Data Pubblicazione:

110, Non Più 110?

Una riflessione del prof. Angelo Ciribini sulla possibilità di proroga della validità temporale e dell'eventuale ridefinizione delle aliquote del Superbonus

Una riflessione del prof. Angelo Ciribini circa l'evoluzione e l'estensione del Superbonus, tra digitalizzazione e sostenibilità.


 

Obiezioni e controversie legate al Superbonus 

Il sistema degli incentivi e delle agevolazioni fiscali, finalizzato alla riqualificazione energetica e al miglioramento sismico degli edifici, originariamente avviato nel 1998, è oggi al centro del rilancio del settore della costruzione (e dell'immobiliare) grazie, non solo, ma in particolare, al cosiddetto Superbonus 110%.

La notevole crescita di adozione e di popolarità che sta vivendo tale misura, supportata, nello specifico, dalla semplificazione amministrativa costituita dalla CILAS, rispetto ai contenuti procedimentali in precedenza previsti (a iniziare dall'accertamento della doppia legittimità), coinvolge sempre maggiormente gli edifici condominiali o composti da più unità immobiliari, non esclusivamente quelli unifamiliari e bifamiliari.

Il provvedimento è, tuttavia, al centro di diverse controversie, poiché vi è una forte preoccupazione sulla sua sostenibilità in materia di spesa pubblica, specie qualora fosse reso strutturale, di accettazione della cedibilità del credito fiscale in sede comunitaria in materia di contabilità pubblica (come monetizzazione degli importi degli interventi), di rialzo dei prezzi dei materiali, di scarsità di manodopera qualificata e di opere provvisionali da noleggiare, di conservazione della micro e della piccola struttura imprenditoriale, della ipotizzata scarsa efficacia nel raggiungimento degli obiettivi strategici legati, in rapporto alle misure pregresse, anzitutto, alla neutralità climatica e al risparmio energetico, alla potenziale iniquità del beneficio fiscale.

 

Superbonus 110: una riflessione di Angelo Ciribini sulla possibile proroga del provvedimento

 

8 interrogativi prospettici a cui dare una risposta

Quale che siano le ragioni e le motivazioni di tali obiezioni, a fronte di indubbi successi riguardo alla ripresa parziale del settore dopo lustri di crisi strutturale, dopo una prima fase di incertezza dovuta alla originaria complessità amministrativa, il tema solleva alcuni interrogativi prospettici che paiono ineludibili, di là della richiesta di proroga della validità temporale della misura e della eventuale ridefinizione delle aliquote.

Il primo punto concerne la natura della catena di fornitura, la sua capacità di instaurare meccanismi collaborativi e distributivi tra (committenti), professionisti tecnici, produttori, distributori, costruttori e impiantisti e di accelerare forme di riconfigurazione della catena stessa sulla base della creazione di valore.

É una questione probabilmente non rimandabile, inerente anche alla digitalizzazione del comparto, ma che si lega, ad esempio, al tema del nanismo dimensionale e dei processi aggregativi.

Certo è che occorre riflettere sulla distribuzione, nella catena di fornitura, degli utili e delle marginalità che sono conseguite al rialzo dei prezzi dei materiali e dei noli, imputabile per la prevalenza a cause riscontrabili sui mercati internazionali, per comprendere in che misura la filiera sia stata in grado di stabilire processi cooperativi.

Il secondo punto concerne l'integrazione tra professionalismo e imprenditorialità, ma anche tra professioni eterogenee implicate nel procedimento (dai geometri ai commercialisti), che, particolarmente, il Super Bonus 110% ha stimolato.

Di fatto, in questa occasione, è stato coinvolto uno spettro amplissimo di professionalità e di profili professionali, la cui messa a sistema potrebbe essere di grande utilità in previsione della crescita delle operazioni di Rigenerazione Urbana che, a parte la natura intrinseca delle forme partenariali, potrebbero giovarsi di una maggiore integrazione, culturale, metodologica e operativa tra le discipline e le identità, professionali e imprenditoriali.

Il terzo punto ha a che fare con il profilo del cosiddetto General Contractor e della possibilità che soggetti, anche estranei al settore, dalle Utility ad altri attori, possano dare vita a filiere innovative di carattere ibrido, i cui esiti appaiono, invero, assai incerti.

Si tratta, però, di un passaggio rilevante, perché potenzialmente non è circoscritto agli interventi puntuali, bensì apre a prospettive focalizzate sul ciclo di vita degli immobili e dei loro utenti.

Associato al tema vi è la opportunità di introdurre criteri di qualificazione delle imprese di costruzioni, in un contesto di mercato, quello dell'edilizia privata, in cui essi sono tuttora assenti.

