settore, dopo avere licenziato un Manuale sul BIM.

In particolare, nel contratto di coalizione vi sono due riferimenti espliciti al Building Information Modeling. Nel primo caso, si accenna al campo infrastrutturale: Die digitale Planungsmethode „Building Information Modeling“ (BIM) reduziert Kosten und minimiert die Risiken von Kosten- und Terminüberschreitungen. Deshalb werden wir die BIM baldmöglichst bei allen neu zu planenden Verkehrsinfrastrukturprojekten zur Anwendung bringen. Nel secondo caso, ci si riferisce all'ambito edilizio: Wir wollen die Digitalisierung des Planens und Bauens in der gesamten Wertschöp fungskette Bau vorantreiben und dabei die Interessen des Mittelstands und kleinerer Planungsbüros berücksichtigen. Dazu gehört die Weiterentwicklung des Building Information Modelling (BIM) für alle Planungs- und Baudisziplinen. Bei Baumaßnahmen des Bundes wollen wir BIM verstärkt zum Einsatz bringen.

Traduzione:

La metodologia digitale di progettazione "Building Information Modeling" (BIM) riduce i costi e mitiga i rischi di superamento delle date di ultimazione dei lavori. Il metodo BIM, sarà, pertanto, da applicare il prima possibile a tutti i nuovi progetti e commesse di infrastrutture di trasporto.

Si intende promuovere la digitalizzazione della progettazione e della costruzione lungo tutta la catena del valore, tenendo conto degli interessi delle PMI e dei piccoli organismi di progettazione. Ciò implica l'ulteriore sviluppo del Building Information Modeling (BIM) per tutte le discipline progettuali ed esecutive. Si vuole utilizzare maggiormente il BIM per gli investimenti edilizi da parte del governo federale.

Il documento francese, dal titolo Plan Transformation Numérique de la Commande Publique 2017-2022, recita: prendre en compte le recours aux maquettes numériques (BIM).

Il caso italiano appare assolutamente rilevante, in quanto, almeno tra i maggiori Stati Membri della Unione, esso definisce, a partire dalla facoltà concessa dalla Direttiva Comunitaria, modi, ancorché sinteticamente, e tempi per l'adozione generalizzata della gestione informativa.

Il BIM Mandate britannico, infatti, era parziale e selettivo, non discendendo da un testo strettamente legislativo e non applicandosi a tutti gli Home Country.

Le decisioni tedesche erano sinora circoscritte a un solo ministero (per quanto si fosse avviato un coordinamento tra diversi dicasteri), quello delle Infrastrutture Digitali e dei Trasporti, anche se il nuovo Ministero degli Interni, della Costruzione e della Patria (Heimat, in realtà, ha molteplici declinazioni) potrebbe giocare un ruolo significativo.

Il governo francese ha direttamente sostenuto il Plan Transition Numérique dans le Bâtiment e indirettamente il Projet National MINnD, ma non ha provveduto a introdurre obblighi legislativi nella Loi MOP.

Anche il governo spagnolo, ancorché definendo un orizzonte temporale, ha essenzialmente sviluppato importanti attività di monitoraggio e di indirizzo.

Tenendo in conto di una, in parte spontanea, maturità digitale acquisita, nei Paesi Nordici o Scandinavi, o in via di consolidamento, nei Paesi Bassi e nella Svizzera (Tedesca), l'esperimento italiano, a cui ora si associerà presumibilmente una azione di supporto e di monitoraggio (molto dipenderà dagli orientamenti del nuovo governo), appare particolarmente sensibile.

La scansione maggiormente nota, ma non interpretata univocamente, né accettata universalmente, è quella britannica di Bew-Richards degli UK BIM Level, da 0 a 4, a cui si sono rifatti, con proprie caratterizzazioni, altri Stati Membri, come la Germania, nell'elaborare le proprie Road Map.

In realtà, anche la versione proposta nel Regno Unito non è priva di ambiguità né tantomeno così analitica, quantunque essa sia richiesta nei bandi di gara e persino sia stata oggetto di certificazione.

Oltre a ciò, la maggiore critica formulata a questi approcci da Kassem-Succar è che essi non descrivano le modalità alternative e complementari con cui ottenere specifici risultati di maturazione digitale da attuarsi da parte dei decisori pubblici nelle relative politiche.

Questa osservazione implica, peraltro, una avversione da parte di una corrente di pensiero all'approccio seguito da alcuni Paesi, tra cui lo stesso Regno Unito e l'Italia, di implementazione della trasformazione digitale secondo una modalità top-down, allorché altri, come gli Stati Uniti, hanno preferito, o sono stati costretti a farlo, un approccio bottom-up o middle-out.

