Data Pubblicazione:

I PONTI del 900: una mostra interessante che ha fatto tappa dall’Ordine degli Ingegneri di Rimini

Allo Spazio Duomo di Rimini fino al 22 dicembre 2013 si è tenuta la mostra ” I ponti del 900″. L’Ordine degli ingegneri di Rimini, in occasione del ventennale della sua fondazione, ha voluto organizzare questa mostra itinerante che nasce da un’attività di studio e rivalutazione del pensiero e delle opere dei maggiori protagonisti storici e contemporanei dell’architettura strutturale. Un percorso attraverso il quale si trova una cultura di un progetto che si pone l’obiettivo di esprimere la simbiosi tra forma, struttura e funzione.La seconda sezione della della mostra invece parla del ponte di Mostar. Il ponte di Mostar è stato distrutto nel 1993 durante la guerra in ex Iugoslavia e poi ricostruito pietra per pietra grazie anche al lavoro di uno studio di progettazione di Firenze, General Ingeniring. Oltre ad essere un ponte molto interessante il ponte di Mostar ha una valenza molto simbolica perché unisce le due sponde della città di Mostar: quella croata e quella bosniaca.

 

La descrizione della Mostra

Arch. Ilaria Zampini

Quando il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri mi ha incaricato dell’organizzazione e dell’allestimento della mostra itinerante del 2006, una rassegna sull’evoluzione dei ponti in Italia nel Novecento sviluppata attraverso i loro “autori” ingegneri, sono stata felice di poter avere l’opportunità di illustrare e far conoscere ad un vasto pubblico i risultati del lavoro che stavo compiendo al Dipartimento di Costruzione dell’Architettura allo Iuav.

Il Centro studi del CNI e lo Iuav infatti condividono la medesima linea culturale di promozione dell’apporto dell’ingegnere nel panorama delle costruzioni italiane. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri infatti, tramite il suo Centro Studi, su questi temi ha promosso mostre e pubblicazioni con dibattiti congressuali assai significativi. Sulla medesima linea culturale si colloca questa mostra.

Per tre anni, mi sono occupata di una ricerca sull’ingegneria italiana nel corso del XX secolo, analizzata attraverso i personaggi che si sono occupati di ponti. La ricerca è stata compiuta sotto la guida del prof. Enzo Siviero, che è stato il mio relatore di laurea, docente e direttore del Dipartimento di costruzione dell’architettura dello Iuav.

La ricerca sulla storia dell’ingegneria italiana del Novecento promuove la rivalutazione del pensiero e delle opere delle figure più rappresentative del mondo culturale e tecnico italiano e il riconoscimento dell’esistenza di questa cultura costruttiva.

Lo studio, di grande portata e complessità, investe un periodo esteso e ricco di avvenimenti sia nell’ambito professionale sia nell’ordinamento universitario, il XX secolo, e voleva essere l’inizio e l’incoraggiamento per una attività che approfondisca le figure e le opere significative ma ancora poco conosciute, andando a riempire dei vuoti culturali e dimostrando che la capacità di costruire opere di pregio e valenza architettonica sia da sempre presente nei progettisti italiani.

A partire dalle tesi di laurea si è realizzata una rilettura delle esperienze progettuali dei maggiori interpreti dell’ingegneria del passato e contemporanei, sia progettisti che teorici,  ricostruendo la crescita della Scienza e della Tecnica delle costruzioninel nostro Paese.

Allo Iuav infatti, dalla fine degli anni Ottanta, sono state discusse oltre 80 tesi di laurea storico-monografiche sui protagonisti dell’architettura strutturale storici e contemporanei, sia in Italia che all’estero e sulle teorie e le tecniche costruttive nel loro sviluppo storico.

Temi che io ho affrontato nella mia tesi di laurea, in cui avevo dato uno scenario generale e analizzato sia i personaggi, che le Scuole di ingegneria.

Le tesi a carattere storico e monografico sono state riordinate con una ricostruzione del quadro generale dell’ingegneria del ‘900 tracciando un percorso che attraversa il secolo e lega sia i personaggi che le Scuole.

Si è proseguito su questa strada nella ricerca che ha portato a questa mostra, con un approfondimento ulteriore su questi temi, cosa di non facile realizzazione, resa complicata dalle difficoltà di reperimento di materiale.  Il risultato presentato, per questi motivi, è lo stato della ricerca come era nel 2006.

