Professione

In questa area di INGENIO sono raccolte le pubblicazioni, gli approfondimenti, le news riguardanti il tema della professione tecnica: tariffe professionali, etica, norme e codici, formazione, trattamento pensionistico, assicurazioni, crediti formativi e certificazione delle competenze, mercato e concorsi.

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Corte di giustizia Ue: un Ordine professionale non può imporre la formazione obbligatoria

Corte di giustizia Ue: un Ordine professionale non può imporre la formazione obbligatoria

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MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI: Approvazione della delibera INARCASSA

Con ministeriale n. 36/0003630/MA004.A007/ING-L-114 dell'11 marzo 2013, e' stata approvata, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, la delibera adottata dal Comitato nazionale dei delegati della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti (INARCASSA) in data 29 e 30 novembre 2012, concernente modifiche al Regolamento per l'erogazione dei sussidi e modifica dell'art. 24 del Regolamento generale di previdenza.

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A Brescia il prossimo Congresso nazionale degli ingegneri. Quali sfide?

Intervista a Marco Belardi, presidente Ordine ingegneri di Brescia, la città che ospiterà il 58° congresso Congresso Nazionale degli ingegneri diventando capitale d'Italia dell'Ingegneria e delle idee. Sara Tommasi nuovo video.Al PEPE NERO di Riccione la soubrette ha girato il nuovo video,

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CENTRO STUDI CNI: Continuano a crescere i laureati in ingegneria

La ricerca del Centro Studi del CNI dimostra come nel 2011 coloro che hanno conseguito un titolo ingegneristico solo saliti del 2,1% a 37.529 unità rispetto al 2010. Gli aumenti riguardano sia le lauree quinquennali (+1,6%) che quelle triennali (+2,5%). Tra gli atenei, il Politecnico di Milano consolida la propria posizione di principale centro formativo ingegneristico italiano “producendo” il 14,2% degli “ingegneri”[1] italiani, il 9,2% in più rispetto al 2010. Quasi la metà dei laureati (48,1%) risulta concentrata in soltanto 6 poli universitari: oltre a Milano, quello di Torino, l’Università Federico II di Napoli che, rispetto al 2010, sopravanza l’Università La Sapienza di Roma, l’Università di Padova e quella di Bologna.

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Nasce Alma Cube Srl, l’incubatore che farà crescere nuove imprese

L'Università di Bologna e Unindustria Bologna costituiscono una società di capitale per accelerare i processi di incubazione di progetti aziendali nati nell’ambito della ricerca accademica.

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Credito alle Pmi: nuove misure prorogate al 30 giugno

Prorogato di ulteriori tre mesi il termine di validità delle iniziative a sostegno delle imprese in difficoltà.

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Merito creditizio, Ingegneri e Unindustria scommettono sull'innovazione

Accedere al merito creditizio certificando il carattere innovativo dell'impresa con il metodo UMIQ (Unindustria Metodo Innovazione Qualità)

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INARCASSA: Scende al 4,5% il tasso per le rateazioni dei debiti contributivi

Inarcassa ha deciso di ridurre dal 7% al 4,5% il tasso di interesse annuo

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Obiettivo crescita: Confindustria e Cnr firmano Patto per R&I

Obiettivo crescita: Confindustria e Cnr firmano Patto per R&I L'intelligenza e la conoscenza, cioè la ricerca e l'innovazione, sono la via insostituibile per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Con questa convinzione Confindustria e Cnr hanno sottoscritto un Patto per intensificare la collaborazione su progetti di ricerca industriale e di diffusione dell'innovazione, come risposta alle esigenze tecnologiche e economiche delle imprese, soprattutto pmi. Tra i punti essenziali dell'intesa: lo sviluppo di cluster tecnologici e di attività di ricerca di eccellenza anche per attrarre investimenti; il potenziamento degli strumenti per rafforzare il trasferimento tecnologico; la definizione di modelli efficienti di gestione della proprietà intellettuale. Gli obiettivi sono di estendere a tutte le imprese, in particolare le pmi, le esperienze positive di collaborazione già consolidate in questi anni e la definizione di collaborazioni strutturali nell'ambito delle quali promuovere una reale mobilità anche dei ricercatori del Cnr e delle imprese. Un focus specifico sarà dedicato alla partecipazione ai programmi europei di R&I, individuando i settori prioritari sui quali concentrare le attività e la collaborazione. Si sta anche lavorando all'integrazione della Mappa delle Competenze in R&I realizzata da Confindustria con l'analisi delle competenze presenti all'interno del Cnr: si avrà così un primo importante strumento per definire un sistema di analisi dei territori fondamentale per individuare le specializzazioni richiamate dalle nuove politiche di Europa 2020. "Con la firma di questo patto - spiega Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria - mettiamo a disposizione del Paese un ulteriore segnale di forte spinta in direzione dell'obiettivo crescita. Le imprese e il sistema pubblico di ricerca si mettono in gioco direttamente e si aspettano ora un impegno altrettanto serio dal prossimo Governo per un programma concreto di R&I". Luigi Nicolais, presidente del Cnr, sottolinea che: "Cnr e Confindustria credono fortemente in un modello di crescita basato sulla ricerca e l'innovazione e il Patto è anche un invito per il futuro Governo a sostenere, senza alcuna incertezza, un modello di sviluppo costruito sulla conoscenza, l'unico capace di assicurare al paese un futuro migliore. Sono moltissime le opportunità di innovazione per le aziende piccole, medie e grandi che possono e devono essere messe a fattor comune - prosegue Nicolais - con il Patto vogliamo creare un legame ancora più stretto tra i nostri istituti e le imprese innovative". "Siamo tutti consapevoli che ricerca e innovazione sono essenziali leve di sviluppo - aggiunge Diana Bracco, vicepresidente per R&I di Confindustria - Con questo accordo tra pubblico e privato abbiamo voluto individuare alcune azioni concrete da fare insieme per sostenere la crescita delle imprese e del paese. In quest'ottica, ad esempio, si inseriscono i progetti congiunti di ricerca orientati specificatamente alle PMI, la creazione di un sito web delle opportunità di collaborazione e la promozione della mobilità dei ricercatori tra Cnr e sistema delle imprese".

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Armando Zambrano, Coordinatore del PAT: rilanciare la modernizzazione del Paese

Fare ripartire il Paese senza chiedere altre risorse allo Stato, ma facendo leva sulle competenze dei professionisti.

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PROFESSIONAL DAY – il giorno delle proposte

PROFESSIONAL DAY – il giorno delle proposte: Lavoro e Welfare, Giustizia Legalità Economia, Ambiente e Sicurezza e Salute

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Obama: La tecnologia salverà il Paese

DISCORSO DELL'UNIONE: OBAMA è il PRESIDENTE che cita più volte la TECNOLOGIA di qualsiasi altro Presidente Sesso scandalo debito Obama: Technology Will Save the Country Did Obama’s State of the Union speech include more mentions of technology than any other president’s? The State of the Union address is a set piece. Appeal to the middle class. Rattle sabers at enemies abroad. Toward the end, highlight a few ordinary, courageous Americans by name. Last night, Barack Obama waded into new territory with a plan for the nation that seemed to rely particularly heavily on gee-whiz technology. In fact, Obama made so many references to 3-D printing, genome mapping, Apple, and clean energy that some wags on Twitter suggested he might be trying out for a writing position at a technology magazine. I think this raises important questions. First, are presidential addresses featuring more technology? Second, is more of the technology being discussed the sci-fi, unproven kind? It matters because the State of the Union is usually taken as a blueprint of a president’s plans for the coming year. We didn’t have time to analyze every presidential State of the Union address. But we did look at three speeches in which technology was key: Obama’s last night, Ronald Reagan’s in 1986 (at the culmination of the Cold War), and Harry S. Truman’s in 1953. The data we have suggest that technology—particularly the promise of futuristic, as-yet-nonexistent technologies—is taking on a bigger role. If you feel like it, you can do this analysis for yourself. Here’s what I did. First I counted the number of specific technologies mentioned by name. I excluded things like “industry” and “trucks” as too generic and also excluded those merely hinted at (as when Obama made an indirect reference to drone warfare). You’ll find my tallies below. Then, I decided if the technologies were real or futuristic. In Obama’s case, I counted “high-speed rail” as real, but “self-healing power grids” as futuristic. There were some tough calls: even though 3-D printing is real, I categorized it as fantasy because of the way Obama framed it, promising it could “revolutionize the way we make almost everything.” Truman’s 1953 speech is interesting because it includes a detailed discussion of the atomic era. The speech has some poetry, as when he describes the bomb as “that great white flash of light, man-made at Alamogordo.” But it largely sticks to the facts. Atomic bombs and atomic energy, he said, have opened “the doorway to the atomic age” and divided the world between East and West. (I counted atomic energy as real, not futuristic, even though this was early on the path to commercial power.) Reagan may have been the first to insert Hollywood-style science fiction in a State of the Union speech. Certainly he takes the prize for pure cinematic imagery, as when he promised “a new Orient Express that could … take off from Dulles Airport, accelerate up to 25 times the speed of sound, attaining low Earth orbit or flying to Tokyo within two hours.” Reagan’s speech was all about projecting American power into outer space and cowing the Soviet Union. In fact, the Tokyo-Washington rocket, Reagan said, was “the same technology” that would let the U.S. create a “security shield” to block nuclear weapons and thereby “solve the greatest problem of the 20th century.” Even though the space shield was pure balderdash and brinksmanship, some of Reagan’s predictions, which I tallied as futuristic because they were at the time, actually did come true, including a “space station” and “a space telescope that can see to the edge of the universe and possibly back to the moment of creation.” Obama’s speech was less militaristic but stands out for the sheer number of technologies mentioned. And I didn’t even count “mapping the human brain” or “map the human genome,” since no specific technology was mentioned. Maybe it’s because times have changed and we’re surrounded by more technology. Or maybe this president is counting more than his predecessors on technology to fix what are otherwise the kinds of problems politicians are supposed to solve. Barack Obama, 2013: Macs, 3-D printing, drugs to regenerate damaged organs, new material to make batteries 10 times more powerful, wind energy, solar energy, technology that helps natural gas burn even cleaner, high-speed rail, high-speed Internet, high-tech schools, self-healing power grids, modern pipelines to withstand a storm, nuclear weapon/nuclear materials, weapons of war and massive ammunition magazines Ronald Reagan, 1986: Space shuttle, a space telescope that can see to the edge of the universe, space station, a new Orient Express that could … fly to Tokyo within two hours, [nuclear] security shield, nuclear weapons Harry Truman, 1953: atomic bomb, atomic energy

