Adeguamento, miglioramento e rafforzamento locale, quali tecniche adottare?
Adeguamento, miglioramento e rafforzamento locale
Inquadramento Normativo
Nelle norme tecniche, la distinzione degli interventi nelle due tipologie, di Adeguamento e di Miglioramento sismico, venne introdotta in modo strutturato con le “Norme tecniche relative alle costruzioni antisismiche” emanate con il D.M. del 24/1/1986, sebbene l’adeguamento sismico fosse già stato introdotto a valle del sisma del 1980, dal D.M n. 593 del 1981, con la “Normativa per le riparazioni ed il rafforzamento degli edifici danneggiati dal sisma nelle Regioni Basilicata, Campania e Puglia”.
Da allora, tali definizioni sono rimaste pressoché immutate e, almeno nelle aree a più alta pericolosità sismica, in cosa si differenzino è noto a tutti i tecnici. Di più nuova introduzione, invece, è l’intervento di rafforzamento locale, introdotto con le norme tecniche del 2008 (NTC2008), che in una visione più ampia e moderna, ha completato il quadro dei possibili interventi volti a ridurre la vulnerabilità di una struttura.
Se per Adeguamento si è continuato ad intendere l’esecuzione di quell’insieme di interventi in grado di conferire alla struttura una capacità resistente preventivamente definita “adeguata” dalla norma (le NTC2008 impongono che tale capacità debba essere analoga a quella di un edificio di nuova costruzione), senza quindi apportare modifiche nemmeno agli adempimenti da compiere, l’intervento di Miglioramento, invece, con le NTC2008 è stato oggetto di una piccola rivisitazione. Quest’ultimo, infatti, è stato meglio circoscritto, “sottraendo” ad esso tutti gli interventi locali che, invece, in passato ne facevano parte. Prima di tale innovazione, infatti, sia un intervento “organico”, volto ad innalzare significativamente la resistenza, magari portandola a valori persino prossimi a quelli dell’adeguamento, sia la semplice sostituzione di un elemento, come ad esempio un architrave, rientravano tutti negli interventi di Miglioramento, per i quali, peraltro, non si richiedeva nessun tipo di valutazione.
Oggi, ferma restando la convenzionalità dei calcoli, anche per un intervento di Miglioramento è richiesto di esplicitare la capacità resistente che il fabbricato esistente raggiunge in conseguenza della sua realizzazione.
La differenza tra l’Adeguamento ed il Miglioramento, quindi, risiede fondamentalmente, o meglio esclusivamente, nel livello di sicurezza che si consegue realizzando l’intervento; nel primo caso si raggiunge una resistenza pari a quella di un edificio di nuova costruzione mentre, nel secondo caso, non vi è alcun limite da raggiungere ma solo l’obbligo di indicare quale sia il valore a cui ci si attesta con l’esecuzione dell’intervento. Si ha, quindi, il modo di acquisire la consapevolezza sul grado di sicurezza finale che sarà posseduto dalla struttura e, al contempo, la possibilità di valutare anche l’efficacia della soluzione prescelta, a fronte dell’investimento necessario a realizzare l’intervento.
Anche il rafforzamento locale, ovviamente, apporta dei benefici alla costruzione ma, essendo essi prevalentemente volti ad eliminare carenze localizzate, non è accompagnato da una valutazione globale della sicurezza ma, esclusivamente, da una verifica relativa al dimensionamento dell’intervento che si intende realizzare.
Tipologie di interventi
La scelta di quale tipologia d’intervento adottare, evidentemente, è legata alle aspettative del committente ma, anche ed innegabilmente, alle risorse economiche disponibili.
L’ambizione generalizzata di disporre di case sicure al terremoto, purtroppo, spesso non si rispecchia nelle azioni che generalmente i cittadini pongono effettivamente in essere. L’aspirazione della sicurezza, infatti, molto spesso si dissolve nelle difficoltà pratiche che si riscontrano allorquando si prende consapevolezza che, solitamente, per eseguire tali lavori sarà necessario non abitare l’immobile per un certo periodo, adempiere ad una serie di pratiche burocratiche e, ovviamente, sostenere i costi, non sempre trascurabili, che l’operazione richiede.
Il tutto, non di rado, nasce però dall’ambizione di conferire all’immobile la stessa capacità resistente che avrebbe un edificio di nuova costruzione, con un approccio che spesso è del tipo “o tutto, o niente”. In genere, quindi, poca rilevanza viene data ad interventi che non si traducano nel pieno adeguamento sismico. Ciò, presumibilmente, è correlato alla convinzione, spesso errata, che l’edifico in cui si abita, fondamentalmente, non sia poi così male e, siccome sta lì da tanti anni, deve per forza essere “abbastanza” buono. C’è chi arriva anche a ricordare il nonno che con scrupolo lo ha costruito “con le sue mani” e chi ha memoria dei carpentieri che imprecavano perché “non riuscivano a gettare il calcestruzzo per il troppo ferro che c’era nelle travi”. Analisi più approfondite, per contro, evidenziano che in molti casi la situazione sia meno rosea di quanto ci si augura o si crede. Ciò, peraltro, non necessariamente per specifiche colpe di qualcuno ma, esclusivamente, poiché le tecniche costruttive si sono raffinate e gli studi sul comportamento effettivo delle costruzioni hanno avuto modo di evolvere significativamente negli ultimi anni, anche sulla base osservazionale della risposta degli edifici in occasioni di eventi sismici.
