Data Pubblicazione:

Lettera aperta per RENZI: la riforma sta soffocando l'alto valore culturale della professione

La recente riforma delle Professioni sta soffocando l'alto valore culturale della professione, la dignita?, l'autonomia e la liberta? creativa degli stessi professionisti

INGENIO ha ricevuto la richiesta di pubblicare sul proprio portale questa LETTERA APERTA frimata da alcuni architetti veneti e inviata al Presidente del Consiglio l' 11 aprile ’14.

Andrea Dari

Editore INGENIO


 

Chiar.mo

Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi
Palazzo Chigi - Piazza Colonna, 370 00187 ROMA

 


Chiar.mo

Ministro della Giustizia
On. Andrea Orlando
Palazzo Piacentini - Via Arenula n° 70 00186 Roma


e p.c.

Consiglio Naz. Degli Architetti, P.P.C. Via dell’Anima, 10
00186 ROMA


e p.c.

Consiglio dell’Ordine degli Architetti, P.P.C. E loro sedi 


Chiarissimo Presidente,

gli architetti, già da troppo tempo prigionieri e imbavagliati da impicci burocratici sempre più stringenti, si trovano attualmente, come peraltro i professionisti iscritti ad altre categorie, al centro di una profonda crisi, sia economica che istituzionale della professione. La recente riforma delle Professioni, imposta dalle istituzioni e dal governo con l’alibi di adeguare le professioni stesse alle normative europee, sta soffocando lentamente, anche in mancanza di interventi legislativi opportunamente studiati, l'alto valore culturale della professione, la dignità, l'autonomia e la libertà creativa degli stessi professionisti.

Il riesame del Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali pubblicato con D.P.R. n. 137/2012 e delle successive disposizioni di legge e il nuovo codice deontologico, recentemente approvato dal Consiglio Nazionale degli architetti PPC, in vigore dal primo gennaio 2014, ha dato inizio alla grande decapitazione professionale della categoria degli architetti.

Da circa un anno gli architetti, di età compresa tra 35 e 40 anni, si stanno cancellando dall’albo professionale; tale fenomeno rende evidente quanto le recenti normative, relative alla riforma sulla professione, sommate all'attuale nefasta crisi economica, creino un futuro incerto privando gli stessi della tutela dell’esercizio professionale.

Per i giovani professionisti, quindi si sta prefigurando un futuro sempre più denso di difficoltà e privo di garanzie a tutela del libero esercizio alla professione, mentre i professionisti che operano da oltre 25/30 anni, si vedono negare un futuro.

Approvare le “Linee guida e di coordinamento attuative del regolamento per l'aggiornamento e sviluppo professionale continuo”, proposte dal CNAPPC significa favorire lo svilimento della stessa professione ed accettare grave e pregiudiziale limite alla libertà e all'autonomia professionale. E' molto importante, in questo particolare momento storico, non lasciarsi asservire ad un sistema che sta pianificando l'omologazione delle persone, la svalutazione dell'impegno creativo e il progressivo appesantimento delle responsabilità del singolo professionista.

Il nuovo codice deontologico, approvato dal CNAPPC nell'ottobre 2013 ed entrato in vigore dal 1.1.2014, unifica in un solo testo le precedenti norme, articolate per ognuna delle sei categorie professionali, operando un riordino complessivo.

Nella prima pagina del Codice si citano gli articoli della Costituzione, le caratteristiche e i compiti peculiari della nostra professione, esaltandone la libertà di scelta e la responsabilità nei confronti della valorizzazione dei paesaggi naturali ed urbani, del patrimonio storico e artistico.

Di fatto, i primi a venir meno a questi compiti sono proprio gli stessi Ordini, a tutti i livelli territoriali, tentando di regimentare comportamenti e responsabilità specifiche del singolo professionista, in modo coercitivo, e non intervenendo, con determinazione e competenza, nel dibattito politico-istituzionale sulle scelte riguardanti l'assetto del territorio naturale e urbanizzato.

Un Codice Deontologico della professione va divulgato e promosso per i valori positivi cui è ispirato piuttosto che diventare strumento coercitivo e punitivo per chi non li rispetta. Sono quindi sufficienti poche norme e strettamente appropriate alle casistiche più comuni, che s’ispirino prevalentemente alla volontà di responsabilizzare i singoli professionisti a comportamenti retti ed etici. Non crediamo che i professionisti si comportino “eticamente” solo per paura delle sanzioni che sarebbero impartite in caso di contravvenzione alle norme, come invece è stato pensato e trasfuso nel nuovo codice deontologico.

Va rilevato che all'interno del nuovo Codice Deontologico vi sono articoli non pertinenti, inutili o addirittura repressivi nei confronti della libertà di scelta degli iscritti.