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BONFA': un Manifesto per il futuro del paese

BONFA': un Manifesto per il futuro del paese

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Il Presidente Muratorio: “Manifesto per un welfare dei professionisti italiani”

Il Presidente Muratorio: “Manifesto per un welfare dei professionisti italiani”

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Assemblea Nazionale INGEGNERI del 23 gennaio 2013: discorso del Presidente ZAMBRANO

CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI INGEGNERI PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA - 00186 ROMA - VIA ARENULA , 71 PRESIDENZA E SEGRETERIA 00187 ROMA- VIAIV NOVEMBRE, 114 TEL. 06.6976701 r.a. - FAX 06.69767048 Circ. n. 168/XVIII Sess./2013 Oggetto: Assemblea Nazionale 23 gennaio 2013. CONSIGLIO NAZIONALE INGEGNERI 23/01/2013 U-nd/370/2013 111111111111111~111111111~11 Ai Consigli degli Ordini degli Ingegneri LORO SEDI Si trasmette la relazione con la quale il presidente ha aperto l'Assemblea Nazionale che si è svolta in data odierna sui temi "Sicurezza, Ambiente, Open Data". Seguirà un resoconto dell'evento, che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti politici ed ha avuto un ottimo successo. Cordiali saluti. IL CONSI L/ERE SEGRETARIO IL PRESIDENTE o c: ca .. .a E ca N o 'a c: ca E .( .o; c: -.. -z (,) G) .. C") c: ... G) o :E N Il) ;:ra» _ .. C") A. N- _a» G) 'a 'a G) ftl c: G) .!:! -N .a= E-a G) o Il) .. ., .. c.S l Autorità, presidenti, relatori, colleghi, l'incontro di oggi è, in realtà, un'Assemblea aperta degli Ordini degli Ingegneri, programmata già dal Congresso Nazionale, tenutosi a Rimini lo scorso settembre. In quella occasione gli ingegneri, dopo riunioni, discussioni, dibattiti, anche accesi, hanno deciso di portare con forza all'esterno della categoria le loro proposte e le loro idee, e di verificare anche l'attuazione della mozione approvata all'unanimità, che pone importanti prospettive all'attività dell'Ordine. Questa, quindi, è per noi un'iniziativa importante, anche perché, si svolge in piena la campagna elettorale, dalla quale, ci auguriamo, possa uscire finalmente un Governo forte, attento alle esigenze non solo delle professioni, ma della collettività intera. E con l'orgoglio di rappresentare gli ingegneri italiani, cui viene riconosciuta, unanimemente, una tradizione di competenza e serietà, vogliamo affermare che intendiamo essere protagonisti del cambiamento, assolutamente ineludibile, del nostro Paese. Siamo ben consci del fatto che i nostri problemi - che riguardano le possibilità di lavoro, il futuro dei giovani, la globalizzazione dei servizi, l'invadenza delle imprese e dello stesso Stato nelle professioni, ma anche l'eccessiva fiscalità, la corruzione e la burocrazia, infine l'incapacità di assicurare tempi certi agli investitori - possono essere affrontati e risolti. Ma solo in un quadro generale che veda impegnati nel dibattito complessivo sulle scelte da attuare per rinnovare e rendere più efficiente e, soprattutto, affidabile il nostro Paese. E' il momento di porre a suo servizio, come anche a supporto e dei suoi organismi rappresentativi e decisionali, le nostre competenze e le nostre strutture. E possiamo farlo se awiamo un percorso di collegamento e di vicinanza con le altre categorie professionali, in particolare quelle tecniche, oggi coordinate proprio dagli ingegneri. Abbiamo ormai maturato, in particolare negli ultimi mesi di lavoro congiunto per attuare la riforma, un forte spirito di solidarietà e di collaborazione, tanto da decidere di organizzarci stabilmente con una struttura comune, mettendo insieme risorse, anche economiche, strutture e centri studio, oltre che capacità di lavoro, ed esperienze. Proprio giovedì scorso abbiamo, infatti, approvato lo statuto di un organismo che metterà in comune le risorse di 9 professioni tecniche, per una rappresentanza complessiva di oltre 500.000 iscritti, ma aperto anche alle altre categorie che vorranno unirsi al nostro progetto . Il percorso di questi mesi, nei quali si è definita la nostra riforma, ci ha insegnato ad avere un nuovo rapporto con la politica, da intendere in senso ampio, non limitato ai corridoi parlamentari. La percezione pubblica, talvolta negativa, del sistema degli Ordini non deriva dalla "forma" delle nostre Istituzioni - di cui pochi sanno che sono democraticamente elette- bensì dall'agire passato dei rappresentanti che, spesso, guardavano prima all'interesse della categoria piuttosto che a quello dei cittadini e dell'ambiente. E credevano, pur legittimamente, che l'attività di pura lobby politica potesse risolvere i problemi. Il radicale cambiamento delle relazioni tra politica e società ha messo in crisi anche questo sistema e, fatti salvi i principi della riforma, la vera innovazione sta nella nostra nuova volontà e capacità di relazionarci con tutti i soggetti sociali che muovono l'Italia . Per questo, senza pregiudizi ideologici, abbiamo aperto confronti e relazioni con o c ca .. .a E ca N o 'a c ca E .c • 'aD c -... -z u Q) .. "" 'l"t c Q) o :i Ntn _ ~Q) .. C") D. N- - Q) Q) 'a 'a Q) ca c Q) .2 -N .a :l E-a Q) o fl) .. ti) .. -c.5 il mondo politico, imprenditoriale, sindacale, come pure con quello ambientalista e universitario, incontrandone a più riprese i rappresentanti. Collaboriamo, discutiamo e incontriamo i Ministri, le autorità, i rappresentanti dei partiti e delle imprese. A tutti quanti proponiamo progetti, diamo disponibilità, chiediamo collaborazione. A tutti quanti illustreremo presto il progetto che abbiamo costruito insieme alle altre professioni per lo sviluppo del Paese, convinti sempre che, se vogliamo essere giudicati positivamente dalla pubblica opinione, dobbiamo offrire idee e soluzioni sostenibili e innovative. Credo sia ormai chiaro a tutti che rappresentiamo un sistema senza privilegi e riserve di mercato. Siamo lavoratori che, con impegno quotidiano, dopo aver superato studi impegnativi e l'esame di Stato (previsto dalla nostra Costituzione), svolgiamo attività delicate e complesse, volte a rendere sicura la vita dei cittadini, ma anche a mediarne le necessità con la Pubblica Amministrazione, Un ruolo, il nostro, che spesso assolve una funzione di sussidiarietà, sostituendoci, con la nostra attività gratuita, alle sue carenze strutturali. Siamo, per questo, dawero stanchi di essere ancora definiti "casta". La casta è costituita da chi non lavora, specula sul lavoro degli altri, ha tariffe garantite, ha pensioni assicurate a carico della collettività. E poi non deve rendere conto del proprio, non si assume responsabilità, non si aggiorna continuamente, non garantisce adeguatamente i propri clienti, vieta anche la pubblicità informativa, pretende di giudicarsi al suo interno, pone limiti all'accesso di nuovi lavoratori, tutela e garantisce innanzitutto i propri parenti, ma è anche chiusa al mercato, non confrontandosi con altri soggetti come società e associazioni. Tutte cose che non hanno nulla a che vedere con la nostra professione. Com'è noto, infatti, quasi il 90% dei candidati supera l'esame di Stato, iscrivendosi poi ai nostri albi. Siamo aumentati del 70% in 10 anni, inserendo nei nostri elenchi professionali quasi 100.000 nuovi ingegneri, svolgendo, di fatto, anche una funzione di ammortizzatore sociale, tanto da accogliere numerosi colleghi espulsi dalle imprese e dalla Pubblica Amministrazione. Non abbiamo tariffe obbligatorie, anzi, per una demenziale posizione ideologica, non abbiamo nemmeno tariffe di riferimento, che garantirebbero di più i nostri clienti. Ne è vietato, addirittura, l'uso, così da costringerci - ed è veramente ridicolo - a non poter utilizzare i parametri stabiliti con decreto del Ministero della Giustizia, che, in caso di contenzioso, il giudice è obbligato a riconoscere . Abbiamo l'obbligo del preventivo da fornire al cliente (pur con le difficoltà di stabilire a priori l'entità e la difficoltà di una prestazione professionale). Ci confrontiamo da anni con le società d'ingegneria, con la presenza di soci di solo capitale, che assorbono una quota rilevante del pur asfittico mercato delle opere pubbliche. Mercato nel quale le gare di affidamento degli incarichi ci spingono, spesso, a ribassi esagerati. Ma anche con la Pubblica Amministrazione, che pretende, spesso senza averne le strutture e le competenze, di progettare e dirigere opere pubbliche, senza invece impegnarsi nel fare in modo che i procedimenti siano compiuti in tempi certi, garantendo l'efficacia, la linearità, la certezza di spesa e di tempi degli stessi . O con altri soggetti pubblici, come le società in-house o le università, violando, spesso, la legge sull'affidamento degli incarichi. Abbiamo l'obbligo dell'assicurazione e della formazione continua, con conseguenti gravosi impegni per i professionisti, in particolare per i più giovani. t.:albo unico nazionale, di recente istituito, sarà l'occasione per rendere trasparente e visibile l'attività, le competenze e la correttezza del professionista iscritto all'albo. Abbiamo deciso di modificare le norme sui procedimenti disciplinari, creando strutture disgiunte dai consigli provinciali, alle quali possono partecipare componenti esterni alla categoria. o c ca .. .et E ca N o , c ca E c 'f -... -z (,) G) .. C") c ... G) o :i C'il (l) ;:ra» _ .. C") A. C'il- - G) G) 'a 'a G) " G) c ,g -N .et = E-a G) o ... ... c.5 Abbiamo chiesto con forza, pur con i problemi che abbiamo evidenziato, al Ministro della Giustizia, Paola Severino, di promulgare il regolamento che consenta di attivare le società tra professionisti. Si tratta, in definitiva, di un ulteriore strumento di modernizzazione del sistema e che consentirà, soprattutto ai giovani, di poter meglio competere sul piano internazionale, specie con la creazione di società multidisciplinari. Stiamo migliorando i nostri codici deontologici, finalizzati non solo ad assicurare comportamenti irreprensibili, ma a garantire ai professionisti una funzione, a nostro awiso indispensabile, di baluardo di legalità, anche per la delicata funzione pubblica che spesso svolgiamo. Abbiamo costruito, con nostri esclusivi sacrifici, le nostre casse di previdenza che non gravano sulla collettività e che, di recente passate al sistema contributivo, assicurano una sostenibilità a cinquant'anni. Abbiamo, infine, una percentuale ridotta di iscritti, figli di ingegneri, sicuramente, di molto, inferiore a quella che si riscontra nella politica, nell'università, ma anche nelle imprese, come accertato dal nostro Centro Studi. Un recente sondaggio ha, tra l'altro, appurato che gli ingegneri hanno un'elevata percentuale di riconoscimento di affidabilità tra le professioni, riconosciuta quasi dal 70% dei cittadini intervistati. E tutto questo a tutela della sicurezza della popolazione e del suo diritto a ricevere prestazioni di qualità, a costi giusti. Ma anche per rendere più efficiente e competitivo il nostro Paese, e, se volete, aumentandone il PIL. Per questo, la riforma delle professioni, pur con i suoi limiti, non è stata osteggiata dalle professioni tecniche, che hanno fatto di tutto perché fosse attuata. Ne hanno sposato la filosofia, cercando di attenuarne i difetti, con proposte migliorative, nell'interesse della collettività, da inserire nei regolamenti attuativi. Questo perché la legge ha sancito definitivamente che l'esercizio della professione deve essere fondato sull'autonomia e sull'indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnico, del professionista. Il principio è, come si vede, importante, ed evidenzia l'originalità della professione nel panorama lavorativo. Insieme, vi è il riconoscimento della necessità da parte degli Ordini, il mantenimento importante delle funzioni amministrative e di quelle disciplinari, anche se con modifiche condivise nei principi, ma non nell'attuazione. E' interessante vedere come tutto ciò sia fortemente condiviso dalla categoria, come si evince dai dati di un recente sondaggio su 14.000 iscritti. 