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Smart City: il punto sulla mobilità elettrica e la sfida delle stazioni di ricarica private

Durante la seconda edizione di That’s Mobility sono stati presentati i numeri della mobilità elettrica in Italia: dalle auto green alle infrastrutture per la ricarica

A That’s Mobility il punto sulla mobilità elettrica in Italia: dalle auto a emissioni zero alle infrastrutture di ricarica

In Italia sono sempre di più i cittadini che decidono di installare stazioni di ricarica elettrica in case e condomini. La rete di infrastrutture private oggi ne conta quasi 13mila che si aggiungono alle 8.200 colonnine pubbliche distribuite nel nostro Paese.

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Sono solo alcuni dei risultati emersi dalla terza edizione dello Smart Mobility Report, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano e presentato a THAT’S MOBILITY, l’evento dedicato alla mobilità elettrica svoltosi al Centro Congressi di Fiera Milano (MICO). Durante le sessioni di approfondimento della seconda edizione, organizzata da Reed Exhibitions insieme all’Università milanese, si è fatto anche il punto sulla diffusione delle auto elettriche in Italia e all'estero. In più, durante il workshop intitolato «Mobilità elettrica e nuove opportunità» sono stati forniti i numeri sulla distribuzione delle stazioni di ricarica in ambito residenziale e sul quadro normativo che regolamenta il settore.

La diffusione delle infrastrutture di ricarica pubbliche e private

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A oggi in Italia ci sono 8.200 punti di ricarica, tra questi 3.500 sono pubblici (+ 23% sul 2017), mentre la parte restante è privata ma ad accesso pubblico. Si tratta di colonnine distribuite in modo disomogeneo su tutta la penisola: la Lombardia, a esempio, è l’unica ad averne oltre mille, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Sicilia. 

Il 70-75 per cento si trovano in ambito urbano, quindi su strada o parcheggi pubblici, mentre quelle in zone extra-urbane rappresentano una percentuale inferiore al 5 per cento del totale. 

Le percentuali cambiano se si guarda al settore privato e residenziale.

A oggi lo stock complessivo di punti di ricarica privati installati in Italia si aggira intorno agli 11.000 - 13.000, di questi si stima che oltre il 90 per cento sia rappresentato da wallbox domestiche. Significativo è l’aumento registrato nel 2018: sono stati stimati circa 4mila punti di ricarica privati, in crescita del 60 per cento rispetto al 2017.

«Le potenzialità delle stazioni di ricarica in condominio sono numerose a partire dal contesto normativo - ha commentato Annalisa Galante, architetto e docente Fisica e Tecnica Ambientale al Politecnico di Milano intervenuta durante la sessione dedicata alle nuove opportunità della mobilità elettrica - ci sono molte direttive europee che riguardano anche l’edilizia e che obbligano all’installazione e predisposizione delle stazioni di ricarica sia negli edifici nuovi che nelle grandi ristrutturazioni, ossia quelle che comportano il rifacimento dell’involucro e anche dell’impianto». 

Il quadro normativo-regolatorio per i punti di ricarica condominiali

Come evidenziato nelle pagine dell’ultimo Smart Mobility Report, il decreto legislativo 257/2016 ha regolamentato la predisposizione all’installazione di infrastrutture di ricarica solamente per i condomini di nuova costruzione oppure sottoposti a una ristrutturazione edilizia di primo livello, ossia quelle che interessano più del 50 per cento della superificie disperdente esterna e l’eventuale rifacimento dell’impianto termico. La norma impone ai nuovi edifici residenziali con almeno 10 unità abitative, per un numero di spazi a parcheggio e box auto pari almeno al 20 per cento di quelli totali, la predisposizione all’allaccio per l’installazione di colonnine che permettano la ricarica di un’auto da ciascun spazio adibito a parcheggio e da ciascun box. 

