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Il futuro dell’ingegneria naturalistica

Criticità e idee future per l'ingegneria naturalistica

Le tecniche di ingegneria naturalistica, utilizzate in particolare lungo versanti franosi, nei corsi d’acqua fluviali e torrentizi, lungo le coste, sono oggi (fortunatamente) utilizzate dalle amministrazioni pubbliche che sono responsabili di questi ambienti naturali.

Da metodiche di nicchia, queste tecniche sono oggi opportunità di prima scelta per la salvaguardia del territorio e dell’ambiente dove sono collocate le opere di ingegneria naturalistica. Grazie anche alla maggiore consapevolezza delle dinamiche alla base della Scienza della Natura. Si pensi per esempio all’aumentato numero di studi in letteratura riguardanti la resistenza a trazione di apparati radicali e all’impiego di piante particolarmente interessanti in tal senso. O alla diffusione della indagine di Cluster analisys per la determinazione del contesto ecosistemico di cui tener conto per la scelta ottimale di specie arbustive o arboree da utilizzare.

La tecnica della palificata doppia viva

La palificata doppia viva è, per esempio, una tecnica di costruzione molto utilizzata nella conservazione e nel rispristino di versanti soggetti a frana o già interessati a movimenti franosi. E specialmente se il luogo di intervento è impervio e difficilmente raggiungibile con mezzi meccanici ordinari, l’impiego di questa tecnica di ingegneria naturalistica diventa una necessità se non l’unica soluzione praticabile. In questi casi la realizzazione di una palificata doppia viva è da preferirsi alla realizzazione di un muro in cemento armato per contenere la massa di terreno che scivola a valle. Ma se la questione è posta in questi termini, è intuibile che la costruzione della palificata e quindi dell’opera di ingegneria naturalistica è subordinata alla impossibilità di procedere alla stessa realizzazione con tecniche di ingegneria classica. E a dir il vero, fino a pochi anni fa, questa era la nuda e cruda verità! Si ricorreva alla ingegneria naturalistica quasi come ad un’operazione più paesaggistica che ingegneristica.

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Da un punto di vista costruttivo, la realizzazione di una palificata doppia viva, come anche molte delle altre opere di carattere naturalistico, è senza dubbio più difficile e complicato che realizzare la stessa con casseformi e gittata tramite autopompa di calcestruzzo. Infatti, dopo aver realizzato lo sbancamento al piede della frana, la realizzazione di una palificata doppia necessita interventi costruttivi più impegnativi e costosi. Si pensi solo alla particolare mano d’opera di operai forestali specializzati nella realizzazione di queste opere che operano tagli di grossi tronchi con motoseghe, messa in opera e giunzione degli stessi secondo un particolare processo costruttivo, molte volte realizzato con giunti ad incastro del tipo maschio femmina.

L’opera, a differenza della costruzione di un muro in C.A., non termina con la realizzazione della gabbia di tondame che viene poi riempita molte volte con lo stesso terreno di riporto. Da questo punto in poi, non ho dubbi a dire, che inizia la fase più difficile e complessa della realizzazione dell’opera. La sistemazione di piante e soprattutto la scelta delle stesse. Operazione che non è un semplice collocamento di talee o piante radicate. Prima, infatti, di procedere con questa fase, l’ingegnere naturalista ha valutato attentamente il particolare ecosistema dove sta inserendo l’opera e ha dedotto da particolari studi di indagine botanica, le piante da inserire.

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La complessità di realizzare un’opera di Ingegneria Naturalistica

Molto probabilmente è in questa seconda fase della costruzione di un’opera di ingegneria naturalistica e nel particolare di un’opera di palificata doppia viva, che risiede la profonda differenza tra questa e un’opera di ingegneria classica tipo muro in C.A.

Infatti, l’ingegneria naturalistica utilizza la parte strutturale della palificata (la gabbia di tondame) come semplice e momentaneo supporto allo sviluppo delle piante che sono in essa piantate, proprio perché in effetti saranno queste che provvederanno al naturale sostentamento del versante interessato a smottamento o frana.

La complessità della realizzazione di un’opera di Ingegneria Naturalistica è appunto questa. Realizzare un’opportuna gabbia e soprattutto far si che quello che verrà dopo (la crescita delle piante e quindi l’inselvaticamento del luogo), sia completamente omogeneo rispetto all’ambiente naturale circostante. E non è cosa facile.

Da quanto fin qui detto appare ovvio che pensare di realizzare un’opera di Ingegneria Naturalistica invece che una di ingegneria tradizionale, allo stato delle cose comporta scelte consapevoli di logistica, cantierabilità, operatività, mano d’opera specializzata, mezzi meccanici particolari (trattori a ragno), costi totali e soprattutto adeguata e competente progettazione che tenga conto dell’insieme delle parti di diversa natura professionale (geologo, naturalista, ingegnere, ecc.). Ebbene questa progettazione è in effetti un tallone di achille al definitivo utilizzo come prima e unica scelta della realizzazione di un’opera con tecniche di Ingegneria Naturalistica invece che di altro tipo.