Si tenga, peraltro, presente che, qualora si voglia proporre un parallelismo tra le strategie seguite dai diversi dicasteri italiani nei confronti della svolta digitale per i settori economici, la via seguita per il Settore della Manifattura ha privilegiato in primo luogo l'incentivazione fiscale per il rinnovo del parco strumentale, per solo in seguito procedere verso la costituzione dei Digital Innovation Hub e dei Centri di Competenza, con una curiosa inversione dei termini temporali inerenti alla Quarta Rivoluzione Industriale.

Al di là della differenza tra i processi della Manifattura e quelli della Costruzione e dell'Immobiliare, il destinatario principale della politica governativa è stato, nel primo caso, il Versante dell'Offerta Privata, mentre, nel secondo caso, quello della Domanda Pubblica, sia attraverso il DM 560/2017 sia tramite le Smart Road del MIT e di RFI Anas.

Sotto la coltre della denominazioni si cela, in realtà, una esigenza di precisare in dettaglio le modalità analitiche di adozione dei metodi e degli strumenti della trasformazione digitale, oltre che i suoi tempi, che si è intravista tanto nel contesto nazionale (la diatriba tra norme di processo e linee guida aziendali lo testimonia chiaramente) quanto in quello comunitario.

Ad aggiungere elementi di complessità (o di complicazione?) si è aggiunto il fatto che la Digitalizzazione, in un comparto è stata identificata col BIM, mentre nell'altro caso con Industrie 4.0 (declinata, nel Nostro Paese anche come Impresa 4.0, a indicarne una volontà di generalizzazione che, tuttavia, sembra aver ignorato l'Ambiente Costruito).

Si tratta, da un lato, di un acronimo che ha dilatato a dismisura il suo significato originale, e, da un altro canto, di una espressione dai contenuti ancora piuttosto instabili: l'uno e l'altra, tuttavia, sono unanimemente, quanto eterogeneamente, indicate dagli operatori come una parte per il tutto.

In verità, in entrambi i casi, ciò che conta è la dialettica tra la natura incrementale e quella radicale del cambiamento e dell'innovazione: da CAD e BIM, da 3.0 a 4.0, se ci si vuole esprimere in termini impressionistici.

In effetti, se si osserva attentamente l'intento originario di entrambe le transizioni si comprende come le ambizioni di medio e di lungo termine siano profondamente sconvolgenti, nel senso di mettere in discussione gli assetti consolidati che, in ambiente manifatturiero, sono rimasti tali, quand'anche per negazione, dal fordismo al toyotismo, così come in quello costruttivo tale transizione era avvenuta tra il tecnigrafo e il disegno assistito, ma, soprattutto, nel passaggio tra «tradizionale» a «evoluto», rimandando costantemente l'avvento di una piena condizione di «industrializzazione».

La difficoltà logica di questa intenzione, che oggi inizia a palesarsi, consiste, però, proprio nell'aver posto come assunto basilare la necessità, nel breve periodo, di consolidare gli aspetti elementari della svolta digitale, come, appunto, testimoniano rispettivamente il rinnovo degli impianti produttivi e la diffusione degli strumenti della modellazione informativa.

È palese, infatti, una difficoltà, in termini di maturità, da parte dei mercati, della Manifattura così come della Costruzione, a percepire il cambio di paradigma culturale, immateriale, è il desiderio di identificarlo in uno strumento specifico, l'hardware o il software, oppure in una tematica (dalla robotica alla cyber-security).

Questo è il motivo fondamentale utilizzato dai detrattori dell'approccio «dirigistico» all'argomento nelle politiche pubbliche: il fatto di indicare, più o meno chiaramente, una serie di passaggi obbligati, oggettivandoli.

In un certo senso, notava Le Monde a proposito del programma del ministro francese dell'Economia Bruno Lemaire, è significativo il fatto che, presentando il piano plurimiliardario per l'innovazione di rottura, così è definita dal governo francese, lo stesso utilizzasse paradossalmente rimandi a una certa continuità: una «cesura moderata»?

In definitiva, il ragionamento, tipicamente politico, in una accezione lata, non può che essere la volontà di efficientare gradualmente il modus operandi esistente, in attesa eventuale che i soggetti maturino le condizioni per un avanzamento ulteriore, anche in virtù del fatto che la prima transizione conterrebbe di per se stessa molti elementi dirompenti, spesso sottovalutati.

