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BIM: Breve Storia della Modellazione Informativa nel Nostro Paese

Il Building Information Modeling (BIM) rappresenta l'aspirazione letteralmente universale, o se si vuole, persino l'ambizione, di un Settore di definirsi come Industriale, oltre che di recuperare Efficienza ed Efficacia

Il Building Information Modeling (BIM) rappresenta l'aspirazione letteralmente universale, o se si vuole, persino l'ambizione, di un Settore di definirsi come Industriale, oltre che di recuperare Efficienza ed Efficacia: si tratta, però, di un desiderio tanto antico (risalente agli Anni Trenta del secolo scorso) quanto controverso, nel senso che, ogni qual volta se ne sia davvero presentata l'occasione, essa è stata, poi, rifiutato.

Il Settore, infatti, è stato definito come riluttante, come resistente, mai come resiliente, anche se, in realtà, questa è stata la narrazione che è valsa specialmente per il Nostro Paese: si pensi all'interpretazione, di parentesi autoreferenziale, che dell'Industrializzazione Edilizia offre Sergio Poretti.

Se veramente sia stato in questo modo è ovviamente oggetto di controversia, ma, indubbiamente, il racconto della Evoluzione Incrementale è valso sino ai primi Anni Duemila, allorché esso è stato bruscamente interrotto dalla crisi domestica e strutturale del Comparto.

Ciò vale, sotto altri profili, per il Regno Unito, che regolarmente ha riproposto la Centralità della Informazione e della Collaborazione nel corso di diversi lustri, senza successo.

Naturalmente la grave divaricazione, anche essa globale, tra Produttività nella Manifattura e nella Costruzione probabilmente soffre di qualche vizio statistico tanto è ingente e impressionante ovunque. Epperò, il Settore, nel Nostro Paese, è tra quelli additati di essere responsabile della mancata crescita della Produttività, più ancora che della Produzione, e fatica a proporsi in modo credibile di fronte alla Quarta Rivoluzione Industriale

Il Settore, infatti, non gode di una sufficiente reputazione presso i Decisori Politici e, a questo proposito, la Digitalizzazione potrebbe dare un importante contributo, se non si riducesse alle Pratiche del BIM che, poi, per molte esperienze accademiche, è Computational Design e Digital Fabrication, si concentra su forme complesse, ma esula completamente dal nucleo della questione fondamentale.

Se, infatti, pensiamo che l'Accademia possa trastullarsi col Parametricismo e lasciamo che la base degli Operatori si sottragga a una eventuale Politica Industriale sulla Digitalizzazione dell'Ambiente Costruito, rinunciamo a una svolta epocale e consentiamo al riduzionismo di imperare nuovamente.

L'Università può giocare un ruolo importante se non si confina in un tecnicismo autoreferenziale, se non preferisce rinchiudersi in un proprio ambito, al sicuro dai giochi reali.
Quanto meno si può dire, comunque, che, sul versante committente e su quello professionale la eccessiva proliferazione e frammentazione degli Operatori ha causato danni gravissimi, mentre sul lato imprenditoriale l'Offerta ha forse consumato se stessa sul Green Field e ora cerca di riproporsi, in maniera non dissimile, sul Brown Field.

La tremenda perdita occupazionale non appare, inoltre, così congiunturale, poiché la qualità del lavoro umano nella Industrializzazione Intelligente si fa assai più intellettuale, accompagnata da una sempre maggiore automazione (il che, a dispetto delle apparenze e considerando anche l'Off Site, non è così remoto pure nel Settore delle Costruzioni).

Il BIM, che nasce, in quanto tecnologia strumentale negli Anni Sessanta, per diffondersi solo quattro decenni dopo, giunge in Italia con un certo ritardo nei confronti di altri Paesi Europei (in termini strategici si potrebbe dire da ultimo), ma trova, prima che altrove (poiché lì le condizioni di maturità hanno consentito di farne a meno), una codificazione legislativa caratterizzata dall'obbligatorietà, in coincidenza con la trasposizione della Direttiva Comunitaria sul Public Procurement.

Si osservi come, in Francia, in Germania e nel Regno Unito stesso la medesima trasposizione abbia semplicemente riportato i termini facoltativi del testo comunitario: la Spagna, che, analogamente all'Italia appare più sensibile all'obbligatorietà, attraverso la Comisiòn BIM, invece, non sembra avere provveduto tempestivamente alla medesima trasposizione.

