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Lavoro agile in situazioni emergenziali: le indicazioni Inail

In un fact sheet focus sull'applicazione di un modello “ibrido” tra lavoro agile e telelavoro

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Di assoluto interesse, in questo periodo di emergenza sanitaria (ancora in corso, almeno sino al 31 luglio 2020), è il Fact sheet INAIL “Lavoro agile in situazioni emergenziali - Applicazione di un modello “ibrido” tra lavoro agile e telelavoro”.

Il Dipartimento innovazioni tecnologiche, sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) dell’Inail, in coerenza con il Piano delle attività di ricerca dell’Istituto nell’ambito dedicato allo studio del legame tra nuove tecnologie, nuovi lavori e nuove modalità esecutive dell’occupazione, ha elaborato questo documento rivolto principalmente ai lavoratori del settore pubblico e privato che svolgono attività compatibili con il lavoro agile, completo di tabelle e illustrazioni grafiche e corredato da riferimenti bibliografici e normativi essenziali.

Flessibilità e rapporto di fiducia alla base dello smart working

Il lavoro agile, spiega il documento, è connotato da un approccio flessibile al lavoro, fondato su un rapporto fiduciario tra lavoratore e datore di lavoro.

Natura “ibrida” del lavoro agile in emergenza

Per i ricercatori del Dit, l’adozione massiva del lavoro agile dal contesto di necessità imposto dall’emergenza, ha determinato l’applicazione di una modalità di lavoro a distanza che può essere definita come “una via di mezzo” fra il telelavoro e il lavoro agile, integrando i requisiti essenziali e tipici dei due modelli.

Potere datoriale nel telelavoro

Nel telelavoro, l'eterodirezione del datore di lavoro si manifesta nell’ esecuzione della prestazione sotto direttiva con cadenza di tempi lavorativi. Il telelavoratore svolge la propria attività da una postazione fissa ed è tenuto a rispettare gli orari d’ufficio. Riguardo alla sicurezza, il datore di lavoro ne è responsabile e ai telelavoratori si applicano le medesime norme per i dipendenti in azienda o in ufficio. Il datore di lavoro deve informare e formare il lavoratore sulle fonti di rischio specifiche e generiche, adottando tutte le misure di prevenzione e protezione per ridurre i rischi professionali.

Il ruolo dell’autonomia negoziale nel lavoro agile

Nel lavoro agile, “l’esercizio del potere di direzione e controllo del datore di lavoro è rimesso all’autonomia negoziale delle parti tramite l’accordo, dove si specificano le modalità di esternazione e gli eventuali comportamenti sanzionabili”. In questa forma di lavoro, in sostanza, a differenza del telelavoro, “il potere datoriale si realizza attraverso l’organizzazione del lavoro ‘anche per fasi, cicli e obiettivi’, nella scelta della strumentazione e programmi informatici che permettono la connessione da remoto con la realtà interna aziendale, nei tempi di definizione del risultato, nello svolgimento dell’attività, secondo le finalità istituzionali pubbliche o private”.

Il rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza è assicurato tramite la consegna al dipendente “agile” e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di un'informativa scritta in cui sono individuati i rischi generali e quelli specifici connessi alla modalità di esecuzione del rapporto di lavoro. Al lavoratore in modalità agile, inoltre, viene riconosciuto il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche in dotazione, per evitare sovrapposizioni fra dimensione lavorativa e personale.

Le difficoltà nel lavoro agile in emergenza

Il fact sheet passa in rassegna le principali criticità riscontrate in questo periodo con l’applicazione del lavoro agile in emergenza:

  • sovrapposizione tra ambiente lavorativo e domestico;
  • mancanza di una preparazione adeguata dei lavoratori alla visione complessiva dei rischi;
  • difficoltà e, talora, impossibilità nel separare spazi personali e familiari con cicli e tempi di lavoro;
  • interazione con fonti di pericolo più connaturate alla dimensione abitativa che a quella professionale.

Questo può aver comportato una “pericolosa promiscuità tra vita lavorativa e personale, che spesso si traduce, come attestano le statistiche, in un elevato numero di infortuni domestici”.

L’esperienza emergenziale del coworking

La gestione del lavoro a distanza nel periodo della pandemia, tuttavia, ha anche rappresentato, per molti lavoratori, la possibilità per sperimentare forme di condivisione degli strumenti di lavoro assimilabili al “coworking tra individui responsabili della propria attività, autonomi, di diversa età, trasformando l’ambiente domestico-lavorativo in un maker space”, un vero e proprio spazio del “fare”. Oltre alla condivisione di spazi e dispositivi, si è verificata talora “quella delle competenze e conoscenze, resa possibile nella costante relazione tra individui che operano nello stesso contesto ma con diverse attività”.

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