55% disponibile a trasferirsi all'estero 40% abolizione tariffa ha ridotto la qualità 60% si dichiara favorevole all'aggiornamento obbligatorio 66% formazione affidata agli ordini (solo il 20% dice che la formazione deve essere affidata all'Università) 75% favorevole all'assicurazione obbligatoria 60% favorevole alla pubblicità 83% afferma che l'iscrizione all'albo è garanzia per il cittadino E' quindi evidente la mistificazione sulle professioni e sugli Ordini, additati come organismi medioevali e conservatori di privilegi. Ma questo è ormai dietro le spalle, o quasi. Ci auguriamo, infatti, che il prossimo Governo si occupi dei veri problemi del Paese, e non riprenda il solito ritornello delle liberalizzazioni, cosa giusta in principio, ma che oggettivamente non riguarda più le professioni regolamentate. o c ca .. .Q E ca N o , c ca E .( 'ai! c -... -z (,) G) ... Cf) c ..t G) o :i N cn ;:rG) _ .. c-) A. N- _G) G) 'a 'a G) ca c G) ,g -N .Q :::Il E-a G) o Cl) .. .. c.5 Ormai sono riformate e prive di qualunque privilegio, se non quello della competenza e della qualità. Ma questo ci dà una grande responsabilità, che sentiamo per intero. Possiamo e dobbiamo finalmente guardare fuori e confrontarci con il mondo e le sfide vere, quelle sì, per la nostra soprawivenza nostra e quella dell'Italia e, se vogliamo, dell'Europa. Crediamo che si stia awicinando il giorno in cui potremo vedere un Paese non più stretto nella morsa della concertazione tra Confindustria e Sindacati, ormai espressione di un mondo superato, ma che non vuole lasciare il campo alle nuove forze innovative ed efficienti, o dominate dagli interessi delle banche e delle assicurazioni. Un giorno in cui vedremo un Governo che invita ai tavoli autorevoli i professionisti per utilizzarne competenza e capacità di analisi rispetto ad un sistema economico dove l'asset fondamentale è quello della conoscenza. E che tagli fuori dalle scelte importanti coloro che, attribuendosi un'esclusiva rappresentanza sociale, con la complicità e l'acquiescenza della politica, ci ha lasciato in eredità un debito di 1.900 miliardi di euro e che grava e graverà pesantemente sulle possibilità di ripresa e sulle speranze delle giovani generazioni. Idee ne abbiamo tante, e molte originali, molte a costo zero. Il 1 marzo, nel Professional Day che ha visto a Roma riunite tutte le professioni per dar vita ad una manifestazione straordinariamente partecipata, abbiamo consegnato al Governo un documento con 20 punti importanti. Ripeteremo l'esperienza con la prossima manifestazione del 19 febbraio, sempre organizzata con il CUP e I'ADEPP. Oggi portiamo all'attenzione dell'opinione pubblica tre temi significativi, sui quali investire in futuro: - un piano nazionale per la messa in sicurezza delle abitazioni e del territorio dai rischi sismico e idrogeologico; - la razionalizzazione degli incentivi alle imprese per rilanciare la green economy; - l'open data, l'innovazione della Pubblica Amministrazione a servizio della nuova imprenditorialità neii'ICT. Idee per sbloccare investimenti, per accrescere l'efficienza del sistema delle opere pubbliche, ma anche per garantire la sicurezza dei cittadini, semplificare le norme e dematerializzare le procedure, affidando ai professionisti le attività della Pubblica Amministrazione. Ma altro dobbiamo fare, con forza. Dobbiamo ottenere che si vada verso le vere riforme, che riguardano settori importanti come le banche, l'energia, la burocrazia, la politica e lo stato . Abbiamo l'impressione che l'impegno riformatore sia in realtà inversamente proporzionale all'incidenza di questi settori sullo sviluppo del Paese. Mentre le imprese sono strozzate dal costo del denaro e del lavoro, dalla pressione fiscale, dalle lentezze burocratiche e dai costi energetici, molti interventi, anche dell'attuale Governo, riguardano invece situazioni decisamente marginali dell'economia. l professionisti non staranno a guardare chi sta colpevolmente portando allo sfascio l'Italia. Abbiamo spesso esercitato un ruolo di sussidiarietà della Pubblica Amministrazione, a volte inefficiente e scarsamente motivata. Siamo disponibili ad assumerci la responsabilità di sostituirla nel rilascio di pareri ed autorizzazioni che un sistema perverso e astrusamente complesso ritarda, bloccando la realizzazione di iniziative pubbliche e private. ' o c ftl .. .Q E ftl N o "' c ftl E .c • 'al c -... -z (,) G) .... cw,C ...tG) o:s! w Cl) ;:r! èW;'A. w- - G) G)"' "'G) ftl c G) ,g -N .Q = E "O G) o Cl) .. Cl) .. c.5 Nel perfetto rispetto della legge, ma con l'apertura mentale, la competenza e la disponibilità a risolvere i problemi, anziché evidenziarli o crearli artificiosamente, come spesso succede. E qualunque imprenditore, ma anche amministratore pubblico, sa quanto costa una burocrazia inefficiente e, a volte, corrotta. l controlli vanno fatti, ma come in tutti i paesi civili e più efficienti di noi, a conclusione degli interventi. Chi sbaglia sicuramente pagherà, ma le centinaia, migliaia di interventi corretti e forieri di occupazione potranno essere realizzati in tempi non più biblici. Chiediamo anche di essere ascoltati nel momento di formazione delle leggi, nei campi di nostra competenza. Siamo stanchi, anche in questo caso, di norme incomprensibili, scritte male, inapplicabili. Conosciamo bene i problemi che riguardano la sicurezza dei cittadini, l'esecuzione delle opere pubbliche, dell'edilizia, dell'urbanistica e dell'innovazione. E ci ritroviamo con prowedimenti, su questi temi, che tendono solo a complicare il sistema, a volte anche in buona fede. Nel campo delle opere pubbliche, ad esempio, dal '94 in poi si sono susseguite, come in un'altalena, norme più restrittive con altre di presunta semplificazione, provocando solo confusione. In questo Paese si è ipocritamente convinti che la corruzione e l'inefficienza del sistema si combattano con l'infinita produzione di pacchi di leggi e norme, invece di pensare a investire sugli uomini che devono poi attuare quelle stesse norme. Siamo convinti, infatti, che una legge pur imperfetta, ma messa in mano a funzionari capaci, preparati e motivati, possa creare effetti migliori di una legge perfetta, ma attuata da funzionari incapaci e corrotti. Perché non si istituzionalizza la collaborazione degli uffici legislativi dei inisteri con gli Ordini professionali di riferimento? Forse qualche burocrate ci rimetterebbe un po' di potere, ma sicuramente le norme sarebbero più aderenti alle vere necessità. Noi ingegneri, insieme alle altre professioni tecniche, siamo una comunità di circa 700.000 persone che con passione, competenza, e fatica tentiamo di svolgere la difficile missione di tutelare, trasformare e sviluppare il territorio, le città, i ponti e le strade, i campi ed i boschi di questo Paese, bello ed insieme così difficile. Siamo, o dovremmo essere, gli autori della mediazione necessaria tra la tutela del bene pubblico, e lo sviluppo economico; coloro che integrano, nelle loro idee e progetti, il miglioramento dell'habitat e la sostenibilità ambientale. Questo sappiamo fare. Dalla Germania all'India al Brasile, le politiche economiche di chi cresce hanno messo al centro noi, gli ingegneri, chiedendo innovazione, idee e tecniche nuove, adeguate alla sfida tecnologica ed alla salvaguardia dell'ambiente. In Italia si ragiona di tariffe, corporazioni e valore legale del titolo di studio in un clima di recessione culturale, oltreché economica. Ma oggi i giovani ingegneri e gli altri professionisti tecnici continueranno ad essere alla periferia dello sviluppo, disoccupati o poveri, senza alcuna possibilità di mettere al servizio dell'Italia le loro idee e competenze. Alla faccia della strategia di Usbona, che doveva mettere al centro l'economia della conoscenza che sta morendo sotto i colpi della dis-economia della finanza, dei rating e degli spread. Per tutto questo noi chiediamo una seconda fase, immediata, nella quale ci venga data l'opportunità di discutere ed attuare veri progetti per lo sviluppo sostenibile, nella quale le professioni possano ritrovare il ruolo che compete loro non per diritto divino, ma perché serve all'Italia. o t: ca .. .a E ca N o , t: ca E .. cc 'ai t: -.. -z (,) G) .. ""t: '1"1 G) o!! N Cl) ;:rG) _ .. CII) A. N- _G) a» 'a 'a G) c t: G .S! -N .a :l E-a ... GO ... cc.5 Certo, siamo consapevoli che l'idea di professioni che si organizzano, che propongono soluzioni, che vogliono non essere più suddite di questo o quel partito, che hanno ben chiara la propria forza, che non rivendicano più per sé, ma per la società ed il Paese, che non continuino nella sterile attività di lobby, ma che vogliono fortemente assumere quel ruolo sociale che gli compete per esperienza, responsabilità, serietà possa paventare o preoccupare chi ritiene che l'Italia debba essere governata con vecchi schemi o dai soliti tradizionali gruppi di potere. Siamo preoccupati per un sistema elettorale che impedisce a chi non rientra negli schemi dei partiti, di poter emergere e che, probabilmente, non darà a questo Paese un governo stabile. E di troppe facce vecchie presenti nelle liste elettorali. Siamo preoccupati per le riforme che non si sono fatte e che non si faranno, mantenendo in piedi un sistema politico costosissimo ed inefficiente, che consente ad un milione di persone di vivere di politica, sia nelle istituzioni che nei sindacati e nelle società pubbliche, con costi enormi che il nostro Paese non può più permettersi. Siamo preoccupati per gli effetti devastanti dell'art.117 della Costituzione, che crea sovrapposizioni e duplicazioni di competenze tra Stato e Regioni. Siamo preoccupati per i nostri giovani, che faticano a trovare lavoro, dopo anni e anni di studio faticoso ed impegnativo, ma anche per i tanti anziani che vedono, in questi anni, ridursi la propria attività. Siamo preoccupati per una visione manichea del lavoro, per cui dobbiamo diventare tutti dipendenti di qualcuno o di qualcosa, per poter lavorare, senza aver rispetto di chi, spesso per scelta e per esigenza di libertà, decide di essere un professionista. Ed essere considerato un evasore. Troviamo assurdo il prowedimento recente del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, che farà sparire dal mercato del lavoro tanti professionisti iscritti agli albi, (collaboratori di studi professionali), perché la norma presuppone, in tali casi, un'attività di dipendenza, dimostrando una completa ignoranza dei meccanismi di lavoro professionale . Così come troviamo indecente il tentativo di appropriarsi dei patrimoni delle nostre Casse previdenziali, costruito con il gravoso sacrificio dei nostri iscritti, senza alcun contributo dello Stato, o di imporre loro tassazioni ingiuste ed incomprensibili. Casse che, come sappiamo, hanno profondamente modificato il sistema pensionistico, passando al contributivo, e quindi, rendendo più onerosi i contributi e assicurando una sostenibilità a 50 anni. Mentre I'INPS non garantisce la sostenibilità che per qualche anno, gravando enormemente sulla fiscalità generale. Siamo stanchi di un sistema fiscale che mortifica le persone oneste e non colpisce i veri evasori. Vorremmo accertamenti fiscali che, alla fine, possano concludersi con una stretta di mano ed il riconoscimento della buona condotta del contribuente, senza la ricerca ossessiva di violazioni, anche solo banalmente formali. Siamo preoccupati perché, come diceva Albert Einstein nel 1951, "non possiamo risolvere i problemi con i medesimi schemi di pensiero con cui li abbiamo creati". E non vediamo segnali di cambiamento nella mentalità della stragrande parte degli attuali partiti. Siamo alle solite riproposizioni di slogan e promesse impossibili. Ma le professioni non ci stanno più. • • ~ .. ~·.' ~ o c ca .. .a E ca N o 'a c ca E c 'ai c -... -z (,) G) .. (W) C ..t G) o:5! Ncn !:!! (W) A. N- - G) G) "a 'a G) ca c G) ,g -N .a :l e, G) o Cl) .. .. 111(.5 La riforma delle professioni ha costituito infatti quel cambiamento tanto atteso che ci stimola, ma, penso, ci obbliga anche ad essere un pilastro essenziale per l'evoluzione sociale ed economica del Paese, ormai improrogabile. Lo crediamo con grande convinzione e vigileremo affinché la macchina awiata funzioni, dando prova di vera partecipazione. Ma partecipazione anche alle scelte del Paese, perché, permettetemi un'altra citazione, "Non esiste vento favorevole per un marinaio che non sa dove andare" (Seneca). Noi abbiamo fatto le nostre scelte e sappiamo dove andare: verso l'efficienza, la qualità, la competitività. Ma le altre forze sociali e la politica sanno dove andare? L'auspicio, per noi, ma anche per l'intera collettività, è ripartire, tutti insieme, questa volta ingranando una marcia in più. Gli ingegneri ci sono, e saranno in grado di rinnovare questo Paese, insieme.

