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Post Toninelli, chi vogliamo come ministro al MIT e con quale AGENDA

Editoriale di Andrea Dari, in vista del nuovo governo

Con le dimissioni di Conte decade l’intero Governo e quindi anche Danilo Toninelli, Ministro delle Infrastrutture e Trasporti.

Ovviamente il mondo dei Professionisti e dell’Industria delle Costruzioni - la cui attività è strettamente connessa con la funzione esercitata dal Ministro - si interroga su chi andrà a ricoprire questo ruolo.

Con Ingenio abbiamo fatto alcuni sondaggi, facendoli girare sulla pagina e su alcuni gruppi tecnici di Facebook, ottenendo posizioni non sempre nette. 

Quanti professionisti rivorrebbero Toninelli

toninelli-e-dari-box.jpgIn questo caso il dato è molto netto.

Su 3.347 persone raggiunte e 668 voti, sono solo il 18%, di chi ha risposto, ad avere espresso un gradimento alla permanenza di Danilo Toninelli nel ruolo di Ministro delle Infrastrutture e Trasporti. 

Toninelli è stato un Ministro assolutamente atipico. 

Al di là delle gaffe che hanno contraddistinto il suo avvio, la più grossa quella del Tunnel del Brennero, la principale atipicità ha riguardato la realizzazione delle infrastrutture. E' il primo ministro del MIT che non prende per buono l’enorme attività che era stata compiuta di verifica e di analisi costi/benefici delle opere già approvate, e che di fatto le blocca tutte, con la motivazione di fare partire una propria analisi costi/benefici.

In genere i Ministri che si sono succeduti a Porta Pia, da Cavour ad oggi, hanno sempre cercato di connotarsi come ministri del fare, ma l’impressione che molti hanno avuto è che Toninelli volesse essere il Ministro del Non Fare: poco comprensibile è stata la sua posizione e il parere delle sue commissioni, sulle opere ferroviarie, dove ricordiamo c'è il rapporto mondiale delle infrastrutture che ci colloca molto indietro rispetto agli altri Paesi occidentali. La commissione di valutazione che ha espresso i giudizi su terzo valico e Torino-Lione ha lasciato davvero molti dubbi, sia nella composizione che nei giudizi. E così anche l'ultimo parere sulla Gronda di Genova.

Parimenti ricorderemo però Toninelli anche come il Ministro del Fare. Per la prima volta dopo anni, anche per la tragedia del Polcevera, ci si è posti con forza il problema della manutenzione delle Infrastrutture, si è avviato un progetto per il monitoraggio digitale delle opere esistenti, si sono avviati gruppi di lavoro per linee guida sui controlli, monitoraggio e intervento su ponti e infrastrutture in genere. Abbiamo avuto per la prima volta la sensazione che il rapporto con i concessionari non fosse a vantaggio univoco e che contratti e tariffe potessero non essere un oggetto misterioso. Il Ministero ha poi sostenuto il progetto italiano di Federcostruzioni per una piattaforma digitale europea delle costruzioni. Ma soprattutto si è avviato un cambio di rotta sul testo degli appalti, finalmente verso una direzione che non vede il mondo delle costruzioni come una congrega di malfattori e corruttori.

Un ricordo personale di Toninelli

A titolo personale ho un ricordo diretto del Ministro. Dovevo organizzare la sua visita al SAIE e ho trovato un Ministro che invece di dedicare 15/20 minuti a visitare la fiera e un’ora alla conferenza stampa (su cose che non centrano con le costruzioni) come mi era già capitato di vedere coi suoi predecessori, egli ha dedicato un paio di ore (abbondanti) alla visita, si è fermato in numerosi stand per capire, e non solo in quelli dei BIG. Poi ha parlato in un evento per il quale nei giorni precedenti avevamo dovuto avere numerosi scambi di informazioni perchè voleva entrare nel merito delle cose. Un Ministro quindi interessato a ciò che gli stava intorno.

Double face quindi il mio giudizio: se sulla visione strategica e delle infrastrutture il mio pensiero è molto diverso dal suo, sul lato dell’interesse per il reale ho trovato un Ministro impegnato.

