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Ingegneri e lavoro: come riposizionarsi strategicamente sul mercato?

In un mondo del lavoro sempre più competitivo e orientato alla ricerca di risorse specializzate, diventa fondamentale sapersi distinguere tra professionisti: quali strategie scegliere? L'intervista all'Ingegnere Sergio Cimino sull'importanza della certificazione delle competenze.

In un mondo del lavoro sempre più competitivo e orientato alla ricerca di risorse specializzate, diventa fondamentale sapersi distinguere nel mercato professionale.

Oggi giorno però, il passaparola non sempre è sufficiente per il professionista. 

Preparazione, competenze, esperienze lavorative e formative rischiano di passare inosservate se non si è capaci di comunicarle in modo proficuo, puntuale ed elegante.

Saper comunicare all’esterno, a colleghi o clienti, le proprie capacità, accresce il valore e la qualità del lavoro prestato e serve a differenziare la propria attività specialistica da quella degli altri ingegneri.

Esistono diversi modi e strumenti per promuoversi sul mercato, ad esempio, sfruttare la viralità del web è senz’altro una strategia.

Lo stesso discorso vale anche per la certificazione delle competenze?

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L'obsolescenza delle conoscenze professionali

Ing. Sergio Cimino, in un mercato del lavoro sempre più verticalizzato e che evolve così velocemente, come si colloca la figura dell’ingegnere? 

«L'Ingegnere è obbligato all’aggiornamento incessante del proprio ruolo professionale e delle proprie competenze, in ragione della continua evoluzione di un mercato in continuo cambiamento. Da anni, assistiamo alla crescente inadeguatezza tra i nostri saperi  specialistici e i problemi da risolvere, sono sempre più trasversali e multidisciplinari. Perciò, occorre mettere a sistema reti professionali che realizzino sinergie tra competenze professionali sempre più distinte e distanti come testimonia la crescita esponenziale della specializzazioni ingegneristiche proposte dai diversi Atenei, spesso non in sintonia con il ritmo del mercato che assottiglia il tempo di obsolescenza delle conoscenze professionali: prima erano «spendibili» molto più a lungo, 20 anni, ora dopo 3 sono già superate. Insomma, per svolgere con la necessaria autorevolezza il proprio ruolo, diventa indispensabile aggiornare le proprie competenze. Molti però dimenticano che oltre al saper fare, occorre anche saper comunicare ai mercati di riferimento quali siano le proprie capacità specifiche, le esperienze maturate e le aree di specializzazione».

Oggi si hanno a disposizione diversi strumenti per farlo, la certificazione delle competenze è uno di questi? Serve a riposizionarsi strategicamente sul mercato?

«Serve e il motivo è semplice. Prendiamo, ad esempio, CERTING concepita per certificare le competenze professionali a tutela dei clienti, della committenza e dei mercati di riferimento. Guardata da un’altra angolatura, mette a disposizione un formidabile strumento di riposizionamento strategico dell’ingegnere professionista che, grazie alla certificazione, ha l'opportunità di proporsi al mercato più coerente con la propria specializzazione e la propria esperienza. Insomma, l’ingegnere professionista non è più chiuso nel recinto delle macrocategorie tradizionali: civile/ambientale, industriale e dell’informazione, ma, grazie a CERTING può cucirsi un abito professionale che gli consente di presentarsi al mercato più coerente con le competenze distintive di cui è portatore».

Il mercato del lavoro è cambiato: da market a resource based

Il meccanismo di ricerca del lavoro è quindi cambiato?

«Assolutamente: oggi occorre partire dalle proprie competenze e domandarsi quale sia il settore più coerente con ciò che si è capaci di fare. Il paradigma è capovolto, non si parte più dal mercato, ma si individua il segmento che è in grado di apprezzare le proprie competenze. Con uno slogan: si passa da strategie "market based" a strategie "resource based".

E CERTING come può tornare utile al professionista? 

«È fondamentale, perché non solo certifica le competenze del professionista, ma gli consente di proporsi al mercato giusto nel modo migliore». 

L'ingegnere esperto ha una chance in più: l'importante è saperlo comunicare al mercato

Al professionista che frequenta un corso di aggiornamento molto spesso viene rilasciato un attestato che certifica la partecipazione e l’acquisizione di nuove conoscenze, non è già sufficiente?

«Non bisogna dimenticare che la terzietà della certificazione è una garanzia in più. L’Ente che la rilascia segue procedure rigorose per attestare la validità delle capacità e delle esperienze lavorative riportate nel curriculum. Inoltre comunicare al mercato di essere specializzati in un determinato settore, al di là del titolo di laurea conseguito, è un valore aggiunto che rischierebbe di non emergere. In un mondo in cui le professioni sono così verticalizzate è importante certificare nuove competenze acquisite con esperienza sul campo o tramite la formazione. Non esiste più l’ingegnere tuttologo! Oggi l’ingegnere esperto ha più chance di emergere nel mercato che però deve poterne venire a conoscenza. La specializzazione focalizzata è una carta vincente, ma occorre farla conoscere efficacemente».

Significa che CERTING colma la lacuna che non consente ai professionisti di far conoscere al mercato una specializzazione che esiste ma che è difficile da comunicare?

«Esattamente».

Il Comitato di certificazione di CERTING

Oltre ad essersi certificato in ambito gestionale, lei fa parte del Comitato di certificazione di CERTING, qual è la funzione di questo organo?

«Il Comitato è una sorta di «Corte di Cassazione», verifichiamo che le procedure adottate dai valutatori nell’esaminare le domande di richiesta di certificazione siano corrette e che il gruppo di valutazione garantisca terzietà e omogeneità, oltre a verificare che non sussistano conflitti d’interesse. Non entriamo nel merito del giudizio, ma del metodo con cui è stata esaminata la documentazione fornita dal candidato».

Vi è mai capitato di intervenire?

«Raramente, in questi anni forse in un caso solo. Le procedure sono molto rigorose e la valutazione dei colleghi scrupolosa».