Ad esempio al titolo II, dove si parla degli obblighi nei confronti del pubblico interesse (Art.3.1 Il Professionista ha l’obbligo di salvaguardare e sviluppare il sistema dei valori e il patrimonio culturale e naturalistico della comunità all’interno della quale opera), non è chiaro come si debba salvaguardare e sviluppare tale sistema dei valori e il patrimonio culturale e naturalistico della comunità né in quale modo si incorra nell’illecito disciplinare disattendendo tale obbligo. Questo può dare adito a segnalazioni gratuite da parte di colleghi con finalità di ritorsione, né il Consiglio Disciplinare possiede mezzi idonei per una esatta valutazione.

Come pure il testo del successivo comma suscita perplessità (art.3.2 Il Professionista nell’esercizio della professione deve vigilare con diligenza sull’impatto che le opere da lui realizzate andranno a provocare sulla società e sull’ambiente.) perché se vi sono norme chiare e corrette, la vigilanza del professionista non è richiesta. Ancor prima dell'architetto deve vigilare chi emana le norme.

Inoltre l’articolo 4.1 L’iscrizione all’albo costituisce presupposto per l’esercizio dell’esercizio dell’attività professionale e per l’utilizzo del titolo” risulta limitativo delle libertà previste dalla Costituzione e lesivo nei confronti degli architetti, oltre che non trovare riscontro nei regolamenti di altre professioni analoghe.

Anche l’articolo 11.1 (Il Professionista nell’esercizio della professione e nell’organizzazione della sua attività, è tenuto a rispettare le leggi dello Stato, l’ordinamento professionale e le deliberazioni dell’Ordine), è oltremodo generico nell’individuazione di riferimenti normativi cogenti non specificando quali siano le leggi dello Stato, dell’ordinamento e le deliberazioni dell’Ordine.

Infine al titolo IX art. 43, il CNAPPC rende evidente la completa estromissione dei Consigli Territoriali/Provinciali dal recepimento delle norme e dalla loro approvazione, contrariamente alle precedenti norme.

L’iniziativa di redigere le norme è di dubbia legittimità in quanto, come i Consigli provinciali, anche il CNAPPC è dotato del solo potere di regolamentare soltanto il proprio funzionamento interno e non quello di vincolare rigidamente il comportamento degli iscritti. Questo perché ai Consigli Nazionali, essendo organismi investiti di una funzione giurisdizionale, proprio in materia deontologica, possa essere riconosciuto anche un potere normativo nella stessa materia. Tutte le precedenti norme deontologiche, lasciavano spazio ai Consigli Territoriali per eventualmente adeguare, integrare le norme stesse per poi recepirle con uno specifico atto di Consiglio. Molto probabilmente esiste una legge, che noi non conosciamo, che ha dato questo mandato al CNAPPC.

Gli architetti sono convinti che gli Ordini professionali, non siano e non possano essere considerati un'istituzione anacronistica, ma un organo sincronico di autogoverno per professioni riconosciute dallo Stato con un ruolo sociale specifico. Gli iscritti agli Ordini condividono una disciplina ed un insieme di conoscenze che permettono loro di essere costantemente in rapporto con la società, avvertendone la continua evoluzione e i relativi bisogni. Pertanto le norme e i regolamenti in genere, emanati dagli Ordini di categoria, dovrebbero essere improntati secondo criteri che prevedano e presuppongano comportamenti etici e corretti da parte degli iscritti. Predisporre invece regole, commisurate al peggior comportamento individuale, significa dare per scontato che questo esista e quindi, anche inconsapevolmente, favorirlo.

Gli interventi riformatori, messi in campo dal CNAPPC e dagli ordini territoriali, che si propongono come intermediari tra lo Stato ed il cittadino, complice la politica, hanno compromesso il decoro della categoria e, indipendentemente dalla situazione di crisi e difficoltà in cui si trova la professione, le regole e norme messe in campo, favoriscono solo un’involuzione di carattere corporativo.

Per quanto sopra esposto, e per il “comunicato stampa” pubblicato il 16 marzo 2014, esprimiamo preoccupazione per le modalità con cui vengono affrontate tematiche di grande importanza per la dignità del lavoro di tanti colleghi e di forte impatto per l'immagine della nostra professione.

Nel comunicato stampa -Governo, scuole: dagli architetti italiani valutazione tecnica gratuita delle condizione degli edifici dei piccoli Comuni - lo ha deciso la Conferenza degli Ordini-con lo slogan “Esigete dagli architetti scuole e istituti bellissimi, civili, luminosi per i vostri figli”: questo è quanto scriveva Giò Ponti. E noi siamo pronti a farlo”, si apprende che la conferenza degli Ordini tenuta a Padova il 15 marzo 2014, si è espressa favorevolmente in merito alla disponibilità degli architetti italiani ad eseguire gratuitamente la valutazione tecnica delle condizioni degli edifici per l'istruzione.

