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BIM & appalti: oltre al decreto del MIT, ci saranno anche le LG Anac a indirizzare le stazioni

L'art. 23 comma 13 del nuovo Codice Appalti (dlgs 50/2016) introduce una serie di novità in materia di BIM e strumentazioni elettroniche. In particolare, stabilisce che un decreto del MIT dovrà definire le modalità e i tempi per progressiva introduzione dell’obbligatorietà del BIM sia per le amministrazioni sia le imprese.

L'art. 23 comma 13 del nuovo Codice Appalti (dlgs 50/2016) introduce una serie di novità in materia di BIM e strumentazioni elettroniche. In particolare, stabilisce che un decreto del MIT dovrà definire le modalità e i tempi per progressiva introduzione dell’obbligatorietà del BIM sia per le amministrazioni sia le imprese.
Il percorso è da tracciare “in relazione alla tipologia delle opere da affidare” e alla strategia “di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e del settore delle costruzioni”.
 
Utilizzo del BIM
Le stazioni appaltanti possono richiedere per le nuove opere nonché per interventi di recupero, riqualificazione o varianti, prioritariamente per i lavori complessi, l'uso di metodi strumenti elettronici specifici.
Tali strumenti devono utilizzare piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari, al fine di non limitare la concorrenza.
L'uso dei metodi e strumenti elettronici può essere richiesto soltanto dalle stazioni appaltanti dotate di personale adeguatamente formato.
 
Previsione decreto BIM
L'art. 23 prevede che il MIT (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) emani apposito decreto con cui sono definiti:
  • le modalità
  • i tempi
per la progressiva introduzione dell'obbligo di utilizzo di tali piattaforme (BIM), valutata in relazione alla tipologia delle opere da affidare e della strategia di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e del settore delle costruzioni.
Inoltre, lo stesso articolo prevede che l'utilizzo di tali metodologie costituisce parametro di valutazione dei requisiti premianti di cui all'articolo in relazione agli affidamenti con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
 
La commissione Baratono
Per mettere a punto tale decreto, il Ministro delle Infrastrutture ha predisposto una commissione di esperti, guidata da Pietro Baratono, la cosiddetta commissione Baratono.
Tale commissione ha il compito definire le regole per l'introduzione del BIM negli appalti pubblici. Il testo dovrebbe essere alle battute finali.
 
Da alcune indiscrezioni sembrerebbe che è prevista un’entrata in vigore dell’obbligo di adozione del BIM per fasce, modulati nel seguente modo:
 
Step 1: anno 2019
Nel 2019 i tempi saranno maturi per l’obbligo per le grandissime opere sopra la soglia di 100 milioni. Non saranno molte: secondo i dati del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell'edilizia), nel 2016 sopra questo livello ci sono stati solo 26 bandi.
 
Step 2: periodo 2019-2021
Nel periodo che va dal 2019 al 2021 gli obblighi si allargheranno ad altri soggetti, seguendo molto un criterio legato alla complessità delle opere e non al valore: l’obbligo del BIM sarà applicato alle costruzioni strategiche.
 
Step 3: anno 2022
Dal 2022 l'obbligo del BIM sarà esteso a tutte le opere, tranne quelle che non richiedono particolari problematiche di sicurezza (come il residenziale).
 
Nuove linee guida Anac sul BIM
Probabilmente non ci sarà soltanto il decreto del Mit a indirizzare le stazioni appaltanti e le imprese sull'utilizzo del BIM. Anche l'Anac sembra sia al lavoro per indicare alle stazioni appaltanti la giusta strada per introdurre nelle gare d'appalto le nuove soluzioni digitali per la progettazione delle opere pubbliche.
Non dovrebbe trattarsi di nuove linee guida: le nuove indicazioni saranno ricomprese nelle linee guida sull'affidamento dei servizi di ingegneria e architettura già approvate dall'Anac a settembre 2016.
 
L'Anac, dunque, starebbe già lavorando per fornire nuove indicazioni sul BIM in quanto le stazioni appaltanti stanno già operando in maniera disomogenea. Si sono presentati già alcuni punti critici sulla questione: alcune decisioni dei vari Tar hanno comportato l'annullamento di alcune gare che prevedono l'obbligo del BIM, anche in relazione ai requisiti troppo ampi inseriti nei bandi.
 

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