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Fisco, lavoro e professioni: ecco l'agenda Confprofessioni

Fisco, lavoro e professioni: ecco l'agenda Confprofessioni [News] In un'intervista a ItaliaOggi, il presidente Stella indica alla politica i punti per rilanciare l'economia “Il clima di rinnovamento che soffia sottotraccia in queste prime battute di campagna elettorale ci lascia ben sperare. Finora il rapporto tra professionisti e politica è stato condizionato da una serie di equivoci e disattenzioni che ci auguriamo di chiarire con la forza delle nostre idee”. Le parole del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, in un’intervista pubblicata da ItaliaOggi, confermano la massima attenzione che i professionisti italiani stanno riservando ai tatticismi delle forze politiche in vista dell’imminente campagna elettorale che porterà al voto di febbraio. Una campagna elettorale che, secondo Stella, dovrà basarsi necessariamente sulle idee e sulle proposte per rilanciare l’economia del Paese. “Nel nostro ruolo di parte sociale dobbiamo guardare con attenzione a quel livello superiore della politica” ha detto Stella “perché il settore delle libere professioni è un laboratorio di idee, in continuo movimento. I professionisti italiani occupano trasversalmente la mappa dei saperi e della conoscenza e ogni giorno, con il loro lavoro, si pongono quali mediatori qualificati tra le imprese e il mercato, tra i cittadini e le istituzioni, in ogni ambito economico e sociale. Il Paese e le forze politiche non possono più chiudere gli occhi davanti a un soggetto economico e sociale capace di dare una risposta concreta ai problemi reali del Paese”. Secondo il presidente di Confprofessioni, “L’Italia ha davanti a sé un lungo percorso per portare il livello del debito a una soglia meno allarmante e, contemporaneamente, riprendere a crescere eliminando ostacoli e spese improduttive, riorganizzando le istituzioni e la macchina pubblica, semplificando e tagliando regole e leggi, incoraggiando responsabilità e merito. Ma servono provvedimenti immediati”. Molti sono contenuti ne “Il piano di sviluppo per l’Italia dei liberi professionisti”, un documento elaborato da Confprofessioni, consegnato a tutti i parlamentari lo scorso autunno per avviare il Paese sulla strada della competitività, dell’innovazione e dello sviluppo, valorizzando le competenze e i punti di forza che sono universalmente riconosciuti alla nostra nazione. Tra i primi interventi citati da Stella spiccano fisco e occupazione. “Al di là di una riforma fiscale seria, che tratti civilmente i contribuenti e che possa ridurre veramente la pressione fiscale, servono misure alternative per recuperare risorse necessarie a finanziare la crescita e la modernizzazione del Paese”. Secondo Stella “appare indispensabile intensificare la lotta all’evasione, magari con riconoscimento premiale alle istituzioni che collaborano”. Sul fronte del lavoro, “qualsiasi intervento teso a garantire occupazione stabile non può prescindere da una riduzione del costo del lavoro” ha dichiarato Stella a ItaliaOggi. “Vanno premiate, con modalità di defiscalizzazione simili a quanto già previsto per le assunzioni a tempo indeterminato al Sud (relative a lavoratori ”svantaggiati”) tutte le assunzioni a tempo indeterminato”. L’ultimo passaggio è dedicato ai professionisti. Secondo Stella “Il Governo Monti ha riformato il sistema degli ordini professionali, ma senza intervenire sulle competenze e sulle specializzazioni professionali. Adesso bisogna rendere più competitivi i professionisti sul mercato”. Come? “Il prossimo governo, al di là della compagine politica che uscirà dalle urne, dovrà mettere mano a uno Statuto dei liberi professionisti” che dovrà essere “una bandiera per il riconoscimento del valore sociale delle professioni. Ma dovrà anche sancire “ruolo e dignità di un terzo "polo" nella struttura economica del Paese”.