In ogni caso, laddove ci si ritrovi con una capacità resistente non particolarmente elevata, compiere interventi di Miglioramento, o anche solo di Rafforzamento locale, è estremamente importante al fine di incrementare la probabilità di sopravvivenza del fabbricato nel caso in cui si manifestasse un evento rilevante. Non deve, infatti, commettersi l’errore di pensare che solo gli edifici adeguati sismicamente sopravviveranno al terremoto violento per quella zona, poiché va sempre ricordato che, tutt’ora, si eseguono calcolazioni in grado di fornire esclusivamente una “sicurezza convenzionale”, non potendosi fare altrimenti per molteplici motivi.
Volendo fare un paragone con il mondo automobilistico, sarebbe come pensare che, in caso d’incidente, ci sia la possibilità di salvarsi solo nel caso in cui si stia viaggiando sull’auto che abbia conseguito il punteggio più alto nel crash test e sia dotata di tutti gli accessori volti ad assicurare l’incolumità degli occupanti. Le cose, però, non stanno proprio così ed il crash test è solo una verifica convenzionale e, anzi, potrebbe capitare che anche con un banale tamponamento si ci potrebbe ferire gravemente, se non andare peggio ancora, anche in un’auto dotata dei massimi livelli sicurezza. E’ però innegabile che, anche non possedendo l’auto dalle massime prestazioni in termini di sicurezza, l’accrescimento delle tutele per gli occupanti, come ad esempio già solo l’utilizzo delle cinture di sicurezza, riduce comunque sensibilmente le probabilità di farsi male.
Un analogo discorso, anche se comprensibilmente meno immediato, andrebbe condotto facendo riferimento alle costruzioni che potrebbero essere soggette agli eventi sismici. Non di rado si sottovaluta che interventi molto semplici, spesso anche con invasività contenuta, possono conferire, soprattutto sugli edifici con più alta vulnerabilità, dei significativi incrementi di capacità della struttura. Non deve essere dimenticato, infatti, che l’onerosità dell’intervento è tanto più elevata, a parità di incremento conseguito, quanto più alto sia il livello di sicurezza inizialmente posseduto dal fabbricato.
Ciò, evidentemente, mostra quanto importante sia conoscere il livello di vulnerabilità del fabbricato, ferma restando la convenzionalità di cui si è detto, al fine di valutare quale sia la strategia più opportuna da adottare per innalzarne il grado di sicurezza all’azione sismica.
Oggi, peraltro, l’adozione di dispositivi antisismici, che tutt’ora sono considerati un approccio “innovativo”, o quanto meno “moderno”, rispetto ai classici interventi così detti tradizionali, riesce ad offrire, non di rado, soluzioni sempre più convenienti, ma non per questo prive di costo, al crescere del livello di sicurezza che si intende raggiungere.
La migliore tecnica d’intervento
Da sempre gran parte dei professionisti è alla ricerca della tecnica d’intervento che risolva tutti i problemi e, talvolta, soprattutto i produttori, sembra custodiscano senza alcuna gelosia la risposta all’annosa questione. Di vero c’è solo che il progettista non dovrebbe cedere alle mode del momento ed adoperarsi, invece, ad utilizzare la tecnica che per quello specifico caso sia la più indicata, in relazione alle carenze della struttura, alle condizioni a contorno, alle proprie conoscenze ed alla capacità dell’esecutore. Oggi, purtroppo, questi ultimi due aspetti sono pressoché ignorati come se le conoscenze, ed esperienze specifiche, di tecnici e imprese, fossero dettagli di così poco conto da non influenzare per nulla il risultato. La crisi economica, e quella del settore in particolare, d'altronde, non hanno di certo favorito il miglioramento della situazione.
Nel campo legale è oggi di comune dominio che non sia sufficiente avvalersi dell’amico che ha studiato legge, o dell’avvocato “tutto fare”, e che per il caso particolare sia necessario un esperto della specifica questione che, grazie alla sua conoscenza ed esperienza, riesca con più probabilità a rappresentare le nostre ragioni. Altrettanto dicasi nel campo medico: ci sarà sempre la corsa ad individuare il medico di base più preparato ma, non appena dovessero insorgere problemi, sarà lui stesso ad indicarci il tipo di specialista di cui avvalerci e la specifica competenza da ricercare.