Il futuro della Ingegneria Naturalistica dipende, quindi, dalla capacità di implementare metodiche standardizzate di progettazione, cantierabilità, logistica e materiali.

In effetti si è già provato a trovare una conveniente soluzione. Invece che utilizzare un muro in C.A. o utilizzare gabbie di tondame riempite di terreno e/o ciottolame e piante, è possibile anche utilizzare moduli prefabbricati di cemento che impilati l’uno sull’altro formano un muro e nel quale è possibile collocare specie vegetali che in definitiva rinverdono l’opera. La costruzione, come è possibile intuire, è rapida. La cantierabilità è spedita e non presenta grossi problemi e la messa in opera è possibile con mano d’opera a basso costo e senza particolari mezzi meccanici. Tuttavia la soluzione non è la stessa della stessa opera realizzata con l’Ingegneria Naturalistica. Non ci sarà, come è possibile intuire, una completa omogeneizzazione dell’opera con l’ambiente.

La soluzione è dunque la ricerca tecnologica e progettuale di un sistema che permetta la rapida realizzazione della gabbia di tondame, di una cantierabilità snella, di bassa mano d’opera e utilizzo di mezzi meccanici adeguati al contesto. Ci si deve, dunque muovere lungo due direttrici: la progettazione e la realizzazione. E ciò, io credo, rappresenterà il futuro della diffusione e utilizzo dell’Ingegneria Naturalistica in ogni dove e per ogni scopo.

ingegneria-naturalistica-figura-5.jpgL’autore, ha da qualche anno avviato una ricerca per la soluzione di questi problemi che ha pubblicato nel libro sulla palificata viva doppia edito da Flaccovio dopo aver largamente trattato della ingegneria naturalistica nel Manuale tecnico pubblicato da Grafill.

La nuova tipologia di palificata doppia viva, denominata Enotria, presenta caratteristiche strutturali e costruttive veramente uniche. In effetti la si può considerare come un elemento prefabbricato, dato che utilizza elementi strutturali standardizzati. La sua modularità assicura la messa in opera anche in situazioni particolarmente complesse sia in altezza che in lunghezza, anche su linee orizzontali di sviluppo difficili. Modularità e standardizzazione significano ovviamente anche risparmio economico e facile computo per l’ingegnere naturalista che si appresta alla valutazione economica dell’opera. Altro punto di forza della palificata Enotria, è la facile cantierabilità. Il materiale può essere trasportato agevolmente anche con mezzi piccoli (nelle zone impervie) o addirittura trasportato con mezzi aerei come ad esempio elicotteri. Questo significa ovviamente la gestione di un cantiere snello e veloce che occupa poco spazio e che può essere suddiviso in più aree.

La palificata Enotria garantisce, dunque una buona progettualità. Molto simile alla realizzazione di muri di contenimento con elementi di cemento autobloccanti. La differenza, consistente e determinante, è che la palificata Enotria mantiene le caratteristiche fondamentali richieste dall’ingegneria naturalistica: la perfetta omogeneizzazione e integrazione con il paesaggio e con l’ambiente ecosistemico del luogo. E anche dove fosse necessario eseguire dei calcoli strutturali (palificate di una certa consistenza), il progettista ingegnere naturalista, ha a disposizione informazioni snelle per un veloce calcolo per la spinta, ad esempio.

La modularità della palificata Enotria e la costruzione, è poi, garantita anche da un’altra straordinaria innovazione strutturale. Un sistema di giunzione che permette agli elementi di tondame della gabbia un assemblaggio rapido e sicuro. E ovviamente certificato! L’elemento di giunzione in acciaio zincato di adeguato spessore, secondo gli studi e le prime realizzazioni sembra essere funzionale allo scopo e se prodotto in larga scala anche economico e facilmente reperibile sul mercato. Il sistema funziona sia per giunzioni intra-gabbia (tra elementi della stessa) che nell’assemblaggio di più gabbie adeguando queste unità alla linea di modellazione orizzontale del versante al quale deve adeguarsi la palificata doppia.

L’autore ha presentato anche un’istanza per interessare il dipartimento di ingegneria dell’Università della Calabria al fine di determinare coefficienti strutturali ed eventuali modificazioni a particolari sollecitazioni.

In definitiva il sistema NEJ e la palificata doppia viva Enotria potrebbero rappresentare il futuro della progettazione e della realizzazione di opere di ingegneria naturalistica dei versanti nei quali è opportuno utilizzare opere di contenimento realizzate con palificate doppie vive

 

Pietro Martino

Dottore in Scienza della Natura in Ingegneria Civile e in Ingegneria Gestionale dei sistemi energetici

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