D'altra parte, mentre per la Manifattura si confida che, come i primi dati disponibili per il Piano Nazionale 4.0 sembrano dimostrare, le misure di incentivazione rafforzino ulteriormente la competitività nazionale sui mercati esteri, contando sulla proattività degli imprenditori privati, per la Costruzione (e l'Immobiliare) il primo ostacolo, non l'unico, da superare è la riqualificazione, non solo digitale, delle pubbliche amministrazioni, qui non «incentivate», bensì «obbligate».

Ciò permette di ragionare sul fatto che la maturità debba essere correlata alla consapevolezza: con ciò si vuole dire che probabilmente l'adesione, o almeno la fascinazione, di molti operatori privati a o per il 4.0 o il BIM sconti una assenza parziale di coscienza dei contenuti effettivi e delle relative conseguenze, mentre per le amministrazioni pubbliche, con le debite eccezioni, prevalgano scetticismo e preoccupazione (non inesistente, peraltro, nella base professionale e imprenditoriale).

Un comune denominatore dei due piani è offerto da una considerazione di Michele Tiraboschi: alla velocità con cui le imprese hanno colto le nuove opportunità offerte dal piano nazionale per l'Industria 4.0 ha fatto da contraltare la lentezza della risposta amministrativa per la costituzione dei centri di competenza che pure avrebbero dovuto orientare i processi di digitalizzazione delle filiere industriali. 

In ogni caso, se volessimo forzare una interpretazione sintetica e grossolana di ciò che dovrebbe significare il 4.0, in senso dilatato, potremmo affermare che esso consista in un eco-sistema digitale in cui il cliente rientri a pieno titolo e in tempo reale in un processo produttivo e sociale semi-autonomo dal punto di vista decisionale in cui attraverso il rapporto uomo-macchina le caratteristiche dei prodotti/servizi possano auto-disciplinarsi istantaneamente nel corso del loro farsi secondo una forte personalizzazione.

Analogamente, il BIM, in una definizione enormemente ampia, dovrebbe permettere la generazione di cespiti immobiliari o infrastrutturali cognitivi in grado di riconoscere e di dialogare singolarmente e variabilmente con i propri fruitori nel ciclo di vita al fine di consentire loro di offrire le migliori prestazioni (dalla residenza al lavoro, dalla mobilità all'assistenza sanitaria) nella cittadinanza digitale.

In entrambe le soluzioni, futuribili, ancorché enunciate, il cliente/fruitore entra a pieno titolo a far parte, o addirittura inizia a essere un key driver, della catena di fornitura, abbattendo i confini concettuali e giuridici con le proprie contro-parti.

E' ovvio che questa impostazione appaia sconvolgente nella misura in cui, come affermato in più occasioni, essa influirebbe sulla natura identitaria degli attori del mercato, oltre che consentire, specie nel Settore della Costruzione e dell'Immobiliare, l'ingresso di competitori inediti, tutti da immaginare, sia pure in forme sottili.

Non è per nulla strano che le ipotesi più avveniristiche non siano tanto incentrate sulle fabbriche o sui cantieri completamente automatizzati e disumanizzati o su città intelligenti del tutto sensorizzate, quanto sulla dialettica tra intelligenze naturali e artificiali, su beni tangibili che si traducono in servizi immateriali.

Se questi sembrano, attualmente, gli scenari futuri, evidentemente disruptive, l'imminenza riguarda il grado di trasformazione più prossimo, rispettivamente quello degli iper- e dei super-ammortamenti per acquisti strumentali e quello del supporto alla acquisizione degli applicativi di BIM Authoring.

Restando nel nucleo di maggiore competenza, quello della Costruzione e dell'Immobiliare, ci si deve domandare che cosa davvero comporti sostituire alcuni strumenti digitali autoreferenziali, per così dire, con altri, relazionali: in teoria, ciò dovrebbe significare che progressivamente tutti gli operatori siano catturati entro un eco-sistema digitale, da intendersi come numerico, in cui il commissionare, il progettare, l'autorizzare, il produrre, il costruire, il manutenere, il fruire siano sistemicamente connessi e intelleggibili.

In altre parole, la possibilità di tradurre in digit i pensieri e le azioni rappresenta il presupposto (chiamiamolo pure il livello elementare) per ogni successivo sviluppo, già effettivo ovvero ancora potenziale.

Epperò, se si guarda alle prassi correnti, l'utilizzo che comunemente si fa degli strumenti legati al BIM è ancora episodico, parziale e scarsamente interoperabile, oltre a tutto entro quadri contrattuali e metodi gestionali inadatti e persino oppositivi.