Lo stesso decreto legislativo però, non regolamenta l’installazione dei punti di ricarica nei condomini esistenti e la procedura in questo caso dipende dallo spazio in cui si vuole collocarla. A riguardo, l’articolo 1135 del Codice civile dice che: «L'assemblea può autorizzare l'amministratore a partecipare e collaborare a progetti, programmi e iniziative territoriali promossi dalle istituzioni locali o da soggetti privati qualificati, anche mediante opere di risanamento di parti comuni degli immobili nonché di demolizione, ricostruzione e messa in sicurezza statica, al fine di favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente, la vivibilità urbana, la sicurezza e la sostenibilità ambientale della zona in cui il condominio è ubicato».

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«Capita sempre più spesso che durante le assemblee di condominio venga richiesta la possibilità di installare nel garage o nella parte comune, una stazione di ricarica - ha aggiunto Galante - e qui si aprono diverse casistiche». Le fattispecie più ricorrenti sono quelle in cui si dispone di un box privato oppure i casi in cui l’infrastruttura deve essere installata in uno spazio comune, solitamente il parcheggio condominiale.

Punti di ricarica nei condomini: i numeri e le procedure da seguire per una corretta installazione nella VIDEO INTERVISTA ad Annalisa Galante

Car Sharing condominiale: il progetto per la diffusione di stazioni di ricarica residenziali

Nel corso dell’incontro è intervenuto anche Marco Bandini, presidente dell’associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari (Anaci) di Lecco che ha illustrato il progetto avviato nel comune lombardo e che punta a incentivare l’utilizzo dell’auto elettrica.

«Il progetto prevede il car sharing in condominio - ha detto Bandini - e vuole dare la possibilità a tutti gli inquilini di usare, a turno, un’auto elettrica di piccole dimensioni e usufruire di una stazione di ricarica interna. È fondamentale partire dalle infrastrutture di ricarica in condomino prima di cominciare a pensare a una grande diffusione delle auto e questo è il nostro impegno».

Case history: nella VIDEO INTERVISTA Marco Bandini racconta il progetto avviato a Lecco 

Auto elettriche: il quadro italiano

Nel 2018 sono state 9.579 le auto elettriche immatricolate (5.010 pure e 4.569 ibride), appena lo 0,5% del totale (2 milioni) e il parco circolante è ora di circa 22.000 unità. 

Ci sono stati dei picchi: lo scorso aprile, per la prima volta in Italia, è stata superata la soglia delle 1.000 auto elettriche pure immatricolate in un mese. Un risultato che si è ripetuto in maggio e in giugno grazie anche agli incentivi all’acquisto, come l’Eco bonus, introdotti dalla Legge di Bilancio 2019. Questo ha fatto salire a circa 6.000 le auto elettriche “pure” (BEV – Battery Electric Vehicle) vendute nei primi sette mesi del 2019, un migliaio in più rispetto a tutto il 2018, con una crescita del 113 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente, mentre i PHEV, o ibridi plug-in, sono cresciuti del 60 per cento rispetto al 2017.

vittorio-chiesa-energy-strategy-group-polimi.jpg «Uno scenario incoraggiante nonostante i numeri delle auto elettriche in Italia risultino ancora piccoli se comparati al mercato interno totale dei veicoli o all’andamento della mobilità elettrica nei principali paesi europei, dove rappresentiamo il 2,5% - ha commentato Vittorio Chiesa, Direttore dell’E&S Group - tuttavia, è ormai chiaro a tutti che non stiamo più parlando di una “nicchia”, ma di una componente fondamentale dei trasporti del futuro. Opinione suffragata dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima - PNIEC, che fissa obiettivi ambiziosi per i prossimi anni. Ottimi segnali sono l’ampliamento dell’offerta di modelli di auto, oggi più di 60 (+260% rispetto al 2015) tra puri e ibridi plug-in, così come lo sforzo degli operatori della ricarica, che ha permesso di raggiungere gli 8.200 punti di ricarica ad accesso pubblico installati oggi in Italia, aumentando la percezione di adeguatezza dell’infrastruttura da parte degli utenti».

 

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