Questo comunicato può far pensare che il rilancio della professione, contrariamente a quanto si pensa, non deve necessariamente passare da una valorizzazione del lavoro svolto tramite il dovuto e adeguato compenso economico. Nel Nuovo Codice Deontologico (Art.24.7 - La richiesta di compensi, di cui al comma 1° e 3° del presente articolo, palesemente sottostimati rispetto all’attività svolta, o l’assenza di compensi, è considerata pratica anticoncorrenziale scorretta e distorsiva dei normali equilibri di mercato e costituisce grave infrazione disciplinare.) non è minimamente paventata la possibilità di esercitare gratuitamente la professione, favorendo la concorrenza sleale, agevolando, di fatto, l'ottenimento di incarichi pubblici per le fasi successive in modo improprio e non trasparente.

Altre iniziative precedenti a questa sono state fatte. Qui di seguito riportiamo quella della Regione Toscana e dell’Ordine degli architetti di Verona

Nel Novembre scorso la Regione Toscana chiese agli Ordini e ai Collegi delle professioni tecniche regionali (Architetti PPC, Ingegneri, Geometri, Periti), la disponibilità a collaborare alla campagna regionale d’informazione e sensibilizzazione sull'efficentamento energetico degli edifici esistenti.

In questi mesi la Regione Toscana ha dato corso alla campagna informativa e contestualmente gli Ordini / Collegi professionali hanno confermato la loro disponibilità a partecipare all’iniziativa, con eccezione della Federazione Ingegneri che ha deliberato la non partecipazione.

A seguito dei recenti colloqui intercorsi con la segreteria dell’Assessore Bugli, a breve sarà sottoscritto tra la Regione Toscana e gli Ordini o Collegi, che hanno aderito all’iniziativa, il protocollo d’intesa per la collaborazione che prevede i seguenti adempimenti.

• Gli Ordini e Collegi provinciali, che aderiranno all’iniziativa, dovranno pubblicare sui loro siti un invito ai propri iscritti a trasmettere la loro eventuale richiesta di adesione alla campagna informativa, rendendosi disponibili ad effettuare il primo sopralluogo ricognitivo gratuito nelle case dei cittadini dei comuni da loro prescelti che ne faranno richiesta.
Comunicazioni agli Iscritti Verona World Made Proposta di collaborazione
Nell’ambito della collaborazione con l’Amministrazione di Kragujevac è stato chiesto a VWM di?presentare una proposta progettuale di ristrutturazione e trasformazione del Teatro Comunale inSala Concerti.
Stiamo organizzando una squadra di professionisti (architetti, ingegneri, geometri) disposti ad investire tempo e lavoro nel rilievo in situ.
Chi parteciperà farà parte del gruppo di professionisti che sarà selezionato per la redazione del progetto di massima secondo criteri che verranno successivamente individuati.
Questa operazione potrebbe diventare un progetto pilota per VWM
Chi fosse interessato è pregato di segnalare il proprio nominativo alla Segreteria dell'Ordine via fax (045-592319) o email entro martedì 23 aprile.

Per quanto sopra esposto, rileviamo l'evidenza del fatto che i primi a venire meno al codice deontologico sono proprio coloro i quali l'hanno redatto. Lo stesso documento, infatti, avvilisce, in modo evidente, il valore culturale, la dignità, l'autonomia e la libertà creativa degli stessi professionisti. Auspichiamo pertanto un serio intervento da parte dello Stato e del Ministero della Giustizia affinché venga riconosciuto, alla figura dell'Architetto, il ruolo specifico che gli spetta nella società.

I sottoscrittori: architetti Iris Franco, Giovanni Berti, Anna Pozza, Andrea Aoloisi, Franco Olivieri, Alessanfro Beghini, Bruno Cavicchioli, Donatella Bertelli, Erkin Bosetto, Paolo Remy Fossati, Vittoriana Macchi, Elena Secone, Giuseppe Secone, Salvatore Greco, Diego Francescehtti, Angelo Baldin, Claudia NIccolini, Gianluca Bighelli, Mauro Guasti, Patrizia Bongiovanni, Stefano Sartori, Giampaolo Reginato, Francesco Pegoraro, Rita Bernini, Fabio Faoro, Marzia Genesini, Marta Fincato, Lino Garbin, Giulio Gavioli, Michele Adami, Simone Fontana, Valeriano TUbini, Desana Lyskova, Renzo Zerbini, Federico Spinella, Renato Zanghi, MIchele Zanghi, Giuseppe Nardi, Paolo Castellani, Elisa Muterle, Riccardo Cacciatori, Armando Tortella, Micaela Bianchi