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Aspirational & Idealistic: le Difficili Prospettive del Cambiamento per le Costruzioni

Aspirational and Idealistic sono i due attributi che qualcheduno, nel Regno Unito, ha utilizzato per definire la Strategia a medio-lungo termine, cosiddetta Digital Built Britain, di cui il Building Information Modeling è una indispensabile premessa, ma non più di ciò.
Essa, indubbiamente, pone un passaggio di frontiera disciplinare formidabile, ben più di un cambio di paradigma: con, ovviamente, tutte le riserve del caso nei confronti di un Settore profondamente Analogico e tradizionalmente riluttante all'Innovazione.
Iniziamo, però, a constatare come nella Politica Industriale per la Digitalizzazione dell'Economia recentemente presentata dal Commissario della DG CONNECT della UE 28 Oettinger, il Settore delle Costruzioni occupi una posizione periferica, annoverandosi esso tra i Comparti più Tradizionali(sti).
È pur vero che la Commissaria della DG GROW El?bieta Bie?kowska ha recentemente finanziato la costituzione dello EU BIM Task Group - peraltro guidato da Britannici e Germanici -, ma, d'altra parte, alle origini delle Politiche del Governo Federale Tedesco sul 4.0 (sulla Quarta Rivoluzione Industriale), l'Agricoltura faceva aggio sulla Costruzione...
Senza scomodare il Settore delle Transazioni Bancari, quello della Ricettività Turistica o quello della Mobilità Pubblica (Mediolanum, AirBnB, Uber: per intendersi), non vi ha dubbio che la Digitalizzazione dell'Industria di Servizio, oltre che, ovviamente, di Prodotto, prosegue a grandi passi anche nel Nostro Paese.
E le Costruzioni? Assopito, intorpidito, nel gelo della tremenda crisi strutturale che il Comparto ha vissuto dal 2008, consolato da segnali di timida ripresa all'insegna del Ri- (vale a dire, preferibilmente Sostituzione anziché Trasformazione o Conservazione del Costruito), esso sembra avviarsi a un sereno stato di inerziale attesa delle buone novelle, che possibilmente ripristinino il tempo antico.
In esso, quindi, si ravvisa una invidiabile serendipità, anni luce lontana dalla profonda inquietudine che caratterizza i Mercati Internazionali da trilioni di dollari, ravvivata da BIM Day, BIM Summit e altri eventi che proliferano incontrollati sul territorio nazionale.
Nulla si profila all'orizzonte, al contrario, in merito alle questioni dirimenti relative alla Identità degli Operatori, alla natura dei Processi, alla fisionomia dei Prodotti.
Di conseguenza, vi è una domanda basilare da porsi: che cosa è un edificio (o un'infrastruttura)?
0) è un manufatto tangibile, che appartiene alla storia millenaria del Settore, i cui tratti restano fissi e immutabili;
1) è un manufatto tangibile di cui si desiderano ottimizzare le prestazioni in termini di elementi costruttivi o di spazi funzionali, digitalizzandolo e connettendolo;
2) è un manufatto tangibile che, una volta digitalizzato e connesso, può meglio gestire l'occupazione degli «spazi» in merito alla «produttività» dei suoi occupanti o utenti;
3) è un manufatto (in)tangibile che si relaziona a distanza coi propri occupanti (solo attraverso il termostato intelligente?), anzitutto geo-localizzandoli;
4) è un manufatto (in)tangibile per cui l'obiettivo è fornire ai propri occupanti geo-localizzati la possibilità di interagire con esso soggettivamente, alimentando la personalizzazione dei servizi erogabili;
5) è una entità connessa a tutte le altre entità eterogenee immaginabili.
In questo momento, per Mark Bew, l'ideatore primo di Digital Built Britain, il Machine-To-Machine rappresenta il tema centrale, ma evidentemente sarebbe altrettanto utile sviluppare il Man-To-Machine.
Il focus risiede chiaramente su Cognitive Building e Cognitive Infrastructure, con due portati essenziali:
1) i protocolli di scambio dei dati (già organizzati per IDM e MVD?) e la loro velocità di trasmissione;
2) la qualità delle Data Analytics che consentono di rendere l'edificio (o l'infrastruttura) adattivo e proattivo nei confronti degli occupanti/utenti.
A prescindere dai segnali della «lieve» ripresa e del peso, rilevante, in termini aggregati, del Mercato delle Costruzioni Domestico sulla scena continentale, occorre osservare come la fisionomia strutturale del Settore delle Costruzioni in Italia si trovi, allora, in condizioni piuttosto critiche.
Ciò che è peggio, però, è che la percezione della catastrofe non invita, se non nominalmente e, comunque, raramente, le Rappresentanze a riflettere su una Visione trasformativa di medio-lungo periodo su Circolarità e Digitalizzazione.
Si tratta di una seria minaccia, quella costituita da una certa qual «rassegnazione» di molte Rappresentanze, che sembrano parlare del Futuro con le menti rivolte al Passato, adoperando parole come BIM, Innovazione, Rigenerazione (e, immancabilmente, Sostenibilità e Centralità del Progetto) e quant'altro, senza eccessiva convinzione e con scarso entusiasmo.
La verità è che per i flussi finanziari internazionali, al di là di alcuni centri e di alcuni casi, l'opacità e l'inefficienza del Mercato Domestico appaiono scarsamente attrattivi, ma, soprattutto, assente appare una riflessione seria su Connettività e Cognitività dei Cespiti Immobiliari e Infrastrutturali all'insegna di una concezione articolata delle Smart City o dell'Internet of Everything.
Non cambiano, come ricordato, solo i Processi, mutano, in ispecie, i Prodotti e le Identità degli Operatori.
Si pensi solamente al significato che assumerà un qualunque componente edilizio sensorizzato e connesso in termini di Contratto di Servizio nei confronti del proprio Produttore, con cui comunicherà in tempo reale nel corso della sua Vita Utile. Mutano i Prodotti, cambiano i Processi, evolvono le Identità.
In assenza di un risveglio repentino delle Rappresentanze e degli Operatori, l'eventualità di una progressiva marginalizzazione del Comparto è ormai affatto realistica.
Come già rilevato, nella Strategia Comunitaria sulla Digitalizzazione dei Settori Economici del Commissario Oettinger e della Commissaria Bie?kowska le Costruzioni assumono un ruolo piuttosto secondario: come potrà essere diversamente, dopo le audizioni della Commissione Epifani e con il Piano del Ministro Calenda, se non si registrerà un sussulto degno di questo nome? Quale è la Visione originale che il Settore propone a proposito di Transizione Circolare e Digitale che vada oltre una ottimizzazione di prassi esistenti? Il passaggio è trasformativo, è radicale, a dispetto di qualsivoglia contingente incrementalità, potrebbe letteralmente travolgere un Settore che non ha focalizzato né compreso i termini evolutivi.
La struttura frammentaria del Mercato, nonché la cultura profondamente «analogica» e poco «industriale» del Comparto promettono, pertanto, conseguenze gravide di negatività.
Non è più tempo di giocare col BIM o colla Sostenibilità: o le Rappresentanze convergono in una Piattaforma che ne riassuma la Strategia Unitaria a medio-lungo termine, oppure, francamente, meglio guardare ai Mercati Internazionali e a quello Comunitario, ove, su questi temi destinali, l'attenzione è forte.