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SALDO INARCASSA: Possibilità di posticipo del versamento del conguaglio 2011 al 30/04/13

Possibilità di posticipo del versamento del conguaglio 2011 al 30/04/13 Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato - nella riunione del 19 ottobre u.s. - di consentire che il saldo del conguaglio dei contributi previdenziali relativi all’anno 2011, previsto per il 31/12/2012, possa essere versato entro il 30/04/2013 con l’applicazione di un interesse dilatorio nella misura del 2% fisso. I professionisti che vorranno usufruire di tale facilitazione, dovranno semplicemente generare il bollettino MAV relativo al conguaglio 2011, tramite l'apposita funzione su Inarcassa On line, e versare l’importo corrispondente entro e non oltre il 30 aprile 2013. Il versamento entro la scadenza suddetta non genererà alcuna sanzione e l’importo relativo al 2% fisso d’interesse sarà oggetto di riscossione da parte di Inarcassa unitamente alla prima o alla seconda rata dei minimi contributivi 2013. Il ritardo di pagamento anche di un solo giorno rispetto al termine del 30/04/2013 comporterà l’applicazione delle sanzioni e degli interessi nella misura prevista a decorrere dall’1/01/2013 al momento del pagamento.

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CONTRIBUTO INTEGRATIVO INARCASSA: 4% su fatturati ad altri professionisti

DAL 1° GENNAIO 2013 Vi ricordiamo che nei rapporti di collaborazione e su tutti i corrispettivi, anche quelli fatturati a ingegneri, architetti, associazioni o società di professionisti e società di ingegneria, si dovrà applicare il 4% del contributo integrativo . Nella dichiarazione dei redditi annuale a Inarcassa si potrà dedurre, dall’importo del contributo integrativo dovuto, la quota del contributo integrativo risultante dalle fatture passive ricevute da ingegneri, architetti o loro associazioni e società. Un esempio pratico per tutti: l’Ing. Neri ha prodotto nel 2013 un volume affari Iva professionale di 30.000 € ed ha pagato compensi per collaborazioni con l’Arch. Azzurri per 10.000 €. Il contributo integrativo corrispondente al fatturato è di 1.200 € (ovvero il 4% di 30.000 €), ma avendo corrisposto un contributo integrativo sulla fattura dell’Arch. Azzurri di 400 € (ovvero il 4% di 10.000 €), a saldo verserà un contributo di 800 € (ovvero 1.200 € - 400 € = 800 € ). In questo modo tutti potranno contare sulla propria fetta di contributo integrativo indispensabile per assicurarsi una pensione più adeguata.

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NEWSLETTER INARCASSA: le modifiche che partono dal 1 gennaio

NEWSLETTER INARCASSA: le modifiche che partono dal 1 gennaio INARCASSA con la NEWSLETTER n. 11 ha evidenziato le novità della riforma appena approvata. Contributi. Aliquota soggettivo a regime invariata: 14,5% del reddito professionale, a montante anche 0,5% “assistenziale”; quota volontaria: min 1 - max 8,5% (minimo € 180); eliminazione contribuzione del 3% oltre il tetto, fissato in € 120.000; pensionati iscritti versano il minimo (50%) utile per i supplementi di pensione; il contributo minimo passa ad € 2.250. Aliquota integrativo invariata (4%): retrocessione a previdenza del contributo integrativo in funzione dell’anzianità previdenziale all’1.1.2013: 2,00% fino a 10 anni; 1,75% da 10 a 20; 1,50% da 20 a 30; 1,00% oltre 30 anni; 2,00% se si va in pensione a 70 anni; nessuna retrocessione ai pensionati iscritti. I pensionati che continuano a lavorare versano il minimo (50%) senza retrocessione; il contributo minimo passa ad € 660; tetto alla retrocessione del contributo integrativo (pari a € 160.000 volume iva, per il 2013); eliminazione esenzione rapporti collaborazione tra professio-nisti (dall’1.1.2013 il 4% fra proff./società ingegneria/società professionisti è dovuto), introduzione deducibilità. Contributo di solidarietà: 1,00% su importo lordo pensioni in essere, escluso pensioni invalidità, inabilità e superstiti; 2,00% su importo lordo pensioni dei pensionati che continuano a svolgere la professione e per i pensionati di anzianità; durata: un biennio, con possibilità di proroga da parte del CND per valide motivazioni. Agevolazione giovani: invariata; possibilità di pagare contribuzione ridotta o intera; con 25 anni di contribuzione intera (anche non continuativi) accredito figurativo della contribuzione (per i periodi di riduzione) a carico d’Inarcassa. Pensioni. Anzianità. Solo per coloro che a) al 5.3.2010 vantavano almeno 55 anni d’età e 30 anni d’anzianità Inarcassa: requi-siti di accesso invariati (58 anni d’età e 35 anni d’anzianità; domanda entro 12 mesi dalla maturazione dei requisiti e cancellazione dall'Albo entro 6 mesi dalla domanda); b) avendo 58 anni d’età e 35 d’anzianità, entro il 31/12/2012 raggiungono le quote previste dalla previgente normativa (domanda entro 31/12/2013 e cancellazione dall’Albo entro 6 mesi dalla domanda). Sistema di calcolo pro rata. Decorrenza pensione: finestre art. 59, commi 6, 8, 20, L. n. 449/97. Vecchiaia Unificata. Età pensionabile: dagli attuali 65 anni, elevazione di 3 mesi/anno, fino a 66 anni; al raggiungi-mento dei 66 anni previsto adeguamento a speranza di vita; possibilità d’anticipare il pensionamento dai 63 anni (senza cancellarsi da Ordine) o posticiparlo fino a 70 con riflessi sull’importo di pensione: negativi nel 1° caso (coeffi-cienti riduzione) o positivi nel 2° caso. Anzianità contributiva: dagli attuali 30 anni, elevazione di 6 mesi/anno, fino ad arrivare a 35 anni; non è prevista un’anzianità contributiva minima a 70 anni d’età. Sistema di calcolo: pro rata. Per pensionamento posticipato a 70 anni, senza requisito contributivo minimo, sistema di calcolo contributivo puro. Ai superstiti (matrimoni ultra 70enni). In presenza di: età al matrimonio del dante causa > 70 anni; differenza d’età tra coniugi > 20 anni; assenza figli minori, studenti o inabili, nati dal matrimonio, aventi diritto a pensione, la pensione ai superstiti è ridotta del 10% in ragione di ogni anno, di durata del matrimonio, mancante rispetto al numero di 10. Sistema di Calcolo Pro rata. Quote: - Retributiva: per annualità fino al 2012 - media redditi (migliori 22 su ultimi 27) rivalutati. Se numero redditi < 27, la media è computata escludendo un reddito ogni 5 anni d’anzianità maturata, fino ad un max di 4; - Contributiva: dal 1°gennaio 2013 e per annualità dal 2009 al 2012 sotto soglia reddituale. Fattori: 1) Montante dei contributi accreditati (soggettivi + integrativi in quota parte + facoltativi e figurativi); 2) Tasso rivalutazione contributi pari alla media quinquennale del monte redditi professionali iscritti Inarcassa; 3) Coefficiente Trasformazione = all’anno di nascita e all’età di pensionamento. P = Mc x Ct ove Mc = Montante contributivo; Ct = Coefficiente di trasformazione. Pensione Minima (€ 10.423) requisiti: anzianità contributiva minima (35 anni a regime ad eccezione pensioni invalidità, inabilità ed indirette ai superstiti); superamento della prova dei mezzi (ISEE pensionando < € 30.000/anno, rivalutati); importo riconosciuto è il minore tra € 10.423 (rivalutati) e la media dei redditi professionali rivalutati degli ultimi 20 anni. Non dovuta in caso di: pensionamento anticipato (anzianità, vecchiaia anticipata) e posticipato a 70 anni senza maturazione requisito contributivo minimo; pensione contributiva, di totalizzazione e di altro ente. L'architetto Giuseppe Santoro evidenzia al termine della NEWS LETTER che le dimensioni della news non consentono l’esaustività e l’approfondimento di tutte le nuove norme (per cui sono ossibili incomprensioni e fraintendimenti). Inarcassa procederà a breve ad una diffusa campagna d’informazione.

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PMI/brevetti: al via i finanziamenti, risorse fino a 300 mln

PMI/brevetti: al via i finanziamenti, risorse fino a 300 mln 05 December 2012 È operativa da la linea di credito riservata ai brevetti del Fondo Nazionale per l’Innovazione (FNI),strumento creato dal Ministero dello Sviluppo Economico per agevolare il finanziamento di progetti innovativi basati sullo sfruttamento industriale di titoli della proprietà industriale (brevetti, disegni e modelli). Con il FNI, dopo le iniziative riservate ai disegni e modelli, il MiSE mette a disposizione una garanzia che permetterà di favorire la concessione di finanziamenti da parte delle banche selezionate per circa 300 milioni di euro, favorendo l’accesso al credito delle imprese e riducendo i costi del finanziamento. I finanziamenti potranno essere concessi fino ad un importo massimo di 3 milioni di euro, con durata fino a 10 anni e nessuna garanzia personale o reale sarà richiesta all’impresa. Per avere maggiori informazioni le imprese possono fare riferimento alle sezioni dedicate al Fondo Nazionale Innovazione dei siti internet di Mediocredito Italiano, Unicredit e Deutsche Bank dove sono anche indicati i punti informativi appositamente istituiti dalle tre banche sull’intero territorio nazionale e dove sarà possibile avere ulteriori informazioni anche per la presentazione delle domande di finanziamento. Maggiori informazioni sul sito uibm.gov.it CONTATTI: Unicredit: numero verde 800 178051 - casella di posta elettronica: softloansinnovazione-Italia@unicredit.eu Mediocredito Italiano: numero verde 800 530701 - casella di posta elettronica: nova@mediocreditoitaliano.com Deutsche Bank: numero verde 800123712 - casella di posta elettronica: fondoinnovazione.brevetti@db.com