Si tratta di un lavoro svolto prevalentemente nel settore applicativo e riguarda per lo più i personaggi legati all’ambito dei ponti e ad alcune Scuole di Ingegneria italiane, “Scuole” intese come linee di pensiero che condividono la stessa impostazione scientifica, specificando le eredità culturali e articolando l’indagine per zone territoriali circoscritte, al fine di sviluppare lo studio in un contesto ben caratterizzato sotto il profilo sociale, didattico, scientifico, progettuale.

Le Scuole d’Ingegneria di Bologna, Milano, Napoli, Padova, Roma e Torino, e successivamente Pisa e Genova, alternandosi alla guida del rinnovamento di Scienza e Tecnica delle Costruzioni, hanno portato le novità scientifiche e tecniche a diffondersi in tutti gli ambienti accademici italiani e nel mondo delle costruzioni.

Questo avveniva attraverso gli scambi tra le maggiori Facoltà, con l’avvicendamento di professori e studiosi nelle varie sedi universitarie che favorivano la conoscenza e la circolazione delle diverse “correnti” di pensiero scientifico e tecnico.

Nell'immaginario comune l'Ingegnere è visto come una figura con solidi fondamenti scientifico-tecnici, che derivano dalla  intensa e rigorosa formazione accademica. Tuttavia una specificità tipicamente italiana, che non ha riscontri a livello internazionale, è il contributo che molti ingegneri hanno dato al settore dell'architettura nel secolo scorso.

Tra l’800 e i primi anni del 900 si determina il prevalere della figura dell'ingegnere sull'architetto. Attorno agli anni '20 vengono istituite le prime facoltà di architettura, operando un distacco tra cultura scientifica e cultura umanistica.

Nel frattempo le nuove tecniche che si stanno sviluppando aprono inaspettati orizzonti all'ingegneria strutturale. Emergono alcune personalità   tra le più rappresentative nel mondo culturale e tecnico. Sono ingegneri che uniscono in un unica figura la competenza del tecnico con la creatività dell'artista e che realizzano opere dotate di notevole espressività e di grande valore. Nella loro opera struttura e immagine architettonica, appaiono così, inscindibili aspetti  del medesimo tema.

Tutto questo è compiuto da “tecnici” che non hanno avuto paura del nuovo né di allontanarsi dalla mentalità conservatrice corrente nel mondo scientifico e accademico dell’epoca. Il rapido evolversi di tecnologie  e metodi costruttivi, denota un processo evolutivo nel quale si progettano e costruiscono strutture sempre più audaci. I progressi scientifici e il conseguente grande incremento delle costruzioni portano al susseguirsi di forti iniziative accademiche nelle varie sedi universitarie.

La storia dei ponti costituisce una buona chiave di lettura di questo mutamento, dimostrando “passo passo” il progresso della Scienza e della Tecnica.

Oltre al loro significato simbolico di superamento degli ostacoli e di unione tra livelli diversi, e di passaggio tra il noto e l’ignoto, il "ponte" è un segno fortemente espressivo e caratterizzante del territorio e del paesaggio urbano.

I ponti deducono la loro espressione formale dalla loro concezione progettuale. Disegno e materiale impiegato riflettono con chiarezza il livello di conoscenza della meccanica strutturale e della tecnica del costruire espresse dai progettisti del tempo.

Promuovere il riconoscimento dell'esistenza di questa cultura costruttiva, rivalutando la figura dell'ingegnere come protagonista, può consentire una riflessione sull'importanza dello studio delle matrici culturali e può aiutare l'ingegneria contemporanea a trovare il senso del suo essere e del suo operare, nell'appartenenza ad una grande tradizione costruttiva, la cui radice culturale non è sufficientemente conosciuta e valutata. Ben vengano dunque le iniziative di studio e analisi di questo nostro grande passato, i cui echi altrimenti si perderebbero.

Sull'esempio di Francia, Spagna e Portogallo, anche in Italia si è risvegliato un certo interesse per la storia delle costruzioni

Così negli ultimi anni si è riaperto un nuovo corso nella progettazione strutturale, una inversione di tendenza nel mondo delle costruzioni che si è determinata grazie ad una nuova sensibilità e sta permettendo anche all’Italia di sprovincializzarsi e inserirsi nella corrente culturale internazionale.