Tutto l'armamentario dei capitolati informativi e dei piani di gestione informativa promette, a questo fine, di creare una notevole sovrastruttura formale e documentale, fatta più di parole che non di numeri, più di dati destrutturati che non di informazioni strutturate.

A questa obiezione cruciale di chi redige queste note, relativamente alla scadente computazionalità di parecchi degli attori che operano sui modelli informativi, John Adams risponde che ideally there should be an element of that. However, to ensure we can encourage more clients to undertake their first #BIM project the bar has to be set lower than that. Clear requirements, expectations and ambitions.

Abbassare l'asticella diviene, dunque, una istanza necessaria per avviare il mercato in questa direzione?

E' palese che vi sia, ovunque, una forte, discutibile, richiesta di semplificazione e di banalizzazione, che, comunque, non si ritrova affatto nel testo del decreto ministeriale, né nei documenti normativi o nelle linee guida aziendali; tantomeno nella prossima traduzione italiana dello EU BIM Handbook comunitario.

L'impressione epidermica è che una parte non trascurabile degli operatori si stia avvicinando agli strumenti come se si trattasse di manipolare i dati geometrico-dimensionali tradizionalmente, con un tenue legame con quelli alfa-numerici.

Al momento, ciò che, tuttavia, conta è comprendere in quanto tempo tali operatori inizieranno ad assumere consapevolezza che così non sia e in che misura saranno disposti a collaborare con una strategia che, appunto, li riconduce a un ambiente di condivisione dei dati che potrà sempre meglio fare uso (anche etero-diretto) del loro agire.

Di conseguenza, non pare così rilevante preoccuparsi che l'asticella sia posta alla giusta altezza, quanto analizzare la natura della stessa, che potrebbe risultare indigesta per un comune sentire analogico.

Si ritorna, quindi, all'interrogativo principale: sarà sufficiente un DPCM sulla qualificazione delle stazioni appaltanti che pare basarsi su organico, formazione e referenze? Quanto di questo organico sarà davvero dotato di una cultura digitale, quale alfabetizzazione culturale potrà ricevere, quale capacità avrà di trasferire una modalità di committenza analogica nella dimensione digitale?

Per questa ragione, immaginare che basti produrre un capitolato informativo che sostanzialmente sia un .docx trasferito in .pdf è una pia illusione.

Per prima cosa, non lo si deve dimenticare, il DM 560/2017 prevede che accanto a esso, o meglio, internamente a esso, sia presente un modello informativo che riporti i dati strutturati dello stato dei luoghi: il che significa che, ancora prima che il committente formuli le proprie richieste attraverso un capitolato informativo che sia davvero computazionale (e non una diligente compilazione narrativa di campi, pur utili, legati a ovvie intenzioni per la gestione informativa), debba già esservi un modello di strutturazione dei dati di ingresso.

Che lo si chiami Asset Information Model o meno, esso deve riflettere un vero e proprio Data Model, da cui occorrerà iniziare.

Quel modello informativo, assieme all'ambiente di condivisione dei dati, ma anche, come indica il decreto ministeriale, di supporto alla decisione, costituirà un formidabile vincolo alla volontà della committenza di fuoriuscire dalle logiche digitali.

Se riandiamo, infatti, ai contenuti del capitolato informativo, esso prevede una serie di richieste e di indicazioni essenziali, ma non risolutive, qualora non siano tradotte in un linguaggio computazionale.

Al di là dei requisiti indispensabili che riguardano, ad esempio, la distribuzione delle responsabilità, l'articolazione dei data set, lo scambio dei dati, i livelli di definizione degli oggetti, e così via, quello che condizionerà la qualità di ciò che sarà richiesto corrisponderà alla definizione computazionale del brief, inerente alle finalità della gestione informativa.

L'asticella è, insomma, definitivamente fissata, a condizione che sia davvero numerica: quanto alta sia è relativamente importante, nel senso che non permetterà, comunque, di deviare dalla sfera computazionale.

Il MISE ha innescato, indirettamente, una notevole revisione dei business processdell'industria di prodotto e di processo, il MIT ha avviato, direttamente, la riforma digitale della amministrazione pubblica italiana nella veste della Domanda Pubblica.

Si tratterà, ora, col nuovo governo e colla nuova legislatura, di trovare una sintesi che permetta al Settore della Costruzione e dell'Immobiliare di rientrare nella Politica Industriale Digitale del Paese e di partecipare attivamente alla costituenda European Digital Platform for the Construction Sector.