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La sfida alla fragilità. A Mosaico Italia le azioni per la prevenzione

Le politiche e gli interventi per la difesa dei suoli e la vulnerabilità sismica tra i temi della prossima Rassegna Urbanistica Nazionale

La settima Rassegna urbanistica nazionale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, "Mosaico Italia: raccontare il futuro" avrà tra i suoi temi portanti quello denominato "L'Italia fragile".

Tra i progetti che verranno esposti nell'ambito dell'evento, e tra gli incontri di approfondimento che avranno luogo a Riva del Garda dal 3 al 6 aprile, non potranno quindi mancare riflessioni, sperimentazioni, realizzazioni che hanno l'obiettivo di contrastare e prevenire gli elementi di rischio che attraversano gli insediamenti e i territori italiani. L'Inu del resto lavora in questo ambito da tempo, e vi ha dedicato una Community specifica, "Politiche e interventi per la difesa dei suoli e vulnerabilità sismica", coordinata da Luana Di Lodovico.

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Di Lodovico ricorre all'oggettività dei numeri per fotografare l'assoluta irrinunciabilità di un approccio che affronti strutturalmente il problema: "Negli ultimi 100 anni in Italia ci sono state 7.000 alluvioni e 17.000 frane ed i costi stimati per l'emergenza sono di circa 25 miliardi di euro,  solo negli ultimi 25 anni. Inoltre una ricerca recente dell'European Commission Joint Reseach Centre ha previsto che nel 2040  le vittime per catastrofi naturali in Europa potrebbe variare da 10.700 a 32.500. Per la fine del secolo (2100), ogni anno in Europa si rischia di contare qualcosa come 152mila vittime da maltempo, ma anche in questo caso si tratta di valori medi".

Fatta questa premessa, il principio che deve affermarsi, secondo la responsabile della Community dell'Inu, è sintetizzabile così: "Per ridurre al minimo il rischio di una possibile emergenza a seguito di un disastro naturale bisogna far in modo che prevenzione e manutenzione sistematica del territorio e del costruito diventino processi ordinari".
La via da seguire è quella dell'approccio del Disaster Risk Management: prevenzione e protezione devono diventare, assieme alla mitigazione del rischio, le parole d'ordine per la costruzione e la "revisione" di ogni piano urbanistico ordinario.  L'approccio è integrato e multiscalare, occorre agire su più livelli. Tra questi: la promozione del miglioramento delle conoscenze tecniche, di quelle del territorio e del patrimonio costruito; la riduzione della vulnerabilità e dell'esposizione attraverso gli strumenti di pianificazione e il rafforzamento degli edifici attraverso incentivi; la mitigazione degli effetti, che si attua attraverso il miglioramento del monitoraggio, la redazione e l'aggiornamento costante dei Piani di Protezione Civile, la sensibilizzazione di popolazione, tecnici ed amministratori.

In  sintesi, spiega Di Lodovico, "bisogna superare l'impasse burocratica e normativa che caratterizza negativamente il nostro Paese al punto ad avere poche regole certe in grado di produrre una programmazione e pianificazione urbanistica che con pochi strumenti ordinari sia capace di ridurre i livelli di rischio, abbassare la vulnerabilità e controllare l'esposizione senza necessariamente introdurre vincoli ma piuttosto esaminando i reali problemi del territorio e cercando le soluzioni strategiche più adatte". Una pianificazione quindi più flessibile, efficace, in grado di intervenire tempestivamente e su più livelli.

Di Lodovico conclude ancora una volta citando numeri, per sottolineare quanto un approccio che promuova prevenzione e protezione, oltre a garantire e migliorare sicurezza e salvare vite umane, può costituire una spinta importante per l'economia: "Se consideriamo che il patrimonio edilizio esistente sui cui intervenire è formato da più di 10 milioni di immobili (pubblici e privati), possiamo ipotizzare un costo di messa in sicurezza superiore a 90 miliardi di euro (riferendoci ai costi medi desunti dai computi metrici per interventi di adeguamento sismico).  Il Rapporto Casa Italia del 2017 mostra come un intervento di miglioramento sismico circoscritto alle sole costruzioni in muratura portante, i più vulnerabili, nei 648 comuni italiani a più elevata pericolosità sismica comporterebbe un investimento complessivo nel settore edilizio (comprendendo in maniera estesa tutto il comparto) di 129 miliardi e 570.000 unità di lavoro equivalenti. Non dobbiamo dimenticare, infine, che gli impatti negativi provocati dalla mancata percezione di sicurezza sul turistico dopo un evento catastrofico: di turismo vivono (e possono vivere) i tanti piccoli borghi che compongono una parte importante del nostro Paese, del nostro Mosaico Italia".

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