Chi è stato il migliore Ministro delle Infrastrutture e Trasporti degli ultimi 15 anni

A questo punto chi meglio di Toninelli nel ruolo di Ministro?

Abbiamo fatto un secondo sondaggio, sempre con Ingenio, sempre su Facebook.  

La domanda era:"Chi è stato il migliore Ministro delle Infrastrutture e Trasporti degli ultimi 15 anni”

Ecco i risultati: 

  • Graziano Delrio = 40%
  • Danilo Toninelli = 30%
  • Pietro Lunardi = 19%
  • NESSUNO = 8%
  • Altero Matteoli = 2%
  • Antonio Di Pietro 
  • Maurizio Lupi
  • Corrado Passera 

Questi dati mi colpiscono e sono per me inaspettati.

 Innanzitutto non condivido il giudizio sul predecessore di Toninelli: Graziano Delrio è stato Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2 aprile 2015 al 1 giugno 2018, e di lui ricordo i ritardi a firmare l’approvazione delle Norme Tecniche, la realizzazione del Sismabonus (avviata dal suo predecessore Maurizio Lupi e tenuta fin troppo tempo nel cassetto), la sua attenzione più allo Ius Soli che alle costruzioni e, soprattutto, il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 - comunemente conosciuto come Codice dei contratti pubblici o Codice degli Appalti, che regola la materia degli appalti pubblici di lavori, forniture, servizi e concessioni, e dei relativi contratti pubblici. Un documento che come già detto partendo dal punto di vista che tutti coloro che operano nelle costruzioni sono poco affidabili e in genere disonesti, ha un approccio che pare abbia come obiettivo non quello di costruire al meglio le opere ma di tenere sotto controllo tutto.

Inaspettato anche il dato su Toninelli, in quanto ben diverso da quello del precedente questionario. 

Inaspettato anche il dato sul Ministro che ha operato temporalmente prima degli altri, l’ing. Pietro Lunardi, l’unico tecnico tra quelli che ha ricoperto tale ruolo nell’ultimo periodo. Mi sarei quindi aspettato una percentuale maggiore. Non mi stupisce il dato di Passera (molti non si ricorderanno neppure che è stato ministro del MIT).  

Allora chi vorremmo Ministro al MIT ?

Un terzo sondaggio di INGENIO su questo tema. La domanda era "Che figura vorreste come Ministro delle Infrastrutture e Trasporti ?" 

  • Un Manager di provenienza Tecnica = 48%
  • Un Professionista di area Tecnica = 41%
  • Un Dirigente di esperienza della PA = 7%
  • Un Professore di area Tecnica
  • Un Imprenditore
  • Un Politico
  • Un Manager di provenienza Economica
  • Altro    1%
  • Un Professionista di area Economica = 0 

Il parere rispetta le mie aspettative. Dopo tanti politici si vorrebbe una figura che viene dal mondo tecnico, che conosca quindi le problematiche del settore, che sappia come questo è organizzato, quali sono le dinamiche che lo regolano, i punti di forza e di debolezza, il rapporto con il mondo esterno. Ed è meglio un Manager di un Professionista, perchè, in fondo, il Ministro è comunque circondato di tecnici, deve quindi saper soprattutto indirizzare e gestire. 

L’AGENDA per il nuovo Ministro delle Infrastrutture e Trasporti

1) - La messa in sicurezza del Paese

Il Polcevera ci insegna, la prima priorità è quella di mettere in sicurezza il Paese, edifici e infrastrutture.

Ma per mettere in sicurezza il Paese è necessario conoscere lo stato delle opere, non in generale, ma di ogni opera.

La Digitalizzazione oggi ci consente di poter gestire un numero infinito di informazioni e di sensori, ma ancor prima occorre definire i criteri di controllo e di classificazione.

E’ quindi necessario proseguire con la predisposizione delle Linee Guida per la classificazione sismico/strutturale delle opere pubbliche e la loro prioritarizzione in termini di rischio. Un’attività iniziata sotto il ministero Toninelli.

2) - Semplificare il Costruire

Come già detto, veniamo da un Codice degli Appalti che non ha come obiettivo il gestire gli appalti, ma il controllarli.

