Apparire è più di essere
“Apparire è più di essere”, scrive Hannah Arendt, e ci costringe a ripensare una parola che oggi suona spesso come sinonimo di superficialità. Ma il suo significato originario – manifestarsi agli altri, rendersi visibili nel mondo comune – racconta un’altra storia. Un’indagine tra etimologia, filosofia e società per riscoprire il valore politico dell’apparire.
“Apparire è più di essere”: questa affermazione di Hannah Arendt, citata da Byung-Chul Han nel saggio Che cos’è il potere?, mi ha colpito per la sua apparente paradossalità.
Viviamo in un’epoca in cui “apparire” è spesso sinonimo di superficialità, finzione, costruzione artificiale del sé. Eppure
Arendt lo eleva a dimensione fondamentale dell’esistenza umana.
Spinto dalla curiosità, ho voluto indagare più a fondo, partendo dal significato etimologico del verbo.
Apparire
La parola “apparire” deriva dal latino “apparēre”, che è composta da: ad- (“verso”), parēre (“essere visibile”, “essere chiaro”, “manifestarsi”). Quindi apparire etimologicamente significa “venire in vista”, “diventare visibile a qualcuno”, “manifestarsi verso qualcuno”.
Ecco perchè Hannah Arendt fa questa affermazione così sorprendente. Perchè nella dimensione della polis, il luogo in cui il mondo si costituisce come spazio comune tra gli uomini, l’apparire non è un semplice atto estetico o secondario, bensì il modo originario dell’esistere umano.
Per Arendt, l’essere umano si definisce nell’intervallo tra sé e gli altri, attraverso il linguaggio e l’azione, strumenti di manifestazione che non appartengono alla sfera privata, ma a quella pubblica.
Esistere senza apparire equivale a un’esistenza muta, priva di significato politico e storico. L’essere biologico – il mero vivere – non basta a definire l’umano. Solo nella presenza agli altri, nell’assumere la propria visibilità nel mondo, l’individuo si compie.
In questa prospettiva, l’apparire è manifestazione di sé nella verità dell’azione, non spettacolo o finzione. È un atto di esposizione e di rischio: chi appare si espone al giudizio, al riconoscimento o al fallimento, si affida alla pluralità degli sguardi. È nel gioco fragile e irriducibile di questi sguardi che si costruisce l’identità personale e politica.
L’apparire, dunque, non è solo esposizione, ma fondazione della realtà condivisa.
Per Arendt, la dimensione pubblica è quella in cui “ogni cosa è visibile e in cui gli uomini appaiono agli altri come essi stessi appaiono”. L’essere, da solo, nell’isolamento della vita privata o della mera sopravvivenza biologica, non basta a costituire l’uomo in quanto essere politico: senza la scena dell’apparire, l’uomo rimane in una condizione di oscurità esistenziale.
Un uso distorto del verbo apparire
L’eclissi del significato arendtiano di “apparire” accade nel mondo contemporaneo, ridotto a gesto superficiale, immagine autoreferenziale, marketing dell’io, segnala una crisi profonda della sfera pubblica.
La società dello spettacolo ha degradato l’apparire in un perpetuo consumo di immagini, svuotandolo della sua funzione di costituire un mondo comune.
Ripensare il valore dell’apparire – come Arendt insegna – significa restaurare la dignità dell’azione e della parola come fondamento della convivenza umana.
Significa riconoscere che la verità dell’essere si compie solo nell’essere-per-gli-altri, nel farsi vedere senza maschere, nel partecipare alla costruzione di uno spazio condiviso.
In un tempo dominato dalla solitudine delle immagini, ritrovare il senso originario dell’apparire è forse il primo passo per tornare ad abitare il mondo come uomini e non come ombre.
Come spesso accade, Byung-Chul Han riesce con pochi cenni a riattivare pensieri essenziali.
Rileggere Arendt oggi non è solo un esercizio teorico, ma un invito urgente a resistere alla deriva nichilista del nostro tempo, recuperando la politica come spazio di relazione, parola e verità.
In un mondo saturo di immagini ma povero di incontri autentici, ritrovare il senso originario dell’apparire significa riconoscere nell’altro il luogo della nostra stessa realtà.
Non per mostrarci, ma per esserci davvero.
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