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Cerificare la professionalità nella posa di pavimentazioni in masselli autobloccanti in calcestruzzo

Già nel trattato di Lisbona del 2000, la Comunità europea ha espresso l’intenzione di valorizzare le conoscenze professionali al fine di migliorare l’economia di mercato. Ciò è stato riconfermato dalla successiva direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno dove, all’articolo 26 cita: “Gli Stati membri, in collaborazione con la Commissione, adottano misure di accompagnamento volte ad incoraggiare i prestatori a garantire, su base volontaria, la qualità dei servizi, in particolare: a) facendo certificare o valutare la loro attività da organismi indipendenti o accreditati;…”
In Italia la situazione è abbastanza particolare: è presente e consolidato il riconoscimento solo di alcune professioni, quelle provviste di ordini o collegi il cui accesso è regolamentato da specifiche leggi. Vi sono però oltre 3,5 milioni di lavoratori (secondo una stima del Censis) che svolgono nel mercato nazionale professioni non regolamentate, che possono essere svolte da chiunque, anche da chi non possiede i necessari requisiti tecnici e di formazione e ciò, nel settore costruzioni, può essere fonte di notevoli criticità.

Le criticità nella posa dei masselli
Queste problematiche sono forti anche nel settore dei masselli autobloccanti. È ormai assodato che l’utilizzo di questi prodotti si sta sempre più diffondendo, non solo nell’ambito industriale, che ha dato la spinta iniziale, ma anche nelle aree urbane (strade e piazze) in virtù della possibilità di essere smontati e rimontati nel caso di manutenzione delle reti gas, acqua ed elettrica.
Malgrado il sistema di posa appaia molto semplice, gli aspetti tecnici da considerare sono molteplici e il loro mancato rispetto comporta necessariamente interventi successivi di ripristino, per evitare ripercussioni sulla sicurezza delle persone: vedi ad esempio i dissesti stradali dovuti a cedimenti della pavimentazione. Questi errori sono macroscopici e visibili, ma ve ne sono altri che compromettono la stabilità della pavimentazione e che non sono visibili, se non da un occhio esperto; spesso sono dovuti all’imperizia dei posatori che, non avendo ricevuto adeguata formazione, posano il materiale seguendo criteri “personali”.
Alcuni dettagli costruttivi sono particolarmente critici, come per esempio il raccordo tra pavimentazione e caditoie in ghisa: qui la sigillatura deve avvenire con malte additivate, o meglio ancora a secco, tagliando l’elemento in prossimità della caditoia. Quasi sempre invece tale aspetto non viene nemmeno preso in considerazione, con la conseguenza che nel tempo compaiono difetti evidenti proprio in prossimità delle caditoie e anomalie nel deflusso delle acque.

Uno schema pilota per la qualifica degli operatori
In questo scenario, ICMQ sta implementando i propri schemi di certificazione del personale coinvolgendo associazioni di categoria, produttori e scuole edili per consentire agli operatori del settore di poter dimostrare la propria professionalità.
Il progetto pilota per la qualifica dei posatori di elementi autobloccanti in calcestruzzo si è svolto presso un’azienda, la quale ha messo a disposizione gli spazi, i materiali e le attrezzature per consentire ai posatori di svolgere la prova in conformità allo specifico regolamento tecnico redatto da ICMQ. Questo regolamento definisce i requisiti di accesso all’esame, le modalità di svolgimento e i metodi di valutazione, facendo esplicito riferimento sia ai codici di pratica editi da Assobeton, sia alla norma UNI 11241 relativa alla progettazione e posa di masselli.
Il giorno dell’esame, i candidati hanno affrontato dapprima una prova scritta (questionario a risposta multipla) che ha consentito di verificare la preparazione teorica relativa anche ai requisiti legislativi sui prodotti e di sicurezza nei cantieri. Successivamente si sono cimentati nella realizzazione di una pavimentazione a mattoncino posata a spina di pesce ed hanno dovuto affrontare situazioni “critiche” dovute alla presenza di un anello in cemento, una caditoia ed un chiusino da rivestire. La prova è proseguita con un intervento di manutenzione sulla pavimentazione eseguita, con ripristino finale. Il tutto in un tempo massimo di quattro ore.
Questo primo esame ha consentito di verificare le procedure di certificazione e potrà essere adottato anche a livello associativo, con il coinvolgimento di Assobeton, Sezione Blocchi e Pavimenti.

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