Il quarto punto concerne la alleanza, abilitata da piattaforme digitali, tra le consultancy e gli istituti finanziari (tra cui, istituti di credito e compagnie assicurative), da comprendere anche in altri contesti, riguardante la verifica della concessione dei finanziamenti, l'erogazione dei servizi correlati e l'acquisizione dei crediti fiscali da parte del cessionario.

Analogamente al punto precedente, occorre comprendere in che modo queste sinergie occasionali possano contribuire, sul medio periodo, a dare vita a infrastrutture finalizzate a supportare processi individuali di più vasta portata legati agli interventi sul costruito a scala urbana e territoriale.

Il quinto punto attiene al livello di digitalizzazione che gli attori del comparto hanno dimostrato di saper porre in essere per gestire le diverse fasi temporali della commessa, dalle valutazioni iniziali (tra cui quelle attinenti alle diverse APE) sino alla rendicontazione finale all'ENEA e all'Agenzia delle Entrate.

É palese che il grado di digitalizzazione dei singoli operatori, del versante della domanda e di quello dell'offerta, sia ancora circoscritto ad aspetti specifici e non riguardi l'interezza del processo, così come che le infrastrutture utilizzate dai soggetti istituzionali e dalle istituzioni finanziarie siano ancora più prossime alla dematerializzazione che non alla digitalizzazione.

Il sesto punto inerisce alla natura puntuale, ovvero occasionale, di ciascun intervento, focalizzato sulla progettazione e sull'esecuzione dello stesso, a fronte della possibilità di offrire successivamente nel tempo pacchetti di lavori e di servizi all'immobile, con attinenza al ciclo di vita e alle esigenze degli occupanti.

Gli interventi e i lavori, trainanti e trainati, considerati nella misura sono, in effetti, ben delimitati, anche, per una buona parte, quanto ai massimali, e, più in generale, la commessa è limitata a un lasso temporale, senza considerare la sequela dell'andamento dei livelli prestazionali del sistema e delle sue parti nel corso del ciclo di vita utile di servizio.

É chiaro che, per progettisti e soprattutto, costruttori e impiantisti (colla relativa catena formata da produttori e da distributori), anche solo considerando la dimensione del prodotto, e non anche quella del servizio, sarebbe utile proporre una prospettiva di più lungo  periodo al committente.

Il settimo punto riguarda la possibilità che, nel caso di interventi non conformi, accanto alle tradizionali dispute dovute a vizi e difetti dell'opera, l'eventuale revoca del beneficio fiscale inneschi una rete di contenziosi plurimi e interrelati.

Ciò, del resto, non farebbe che arrecare gravi danni di carattere reputazionale al settore intero.

L'ottavo punto si rapporta al fatto che le iniziative sorgano in ordine sparso, promosse dai singoli proprietari immobiliari (incluse le amministrazioni comunali), in assenza di una strategia a livello urbano e territoriale.

Sotto questo profilo, proprio in funzione di un raccordo prospettico colle logiche delle operazioni di Rigenerazione Urbana, sarebbe opportuno, anche da parte del versante dell'offerta, iniziare a riflettere su approcci maggiormente sistemici, non solo circoscritti alle tipologie di committenti e di edifici contemplati dalle misure attuali di sostegno.

 

Sulla proroga del provvedimento tra digitalizzazione e sostenibilità

Al cospetto di una corrente di pensiero che ritiene che il provvedimento sia eccessivamente generoso nei confronti del settore, oltre che, addirittura, viziato dall'azzardo morale, sussiste l'esigenza, da parte di quest'ultimo, di ricondurre l'argomento a una serie di motivazioni alte, ma pure alla ridefinizione della propria identità e della propria reputazione.

Occorre, in primo luogo, ricordare che le istanze che hanno mosso la manovra sono riconducibili sia agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite sia alla Renovation Wave Strategy promossa, all'interno del Green New Deal da parte della Commissione Europea, con specifico riferimento alla inclusione sociale (alla povertà energetica) e alla neutralità climatica.

Di conseguenza, gli intenti e le policy che hanno dato vita alla misura risultano di lungo respiro e, in risposta alla Recovery and Resilience Facility, si trovano entro il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza e il Piano Nazionale degli Investimenti Complementari.

In altre parole, il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza e il Piano Nazionale degli Investimenti Complementari non può essere considerato solo per quanto riguarda la provvista di risorse finanziarie, ma deve essere contestualizzato entro obiettivi di maggiore respiro e di più lunga gittata.

Questa considerazione richiama, tuttavia, in seconda battuta, pure a proposito della evoluzione e della estensione del provvedimento, la necessità di collocare il prosieguo delle commesse nell'ambito di un ecosistema (auspicabilmente digitalizzato) che interiorizzi davvero le istanze del prodotto immobiliare relative alla sostenibilità, alla circolarità, all'inclusione sociale, alla neutralità climatica. Il che, ovviamente, implica la definizione di metriche capaci di misurarne gli esiti con una certa riproducibilità e affidabilità.