Un ruolo che nel nostro Paese già fa la magistratura, la guardia di finanza, i carabinieri …

Il Codice degli appalti deve essere lo strumento che consente di costruire bene. La L.50/2016 va quindi superata, con norme che semplifichino i passaggi burocratici e migliorino le fasi operative, a cominciare da quella progettuale.

3) - Fare crescere la Digitalizzazione delle Costruzioni

Deve proseguire l’applicazione del Decreto Ministro MIT n. 560 del 1.12.2017, detto anche decreto Baratono, in particolare mancano due aspetti fondamentali: un grande piano di adeguamento delle stazioni appaltanti, che necessitano di strumenti e metodi, quindi formazione, hardware, software e probabilmente qualche nuova risorsa. E va nominata una commissione di monitoraggio, prevista ma ancora non esistente. Infine va avviato un piano per una piattaforma digitale nazionale, cosa che la Francia non solo ha già avviato ma ha già realizzato.

4) - Progetto casa

Esiste un enorme problema: abbiamo un patrimonio immobiliare vetusto, non sicuro, non efficiente, e troppo costoso frutto di anni e anni di ladrocinio immobiliare dove hanno pescato gran parte delle componenti del mondo delle costruzioni. E i finanziamenti sui micro interventi degli ultimi anni (eco bonus) hanno sprecato soldi pubblici e non risolto il problema e il Sisma Bonus così come strutturato non funziona.

Occorre pensare a un grande piano casa, che da un lato sostenga e obblighi la sostituzione immobiliare, e dall’altro crei nuovi paradigmi dove le proprietà sono meno diffuse ma gli affitti e la vendita di servizi immateriali più a buon mercato. Occorre quindi una sorta di grande e nuovo piano INA CASA, con una visione strategica che abbia IoT e città multicentriche come basi per una rivoluzione dell’abitare. 

5) - Completare le reti dei trasporti e ammodernare i servizi connessi

L’impero britannico con il Cross Rail ci sta insegnando che è su rotaia che va ripensato il trasporto - interurbano ma anche urbano - della nostra società. Oggi da Roma a Milano occorrono grazie all’alta velocità 3 ore. Ma abbiamo un unico asse ad alta efficienza. Dobbiamo accorciare le distanze su tutto il Paese da Lecce a Trieste, da Trieste a Torino, da Reggio Calabria a Milano, da Milano a Genova, e proseguire nella costruzione dei 4 collegamenti europei. Questa è la critica più forte che si può fare al MIT a 5 stelle. Non avere compreso l’importanza e inderogabilità della sfida. In Italia si produrrà sempre meno, ma siamo in una posizione di eccezionale importanza per il commercio. Occorre investire in trasporto, e quindi in porti e ferrovie. Per capirlo non occorro analisi costi - benefici postume e superficiali.

6) - Avviare una rivoluzione della normativa tecnica

Nel settore delle costruzioni in Italia abbiamo le norme tecniche di legge predisposte dal Consiglio Superiore dei LLPP, che richiamano Linee Guida del Consiglio Superiore dei LLPP, e Istruzioni CNR, e norme UNI, e sono collegate a Norme internazionali ISO e CEN, a cominciare dagli Eurocodici, e tutto questo insieme di prescrizioni regolano i progetti, i materiali, le tecnologie, le applicazioni, le competenze, le responsabilità. Ci sono prodotti per cui è obbligatorio il marchio CE, altri per cui serve il CIT, altri in cui si può avere il CE o il CIT, altri ancora in cui basta l’FPC certificato. Ci sono Marchi CE autoassegnati, altri che per averli occorre controllare anche la carta igienica degli uffici. Abbiamo un iter di pubblicazione delle Norme Tecniche che comporta “sempre” 10 anni di lavoro. Troppo tempo.

Occorre semplificare lo schema normativo generale, ripensarlo in modo che sia applicabile, non labirintico. 

Non si può pensare che un professionista debba sapere se un cordolo del marciapiede deve avere la marcatura CE di tipo 2 o 4 per poter fare la direzione lavori ...

7) - Dare maggiore valore alla Professione Tecnica

I tecnicismi normativi e la mentalità del non fidarsi ha, di fatto, portato a una perdita di importanza del ruolo del professionista tecnico.