Nel campo dell’ingegneria, invece, salvo pochi casi, con molta facilità ci si dichiara esperti di qualunque argomento, spesso per il timore di perdere il cliente, e così diviene abbastanza raro che qualcuno, per affrontare nel migliore dei modi un problema, rimandi allo specialista per l’approfondimento. Spesso, anzi, ci si auto-innalza a qualificati conoscitori di argomenti invece sconosciuti, eventualmente banalizzandone anche la rilevanza ed affidandosi all’utilizzo incontrollato dei software. L’utilizzo ripetuto del software, e la naturale maggiore dimestichezza con il suo uso, peraltro, in pochissimo tempo “persuade” di essere divenuti veri conoscitori della materia, pur non avendo nessun rudimento tecnico-teorico che consenta di analizzare il risultato ottenuto con una visione critica che si distacchi molto da quella dell’uomo comune.
Ancor più grave è la questione nel mondo delle imprese dove nemmeno il sistema della certificazione SOA, purtroppo, riesce a risolvere la questione della qualità con cui si eseguono lavori, di cui le carte ne attesterebbero la capacità esecutiva. Il sistema dell’affidamento dei lavori pubblici, inoltre, amplifica tali discrasie, puntando generalmente alla ricerca del miglior offerente, sempre nell’ipocrisia che una Ferrari ed un Kia, se entrambe con cilindrata di 3000 cmc, si differenzino solo nel prezzo e in nulla più.
Non di rado, purtroppo, i tecnici formano la loro esperienza, e quindi la loro conoscenza su quella che diverrà per loro corretta modalità di realizzazione degli interventi, o su aspetti prettamente teorici (spesso disancorati dalle problematiche esecutive) o, più frequentemente, sulle modalità esecutive adottate dall’impresa di un precedente cantiere (generalmente estranee alle basi teoriche per le quali si realizza l’intervento stesso). Il mondo dell’edilizia, quindi, fatte salve le eccellenze, troppo spesso finisce con il basarsi su presupposti di tradizioni quanto meno “imprecise”, quando non addirittura errate.
Un po’ come le farmacie, anche le vecchie e vere scuole d’ingegneria sono state via via soppiantate dai prodotti da banco “un tanto al kg”, con il risultato talvolta discutibile. Se per le nuove costruzioni, come ad esempio per le classiche strutture cubiche in calcestruzzo armato, i software hanno raggiunto livelli dove l’operatore è chiamato ad intervenire così poco nel processo decisionale che diventa effettivamente difficile che produca risultati inesatti, nei fabbricati esistenti conta ancora molto la comprensione dell’effettivo comportamento della struttura che, purtroppo, richiede un intervento competente e consapevole nella schematizzazione della stessa, prim’ancora che nella modellazione e nell’utilizzo del software. Capita così di osservare colleghi che, anche se bravi nell’utilizzo del software e pratici nel computare il modello, dimentichino completamente di soffermarsi sullo schema comportamentale della struttura, prevedendo così lavorazioni inutili, quando non addirittura dannose, oltre che estremamente onerose, senza che ve sia alcuna necessità.
La migliore tecnica d’intervento, quindi, non può che essere quella che meglio viene realizzata, in relazione alle effettive capacità esecutive dell’impresa (su questo tema sarebbe da scrivere interi trattati), ed alla effettiva capacità di controllo che riesce ad averne il tecnico chiamato a compiere la direzione dei lavori. Impiegare una tecnica, ancor più se innovativa, senza avere la piena conoscenza di potenzialità, limiti e difficoltà operative, porta sicuramente ad un risultato peggiore di ciò che può emergere dall’adozione di una soluzione, magari anche meno moderna, ma pienamente metabolizzata dagli attori chiamati a realizzarla. Per questo motivo, quindi, è quanto mai indispensabile compiere un percorso di aggiornamento continuo che consenta di padroneggiare, e quindi utilizzare consapevolmente, tutte le soluzioni disponibili, adattando al caso specifico non quella che meglio si conosce ma, con tutte le soggettività del caso, la più opportuna.
Quanto detto, purtroppo, si scontra con un mercato che, per le attuali leggi sugli appalti dei lavori pubblici e per la mancanza della dovuta informazione ai committenti privati, certamente non premia i tecnici più diligenti. Quindi, affinché gli interventi di rinforzo e consolidamento strutturale producano effetti concreti sulla sicurezza e, più in generale, sulla riduzione del rischio sismico, andrebbe fatto un grande passo avanti anche negli ambiti professionali inculcando la consapevolezza che la qualità di un prodotto non può essere disgiunta dal prezzo, se non altro per il tempo necessario ad una assidua presenza in cantiere, oltre che per una valida progettazione che, necessariamente, richiede un cospicuo impegno di tempo per l’individuazione della soluzione più indicata e per un continuo e serio aggiornamento. Oggi vi è una generalizzata corsa al ribasso dei prezzi e, personalmente, mi auguro che quanto prima si inverta la rotta e si comprenda che il prezzo basso, sia per quanto attiene l’esecuzione, sia e molto di più per quanto attiene il progetto e la sua direzione, ovvero per quelle attività che non rappresentano prodotti di una catena di automatizzata ma dell’ingegno, in special modo sugli interventi che attengono gli edifici esistenti, non può che essere indicativo di prodotti mediocri e, spesso, non pienamente efficaci.