Il riconoscimento dell’esempio fornito da alcuni grandi costruttori di questo secolo, professionisti che hanno saputo coniugare al meglio sensibilità e conoscenze tecniche e artistiche, ci permette di attingere ai contenuti e ai significati più profondi della storia.

Lo studio della storia delle costruzioni e della grande capacità di sintesi propria del passato permette l’acquisizione di un processo culturale di progettazione che ricerca il conseguimento di una valenza etica del costruire, pari a quella espressa nel passato.

Il progettista trova il senso del proprio operare nelle proprie radici culturali, riconoscendo l’importanza di una “sensibilità” per l’estetica delle strutture. Questo è il messaggio culturale accolto, sviluppato e trasmesso alla Scuola di Architettura di Venezia.

La particolare sensibilità per quest’argomento è una delle caratteristiche di un insegnamento volto ad avvicinare e integrare architettura e strutture, una filosofia didattica che trova i suoi ispiratori nei Maestri che nel corso della seconda metà del '900 hanno insegnato a Venezia.

Un'eredità culturale lasciata da docenti che hanno contribuito a diffondere la cultura progettuale e del dialogo tra le discipline dell'ingegneria e dell'architettura, non solo a livello professionale, ma anche attraverso l'insegnamento.

Giulio Pizzetti, Franco Levi, Giorgio Macchi tutti, a un tempo ingegneri, costruttori, docenti presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, rappresentano il tentativo di promuovere una "progettazione totale", in completa sinergia tra le discipline tecniche e compositive.

Tutto ciò è quello che ha spinto allo sviluppo d’innumerevoli tesi di laurea riguardanti i protagonisti storici e contemporanei dell'architettura strutturale. Per mezzo di un'attività di studio e rivalutazione del pensiero e delle opere dei maggiori protagonisti, si sta ritrovando una cultura del progetto capace di esprimere la simbiosi tra forma, struttura e funzione.

Questi studi mettono in luce un rapporto inscindibile tra il costruito e i costruttori, ed evidenziano l'esistenza di figure di levatura eccezionale, non conosciute per tutto il loro valore, personaggi capaci di intrecciare una ricerca d'avanguardia con un’elevata azione professionale.

Come per gli architetti il nome dell'autore dell'opera progettata, è indiscusso e indiscutibile, anche per gli ingegneri questo deve essere attuato, per etica e onestà intellettuale, attribuendo storicamente meriti (e demeriti) a chiunque si sia cimentato sul campo.

Nel dopoguerra e per i successivi cinquanta anni, l’Italia ha visto la realizzazione di ponti caratterizzati da livello di progettualità limitato.

Le necessità legate alla ricostruzione post bellica e dall’ampliamento della rete viaria portarono a un’attività costruttiva frenetica, svolta tutta all’insegna della rapidità di realizzazione e alla massima economia.

Questo ha comportato un’immobilizzazione tipologica, con la fissazione di schemi trasformatosi poi, quasi in regola che, unita a restrizioni di ordine normativo e alla scarsa sensibilità delle amministrazioni, ha ridotto le possibilità espressive dei progettisti.

Tuttavia il ruolo della Scienza e della Tecnica delle costruzioni sta lentamente ritornando a essere centrale nella concezione di un’opera di architettura. Questo testimonia un ritorno alla centralità del progetto a tutto campo, dall’insegnamento di questi “maestri” del nostro passato traggono rinnovato spunto questi nuovi indirizzi culturali, di cui “l’architettura strutturale” è l’esempio più eclatante.

La matrice culturale è alla base della formazione di un progettista, per il ritorno all’unità culturale propria del passato sembra dunque necessario guardare indietro, è evidente la necessità di un ritorno alla concettualità del progetto, evitando di cadere nell’eccessiva “ingegnerizzazione”, come accade spesso, contraddicendo così l’arte del costruire e la solidità delle concezioni costruttive che hanno fatto grande l’Italia del passato.

L’“Architettura Strutturale”, ha un approccio alla progettazione che, non divide aspetti ingegneristici da aspetti architettonici, ambiti di pertinenza delle discipline tecniche da quelli delle discipline artistiche, ma che, al contrario, ha come ultimo metro di giudizio quello del buono o del cattivo progetto.

 

Video della mostra: 

www.youtube.com/watch

www.youtube.com/watch