Il che comporta che gli operatori economici del settore, oltreché i loro committenti, non si limitino a ricorrere a soluzioni tecnologiche improntate a certi obiettivi, bensì configurino modelli organizzativi e ibridazioni tra prodotti e servizi che rispecchino profondamente determinati valori, i cui esiti, output e, specialmente, outcome, siano misurabili e verificabili, almeno parzialmente.

Secondariamente, il riferimento agli ecosistemi e alle piattaforme digitali comporta una sorta di instaurazione di filiere eterogenee e articolate, che, persino involontariamente il Superbonus 110% ha evocato (per altri motivi, come quelli legati all'accertamento della regolarità amministrativa degli interventi sia da parte degli enti locali sia da parte dei cessionari), dipendenti da logiche di razionalizzazione e di ottimizzazione delle commesse e dei cantieri che possa, addirittura favorire una componente di Off Site Construction e che, comunque, non si limiti a una eccessiva frammentazione degli operatori economici e dei lavori.

In altre parole, il prosieguo e l'avvenire delle misure in oggetto richiede la progettazione di un sistema di governo, in grado di orientare la maturazione del settore.

D'altra parte, è proprio l'insorgere delle piattaforme digitali che rimanda al tema delle piattaforme tecnologiche e della piattaformizzazione, vale a dire della opportunità di trasformare i cespiti immobiliari oggetto degli interventi agevolati e sussidiati in veicoli di erogazione di servizi ai committenti, precedentemente acquisiti, sempre più personalizzati, tanto più in virtù del crescente grado di sensorizzazione e di interconnessione di questi beni fisici.

Non si dimentichi che il termine outcome è declinato, nella strategia britannica per il settore (dell'ambiente costruito), anzitutto, in termini sociali e che, di là del social housing, questa parola rimanda alle condizioni di benessere e di salubrità che la pandemìa ha enfatizzato.

Questo passaggio, però, evoca la delicata questione della reputazione del settore che, in ultima analisi, dipende dalla percezione che di esso ne abbiano i decisori politici e le istituzioni finanziarie.

Per questa ragione, ancor più che nei termini della digitalizzazione e della sostenibilità, occorre proporre, per il settore medesimo, una teoria e una dottrina economica che sia in grado di legittimarne definitivamente il ruolo e il valore, a fronte delle istanze ormai emerse a livello internazionale, di cui si è accennato.

Non si tratta, infatti, solo di immaginare nuovi modelli organizzativi a livello micro-economico, si tratta di validare certe identità a livello macro-economico.

In definitiva, se, nell'immediato, vale a dire nei prossimi anni, la focalizzazione pare necessariamente rimanere sulla dimensione fisica, concreta, dei lavori, eseguiti secondo una logica da commessa di progettazione e di esecuzione, sarebbe, comunque, auspicabile iniziare a ripensare catene e filiere, tanto nella maggiore dimensione della Rigenerazione Urbana e nel Partenariato Pubblico Privato, che implicano azioni di coordinamento ben superiori, quanto nella centralità da attribuire a lavori abilitanti servizi all'immobile, ma anche agli occupanti e agli utenti dello stesso.

Nel momento, infatti, in cui, sia pure con un certo grado di incertezza, si profila la prospettiva post pandemica, la qualità degli spazi confinati degli edifici dimostra, in maniera esemplare, alla stessa stregua del loro potenziale grado di sensorizzazione e di interconnessione, come il prodotto immobiliare ibridi tangibile e immateriale, prodotto, appunto, e servizio.

Se, dunque, può apparire facilmente comprensibile, alla luce del Superbonus 110%, il significato del miglioramento delle prestazioni di un edificio, o almeno di una parte di esse, meno agevole può essere la comprensione dell'incremento delle prestazioni degli utenti dello stesso, che siano studenti che apprendono, operatori intellettuali che lavorano, persone anziane che  necessitano di assistenza sociale o sanitaria domiciliare.

Ecco, dunque, che, ad esempio, se il prototipo di cappotto sensorizzato, messo a punto dall'Università degli Studi di Brescia con Ente Sistema Edilizia Brescia può esemplificare la possibilità di mettere a disposizione metriche atte a valorizzare le prestazioni del sistema nel proprio ciclo di vita utile, la piattaforma ELISIR, che l'ateneo bresciano ha creato, a livello prototipale, con la collaborazione di altri partner accademici, industriali e finanziari, può olisticamente ibridare il piano del ciclo di vita del cespite immobiliare, nei suoi diversi profili, a iniziare da quelli energetici e sismici e quello del vissuto, sempre più individualizzato, delle persone che vi si relazionano.