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Accordo CONFPROFESSIONI: ridotti gli intervalli per i contratti a termine negli studi professionali

Confprofessioni sigla il verbale di accordo per ridurre i tempi per il rinnovo dei contratti a termine. Negli studi professionali si riducono i tempi per il rinnovo dei contratti a termine. La Riforma del Lavoro (Legge 92/2012) aveva infatti modificato la lunghezza dell’intervallo obbligatorio tra duecontratti a termine consecutivi, pena l’obbligo per il datore di lavoro di stipulare il secondo a tempo indeterminato.La legge preesistente (D.lgs. 368/2001) dava attuazione alla Direttiva 1999/70/CE sullavoro a tempo determinato, stabilendo il termine di 10 giorni in caso di contratto di durata massima sei mesi e di 20 giorni per contratti di durata superiore a sei mesi. Il ministro del Welfare Elsa Fornero, con la Riforma del Lavoro, ha invece innalzato questo intervallo di tempo a 60 e 90 giorni rispettivamente, con l’obiettivo di disincentivare le forme contrattuali precarie. Per rendere più flessibile l’obbligo è intervenuto il Decreto Sviluppo (Legge 83/2012), dando la possibilità di modificare la durata dell’intervallo obbligatorio tra due successive assunzioni a termine: abbreviabile in presenza di accordi nei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative. Una recente circolare del ministero del Lavoro ha infine chiarito che le pause obbligatorie fra contratti a termine possono sempre essere ridotte, in base adaccordi fra sindacati e imprese. Di qui l'accordo siglato da CONFPROFESSIONI. A partire dal 28 novembre 2012 gli studi e le aziende che applicano il Ccnl siglato da Confprofessioni e da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, nel caso di assunzione di un lavoratore con contratto a termine, dovranno rispettare un intervallo di 30 giorni se il contratto a termine scaduto è superiore a sei mesi, ovvero 20 giorni se il contratto a termine scaduto è inferiore a sei mesi. È quanto stabilisce il verbale di accordo siglato il 28 novembre scorso da Confprofessioni e le organizzazioni sindacali del settore, che dà attuazione al decreto sviluppo (dl 83/2012) che attribuisce ai contratti collettivi la possibilità di ridurre gli stacchi temporali tra un contratto a termine e un altro originariamente previsti dalla riforma Fornero in 90 e 60 giorni. “Il settore degli studi professionali necessita di regole che consentano nell’ambito del lavoro a tempo determinato una riduzione dei tempi tra un contratto e l’altro” commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. “Seguendo questa logica, abbiamo individuato in tempi record uno strumento che risponde all’esigenza di flessibilità dei professionisti-datori di lavoro e allo stesso tempo assicura maggiore continuità, in un ottica di stabilizzazione e di fidelizzazione ai rapporti di lavoro nel settore degli studi professionali”.

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IL MESTIERE DEL COSTRUIRE: Liberalizziamo le idee, non i compensi

“Liberalizziamo le idee, non i compensi” 28 Novembre 2012 L’intervento del Presidente della Fondazione, arch. Andrea Tomasi a “IL MESTIERE DEL COSTRUIRE”. Roma ? MAXXI ? 28 novembre 2012. La Fondazione nasce quale atto concreto, positivo, del Comitato Nazionale dei Delegati ? l’organo di governo di Inarcassa ? per dare, in un momento di enorme difficoltà, una risposta sostanziale, tangibile, al palese malessere, (ma meglio sarebbe definirlo, mi si perdonerà la facile citazione, il grido di dolore) degli architetti e degli ingegneri italiani che vivono esclusivamente di libera professione. In sintesi, quelli iscritti a Inarcassa. Sono oltre 160.000, un numero veramente rilevante, enorme. Già questo numero ci dà la misura di quanto effettiva sia la difficoltà di accesso alla nostra professione: senza addentrarsi nelle statistiche, basti pensare che ci sono più architetti in Italia che negli Stati Uniti; in Italia c’è un architetto ogni 400 abitanti, in Francia uno ogni 2.500, in Inghilterra uno ogni 5.000. Già prima dell’attuale crisi globale, che si è riverberata con particolare negatività sul nostro Paese, la situazione generale del nostro essere liberi professionisti era critica, ma oggi è veramente drammatica. E dico questo con un certo imbarazzo. Alla nostra natura, infatti, non sono propri i pubblici lamenti, le lagnanze, né tantomeno manifestazioni eclatanti: gli architetti e gli ingegneri che vivono di sola libera professione hanno sempre operato, anche nei momenti di difficoltà, silenziosamente, cercando di superare attraverso il proprio lavoro le crisi e i periodi difficili degli ultimi quarant’anni. Oggi, purtroppo la situazione è veramente molto grave: oltre 160.000 architetti e ingegneri che vivono solo di libera professione non ce la fanno più ed è giunto il momento di evidenziarlo pubblicamente. Come tutte le altre realtà economiche, anche noi infatti attendiamo quelle risorse capaci di far ripartire il motore del lavoro e dello sviluppo, consapevoli che proprio il nostro mondo, quello del mestiere di costruire, (ma oggi forse meglio sarebbe parafrasare con il mestiere di ricostruire) è sempre stato fondamentale pilastro della nostra economia oltre che, come ci è stato appena ricordato, della nostra storia. Ma il nostro non è un semplice “battere cassa”, vi sono attività che Governo e Parlamento possono mettere in campo, non tanto ?o non solo? per aiutare noi, ma per cercare di riscoprire e ridare alle Amministrazioni appaltanti quel ruolo di “principe” auspicato nell’augurio finale dal prof. Daverio. Anche qui potremmo dire: modifichiamo i princìpi per riscoprire i principi. In primis, vi è senz’altro necessità di una completa revisione del D.Lgs. 163 del 2006, meglio noto come Codice degli Appalti, per gli aspetti che riguardano l’affidamento degli incarichi professionali (mi si perdonerà, ma io persevero a chiamarli così, anche se, oggi, la definizione corretta dovrebbe essere: appalto di servizi di ingegneria) . Il vulnus del 163 sta proprio in questo: nell’aver fatto, per la normativa di affidamento degli incarichi professionali, un sostanziale “copia/incolla” delle modalità previste per gli appalti dei lavori. Ma chi mai, per scegliere un avvocato che lo difenda in giudizio o un medico che lo guarisca, lo selezionerebbe su basi essenzialmente economiche o, peggio, col criterio del prezzo più basso? Certamente non il principe, ma neppure il tanto abusato “buon padre di famiglia”. Noi tutti conosciamo bene la genesi di questo, che origina da lontano, dal 1992, con la Direttiva Servizi; forse non tutti abbiamo presente che, nel tempo, molti altri Stati membri hanno però calibrato differentemente le modalità di affidamento degli incarichi professionali rispetto all’appalto dei servizi più diversi, come quelli di pulizia, di mensa, e così via. Quindi, come ormai spesso accade, nel nome di un mal compreso diktat europeo assumiamo acriticamente norme e comportamenti che si rivelano poi assolutamente controproducenti rispetto ai risultati che ci prefiggiamo. Un esempio su tutti: ? nel 2003, con grande enfasi mediatica, sono state di fatto depotenziate le tariffe professionali, eliminando il vincolo del rispetto dei minimi tabellari; ? nel 2012, con altrettanta enfasi, si sono addirittura cancellate le tariffe, non solo, se ne è vietata anche la semplice citazione. Questo per poi, solo qualche mese dopo, reintrodurle, se non altro per determinare il valore del lavoro professionale. Cambia solo il nome sono diventate “parametri”. Tutta questa attività è stata fatta dai vari governi richiamandosi ai valori messianici della libera concorrenza e della necessità di liberalizzazione del mercato professionale richiesteci dall’Europa comunitaria. Peccato, però, che, se andiamo a vedere lo Stato di riferimento per eccellenza delle qualità comunitarie, la Germania, veniamo a sapere che lì non solo le tariffe professionali esistono ancora, ma sono minimi tariffari inderogabili e che, recentemente, esse sono state complessivamente riviste, riadeguandole ai nuovi costi ed ai nuovi servizi che la complessità dell’agire professionale oggi richiede. Ma questo ha una sua precisa e logica motivazione: i governanti tedeschi ?ma non solo loro hanno ben valutato e compreso che l’attività professionale è una attività intellettuale che si sviluppa per il 90% dal lavoro di persone, non di capitali e non di merci e che, quindi, essa deve essere garantita al pari di quanto universalmente previsto per il lavoro dipendente. Tutto ciò senza tralasciare il fatto che i Tedeschi, pur in condizioni più favorevoli delle nostre, hanno verificato l’assoluta inesistenza di un mercato propriamente detto, posta la innegabile sproporzione esistente tra Domanda ed Offerta. Ma in Italia la situazione è ben più drammatica. Come la storia dimostra (pensiamo solo alla citazione, seppur d’epoca molto lontana, richiamataci dal prof. Daverio ) gli architetti e gli ingegneri non si sono mai dimostrati tetragoni al confronto: si sono tradizionalmente cimentati nella competizione, ma hanno messo in gioco le proprie idee, non i compensi. Liberalizziamo le idee, non i compensi. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle, come tutti gli Italiani, (forse noi un po’ di più?) i diversi decreti che si sono succeduti; e fra questi anche quello della revisione della spesa pubblica, la nota spending review. In tutta onestà, come architetti e ingegneri che vivono di sola libera professione, coltivavamo la speranza che, nella riorganizzazione della spesa pubblica, venisse finalmente e definitivamente eliminata una voce rilevante e assolutamente ingiustificata. Mi riferisco all’incentivo che viene corrisposto agli uffici tecnici pubblici per le attività professionali interne. In primo luogo è oggettivamente difficile comprendere perché, per svolgere solo e unicamente il proprio lavoro, proprio quello e solo quello per cui si è stati assunti, e nel normale orario quotidiano, si possa percepire un incentivo. Un incentivo non irrilevante: il 2% del valore dei lavori da eseguirsi. Questo incentivo del 2%, ultima tariffa garantita rimasta nel mondo professionale, vale ogni anno più di 500 milioni di Euro. Non desti stupore come, in un momento di riordino della spesa pubblica noi, forse ingenuamente, sperassimo potesse costituire una consistente voce di risparmio. Ma così non è stato. Sul tema della P.A., più in generale, noi speriamo che, nell’auspicata prosecuzione del riordino, ci si convinca della necessità che il pubblico svolga i compiti ad esso esclusivamente demandati, evitando, quindi, di fare ciò che fa ?molte volte meglio? il privato. In particolare è incomprensibile che le pubbliche amministrazioni si dotino di uffici tecnici per progettare e dirigere opere, perché ciò inevitabilmente comporta la creazione di strutture rigide e sempre costosissime, e questo a prescindere dalla mole del lavoro realmente svolto. Noi riteniamo che il pubblico debba essere ben strutturato, veloce ed efficiente nell’attività di programmazione delle opere, attività che oggi costituisce il vero tallone d’Achille dei Lavori Pubblici, così come nell’azione di controllo, lasciando tutto il resto all’ambito privato. Infine, ultimo tema, ma non certo per importanza, è quello dell’enorme confusione di ruoli che contraddistingue il nostro mondo, il nostro modo di essere professionisti. Dopo tanti, tanti anni di dibattito sulle professioni ordinistiche e sulle loro regole, la nuova recente legislazione è stata, almeno per noi, fortemente deludente: la portata delle novità introdotte, onestamente, non richiedeva cotanta gestazione. Noi ci aspettavamo un atto di chiarezza: la netta e palese distinzione tra coloro che svolgono la professione di architetto e di ingegnere in prima persona, assumendosene tutte le responsabilità ed i rischi che ne conseguono, e coloro che, numero non irrilevante, rimangono iscritti agli Ordini con le motivazioni più diverse: per ragioni culturali, o affettive, per giusto orgoglio, per non precludersi una qualche opportunità, perché la quota non ha costi proibitivi… tutti soggetti, insomma che nella vita fanno altro. Vi sono molti modi di essere ingegnere o architetto, tutti di pari dignità, ma per una serie di ragioni, non ultimo anche di ordine fiscale e previdenziale, è opportuno vi sia una distinzione tra i diversi modi di fare l’architetto o l’ingegnere. All’interno di questa confusione di ruoli, infine ve ne è una ulteriore, ben più grave e inaccettabile: quella che vede pubblici dipendenti esercitare atti di libera professione. Qualche mese fa è stata sollevato un caso mediatico circa il lavoro libero professionale svolto da pubblici dipendenti in assenza della debita preventiva autorizzazione. Ma il problema non è la mancata autorizzazione al dipendente pubblico per svolgere un secondo ? o un terzo? lavoro, il vero tema è che è assolutamente inammissibile che il pubblico dipendente, che già gode di tutte le garanzie giustamente destinate al lavoro subordinato, possa svolgere altri lavori oltre a quello per il quale è stato assunto. E questo è inaccettabile, al di là di qualsiasi altra considerazione, perché, com’è ben noto, il secondo lavoro viene spesso svolto in pesanti situazioni di conflitto d’interesse malamente mascherate. Questo presupposto di incompatibilità trova applicazione anche per tutti i soggetti in parttime: è incomprensibile che venga concesso il part?time al pubblico dipendente, architetto o ingegnere, per poi consentirgli poi di fare il libero professionista, ponendolo quindi nella condizione di essere al mattino controllore ed al pomeriggio al lavoro nel proprio studio. Tanti uffici pubblici pullulano di “turnisti” che fanno atti di libera professione in posizione di assoluto privilegio. Questo è veramente insopportabile, questo è veramente scandaloso. Al pubblico dipendente deve essere, come peraltro le norme generali prevedono, assolutamente vietata qualsiasi attività all’esterno dell’Ente di appartenenza; il part?time, quando concesso, deve prevedere il divieto assoluto all’esercizio professionale. Su tutto questo, ma evidentemente non solo, la Fondazione si impegnerà a fondo. Per fare ciò, però, abbiamo bisogno del sostegno dei colleghi, che invitiamo ad iscriversi numerosi, come invitiamo ad aderire tutti coloro, Enti e Società, che hanno a cuore il nostro mondo. Grazie.