È anche bene riportare che la cosiddetta obbligatorietà nel Regno Unito è assolutamente parziale (nelle Amministrazioni Centrali dello Stato) all'interno di una ulteriore parzialità, riferendosi esclusivamente all'Inghilterra (Scozia, Galles e Irlanda del Nord seguono a breve o a media distanza) e si esplicita semplicemente in un mandato diretto agli Enti Pubblici, così come accade in Germania, essendo per ora limitata al Ministero delle Infrastrutture Digitali e dei Trasporti, mentre non compare in termini così netti in Francia, nonostante l'azione, che terminerà nel 2017, del Plan Transition Numérique dans le Bâtiment.

Si badi bene, inoltre, che stiamo argomentando della versione europea, che è essenzialmente top-down, mentre quella statunitense è, tanto più, bottom-up: su questi due modelli, del resto, si confrontano molti Paesi del Mondo (dall'Australia al Canada, dal Cile al Messico, da Dubai al Qatar).

Il fatto che l'introduzione del BIM in Italia sia avvenuta strumentalmente ha posto in primo piano inevitabilmente i rivenditori di applicativi informatici che, volenti o nolenti, si sono proposti quali consulenti di processo, oltre che fornitori di prodotti, perché la richiesta del Committente consisteva semplicemente nel ricorso ai dispositivi strumentali.
Ciò ha determinato una forte criticità, aggravata dalla carenza storica di competenze e di conoscenze in materia di Programme e di Project Management nel mercato domestico, pubblico e privato.

D'altronde, chi ha posto l'accento sul Computational Design implicitamente esalta una condizione tendenzialmente autoreferenziale nel dialogo tra Progettisti e Costruttori sugli algoritmi generativi, che rende, in qualche modo, estraneo, o marginale, il Committente, ameno che questi, con la Gamification introietti le Forme nella complessità della Progettazione dei Servizi.

Così facendo, si enfatizza una dimensione affascinante, ma ci si allontana dal cambio di paradigma evocato dalla Digitalizzazione, rinunciando al protagonismo del Client/Owner.

La improvvisa popolarità del BIM ha, poi, spinto chiunque possedesse qualche conoscenza strumentale a offrirsi quale Gestore dell'Informazione e, in potenza, Gestore della Decisione, con immediate gravi distorsioni in termini di professionalità e di remunerazione.

Si potrebbe tranquillamente ritenere, perciò, che la diffusione del BIM in Italia abbia avuto sinora una fenomenologia negativa, che potrebbe dimostrarsi foriera di grandi disillusioni e di notevoli diseconomicità.

Prima di tutto, il riferimento, insistito, ai Paesi Bassi, Nordici e Scandinavi è assolutamente improprio, stante sia le loro dimensioni, incommensurabili alle Nostre, sia una certa eterogeneità, quanto meno nell'adozione del software: si pensi, ad esempio, alla Danimarca e alla Finlandia.

Semmai, paradossalmente, un riferimento maggiormente plausibile poteva essere dato dalla Russia, ove vi è un deciso mandato governativo e ove sono in corso importanti sperimentazioni, benché la dizione utilizzata sia sempre «BIM - ??????????», ovverossia ispirata alle tecnologie.

In realtà la migliore best practice, in termini di sovraordinazione, resta quella norvegese, mentre, al suo opposto, le migliori sono quelle svizzere e svedesi.

Ovviamente la diffusione all'interno e all'esterno della UE 28 vede molti attivi anche Austria, Croazia, Irlanda, Islanda, Paesi Baltici, Portogallo, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria (a ridosso dei quali stanno Belgio, Repubblica Ceca e Romania).
Ritornando ai maggiori Stati Membri, l'Italia, all'interno dello EU BIM Task Group riconosciuto e finanziato dalla Commissione Europea, si è dovuta confrontare con una direzione britannica molto determinata (straordinario esempio strategico, come detto, di branding e di marketing ora proteso verso la Smart City e l'Internet of Things) e, soprattutto, con una base applicativa professionale e imprenditoriale, non irrilevante, ma sommersa.

Al contempo, i rari esempi di Domanda Pubblica e Privata che si sia cimentata col tema hanno messo in luce, in maniera diversamente evidente ed effettiva, un certo grado di immaturità e di temerarietà, troppo spesso basata sui virtuosismi strumentali del Building Information Modeling e del Computational Design.

Il punto è che, altrove, l'avvento del BIM è coinciso con la revisione degli assetti organizzativi, dei quadri giuridici e delle logiche operative.