In Italia vi è sempre stato un principio tecnico condiviso: il valore della firma del professionista.

E' il progettista che con la sua firma si prende la responsabilità del progetto, è la Direzione Lavori che con la sua firma si prende la responsabilità della corretta realizzazione, è il Collaudatore con la sua firma che si prende la responsabilità delle prestazioni finali.

Ma poi abbiamo poi un sistema normativo contorto e, al tempo stesso, in disaccordo con i suoi principi, che prevede un mare di burocrazia inutile.

Si pensi all’autorizzazione sismica. Come dice il mio amico Pierluigi De Amicis, presidente dell’Ordine degli Ingegneri de L’Aquila, è come se il chirurgo prima di fare un’operazione dovesse ogni volta mandare la sua pianificazione al Consiglio Superiore della Sanità, o il Magistrato prima di emettere la sentenza fare la stessa cosa con il Consiglio della Magistratura.

I Professionisti tecnici sono pronti ad assumersi le loro responsabilità e questo semplificherebbe tutti i processi. Certo, occorre fare un passo indietro, dare fuoco al lenzuolo di Bersani e riattivare le tariffe, perchè un buon lavoro deve avere il giusto compenso. 

8) - Mettere in sicurezza il patrimonio storico

Il 30 ottobre 2016 il terremoto distrugge la casa del protettore dell’Europa: la Basilica di San Benedetto di Norcia, di cui resta in piedi solo la facciata. Tutte le chiese importanti di Norcia sono distrutte, così come le mura medievali. La sicurezza del nostro patrimonio storico dipende dal MIBACT e dai suoi uomini sul territorio, ma al grido che la conservazione non è la trasformazione preferiamo accendere i timer di ogni edificio, timer che quando suoneranno (al primo terremoto) segneranno la distruzione di quell’opera, piuttosto che metterla in sicurezza.

Ce lo insegna la basilica di Collemaggio, le chiese dell’Aquila, Modena, Amatrice, Norcia …. ma non vogliamo ascoltare.

È ora che il MIT, nel rispetto del Requisito 1 Allegato I del Regolamento (UE) n. 305/2011, si assuma la responsabilità della sicurezza di questi edifici, e ne avvii la messa in sicurezza o la chiusura come edifici a rischio, in alcuni casi come edifici pericolanti.

Conclusioni

Spesso si dice che non occorre che il Ministro sia un tecnico, perché è comunque circondato da tecnici.

Non sono d’accordo.

Se così fosse allora mettiamoci un ministro bello, che parli bene, che faccia bella figura in televisione …

Il Ministro è colui a cui spetta l’ultima parola, la firma, la decisione strategica. Deve essere circondato da tecnici ma deve conoscere la materia, deve sapere cosa è un appalto pubblico, che cosa è una V.I.A., che cosa si intende per digitalizzazione, cosa significhi il termine “ambiente costruito”, … dovrebbe essere scelto tra i migliori, non essere nell’oggetto delle spartizioni politiche delle poltrone.

Come scrissi nella mia lettera a Toninelli "Caro Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, siamo preoccupati” notavo che prima di diventare Ministro non si era mai preoccupato di questo ambito, di questo importante settore. Certo si era laureato in Giurisprudenza, e poi prima di essere eletto deputato era stato impiegato per una compagnia assicurativa, ma da onorevole non si era mai occupato di infrastrutture e trasporti, molto di più di canapa per uso terapeutico e della legge elettorale. Ancora oggi viene da chiedersi per quali titoli e competenze gli fu assegnato l’incarico.

Con questo articolo non intendo io scrivere un giudizio sul suo operato, ogni italiano si sarà fatto una sua idea, ma credo che non basti, come “valore” per fare il ministro, essere onesto, dovrebbe essere un prerequisito, ma la competenza su quello che va a governare sì. Altrimenti che “governo” è ? come si governa una cosa che non si conosce ?

Mi auspico quindi che il prossimo Ministro delle Infrastrutture arrivi a Porta Pia conoscendone già in modo sufficiente i corridoi e le materie che vengono trattate, perchè ogni scelta sia condotta con la maggiore consapevolezza possibile.