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Infrastrutture, PwC: settore chiave per la ripresa, ogni miliardo speso genera 10mila addetti

La società di consulenza PricewaterhouseCoopers ha definito 10 priorità d’azione riguardanti il settore delle infrastrutture, un comparto strategico per la ripresa economica del Paese nella fase post Covid.

Il comparto delle infrastrutture, grazie al suo effetto moltiplicatore su indotto generato e sul livello occupazionale attivato, rappresenta uno dei settori chiave su cui investire per trainare la fase di ripresa economica del Paese. 

I motivi sono diversi: il principale è che, secondo le stime di PricewaterhouseCoopers, ogni miliardo investito nel settore delle infrastrutture crea più di 10mila addetti. C’è di più: i ponti, i viadotti e le gallerie del nostro Paese hanno un’età media che supera i 40 anni e quindi molti necessitano di un ammodernamento che non può più attendere.

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Investimenti in infrastrutture: un’opportunità per la ripartenza del Paese

L’avvio di un grande programma di investimenti in infrastrutture nel nostro Paese rappresenta un intervento chiave per guidare la ripresa verso la creazione di valore sostenibile, posti di lavoro, competitività e per contrastare il calo del PIL.

Secondo PwC infatti, la crisi economico-sanitaria provocata dalla pandemia sta facendo registrare un calo del PIL nazionale 2020 stimato tra il 9 e il 12 per cento rispetto al valore del 2019 e una riduzione di circa il 10 per cento delle unità lavorative annue, pari a circa 3 milioni di posti di lavoro.

In questo scenario, le infrastrutture rappresentano uno dei settori più strategici su cui il Governo potrebbe focalizzare le proprie politiche e verso cui destinare risorse economiche. 

Il nostro patrimonio infrastrutturale conta più di 30mila opere d’arte importanti quali ponti, viadotti e gallerie con un’età media che supera i 40 anni. Si tratta di infrastrutture dislocate su un territorio in cui il rischio di dissesto idrogeologico è elevato, infatti l’80 per cento di frane dell’intera Europa si verificano in Italia

Senza dimenticare che l’Italia è al 24° posto su 28 Paesi dell’Unione europea, nell’utilizzo di Fondi Strutturali comunitari per infrastrutture.

Le priorità per sbloccare il settore delle infrastrutture 

A riguardo, PwC ha ascoltato le esigenze di aziende, istituzioni e operatori del comparto, identificando dieci punti per concretizzare le potenzialità di un settore così strategico.

Tra questi, a esempio, vi è la necessità di definire le priorità d’investimento liberando risorse pubbliche e private e l’esigenza di selezionare gli interventi subito cantierabili e realizzabili in tempi certi. Un’altra priorità è la semplificazione normativa e della macchina amministrativa.

Infatti come sottolineato da Guido Sirolli, Partner PwC Italia, Engineering, Construction & Infrastructure Country Leader:

«Oggi in Italia il tempo medio di costruzione per i major Projects è di oltre 15 anni, di cui i due terzi sono rappresentati dal lungo percorso autorizzativo, i cosiddetti tempi di attraversamento»

Il documento stilato da PwC, al punto 5, evidenzia anche la necessità di formare risorse con competenze trasversali, multidisciplinari e integrate nell’ambito dell’ingegneria; mentre la sesta priorità riguarda il tema della razionalizzazione delle stazioni appaltanti e l’abilitazione del ruolo dei commissari

«Uno dei pricipali colli di bottiglia per gli appalti nel nostro Paese - si legge nel testo - è l’elevato numero di stazioni appaltanti che, a oggi in Italia, sono circa 30mila».

>>> Le 10 priorità d’azione per il settore delle infrastrutture