Detto in altre parole, la priorità oggi è assunta proprio dalla riflessione sulla adeguatezza dei quadri contrattuali, investe l'attribuzione delle responsabilità e delle identità agli Operatori e, di conseguenza, pur enfatizzandoli, mette in secondo piano gli strumenti.

Ecco perché, per prima cosa, qualsiasi tentativo di porre in essere uno scadenzario di cogenze deve confrontarsi con il senso della Modellazione e della Gestione Informativa (che cosa sia e a che cosa serva), deve dotarsi di riferimenti, di protocolli e di strumenti adeguati e condivisi, ma, soprattutto, non dovrebbe procedere a sperimentazioni in assenza di una chiara Strategia di Riqualificazione della Domanda Pubblica, unita a uno sforzo intenso di Revisione dei Modelli Organizzativi a cui la Offerta Privata è chiamata.

D'altra parte, i Dimostratori Infrastrutturali britannici e germanici, da High Speed Two a Rastatt Tunnel, sono Mega e Large Project tesi a creare Catene di Fornitura e Filiere, a mappare Processi Agile e Lean, trattano Sistemi di Sistemi, non singoli Manufatti.

Per quanto riguarda la Domanda Pubblica, affetta e afflitta periodicamente da gravi casi di corruttela, il processo di accorpamento delle Stazioni Appaltanti e delle Amministrazioni Concedenti è, comunque, già avviato: si tratta essenzialmente di procedere a una densa azione di riqualificazione sulle tematiche della Digitalizzazione (leggasi della funzione propria di Committenza) che si accoppi alla riforma della PA Digitale.

Molto più problematica è la situazione che connota l'Offerta. Innanzitutto, l'obbligo di introduzione progressiva della Modellazione Informativa, peraltro già immediatamente e fittiziamente deformato, è attualmente strumentalizzato da tutti coloro che intendono spacciare applicativi e consulenze con grande leggerezza.

Del resto, l'azione della Piattaforma delle Rappresentanze tedesca, Planen Bauen 4.0, incontra oggi alcune critiche dovute alla preoccupazione di penalizzare un tessuto micro professionale e micro imprenditoriale non dissimile dal Nostro, che è impossibilitato a far fronte al cambiamento in assenza di revisioni organizzative e societarie.

In special modo, però, il mandato governativo britannico, in realtà, aveva un obiettivo molto preciso, quello sul medio termine, di sensibilizzare e di convincere tutto il mercato domestico, anche in funzione dell'espansione in quelli internazionali, ad assumere una determinata direzione, non a ricondurre un tema complesso e poco conosciuto a perentorie cogenze in men che non si dica.

L'Università ha, dunque, su questo fronte, tramite proprie iniziative, l'obbligo morale di mobilitare le Rappresentanze e, con esse, affrontare la introduzione e la disseminazione della Digitalizzazione nel Settore delle Costruzioni a ragion veduta.
Se, pertanto, mandati e obblighi andrebbero seriamente considerati, al di fuori di opportunismi e di improvvisazioni desiderate da coloro che poco praticano davvero la tematica, l'urgenza pare risiedere sulla consapevolezza del lungo periodo.
Qualunque cosa sia il Livello di Conformità 3, nelle sue quattro sotto articolazioni, in esso si assisterà, in effetti, a una vera e propria cesura epistemologica che concerne i prodotti e le identità, oltre che i processi.
Di questo il Settore, già largamente deficitario di una comprensione corretta del Livello 2, pare non avere contezza, in quanto percepito come sideralmente remoto.

La sfida, in definitiva, è ardua poiché si gioca contemporaneamente su due piani: quello del breve-medio periodo, incrementale, nel quale la distanza che separa i presupposti essenziali della Modellazione Informativa dalla pratica corrente appare, tuttavia, consistente e malamente governata; quello di medio-lungo termine, radicale, che oggi sembra assolutamente remoto, ma di cui altrove si stanno ponendo faticosamente le basi.

Al Governo si può certamente domandare di por mano alla Ristrutturazione della Domanda Pubblica, non, invece, di sostentare una Offerta che deve maturare e investire, grazie alla prima, ma che deve direttamente provvedere a se stessa, con tempi e modi da concordare, possibilmente al di fuori di obbligatorietà troppo ravvicinate e perentorie.

La cogenza immediata sarebbe uno spauracchio utile al tornaconto di alcuni, più o meno scientemente, ma che sancirebbe il fallimento sistemico che Sergio Poretti, a torto o a ragione, menzionava.