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Il Ruolo dei Casi Pilota nella Diffusione del Building Information Modeling

Il Ruolo dei Casi Pilota nella Diffusione del Building Information Modeling

Allorché su un tema, ancorché secondo modalità nominali, vi sia, da parte delle Rappresentanze, consenso e convergenza, occorre domandarsi come la sua adozione possa dispiegarsi.
Ecco che si palesano due livelli che devono essere ricondotti a unità: una Visione Sistemica, accettata e condivisa, e l'Ascolto della Professione e della Imprenditorialità Profonde: in cui vi sono molti casi virtuosi di Processi Digitalizzati, epperò sempre isolati.
Sul primo piano vi è una sensazione di Disorientamento, che fa coppia con l'Isolamento del secondo livello, che rischia di essere nutrita da un grave equivoco inerente alle esperienze maturate altrove.
Prima di tutto, di quelle esperienze occorre possedere esperienza diretta, non solo per evitare di alimentare fole, ma, soprattutto, per comprenderne le peculiarità entro contesti economici e sociali specifici.
In quell'«altrove» molto spesso si trovano accenti nazionalistici, ma nel senso di manifestare una intenzione di rafforzamento del Sistema Paese: è questo tratto che consente, poi, ad alcuni di questi Paesi di raggiungere una volontà comune, sia pure attraverso una certa egemonia culturale e commerciale.
Di conseguenza, sarebbe risibile intraprendere una «via italiana al BIM» di accatto, improvvisando soluzioni immaginifiche, così come lo sarebbe, peraltro, l'imitazione pedissequa di sforzi altrui, oltre a tutto percepiti di seconda mano.
Tra le modalità sperimentali che, anche in altri Paesi, si sostengono con maggiore vigore al fine di supportare la diffusione del Building Information Modeling vi è quella relativa ai Casi Pilota, vale a dire di situazioni esemplificative che, definite in anticipo attraverso Procedure e Protocolli, possano consentire di misurare, in maniera tracciabile e riproducibile, criticità e benefici.
In buona sostanza, pur trattandosi a tutti gli effetti di casi reali sotto tutti i profili, non simulati, essi dovrebbero fungere da riferimenti adottabili, in seguito, dal Mercato e dai suoi Operatori.
È importante, pertanto, in primo luogo, evitare di denominare come tali i casi in cui una Stazione Appaltante richieda genericamente il «BIM» e quelli nei quali gli Operatori Economici si propongano di fare il «BIM», al netto dello Sviluppo Immobiliare, ove vi può essere unicità decisionale.
Gli stessi tentativi di rielaborare a posteriori un Caso Analogico soffrono di una parziale intraducibilità dei presupposti originarî.
La questione di fondo presuppone, perciò, la disponibilità di quadri contrattuali tipo e di scelte organizzative, rispecchiantesi nelle procedure competitive, ben meditate.
D'altra parte, come già accade altrove, forte è la probabilità che i Capitolati Informativi (EIR) e i Piani di Gestione Informativa (BEP) scaturenti dal Processo di Offerta e di Aggiudicazione dell'Appalto o della Concessione divengano rapidamente documenti convenzionali redatti per adempimento formale, ma privi di contenuti specifici, legati al Piano di Progetto (PEP).
Il che sarebbe tanto più grave in quanto la Linea Guida di ANAC sul RUP valorizza la funzione e la professionalità del Project Manager.
Qui, ovviamente, si annida la prima questione, relativa alla insufficiente diffusione del Project Management in Italia.
Alla base dell'affare resta, tuttavia, un interrogativo: è davvero pensabile dispiegare le potenzialità della Digitalizzazione, in questo caso nella fattispecie del Building Information Modeling, in presenza di Appalti di Sola Esecuzione accessibili alle Micro e alle Piccole Organizzazioni Professionali?
Si tratta, infatti, di una domanda da cui non si può prescindere, poiché sulla Scomparsa dell'Appalto Integrato e sulla Centralità del Progetto si gioca una partita essenziale, su cui Decisori Politici e Rappresentanze Professionali hanno molto investito.
Si tratta, infatti, di una scelta che contiene una serie di ragioni storicamente e corporativamente comprensibili, la cui efficacia è, ovviamente, tutta da dimostrare negli anni avvenire, ma che non pare del tutto coerente con i tratti peculiari del Building Information Modeling, vale a dire, Economia di Conoscenza e Integrazione nella Collaborazione.
Prova ne sia che in alcune circostanze già si ipotizza l'impiego del Building Information Modeling attraverso la possibilità, concessa agli Offerenti, di avanzare proposte migliorative a partire dal Progetto Esecutivo.
Oltre a tutto, accanto al consenso diffuso nei confronti dell'Appalto di Sola Esecuzione, peraltro relativamente minoritario, ve ne è un altro inerente al Partenariato Pubblico Privato che esprime principî sostanzialmente antitetici e assai più prossimi al Building Information Modeling.
D'altra parte, però, la pancia profonda dei Professionisti e degli Imprenditori stenta a comprendere il contenuto e l'essenza del tema.
Quali, allora, i Casi Pilota più pertinenti?
La Frammentazione del Tessuto Professionale, sostanzialmente rivendicata e difesa dalle Rappresentanze Professionali nella propria difesa delle Micro e delle Piccole Organizzazioni tipiche della Libera Professione, può ben avere ragioni di sussistenza, ma certamente collide colla Digitalizzazione e col Building Information Modeling, poiché non consente, appunto, di conseguire le Economie necessarie a capitalizzare la Conoscenza, a fronte di processi creativi che, invero, in molti casi non potranno certo dirsi così originali.
Naturalmente, almeno in apparenza, la crescita degli Interventi sul Costruito e la contestuale diminuzione di quelli di Nuova Costruzione (specie nell'Edilizia Residenziale) aumentano la specificità dei casi più banali, forse consentendo una maggiore persistenza di Approcci Non Sistemici e Disaggregati.
La sfida maggiore che ci si pone innanzi, pertanto, è proprio quest'ultima: comprendere, insieme colle Rappresentanze, in che termini, anche attraverso Casi Pilota e Tavoli di Simulazione, sia possibile capillarmente diffondere il Metodo (che non è altro che quello del Project Management, digitalmente rafforzato), propiziare l'adozione degli Strumenti (i più appropriati a seconda delle condizioni specifiche), ripensare il Prodotto Immobiliare e Infrastrutturale nei termini che la Digitalizzazione pone (Disintermediazione, Prestazionalità, Servitizzazione).
A questo proposito, vi è, fra i tanti, un possibile «errore» che l'Accademia sta compiendo: agire indiscriminatamente per Modelli di Riferimento tendenzialmente alti (il che funziona benissimo, per certi versi, per la fascia superiore del Mercato, a far data dalla Conservazione), anche se spesso al di fuori di una spiegazione più ampia del Contesto Digitale (semmai mettendo in fila, come semplice sommatoria, le Innovazioni Tecnologiche, a partire dal «BIM»).
Ma la posta in gioco, in definitiva, è stabilire in che modo sarà possibile conferire una Cultura Digitale al Mittelstand Digital: certamente non lo si potrà fare propinando a destra e a manca Strumenti, sempre troppo onerosi dopo la Grande Recessione.
Se, però, appunto, il tema è dato dalla Grande Trasformazione, sui Processi Aggregativi, che sono, anzitutto, Processi Identitari, le Rappresentanze si giocheranno parte della loro Reputazione presso i Rappresentati.