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Consigli di Disciplina degli Ordini: c'è il regolamento

consigli di disciplina territoriali per gli ingegneri: c'è il regolamento Via libera allo schema di regolamento relativo alle modalità di designazione dei componenti dei consigli di disciplina territoriali per gli ingegneri. Dopo il sì arrivato dal ministro della Giustizia Paola Severino, infatti, il testo è pubblicato oggi nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia dopo che il Consiglio di categoria ha apportato le richieste di modifica avanzate dal guardasigilli. Il testo http://www.bv.ipzs.it/bv-pdf/003/MOD-BP-12-071-222_1634_1.pdf estratto Consiglio Nazionale degli Ingegneri - Regolamento per la designazione dei componenti i Consigli di disciplina territoriali degli Ordini degli Ingegneri a norma dell’articolo 8, comma 3, del Decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137. APPROVATO NELLA SEDUTA DEL 23 NOVEMBRE 2012 Art. 1 (Oggetto) 1. Il presente regolamento disciplina i criteri e le modalità di designazione dei membri dei Consigli di disciplina territoriali dell’Ordine degli Ingegneri, in attuazione dell’art. 8, comma 3, del Decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137. Art. 2 (Consigli di disciplina territoriali) 1. Presso i Consigli territoriali dell’Ordine degli Ingegneri sono istituiti i Consigli di disciplina territoriali che svolgono compiti di valutazione in via preliminare, istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’Albo. 2. I Consigli di disciplina territoriali sono composti da un numero di consiglieri pari a quello dei consiglieri dei corrispondenti Consigli territoriali dell’Ordine degli Ingegneri. Le funzioni di presidente del Consiglio di disciplina territoriale sono svolte dal componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando vi sia anche un solo componente non iscritto all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagrafica. Le funzioni di segretario sono svolte dal componente con minore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando vi sia anche un solo componente non iscritto all’Albo, dal componente con minore anzianità anagrafica. 3. Nei Consigli di disciplina territoriali con più di tre componenti è prevista l’articolazione interna in Collegi di disciplina, composti ciascuno da tre consiglieri. I Collegi di disciplina, ove costituiti, sono deputati a istruire e decidere sui procedimenti loro assegnati. L’assegnazione dei consiglieri ai singoli Collegi di disciplina è stabilita dal Presidente del Consiglio di disciplina territoriale. Ogni Collegio di disciplina è presieduto dal consigliere con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo, ovvero, quando siano presenti membri non iscritti all’Albo, dal consigliere con maggiore anzianità anagrafica. Le funzioni di segretario sono svolte dal consigliere con minore anzianità d’iscrizione all’Albo, ovvero, quando siano presenti membri non iscritti all’Albo, dal consigliere con minore anzianità anagrafica. In ciascun Collegio di disciplina non può essere prevista la partecipazione di più di un componente esterno all’Ordine. 4. I Consigli di disciplina territoriali operano in piena indipendenza di giudizio e autonomia organizzativa, nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge e regolamentari relative al procedimento disciplinare. 5. Le riunioni dei Consigli di disciplina territoriali hanno luogo separatamente da quelle dei Consigli territoriali. 6. I compiti di segreteria e di assistenza all’attività dei Consigli di disciplina territoriali sono svolti dal personale dei Consigli territoriali dell’Ordine. 7. Le spese relative al funzionamento dei Consigli di disciplina territoriali, incluse quelle dei procedimenti disciplinari, sono poste a carico del bilancio dei Consigli territoriali dell’Ordine. Art. 3 (Cause di incompatibilità e decadenza dalla carica) 1. La carica di consigliere dei Consigli di disciplina territoriali è incompatibile con la carica di consigliere, revisore o qualunque altro incarico direttivo del corrispondente Consiglio territoriale e con la carica di consigliere del Consiglio Nazionale. 2. I componenti dei Consigli di disciplina territoriali che risultino, nel corso del loro mandato, nelle condizioni di cui al successivo art. 4, comma 4, inclusa la sospensione dall’Albo per il mancato versamento della quota di iscrizione, decadono immediatamente dalla carica e sono sostituiti ai sensi del successivo articolo 5, comma 8. Art. 4 (Requisiti di onorabilità e professionalità) 1. I componenti dei Consigli di disciplina territoriali sono nominati dal Presidente del Tribunale nel cui circondario ha sede il corrispondente Consiglio territoriale dell’Ordine, tra i soggetti indicati in un elenco di nominativi redatto a cura del medesimo Consiglio territoriale. 2. Gli iscritti all’Ordine che intendano partecipare alla selezione per la nomina a componente del Consiglio di disciplina territoriale devono presentare la loro candidatura entro e non oltre trenta giorni successivi all’insediamento del nuovo Consiglio territoriale. 3. La candidatura è presentata secondo procedure e modalità stabilite dal Consiglio Nazionale e rese note agli iscritti mediante pubblicazione sulla pagina principale del sito internet del Consiglio territoriale e del Consiglio Nazionale. Gli iscritti hanno l’obbligo di allegare alla propria candidatura un curriculum vitae, compilato conformemente al modello predisposto dal Consiglio Nazionale e messo a disposizione sul sito internet del Consiglio territoriale e del Consiglio Nazionale. La mancata allegazione del curriculum vitae determina l’immediata esclusione del candidato dalla partecipazione alla procedura di selezione. 4. All’atto della candidatura, gli iscritti devono dichiarare, altresì, a pena di inammissibilità: - di essere iscritti all’Albo degli Ingegneri da almeno 5 anni; - di non avere legami di parentela o affinità entro il 3° grado o di coniugio con altro professionista eletto nel rispettivo Consiglio territoriale dell’Ordine; - di non avere legami societari con altro professionista eletto nel medesimo Consiglio territoriale dell’Ordine; - di non aver riportato condanne con sentenza irrevocabile, salvi gli effetti della riabilitazione: alla reclusione per un tempo pari o superiore a un anno per un delitto contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro il patrimonio, contro l’ordine pubblico, contro l’economia pubblica, ovvero per un delitto in materia tributaria; alla reclusione per un tempo pari o superiore a due anni per un qualunque delitto non colposo; - di non essere o essere stati sottoposti a misure di prevenzione personali disposte dall’autorità giudiziaria ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, salvi gli effetti della riabilitazione; - di non aver subito sanzioni disciplinari nei 5 anni precedenti la data di presentazione della propria candidatura. 5. È facoltà del Consiglio territoriale di indicare nei Consigli di disciplina componenti esterni, non iscritti all’Albo. Per i componenti dei Consigli territoriali di disciplina non iscritti all’Albo, la scelta dei soggetti da inserire nell’elenco di cui al successivo articolo 5, comma 1, avviene ad opera del Consiglio territoriale d’intesa con l’interessato o tramite richiesta al rispettivo organismo di categoria. Tali componenti esterni possono essere prescelti, previa valutazione del curriculum professionale e in assenza delle cause di ineleggibilità di cui al precedente comma 4, tra gli appartenenti alle seguenti categorie: - iscritti da almeno 5 anni agli albi delle professioni regolamentate, giuridiche e tecniche; - esperti in materie giuridiche o tecniche; - magistrati ordinari, amministrativi, contabili, anche in pensione. Articolo 5 (Nomina) 1. Entro sessanta giorni dal suo insediamento il Consiglio territoriale è tenuto a predisporre un elenco di candidati al Consiglio di disciplina, selezionati con delibera motivata esaminati i rispettivi curricula, il cui numero complessivo è pari al doppio del numero dei consiglieri che il Presidente del Tribunale sarà successivamente chiamato a designare. Almeno due terzi dei componenti l’elenco dei candidati deve essere iscritto all’Albo; il numero dei candidati della sezione B deve essere almeno doppio rispetto al numero dei consiglieri iscritti alla sezione B nel corrispondente Consiglio territoriale. 