Data Pubblicazione:

Puntare e valorizzare le competenze nei cantieri, ma anche nelle gare di appalto

A colloquio con Antonio Arienti, presidente AIF sulla situazione delle aziende nell'attuale sistema di gestione delle gare

 

A colloquio con Antonio Arienti, presidente AIF
A cura di A.M.
 
L’industria italiana delle costruzioni si sta progressivamente trasformando e cresce il ruolo delle specializzazioni. I cantieri sono macchine complesse e diventa importante mettere a fuoco il valore delle aziende specialistiche, che sempre più spesso fanno la differenza sul piano del risultato finale.
Come nel caso delle perforazioni e dei lavori in sottosuolo. E in Italia abbiamo aziende di alta specializzazione, apprezzate e vincenti all’estero, ma che nel nostro Paese vivono situazioni di difficoltà a causa non solo della crisi del settore.

Ne abbiamo parlato con Antonio Arienti, direttore generale della Trevi Italia e presidente di AIF, l’associazione nazionale che riunisce e rappresenta le imprese del settore fondazioni.
 
“L’industria delle costruzioni stenta a riprendersi e la congiuntura resta negativa, con forte contrazione dei volumi di attività, ma soprattutto sottomessa a meccanismi di selezione delle imprese che invece di premiare la qualità e le aziende più strutturate, le penalizza. Il recente dato relativo al numero medio di addetti delle imprese edilizie, passato in 5 anni da 4 a meno di 2, sta a dimostrare come il settore si sia destrutturato, con pesanti conseguenze in termini di competenze e di capacità organizzativa. E’ questo uno dei nodi più critici ed è strettamente legato agli attuali meccanismi che regolano gli appalti pubblici. Non prestare attenzione alla struttura aziendale, alla sua capacità di dare risposte qualitativamente rispondenti agli obiettivi, ma basare la scelta su elementi formali e sul prezzo determinano una selezione al contrario. Che nel nostro settore, ad elevata incidenza tecnologica e particolarmente delicato in termini proprio di professionalità delle maestranze e della sicurezza, produce effetti ad elevato rischio e non garantisce assolutamente il risultato atteso.
La maggior parte delle imprese associate ad AIF sostiene investimenti rilevanti proprio per garantire professionalità e qualità dei macchinari e delle prestazioni assolutamente incompatibili con gli attuali criteri e regole degli appalti pubblici e che non soddisfano nessuno. Non solo le imprese, ma anche le stesse committenze e quindi gli utenti finali e i cittadini destinatari della fruizione delle opere. Per questo diventa importante sia agire sul quadro normativo che sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di cambiare i sistemi di selezione delle imprese puntando su criteri qualitativi oltre che sul prezzo.”
C’è ormai un ampio consenso nell’individuare soprattutto nella cattiva progettazione una delle cause principali dell’attuale mal funzionamento dei sistemi relativi alle gare di appalto pubblico. Qual è la sua opinione in proposito?
“E’ un nodo chiave. E se è vero che cresce la consapevolezza sulla sua rilevanza, è anche vero che si continua a girare intorno alla questione senza risolverla. Io comunque sono ottimista. La nuova gestione dell’ANAC ha individuato con chiarezza il problema. Ora vanno trovate le soluzioni adeguate. A monte vi sono due fattori: la scarsa competenza sia a livello progettuale che della gestione delle gare, frutto anche qui di una mancata selezione sul piano della professionalità e della qualità delle prestazioni, e la sottovalutazione della validazione, elemento fondamentale per poter operare con certezza di tempi e costi e quindi garantire il risultato. Il valore della progettazione attiene anche alla questione della sicurezza, decisamente sottovalutata.”