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La muratura non strutturale nella revisione delle NTC

La muratura non strutturale nella revisione delle NTC

 Le Norme Tecniche per le Costruzioni in vigore e l’ultima revisione in fase di approvazione prevedono per gli elementi senza funzione strutturale l’obbligo della verifica locale in base ad un dato input sismico, ma entrambe omettono appropriati metodi di analisi. Università e industria lavorano da tempo per proporre idonee regole di progetto e sono impegnate oggi nello sviluppo di rivoluzionarie soluzioni per tamponature antisismiche.

 
Figura 1 Bosco VerticaleTra le diverse tipologie costruttive sismo-resistenti, le strutture in calcestruzzo armato intelaiate con chiusure d’involucro e partizioni interne di muratura in laterizio rappresentano senza dubbio il sistema più conosciuto e prevalentemente adottato nell’edilizia sia residenziale, sia commerciale dagli anni ‘50 a oggi.
Un mirabile esempio contemporaneo e testimoniato dagli innovativi grattacieli del Bosco Verticale: due torri di 27 e 19 piani con struttura principale in calcestruzzo armato e pareti interne e di tamponamento realizzate con soluzioni tecniche in laterizio (fig. 1).
Ciononostante, i criteri e i modelli progettuali attualmente in uso in Italia (e non solo) risultano piuttosto approssimati e trascurano di fatto il contributo dei tamponamenti sia in termini di rigidezza, sia di resistenza: l’analisi e la progettazione strutturale globale dell’edificio viene svolta su modelli a telai “nudi”.
Tale approccio può funzionare in condizione di carichi statici verticali, quando invece interviene uno scuotimento indotto da un terremoto, anche la muratura non strutturale entra in gioco opponendosi alla deformazione laterale del telaio e partecipando in modo significativo alla rigidità laterale e resistenza dell’intera costruzione, modificandone la risposta sismica.
Il reale comportamento di un edificio in calcestruzzo armato con tamponature di muratura per effetto dell’azione sismica risulta così completamente differente da quanto assunto nella fase progettuale (fig. 2).
 
 
Sono molteplici le pubblicazioni tecniche e scientifiche che valorizzano, invece, l’importanza e il ruolo benefico della tamponatura - inteso come incremento della resistenza, capacità di dissipare energia con conseguente limitazione dei danni sugli elementi strutturali principali - sulla risposta sismica degli edifici a telaio in calcestruzzo armato; ovviamente, quando le pareti sono realizzate a regola d’arte, con elementi di una certa robustezza e malta di buona qualità.
È dimostrato che ignorare nel dimensionamento dell’organismo strutturale la presenza delle tamponature conduce a scelte progettuali spesso conservative, con costruzioni sovradimensionate nel caso di murature consistenti, viceversa poco prudenziali se usate pannellature deboli e con elevata snellezza (per di più con evidenti difetti costruttivi) in presenza di pilastri molto rigidi; come constatato, ad esempio, durante l’evento sismico a L’Aquila nel 2009 quando diversi edifici, con pareti non strutturali caratterizzate da altezze e lunghezze rilevanti senza un’idonea struttura di vincolo, hanno subito gravi ed estesi danneggiamenti.
È chiaro, quindi, che le prestazioni sismiche delle pareti non strutturali andrebbero convenientemente valutate nel progetto ed efficacemente supportate da regole normative, al fine di garantire la sicurezza dell’intera costruzione sfruttando, in tal senso, le specifiche note potenzialità dei sistemi in laterizio.
 
Un buon comportamento sismico delle pareti divisorie, di tamponamento e di facciata è fortemente influenzato dall’adeguata interazione tra struttura in calcestruzzo armato e gli elementi non strutturali in laterizio. Tale condizione consiste, sostanzialmente, nella attitudine a garantire, nel contempo:
• uno spostamento equivalente nel piano tra telaio principale e pannello murario, così da non indurre danneggiamenti di quest’ultimo;
• resistenza fuori piano, tale da evitare l’espulsione del pannello stesso.
 
Capacità di deformazione e resistenza sono, dunque, i requisisti essenziali di una parete non strutturale in blocchi di laterizio per il raggiungimento di una risposta sismica soddisfacente.
Allo stesso modo, per i paramenti faccia a vista dei tamponamenti pluristrato la prerogativa indispensabile per sopportare i terremoti è fornita, oltre che dalla regolarità esecutiva, dall’attenta cura dei dettagli costruttivi. Risulta, poi, necessario in particolar modo nelle zone ad alta pericolosità sismica l’impiego di un efficace ancoraggio dei laterizi di facciata alla struttura portante dell’edificio o di un loro collegamento puntuale con graffaggi allo strato di muratura interno.
Tale strato costituisce la parete di supporto che dovrà essere quindi sufficientemente robusta per resistere all’azione fuori piano innescata anche dal rivestimento esterno in mattoni e non danneggiarsi per eventuali meccanismi di piano e/o fuori piano. Bisognerà inoltre prevedere la presenza di giunti di dilatazione verticali e orizzontali, al fine di consentire le variazioni di spostamento relative (fig. 3). Esistono in commercio diversi dispositivi speciali per l’ancoraggio e il graffaggio in acciaio inossidabile, acciaio zincato, in lega o in polipropilene.
 
 
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L’articolo è tratto da Costruire in laterizio “XXS” n.166, Marzo 2016