2. Almeno due terzi dei componenti dei Consigli di disciplina territoriali devono essere iscritti all’Albo. Il numero dei componenti della sezione B dell’Albo deve essere almeno pari rispetto a quello presente nel corrispondente Consiglio territoriale. I giudizi disciplinari riguardanti i soggetti iscritti alla sezione B dell’Albo sono assegnati d’ufficio al Collegio giudicante composto da almeno un consigliere proveniente dalla sezione B dell’Albo. In mancanza di consiglieri iscritti alla sezione B dell’Albo, i giudizi disciplinari riguardanti gli iscritti alla stessa sezione dell’Albo sono assegnati al Consiglio di disciplina dell’Ordine territorialmente più vicino, che abbia tra i suoi componenti almeno un consigliere iscritto alla sezione B dell’Albo. 3. Qualora non sia pervenuta alcuna candidatura nel termine di cui all’articolo 4, comma 2 del presente regolamento, o il numero di candidature risulti insufficiente, il Consiglio territoriale procede d’ufficio a inserire nell’elenco il numero di candidati necessario al suo completamento, salva la verifica del possesso dei requisiti di cui all’articolo 4, comma 4 del presente regolamento. 4. Dopo la sua compilazione, l’elenco è senza indugio pubblicato sul sito internet del Consiglio territoriale e del Consiglio Nazionale in formato aperto e liberamente accessibile, con collegamento ben visibile nella pagina principale. 5. L’elenco è immediatamente trasmesso al Presidente del Tribunale del circondario individuato a norma dell’articolo 4, comma 1 del presente regolamento, a mezzo PEC o mediante altro mezzo idoneo previsto della legge, affinché provveda a nominare senza indugio i membri effettivi e i membri supplenti del Consiglio di disciplina territoriale, interni ed esterni all’Ordine, sulla base dei rispettivi curricula professionali. 6. La nomina dei componenti del Consiglio di disciplina territoriale è immediatamente comunicata agli uffici del Consiglio territoriale e del Consiglio Nazionale a mezzo PEC o mediante altro mezzo idoneo previsto dalla legge, per consentire il successivo insediamento dell’organo e per la pubblicazione sul sito internet del Consiglio territoriale e del Consiglio Nazionale, in formato aperto e liberamente accessibile, con collegamento ben visibile nella pagina principale. 7. Entro quindici giorni dalla pubblicazione dei nominativi ai sensi del precedente comma 6, il componente del Consiglio di disciplina territoriale con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo, ovvero, qualora sia nominato anche un solo componente non iscritto all’Albo, il componente con maggiore anzianità anagrafica, procede alla convocazione e all’insediamento del Consiglio di disciplina territoriale. 8. All’immediata sostituzione dei componenti del Consiglio di disciplina territoriale che vengano meno a causa di decesso, dimissioni o per altra ragione, si provvede attingendo dall’elenco dei componenti supplenti già nominati dal Presidente del Tribunale, secondo l’ordine da quest’ultimo individuato. Per ogni consigliere proveniente dalla sezione B dell’Albo vi è l’obbligo di individuare un componente supplente. Qualora non sia possibile procedere nel senso indicato, per essere terminati i membri supplenti, si procederà alla formazione di una lista composta da un numero di componenti doppio rispetto a quelli da sostituire, individuata discrezionalmente dal Consiglio territoriale, nel rispetto dei requisiti di cui all’articolo 4, comma 4 del presente regolamento. Il Presidente del Tribunale competente procederà alla scelta del nuovo consigliere attingendo dal suddetto elenco. Le comunicazioni avverranno sempre a mezzo PEC o mediante altro mezzo idoneo previsto della legge. 9. Qualora il numero degli iscritti all’Ordine territoriale sia esiguo, ovvero sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico, sociale o demografico, il Ministero vigilante, su richiesta degli Ordini territoriali interessati, sentito il Consiglio Nazionale, può disporre che un Consiglio di disciplina territoriale estenda la sua competenza agli iscritti negli Albi di due o più ambiti territoriali finitimi, designandone la sede. Art. 6 (Dichiarazione di assenza di conflitti di interesse) 1. Il componente del Collegio di disciplina che si trovi in una condizione di conflitto di interesse ha l’obbligo di astenersi dalla trattazione del procedimento che determina tale condizione ai sensi dell’articolo 51 del codice di procedura civile, dandone immediata comunicazione agli altri componenti il Collegio di disciplina. Qualora non vi provveda spontaneamente, egli potrà essere ricusato dal soggetto sottoposto al procedimento disciplinare, secondo le modalità stabilite dall’articolo 52 del codice di procedura civile e dalle pertinenti disposizioni che regolano l’esercizio della funzione disciplinare nei confronti degli iscritti all’Albo degli Ingegneri. Il Presidente del Consiglio di disciplina procederà alla sostituzione del consigliere in conflitto di interesse, per la trattazione del relativo procedimento, con altro componente il Consiglio di disciplina. 2. Ai fini dell’individuazione delle situazioni di conflitto di interessi si applica l’art. 3 della legge 20 luglio 2004, n. 215. Integra la situazione di conflitto di interessi per il consigliere, oltre alle ipotesi previste dall’articolo 51 del codice di procedura civile, l’aver intrattenuto rapporti lavorativi o l’aver collaborato, a qualunque titolo, con il soggetto sottoposto a procedimento disciplinare o con il soggetto il cui esposto ha determinato l’avvio del procedimento. Art. 7 (Disposizioni transitorie) 1. In sede di prima applicazione del presente regolamento, l’invio da parte dei Consigli territoriali dell’Ordine, al Presidente del Tribunale territorialmente competente, dell’elenco dei candidati predisposto ai sensi del precedente articolo 5, comma 1, dovrà avvenire entro 60 giorni dalla data di insediamento dei Consigli territoriali dell’Ordine eletti successivamente all’entrata in vigore del presente regolamento. 2. Fino all’insediamento dei nuovi Consigli di disciplina territoriali la funzione disciplinare è svolta dai Consigli territoriali dell’Ordine, in conformità alle disposizioni vigenti. 3. I procedimenti disciplinari pendenti alla data di insediamento dei nuovi Consigli di disciplina territoriali sono regolati in base al precedente comma 2. La pendenza del procedimento disciplinare è valutata con riferimento alla data di adozione della delibera consiliare di apertura del procedimento disciplinare. 4. Il Consiglio di disciplina territoriale resta in carica per il medesimo periodo del corrispondente Consiglio territoriale dell’Ordine ed esercita le proprie funzioni fino all’insediamento effettivo del nuovo Consiglio di disciplina. Articolo 8 (Entrata in vigore e pubblicità) 1. Il presente regolamento entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare.

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Possibilità di posticipo del versamento del conguaglio 2011 al 30/04/13

Possibilità di posticipo del versamento del conguaglio 2011 al 30/04/13 Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato - nella riunione del 19 ottobre u.s. - di consentire che il saldo del conguaglio dei contributi previdenziali relativi all’anno 2011, previsto per il 31/12/2012, possa essere versato entro il 30/04/2013 con l’applicazione di un interesse dilatorio nella misura del 2% fisso. I professionisti che vorranno usufruire di tale facilitazione, dovranno semplicemente generare il bollettino MAV relativo al conguaglio 2011, tramite l'apposita funzione su Inarcassa On line, e versare l’importo corrispondente entro e non oltre il 30 aprile 2013. Il versamento entro la scadenza suddetta non genererà alcuna sanzione e l’importo relativo al 2% fisso d’interesse sarà oggetto di riscossione da parte di Inarcassa unitamente alla prima o alla seconda rata dei minimi contributivi 2013. Il ritardo di pagamento anche di un solo giorno rispetto al termine del 30/04/2013 comporterà l’applicazione delle sanzioni e degli interessi nella misura prevista a decorrere dall’1/01/2013 al momento del pagamento.

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